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Cronache

Medmar, la compagnia di navigazione a vista: non sai quando e se parti, per l’arrivo invece…

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Navi che partono con ore di ritardo (ore, non minuti) e nessuno che si degna di dare uno straccio di spiegazione a centinaia di turisti in fila sotto il sole. Navi che partono e lasciano a terra potenziali passeggeri perchè il dipendente addetto alla biglietteria non si è svegliato in tempo e allora o hai un biglietto elettronico da poter mostrare oppure hai un ticket perchè l’hai comprato giorni prima o resti a terra, non  parti. Nelle ultime 48 ore, peraltro in un contesto di relativa tranquillità, non con torme di turisti assatanati ch’arrivano da ogni dove e ti mandano in tilt (purtroppo questo non accade), i passaggi a bordo dei traghetti Medmar da Napoli e Pozzuoli per l’isola d’Ischia (e viceversa), sono viaggi della speranza. Nel senso che uno va al Porto, prova anche a fare il biglietto (ammesso che la biglietteria apra), ma poi non è detto che si riesce a salire a bordo e a fare entro tempi certi, normali, la tratta pagata.

Guardia Costiera di Ischia. Nel nome c’è anche la missione di questo corpo dello Stato

Quanto al naviglio, all’efficienza, alla sanificazione, alla gestione del personale di bordo, alle misure di distanziamento sociale, al numero di biglietti venduti per garantire queste famose distanze di sicurezza, sarebbe bello che qualcuno in divisa (e ce ne sono nei porti) salisse anche bordo ogni tanto a dare una rapida controllatina. Sarebbe un buon segnale di attenzione verso i passeggeri-clienti-cittadini e un modo per far rispettare il DPCM firmato dal primo ministro Giuseppe Conte. Un Decreto che dovrebbe ricordarci che siamo ancora in piena pandemia e che per ora fino al 31 luglio vige uno stato d’emergenza nazionale. E tutti, proprio tutti, siamo tenuti ad osservare e a far osservare le norme del nostro ordinamento. Anche la Medmar. Perchè i trasporti marittimi, quelli che assicurano anche continuità territoriale, benchè svolti da un privato per ragioni di business, non sono solo occasione di guadagno ma sono soprattutto servizi pubblici essenziali. Ed interromperli non è normale. Se ancora in Italia esistono servizi pubblici benchè svolti da un privato.

Ovviamente questi “servizi” forniti da Medmar (che certamente vive momenti difficili), hanno ripercussioni sulla percezione dell’accoglienza complessiva che Ischia e Napoli assicurano ai loro ancora pochissimi ospiti per ragioni che non è il caso di ricordare. Forse è il caso di ricordare però che Medmar – le cui condizioni del naviglio con cui trasporta merci e passeggeri saranno oggetto delle nostre attenzioni -, è una delle meno peggiori compagnie di navigazione private (quelle che usano solo traghetti) sulla tratta Ischia/Napoli/Ischia. C’è qualche altra compagnia privata che è definita privata perchè è priva di ogni requisito per una navigazione normale. Ma naviga lo stesso perché si vede che chi fa controlli naviga a vista…

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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