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Cultura

RestiAMO al Sud: viaggio nel Decumano Maggiore di Napoli, il cuore della città immerso in una realtà magica

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Napoli non la puoi spiegare, ma soltanto vivere o accennare, senza giudicare. Solo per descrivere la storia del Decumano Maggiore ci vorrebbe poi un’intera opera letteraria. Allora, accennandola, si può dire che come per miracolo, circa venticinque secoli fa, le forze dell’amore, della passione e della follia hanno modellato un blocco di tufo giallo misto a pietra vulcanica fino ad animarlo, dando vita ad una città che non somiglierà mai a nessuna se non a se stessa, nel bene e nel male. Qui da sempre tutto scorre veloce pur rimanendo immobile e tra i palazzi stretti nell’eterno abbraccio di via dei Tribunali il sole entra a tratti sulla strada a rischiarare tutto per poi subito scomparire, come a volersi prendere gioco dei passanti. L’impronta greca e romana caratterizza ancora ogni passaggio ed attraversandola a piedi si resta immersi in un percorso magico, dove le note che provengono dal conservatorio fanno disperdere come vapore ogni pensiero nel cielo. Sacro e profano si mescolano ed urlano una nuova grazia o la perenne pietà.

Così, se nella Cappella del Succorpo del Duomo si custodisce il sangue di San Gennaro dove il miracolo si perpetua anno dopo anno per la gioia mistica dei fedeli, nelle viscere della Napoli Sotterranea si omaggia il culto della vita e della morte, che per migliaia di anni qui sotto si sono rincorse in una storia senza fine tra catacombe, cave, acquedotti, i più recenti depositi di contrabbando e fino ai rifugi antiaerei della seconda guerra mondiale. D’improvviso i condotti stretti ed umidi sbucano in piazze e piscine naturali, mentre il bagliore del sole resta solo una promessa di resurrezione.

Dopo un continuo avvicendarsi di luci ed ombre, si riemerge tra la confusione di un fiume di anime che non si arresta mai e ci conduce fino alla Cappella di San Severo, dove si ammira senza fiato il Cristo Velato che dal ‘700 sembra in procinto di muoversi per liberarsi dei fini veli che lo ricoprono, e vincere così la condanna del marmo perenne. Proprio in questo luogo il Barocco napoletano ha dunque partorito la sua creatura più bella, commissionata allo scultore Giuseppe Sanmartino dal Principe di Sansevero, al secolo Raimondo di Sangro, visionario sperimentatore ed alchimista. Ma se il misterioso mecenate ha consacrato a Dio una statua considerata a buona ragione tra le più belle del mondo, alla terra o forse al mondo degli inferi ha immolato le “macchine anatomiche”, visibili non a caso solo discendendo nella cavea sottostante, rappresentate da due scheletri integri di un uomo e di una donna con i sistemi arterovenosi praticamente intatti, probabilmente frutto di una iniezione “metallizzante” che due devoti servitori subirono, più che probabilmente, mentre erano ancora in vita. Così realizziamo senza più dubbio alcuno che Neapolis vive sospesa in una dimensione a sé, in un moto perpetuo di ricordo e di oblio, Inferno e Paradiso.

Nella vicina traversa di San Gregorio Armeno gli artigiani locali modellano i loro capolavori che animano un Natale perenne, malgrado la crisi e la spinta delle “cinesate” che premono più di un macigno sulle botteghe di questi inarrestabili artisti, consapevoli che nelle loro statuette c’è racchiusa non solo la storia del Cristianesimo, ma anche quella di una comunità dalle mille sfaccettature capace di raccontare la propria tradizione con un linguaggio universale.

Attraverso l’arte e la tradizione popolare,  si trasmette così tutto il calore che fonde città e suoi abitanti, qui dove le ragioni del sangue e del sentimento tutto impregnano. Anche per queste caratteristiche irripetibili Napoli, come un fiume in piena, non potrà mai essere amministrata davvero, ma piuttosto contenuta, incanalata, con ponti, dighe ed argini che potranno comunque essere improvvisamente travolti da un solo sospiro. Lo hanno ormai capito in tanti e lo sperimenterà sempre sulla propria pelle chi avrà l’onore o la sventura di tentare il governo di Napoli.

Come il tufo nel tempo le tradizioni si sfaldano e si modellano, ma restano immutate nella loro sagoma inconfondibile. Intanto, dai ristoranti e pizzerie sparse un po’ ovunque provengono profumi antichi, sprigionati da piatti straordinariamente semplici e squisiti. E lo sa Gino Sorbillo, che con l’azienda di famiglia è ormai famoso in tutto il mondo, ma resta sempre qui al centro, mescolandosi in una storia surreale dove il popolo è perenne protagonista.  Perché possono cambiare le abitudini, le mode e le forme di governo, ma l’autenticità senza tempo dell’antica Partenope resta immutata ed il battito del suo cuore continua a scandire il tempo e non viceversa, con un ritmo costante, grave, potente. Sistole e diastole. Così Napoli continua a splendere al sole, e nel cielo come nel mare rifletterà sempre la sua magnificenza.

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Cultura

Il caffè simbolo di Napoli, una due giorni per celebrarlo

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Non c’è giornata dei napoletani che non inizi con un caffè: che sia tradizionale, macchiato, schiumato, freddo o caldo, in tazza o in vetro, ma il buongiorno è sempre accompagnato da un caffè. E per celebrare questo legame imprescindibile tra la città e la sua bevanda, il Comune di Napoli propone una due giorni, il 7 e 8 maggio, dedicata interamente al caffè con la manifestazione ‘Nu bbellu ccafè’ in programma al Maschio Angioino. “Parlare del caffè a Napoli è parlare di noi – ha detto il sindaco, Gaetano Manfredi – il senso del caffè è socialità, cultura, storia, è stare insieme. Il grande valore di Napoli oggi è essere una grande capitale in cui le persone stanno insieme ed è importante soprattutto in un momento fatto di grandi divisioni, sofferenze e guerre e il caffè è anche momento di pace”.

Un legame che è celebrato e raccontato da sempre anche dalla musica, dal teatro, dalla letteratura. “Il caffè, insieme alla pizza, è uno degli emblemi della nostra città – ha detto l’assessora al Turismo, Teresa Armato – vogliamo fare in modo che le nostre tradizioni enogastronomiche diventino sempre più attrattori turistici perché a Napoli vengono per tante ragioni e una di queste sono sicuramente il mangiare e il bere le nostre prelibatezze”. L’idea della manifestazione è nata da un ordine del giorno proposto dalla vicepresidente del Consiglio comunale, Flavia Sorrentino, e approvato all’unanimità, con cui si chiedeva di istituire la Giornata del caffè in città.

Al Maschio Angioino, napoletani e turisti potranno partecipare a incontri che spiegheranno il caffè, le sue varianti e come si è arrivati al rito del caffè, potranno partecipare a workshop, a cui si affiancheranno momenti di assaggio, competizioni e contest. Alla manifestazione parteciperanno esperti di caffè, tutte le torrefazioni napoletane, molti bar napoletani fra cui lo storico Gambrinus. Un’iniziativa che si pone anche nel solco del percorso che la città di Napoli, insieme ad altre città italiane, ha messo in campo affinché il caffè sia riconosciuto patrimonio Unesco.

“Con questa manifestazione proviamo a diffondere questa dipendenza – ha sottolineato lo scrittore Maurizio De Giovanni – cerchiamo di fare da ‘pusher’ di una dipendenza fondamentale per i napoletani per cui il caffè è una modalità di incontro sociale”. Il logo della manifestazione è stato realizzato dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.

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Cronache

Strasburgo: Getty restituisca la statua dell’Atleta di Lisippo all’Italia

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L’Italia ha tutto il diritto di confiscare e chiedere la restituzione della statua greca in bronzo dell’Atleta vittorioso attribuita a Lisippo che si trova attualmente nel museo della la villa Getty a Malibu, in California. Lo ha stabilito oggi all’unanimità la Corte europea dei diritti umani respingendo il ricorso presentato dalla fondazione Paul Getty per violazione della protezione della proprietà.

Nella sua sentenza, la Corte di Strasburgo ha quindi riconosciuto la legittimità dell’azione intrapresa dalle autorità italiane per recuperare l’opera d’arte che venne rinvenuta nelle acque dell’Adriatico, al largo delle Marche, nel 1964. E che, dopo varie vicissitudini, venne acquistata dalla fondazioni Getty nel 1977 per approdare infine al museo di Malibu. I giudici, in particolare, hanno sottolineato che la protezione del patrimonio culturale e artistico di un Paese rappresenta una priorità anche dal punto di vista giuridico. Inoltre, diverse norme internazionali sanciscono il diritto di contrastare l’acquisto, l’importazione e l’esportazione illecita di beni appartenenti al patrimonio culturale di una nazione.

La fondazione Getty, sottolinea inoltre la Corte, si è comportata “in maniera negligente o non in buona fede nel comprare la statua nonostante fosse a conoscenza delle richieste avanzate dallo Stato italiano e degli sforzi intrapresi per il suo recupero”. Da qui la constatazione che la decisione dei giudici italiani di procedere alla confisca del bene conteso “è stata proporzionata all’obiettivo di garantirne la restituzione”.

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Cultura

“L’avvocato del D10S”: Angelo Pisani e la battaglia giudiziaria per Maradona

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Il libro “L’avvocato del D10S” di Angelo Pisani non è solo un tributo a Diego Armando Maradona, ma anche una narrazione intensa e appassionata delle battaglie legali che hanno segnato la vita del leggendario calciatore. L’opera, pubblicata da LOG edizioni e lunga 159 pagine, è disponibile al prezzo di 14,90 euro e si rivela un testo cruciale per chi desidera comprendere a fondo le vicende giuridiche e umane del “pibe de oro”.

Angelo Pisani, che ha rappresentato Maradona nelle aule di giustizia, descrive con fervore la sua lotta per dimostrare l’innocenza del calciatore di fronte alle accuse di evasione fiscale e altri gravi addebiti mossi dalla giustizia italiana. Attraverso un lavoro legale che si è esteso per decenni, Pisani è riuscito a infrangere il “muro di titanio” di Equitalia, sancendo giuridicamente l’innocenza di Diego.

Il titolo del libro, “L’avvocato del D10S”, è una chiara dichiarazione di stima e devozione verso Maradona, e il sottotitolo “Un’arringa in difesa di Diego Armando Maradona” stabilisce inequivocabilmente il tono dell’opera. Le prefazioni e le postfazioni scritte da noti esponenti del tifo calcistico partenopeo e figure chiave dell’ambiente sociale latino, come Maurizio de Giovanni, Gianni Minà e Nicola Graziano, arricchiscono ulteriormente il testo, aggiungendo diverse prospettive sulla figura di Maradona.

Il libro offre un ritratto inedito di Maradona, non solo come sportivo eccezionale ma anche come eroe umano e difensore dei più deboli, costantemente in lotta contro figure potenti come i presidenti della FIFA, Joao Havelange e Sepp Blatter. Inoltre, evidenzia il supporto di Maradona ai governi di sinistra in America Latina, una posizione che lo ha reso un bersaglio politico tanto quanto una stella del calcio.

Pisani non manca di ricordare il sostegno di Fidel Castro a Maradona durante i suoi momenti più bui, come la lotta contro la tossicodipendenza, un periodo durante il quale Maradona stesso riconoscerà il suo debito verso il leader cubano tatuandosi l’immagine del Che Guevara.

Il culmine del libro si raggiunge nel racconto del 25 maggio 2014, quando la giustizia italiana, dopo una lunga serie di battaglie legali, ha finalmente scagionato Maradona da ogni accusa di evasione fiscale. Questo evento non solo ha rappresentato una vittoria legale, ma ha anche simboleggiato la riscossa di un uomo contro un sistema che sembrava schiacciarlo.

“L’avvocato del D10S” di Angelo Pisani è quindi molto più di un semplice racconto giuridico; è un’affascinante biografia che intreccia diritto, sport e politica, mostrando come la vita di uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi sia stata incessantemente intrecciata con le dinamiche del potere a livello mondiale.

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