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Mosca respinge le accuse su Navalny, ‘sanzioni assurde’

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La Russia di Putin nega ogni responsabilita’ sull’avvelenamento di Aleksei Navalny e sostiene che non ci siano motivi per imporle nuove sanzioni. Ieri il governo tedesco ha annunciato che il piu’ agguerrito tra gli avversari politici di Vladimir Putin e’ stato avvelenato con una neurotossina della classe Novichok, sviluppata in Unione Sovietica negli anni ’70 e ’80: la stessa che secondo Londra fu usata due anni fa dagli 007 russi per tentare di uccidere l’ex spia doppiogiochista Serghiei Skripal. Per Angela Merkel, i test effettuati in un laboratorio militare tedesco hanno fornito “una prova inequivocabile” sulla sostanza. Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e molti altri Paesi occidentali pretendono ora delle spiegazioni dal Cremlino e l’Ue ha esortato le autorita’ russe a condurre un’inchiesta “trasparente e indipendente” sulla vicenda. Da Mosca pero’ rispondono di non saperne nulla, invitano “i partner in Germania e in altri Paesi europei” a non trarre conclusioni affrettate e, senza addurre alcuna prova, ipotizzano che il caso Navalny non sia altro che un complotto internazionale per mettere all’angolo la Russia. “Non posso escludere” che si tratti di una provocazione dei servizi segreti occidentali, ha detto il capo dell’intelligence russa all’estero (Svr), Serghiei Narishkin. Il Cremlino ha sempre respinto le accuse rivoltegli: dal sostegno militare ai separatisti del Donbass all’uccisione con una tazza di te’ al polonio dell’ex spia Aleksandr Litvinenko. Anche Navalny potrebbe essere stato avvelenato con una tazza di te’: il dissidente e’ infatti collassato su un aereo il 20 agosto dopo aver bevuto un te’ nero all’aeroporto di Tomsk, in Siberia. I medici dell’ospedale russo di Omsk, dove Navalny e’ stato inizialmente ricoverato, dicono di non aver trovato tracce di veleno. Ma ora che l’oppositore e’ a Berlino, ricoverato in coma farmacologico alla Clinica Charite’, le analisi mostrano risultati ben diversi e rafforzano inevitabilmente i sospetti che dietro l’avvelenamento possa esserci il Cremlino. Merkel ha fatto sapere che il materiale a disposizione del governo tedesco sara’ fornito agli alleati della Nato e dell’Ue e che “sara’ discussa un’appropriata risposta comune” in base a come la Russia gestira’ il caso. Sono quindi possibili nuove sanzioni contro Mosca, ma l’Ue sottolinea che “prima deve essere lanciata un’inchiesta che porti a dei risultati e riveli chi e’ il responsabile” dell’avvelenamento di Navalny e “poi si puo’ decidere quali passi prendere”. “Vogliamo che l’inchiesta sia trasparente e indipendente”, ha spiegato Peter Stano, portavoce dell’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, precisando che indagare “e’ interesse della Russia” visto che “l’incidente si e’ verificato sul suolo russo e nei confronti di un cittadino russo”. Da parte sua l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) sottolinea che qualsiasi avvelenamento con un agente nervino “e’ considerato uso di armi chimiche” ed e’ quindi una violazione del diritto internazionale. Il Cremlino pero’ si dice innocente. “Sceglierei attentamente le parole quando si parla di accuse contro lo Stato russo perche’ non ci sono imputazioni al momento”, ha detto il portavoce di Putin, Dmitry Peskov. L’eventualita’ di nuove misure restrittive ha pero’ messo sotto pressione l’economia russa, ha fatto perdere terreno al rublo e ha avuto ripercussioni negative sulla Borsa di Mosca. A Berlino c’e’ persino chi ipotizza di congelare la costruzione del Nord Stream 2, il metanodotto che dovrebbe raddoppiare il flusso del gas russo verso la Germania attraverso il Baltico. “Serve una forte risposta europea che Putin capisca: l’Ue dovrebbe decidere congiuntamente di fermare il Nord Stream 2”, ha twittato Norbert Roettgen, capo della commissione parlamentare tedesca per gli affari esteri. Il progetto, inviso agli Usa e ad alcuni Paesi Ue, e’ pero’ gia’ stato completato per oltre il 90% e questo potrebbe complicare i piani di Roettgen. (ANSA). YK2-AMB 03-SET-20 20:

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Chico Forti lascia il carcere di Miami: presto in Italia?

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Chico Forti, il 65enne trentino condannato all’ergastolo in Florida per l’omicidio di Dale Pike avvenuto il 15 febbraio 1998, ha lasciato il carcere di Miami. Attualmente, è sotto la custodia dell’Agenzia statunitense per l’immigrazione in attesa del trasferimento in Italia.

Secondo una fonte vicina a Forti, il trasferimento potrebbe avvenire entro due o tre settimane. Tuttavia, altre fonti che seguono attentamente il caso suggeriscono maggiore cautela, stimando un’attesa media di 4-5 mesi per la consegna. Questo periodo di attesa è tipico dopo la sentenza italiana di riconoscimento di quella straniera, un processo di conversione recentemente deciso dalla corte d’Appello di Trento.

La comunità italiana segue con grande interesse e trepidazione gli sviluppi del caso Forti, sperando che il ritorno in patria possa avvenire nel più breve tempo possibile.

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Fico operato: è vigile e in condizioni stabili

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Il premier slovacco Robert Fico è “vigile” ed “in condizioni stabili” dopo l’operazione subita per gli spari che lo hanno colpito nel pomeriggio. Lo riferisce la tv slovacca TA3 che parla di “intervento riuscito”.

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Il premier Robert Fico colpito da più proiettili in un attentato è in fin di vita

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Un responsabile del partito Smer del premier slovacco Robert Fico ha confermato al Guardian che il primo ministro è stato colpito da più proiettili  all’addome ed è ora sottoposto ad un intervento chirurgico. Quali siano le sue condizioni cliniche è difficile da dire. C’è molta confusione ancora su dinamica e su identità dell’uomo arrestato.

In un aggiornamento postato sulla pagina Facebook del premier slovacco Robert Fico e rilanciato dai media slovacchi, c’è scritto che “Fico è stato vittima di un attentato. Gli hanno sparato più volte ed è attualmente in pericolo di vita. E’ stato trasportato in elicottero a Banská Bystrica, perché il trasporto a Bratislava richiederebbe troppo tempo a causa della necessità di un intervento urgente. A decidere saranno le prossime ore”.

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