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Harris-Pence, scontro su pandemia ma duello civile

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Scintille sulla gestione della pandemia nel primo ed unico duello tv tra i candidati alla vicepresidenza nel 2020, l’uscente Mike Pence e la senatrice dem Kamala Harris, divisi dai pannelli di plexigas contro il virus sul palco della Kinsbury Hall della Utah University, a Salt Lake City. “Gli americani sono stati testimoni del piu’ grosso fallimento di una amministrazione presidenziale nella storia del nostro Paese”, ha attaccato la senatrice californiana, che ha accusato il tandem Trump-Pence di aver nascosto e minimizzato la gravita’ del coronavirus, rinfacciandogli i 210 mila morti e gli oltre 7,5 milioni di casi. “Il presidente ha messo la salute degli americani al primo posto e ha fatto quello che nessun altro presidente ha fatto, promuovendo la piu’ grande mobilitazione dalla seconda guerra mondiale in termini sanitari”, ha replicato Pence. La sua rivale pero’ non ha infierito su Trump che, ancora malato di Covid, e’ uscito dall’ospedale per salutare in auto i suoi fan, e’ tornato teatralmente alla Casa Bianca togliendosi la mascherina e ieri ha rotto la quarantena andando nell’ufficio Ovale, da dove in un video ha promesso gratis a tutti “la cura formidabile” che lo ha rimesso in piedi: un trattamento sperimentale a base di anticorpi sintetici non ancora autorizzato. Ma la Harris non e’ sembrata cercare il colpo del ko, forte forse dei sondaggi che danno Joe Biden avanti anche di 10 punti, come indica l’ultima rilevazione della Fox. A differenza del dibattito caotico e rissoso tra Trump e il candidato dem, i loro vice hanno dato vita ad una discussione “civile”, come aveva chiesto la moderatrice Susan Page di Usa Today. “E’ un privilegio essere qui con lei”, ha esordito galantemente Pence, che pero’ poi e’ stato richiamato diverse volte per aver sforato i tempi o per aver interrotto l’avversaria: “sto parlando io”, ha ripetuto piu’ volte la Harris. Lo scontro piu’ duro sulla pandemia e sul vaccino. “Tu e Biden state minando la fiducia pubblica nel vaccino in arrivo”, ha denunciato Pence. “Lo prendero’ se me lo dice Anthony Fauci, non Donald Trump”, ha replicato la senatrice, evocando i tentativi della Casa Bianca di dribblare le procedure per avere un vaccino prima del voto. Pence ha insinuato poi che Biden abbia “plagiato” il suo piano anti covid da quello dell’amministrazione. Harris ha assestato qualche altro bel colpo sulle dichiarazioni fiscali di Trump (“il Paese merita una risposta”), sul suo razzismo (“non solo si e’ rifiutato di condannare il suprematismo bianco ma ha rilanciato”), sulle sue amicizie con i dittatori dopo aver “tradito i nostri amici”, sulla guerra commerciale “persa” con la Cina. Pence le ha rinfacciato di aver perseguitato quando era procuratrice piu’ i neri dei bianchi e ha cercato di dipingerla come “la senatrice piu’ liberal, piu’ di Bernie Sanders”. I due si sono scontrati educatamente su tutto, rivelando di rappresentare due Americhe agli antipodi: aborto, tasse, cambiamento climatico, sanita’, proteste razziali. Ma hanno eluso piu’ di qualche domanda, a partire da quella se hanno un piano per una eventuale successione in corsa, vista l’eta’ avanzata dei candidati. I quali hanno tifato via Twitter nel corso del duello: “Kamala Harris sta dimostrando agli americani perche’ l’ho scelta come mia vice. E’ intelligente, ha esperienza e combatte per la classe media. Sara’ una incredibile vicepresidente”, ha cinquettato Biden. “Mike Pence sta facendo benissimo! Lei e’ una macchina da gaffe”, ha ribattuto Trump. Alla fine forse ha vinto Kamala ai punti, ma non per ko. Tra i protagonisti del dibattito anche una mosca che ha infastidito a lungo il vicepresidente e che ha scatenato i social, con tanto di hashtag #fly2024: “qualcuno puo’ fare alla mosca il test per il Covid?”, ha chiesto uno degli utenti.

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Guterres: Italia pilastro fondamentale multilateralismo

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“L’Italia è un pilastro fondamentale del multilateralismo e un partner esemplare delle Nazioni Unite. In ogni area delle nostre attività l’Italia è sempre presente, nelle operazioni di peacekeeping, nello sviluppo sostenibile, nella protezione climatica, nei diritti umani. E’ molto importante dirlo nel momento in cui l’Italia assume la presidenza del G7” ha spiegato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres incontrando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita al Palazzo di vetro.

“Questo paese – ha proseguito Guterres – è sempre stato un ponte tra nord e sud, un ponte che ora è più necessario che mai, quando si vive in un mondo dove le divisioni geopolitiche hanno creato tante difficolta’ in tutte le aree”. “E’ molto importante avere l’Italia alla guida del G7 – ha continuato – ed essere in grado di raggiungere le riforme della nostra istituzione multilaterale che non rappresenta più la realtà del mondo moderno”.

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Gaza: media, bilancio attacchi Israele su Rafah sale a 8 morti

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L’agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che è salito ad almeno otto morti e diversi feriti il bilancio degli ultimi attacchi israeliani sulla città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.

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Hamas accetta l’accordo ma Israele bombarda Rafah

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Hamas ha accettato, in extremis, la proposta di Egitto e Qatar per un accordo con Israele sul cessate il fuoco. Forse nell’ultimo, disperato tentativo di fermare l’irruzione dei soldati israeliani a Rafah, dove in mattinata era scattato l’ordine di evacuazione di un centinaio di migliaia di civili già stremati da sei mesi di guerra.

Ma lo Stato ebraico per ora frena, e anzi ha aumentato la pressione militare sulla città al confine egiziano con “attacchi mirati”, aerei e di artiglieria, nella parte orientale della città al sud della Striscia, mentre fonti palestinesi hanno riferito di “un improvviso ingresso via terra” nell’est. In serata, il gabinetto di guerra ha infatti “deciso all’unanimità di continuare la sua operazione a Rafah”, e al tempo stesso di inviare una delegazione al Cairo martedì per continuare ad “esplorare la possibilità di raggiungere un accordo a condizioni accettabili”. Anche il presidente americano Joe Biden ha cercato ancora una volta di convincere il premier Benyamin Netanyahu a non invadere la città, insistendo sul fatto che raggiungere un’intesa per un cessate il fuoco è il modo migliore per proteggere la vita degli ostaggi. Poi l’annuncio di Hamas, giunto dopo la telefonata tra i due leader.

“Adesso la palla è nel campo di Israele”, ha detto un esponente di Hamas dopo che il leader Ismail Haniyeh ha informato il premier del Qatar Mohammed bin Abdul Rahman Al Thani e il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamel – e l’Iran – di aver “accettato” la loro proposta di mediazione. Secondo fonti della fazione palestinese, riportate dai media arabi, l’accordo sulla tregua prevede tre fasi di sei settimane ciascuna con l’obiettivo del cessate il fuoco permanente, il ritiro completo dell’Idf dalla Striscia, il ritorno degli sfollati al nord e lo scambio di prigionieri, a cominciare dai civili israeliani, donne, bambini, anziani e malati. Israele ritiene siano 33 gli ostaggi in questa categoria, definita “umanitaria”, e Hamas si è impegnato a rilasciarli, vivi o morti. Tra i detenuti palestinesi da liberare ci sarebbero, invece, anche 20 condannati all’ergastolo.

Gli ultimi dettagli dovrebbero essere comunque discussi di nuovo martedì al Cairo e le famiglie dei rapiti hanno lanciato un nuovo disperato appello al governo a dare seguito “al suo impegno nei confronti dei suoi cittadini”, accettando la proposta di Hamas. Prima degli intensi bombardamenti notturni, a Rafah la notizia era stata inizialmente accolta da urla di gioia e spari in aria. Ma fonti israeliane – nel silenzio di Netanyahu – hanno fatto sapere che Israele sta ancora “verificando la proposta e le sue conseguenze”, così come gli Stati Uniti. Pubblicamente però Israele, forse irritato dalla fuga in avanti dell’annuncio di Hamas, ha gelato gli entusiasmi: “Hamas non ha accettato. E’ il suo solito trucco”, ha detto il ministro dell’Economia, Nir Barkat, incontrando a Roma la stampa italiana.

Si tratta di “una proposta unilaterale senza coinvolgimento israeliano. Questa non è la bozza che abbiamo discusso con gli egiziani”, ha spiegato un alto funzionario israeliano al sito Ynet, aggiungendo che in questo modo Hamas mira a “presentare Israele come chi rifiuta” l’intesa. Mentre per il falco del governo di sicurezza Ben Gvir, “i giochetti di Hamas” meritano “una sola risposta: occupare Rafah”. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha invece invitato “tutti i Paesi occidentali a fare pressione su Israele affinché accetti”. “Siamo lieti che Hamas abbia annunciato di aver accettato il cessate il fuoco, su nostro suggerimento – ha sottolineato -. Ora lo stesso passo dovrebbe essere fatto da Israele”.

Accordo o meno, lo Stato ebraico va avanti nell’operazione militare contro i battaglioni di Hamas a Rafah. “Esaminiamo ogni risposta molto seriamente ed esauriamo ogni possibilità sui negoziati e il ritorno degli ostaggi alle loro case il più rapidamente possibile come compito centrale. Al tempo stesso continuiamo e continueremo ad operare nella Striscia”, ha chiarito il portavoce militare Daniel Hagari. L’avvio dell’evacuazione dall’est della città verso l’area umanitaria indicata dall’Idf ad al-Mawasi sulla costa ha allertato l’intera comunità internazionale, che tenta di impedire che gli eventi precipitino del tutto.

“E’ disumano”, ha dichiarato l’Onu. Prima di annunciare di aver accettato l’intesa per la tregua, anche Hamas ha denunciato “un’escalation”. La zona dell’evacuazione – che l’esercito ha definito “temporanea, limitata e graduale” – comprende “ospedali da campo, tende e maggiori quantità di cibo, acqua, farmaci e forniture aggiuntive”. L’Idf ha lanciato volantini in arabo, affiancati da sms, telefonate e avvisi sui media per spiegare i motivi dell’evacuazione e l’invito a lasciare l’area che sarà interessata dai combattimenti, quelle da evitare, come Gaza City e i passaggio a nord di Wadi, e anche il divieto di avvicinarsi alle recinzioni di sicurezza est e sud con Israele.

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