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Sindacati, un patto per il Paese dopo il lento riavvio dell’industria

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Per gli industriali sono i dati a sottolineare “quanto siano ancora distanti da una situazione di normalita’ le condizioni nelle quali opera l’industria italiana” anche dopo l’uscita dal lockdown da maggio, e ad indicare che “la fine del lockdown e, quindi, la riapertura delle attivita’ manifatturiere che erano ancora sospese, si e’ tradotta in una lenta ripartenza dell’industria, ancora soffocata da una domanda , interna ed estera, estremamente debole”. Cosi’ il Centro studi di Confindustria avverte: “In assenza di adeguati interventi a sostegno della ripresa del sistema produttivo, nel giro di pochi mesi si rischia l’esplosione di una vera e propria emergenza sociale che rendera’ ancora piu’ impervia la strada verso l’uscita dall’attuale crisi economica” Ad animare il dibattito e’ ancora la linea del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi che, eletto solo da dieci giorni, ma in piena coerenza con le posizioni espresse negli scorsi mesi e fin dal primo impatto del Covid-19, ha riposizionato via dell’Astronomia su due fronti: nel pressing su politica e Governo (a partire da un cambio di metodo per le misure straordinarie di sostegno alle imprese) e negli equilibri con i sindacati (anche riaprendo il fronte spinoso delle riforme contrattuali). Dalla Uil, il segretario generale Carmelo Barbagallo insiste nell’indicare come “indispensabile” un “patto per il Paese che coinvolga tutte le istituzioni, i soggetti politici, e le parti sociali. Per riprendere la via dello sviluppo non servono singoli accordi specifici – avverte ma un grande patto per uscire dal baratro avviando la ripresa”; e sui contratti avverte: “Non occorre una revisione del sistema contrattuale, occorre rinnovare i contratti”. Anche per il leader della Cgil, Maurizio Landini, “e’ centrale il rinnovo dei contratti”: lo dice in una intervista alla Stampa invocando un ‘contratto sociale: oggi “e’ una necessita’”, dice; va “fatto col governo e tutte le parti, senza aspettare settembre”. Boccia senza appello, invece, la spinta degli industriali sulla contrattazione di secondo livello: “E’ una ricetta vecchia di vent’anni”. Anche per la Cisl c’e’ “bisogno di un grande patto sociale, come nel 1993 con Ciampi”, come Annamaria Furlan dice in una intervista a Repubblica rivolgendosi anche agli industriali: “Confindustria dovrebbe superare la fase di allarmismo e riprendere un dialogo forte e urgente con i sindacati”. Intanto le stoccate di Bonomi dividono ancora la politica. Dal Pd il vicesegretario Andrea Orlando ribatte: “‘Ma davvero e’ accettabile che la politica (tutta) sia accostata a un virus da un rappresentante economico? Non credo ci sia altro paese in Europa nel quale un parallelo cosi’ rozzo e generico sarebbe accettato”; e Graziano Delrio dice: “Andrebbe sottolineato di piu’, da parte di tutti, il fatto che gli evasori fiscali danneggiano questo Paese molto piu’ della cattiva politica. Vorrei che Bonomi parlasse ogni tanto del fatto che gli evasori fiscali sono un cancro per questo Paese”. Per Nicola Fratoianni (Leu) gli industriali “incassano, non ringraziano, e non contenti criticano pure”. Da Forza Italia, invece, Renato Brunetta dice a RaiNews: “Ci fa piacere che Bonomi faccia le nostre stesse valutazioni”. “Le reazioni di alcuni esponenti del Pd a un’intervista critica ma propositiva sono insensate”, rimarca Piercamillo Falasca da Piu’ Europa. E per il presidente di ‘Noi con l’Italia’ Maurizio Lupi “bene ha fatto Bonomi a dire che manca un progetto industriale di sviluppo del Paese e che al massimo c’e’ solo un assistenzialismo a pioggia”.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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