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Corona Virus

Due milioni di contagi e 117 mila morti negli Usa, ma New York riparte

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La città che non dorme mai si risveglia dal lockdown. Dopo tre mesi di luci spente e a cento giorni dal primo caso di coronavirus, New York finalmente riapre: 400.000 persone tornano al lavoro, la metropolitana riprende a correre quasi a pieno ritmo, i negozi alzano le saracinesche (anche se solo per il ritiro di beni e prodotti dal marciapiede) e ripartono i cantieri edili. Una riapertura che arriva mentre gli Stati Uniti toccano il triste primato dei due milioni di contagi e quasi 117.000 morti. Numeri già impressionanti ma ora si teme per una nuova possibile ondata di infezioni. I milioni di persone scese in piazza in tutta l’America per George Floyd, a dispetto dei divieti di assembramento e dell’obbligo del distanziamento sociale, fanno infatti ipotizzare il peggio: in diversi Stati si registra già un aumento dei casi. “E’ una giornata da celebrare”, ha esultato Bill de Blasio, sindaco della Grande Mela. Mentre, sorridente e abbronzato, il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo e’ salito in metropolitana per inviare un segnale di speranza: “Non siamo fuori dai guai, ma almeno abbiamo voltato pagina”, ha affermato, consapevole che il vero problema della citta’ e’ proprio il suo imponente sistema di trasporto pubblico. La metropolitana e gli autobus sono i mezzi di riferimento per i cittadini, praticamente gli unici a consentire gli spostamenti in una citta’ in cui parcheggiare in strada e’ quasi impossibile e un garage arriva a costare 20 dollari l’ora. Ma metro e bus sono anche un potenziale covo per la trasmissione del virus, e proprio per questo sono state messe in campo imponenti misure per cercare di favorire al massimo il distanziamento sociale. Con tutti gli occhi addosso New York tenta cosi’ di ripartire. Le strade si popolano, c’e’ chi azzarda ad affacciarsi in qualche negozio, i parchi (complice la fine delle scuole) sono pieni. Il bel tempo spinge all’aria aperta anche coloro che ancora in ufficio non possono tornare: l’obiettivo e’ riassaporare quel sapore di liberta’ che manca ormai da tempo e che il coprifuoco degli ultimi giorni ha reso ancora piu’ sfuggente. Certo le luci di Broadway restano spente, lo resteranno ancora per mesi. Di cene fuori e apertivi al bar ancora non se ne parla, forse a luglio se tutto andra’ bene. Ma l’importante, e’ il mood dominante, e’ far ripartire la citta’ e l’economia. E farlo per i residenti che, fra affitti stellari e bollette da pagare, sono in grande difficolta’. Ma farlo anche per l’America intera, sprofondata ufficialmente in recessione in febbraio e con un deficit che quest’anno rischia di sfondare i 2.000 miliardi di dollari. New York rappresenta infatti il 5% del pil nazionale e anche a ritmo rallentato la sua ripresa e’ determinante, anche solo moralmente. Dopo essersi ripresa dagli attacchi dell’11 settembre, ora la Grande Mela e’ alle prese con una nuova sfida, diversa dal terrorismo e insidiosa come il virus che l’ha fatta fermare.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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