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Cultura

Dal museo MADRE segnali per la costruzione di un nuovo tessuto culturale

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Nelle poche idee, ma abbastanza confuse, in merito alla cultura, stilate nel decreto Rilancia Italia e in quelli precedenti, si è notato quanto poco interesse sia stato speso nei riguardi di alcuni aspetti della vita intellettuale, educativa e sociale della nazione. La scuola, la cultura, il turismo e le arti, sono state dimenticate, al pari dei bambini, degli adolescenti e di tutti coloro che non rientravano in categorie economiche identificabili, il che vuol dire la stragrande maggioranza dell’economia del sud, ma anche quella del nord, non più immune dal contagio dell’economia sommersa. Se in questo secondo caso, il governo, sta pensando a soluzioni tampone, nel primo, quello delle arti e della cultura non riceve risposte ne tantomeno considerazione a fronte delle manifestazioni che in tutta Italia si susseguono e a fronte dei documenti e appelli che il mondo accademico, artistico, museale e culturale a gran voce rivolge ai ministeri competenti. In questa situazione diventa anche difficile prendere decisioni di riapertura, come prospettato anche dal decreto ministeriale su consiglio del comitato tecnico che ha elaborato i protocolli di sicurezza per il ritorno contingentato di visitatori nelle sale museali. A Napoli, ma in quasi tutta Italia i musei sono rimasti chiusi anche dopo il 18 Maggio, data prevista per la riapertura e in questa settimana sono continuate le visite virtuali che ci hanno accompagnato durante la quarantena, alcune di molto belle, altre a dir poco discutibili e con chiari ammiccamenti, per altro sbagliati, secondo noi, ad un pubblico più giovane, ma sicuramente non cretino, come pensava dovesse essere chi questi clip li aveva ideato. In città abbiamo ugualmente assistito e verificato, dai vari siti istituzionali, che il trend è stato praticamente identico, escluso per una istituzione cittadina, il museo di arte contemporanea MADRE, che il 18 Maggio ha riaperto il portone giallo dopo la chiusura straordinaria   disposta in ottemperanza alle misure per il contenimento del rischio da contagio COVID-19 (DPCM 08.03.2020). Immediatamente i primi visitatori, si sono presentati all’entrata dove gli è stata controllata la temperatura e hanno poi potuto cominciare la loro visita. Una coppia di francesi che risiedono da tempo in città ha avuto il privilegio di visitare i tre piani del museo come in una visita privata. Il flusso si è poi regolarizzato con l’arrivo di altri visitatori, provenienti dalla regione, ma anche cittadini che mai avevano attraversato la soglia del MADRE che hanno colto l’occasione per essere vicini all’istituzione museale e per ribadire con la loro presenza il bisogno di cultura che ci è stato negato da questo momento di emergenza pandemica.

 

“Con la riapertura del museo abbiamo voluto dare un segnale che il Madre è pronto a riaccogliere la sua comunità, di cui fanno parte anche tutte le nostre lavoratrici e lavoratori – dichiara la presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee Laura Valente.   “Un segnale che vuole superare l’idea che l’unico parametro per gli indici di valutazione dell’impatto di un museo sia il numero di visitatori. Abbiamo un’opportunità unica per sviluppare, al più presto, vaccini e anticorpi che permettano la costruzione di un nuovo tessuto culturale, economico e sociale”

Girando per le sale del museo, abbiamo rilevato, in relazione al momento e agli obblighi di prenotazione a numero chiuso, un buon numero di visitatori nel corso di questa prima settimana, il  che è sicuramente un ottimo segnale oltre ad  un  riconoscimento per il coraggio e l’impegno prodigato dalla dirigenza e da  tutto il personale per garantire la riapertura dello spazio. Il MADRE continuerà ad essere visitabile nei consueti giorni e orari di apertura: lunedì e da mercoledì a sabato 10.00 — 19.30, domenica 10.00 — 20.00, chiuso il martedì; ultimo ingresso un’ora prima della chiusura). Sono state adottate tutte le misure contenute nel DPCM 17.05.2020 e relativi allegati, e nell’Ordinanza 48 del 17.05.2020 del Presidente della Regione Campania e relativi allegati, che includono, tra l’altro, uno specifico piano di accesso per i visitatori, il cui ingresso è stato contingentato ad un massimo di 20 persone all’ora; per evitare condizioni di assembramento è inoltre incentivato l’acquisto online dei biglietti, con tariffa intera di 4 euro e tariffa ridotta di 2 euro. I visitatori dovranno indossare sempre la mascherina. Un’apposita segnaletica farà da guida lungo il percorso di visita unidirezionale predisposto, con separazione tra ingresso e uscita, nel corso del quale sono messi a disposizione contenitori con soluzione idro-alcolica per l’igiene delle mani. A tutti i visitatori sarà rilevata la temperatura corporea all’ingresso, impedendo l’accesso al museo in caso di temperatura maggiore o uguale a 37,5 °C. Gli spazi della Madre Butìc, la Biblioteca – Mediateca, il cortile esterno del museo e le sale Long e LeWitt restano temporaneamente chiusi al pubblico.

 

Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse, Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES. Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli. Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli. Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International. Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.

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Cultura

Scala: la Filarmonica suona il cinema in piazza Duomo

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Schindler’s List, E.T, Il Gattopardo e anche Indiana Jones: per l’ormai tradizionale concerto alla città in piazza Duomo il prossimo 9 giugno la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Chailly esplorerà il legame fra la musica sinfonica e il cinema. Solista d’eccezione, nella dodicesima edizione di questo concerto gratuito che sarà trasmesso su Rai 5, Rai Play e Radio3 e all’estero Artè e Wdr, sarà il violinista Emmanuel Tjeknavorian che a 29 anni da poco compiuti ha scelto di concentrarsi in particolare sulla carriera da direttore d’orchestra, ruolo in cui ha da poco preso la guida dell’orchestra Sinfonica di Milano. Quindi il concerto in piazza segna anche una “collaborazione fra enti” milanesi, ha spiegato Chailly, che spera si possa nel tempo allargare.

“Sarà un concerto irrinunciabile e un’occasione per vivere emozioni straordinarie” ha promesso l’assessore milanese Tommaso Sacchi. E sarà anche “divertente” ha aggiunto Chailly, con un programma che include brani come Lollapalooza di John Adams, la suite per violino e orchestra Le bouf sur le Toit di Darius Milhaud il cui sottotitolo è ‘cinema fantasia su arie sudamericane’, e ancora la suite e una selezione di ballabili da Il Gattopardo di Nino Rota (inclusa la sua orchestrazione del valzer di Verdi), Le avventure sulla terra da E.T e Scherzo per motocicletta e orchestra da Indiana Jones composti da John Williams. Al centro del concerto “un momento di spiritualità” tanto più significativo in questo momento di “tragici giorni di guerre parallele” ha aggiunto, ovvero il tema di Schindler’s List.

Il concerto “è la sintesi” dell’impegno della Filarmonica per aprirsi alla città e a un pubblico sempre più vasto, ha ricordato il presidente Maurizio Beretta. Ed è anche una occasione di collaborazione fra realtà diverse. L’appuntamento gratuito è infatti possibile grazie al contributo di Regione Lombardia, al patrocinio del Comune e al sostegno del main partner UniCredit, dallo sponsor Allianz (insieme alla fondazione Allianz Umana Mente) e Esselunga. E sempre con il cinema come filo conduttore, ha spiegato il coordinatore artistico Damiano Cottalasso, la Filarmonica sta pensando a un nuovo concerto con le musiche di John Williams (dopo quello diretto nel 2022 dallo stesso compositore, cinque volte vincitore dell’Oscar su 48 nomination, l’ultima quest’anno per il quinto capitolo della saga di Indiana Jones).

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Cultura

Il caffè simbolo di Napoli, una due giorni per celebrarlo

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Non c’è giornata dei napoletani che non inizi con un caffè: che sia tradizionale, macchiato, schiumato, freddo o caldo, in tazza o in vetro, ma il buongiorno è sempre accompagnato da un caffè. E per celebrare questo legame imprescindibile tra la città e la sua bevanda, il Comune di Napoli propone una due giorni, il 7 e 8 maggio, dedicata interamente al caffè con la manifestazione ‘Nu bbellu ccafè’ in programma al Maschio Angioino. “Parlare del caffè a Napoli è parlare di noi – ha detto il sindaco, Gaetano Manfredi – il senso del caffè è socialità, cultura, storia, è stare insieme. Il grande valore di Napoli oggi è essere una grande capitale in cui le persone stanno insieme ed è importante soprattutto in un momento fatto di grandi divisioni, sofferenze e guerre e il caffè è anche momento di pace”.

Un legame che è celebrato e raccontato da sempre anche dalla musica, dal teatro, dalla letteratura. “Il caffè, insieme alla pizza, è uno degli emblemi della nostra città – ha detto l’assessora al Turismo, Teresa Armato – vogliamo fare in modo che le nostre tradizioni enogastronomiche diventino sempre più attrattori turistici perché a Napoli vengono per tante ragioni e una di queste sono sicuramente il mangiare e il bere le nostre prelibatezze”. L’idea della manifestazione è nata da un ordine del giorno proposto dalla vicepresidente del Consiglio comunale, Flavia Sorrentino, e approvato all’unanimità, con cui si chiedeva di istituire la Giornata del caffè in città.

Al Maschio Angioino, napoletani e turisti potranno partecipare a incontri che spiegheranno il caffè, le sue varianti e come si è arrivati al rito del caffè, potranno partecipare a workshop, a cui si affiancheranno momenti di assaggio, competizioni e contest. Alla manifestazione parteciperanno esperti di caffè, tutte le torrefazioni napoletane, molti bar napoletani fra cui lo storico Gambrinus. Un’iniziativa che si pone anche nel solco del percorso che la città di Napoli, insieme ad altre città italiane, ha messo in campo affinché il caffè sia riconosciuto patrimonio Unesco.

“Con questa manifestazione proviamo a diffondere questa dipendenza – ha sottolineato lo scrittore Maurizio De Giovanni – cerchiamo di fare da ‘pusher’ di una dipendenza fondamentale per i napoletani per cui il caffè è una modalità di incontro sociale”. Il logo della manifestazione è stato realizzato dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.

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Cronache

Strasburgo: Getty restituisca la statua dell’Atleta di Lisippo all’Italia

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L’Italia ha tutto il diritto di confiscare e chiedere la restituzione della statua greca in bronzo dell’Atleta vittorioso attribuita a Lisippo che si trova attualmente nel museo della la villa Getty a Malibu, in California. Lo ha stabilito oggi all’unanimità la Corte europea dei diritti umani respingendo il ricorso presentato dalla fondazione Paul Getty per violazione della protezione della proprietà.

Nella sua sentenza, la Corte di Strasburgo ha quindi riconosciuto la legittimità dell’azione intrapresa dalle autorità italiane per recuperare l’opera d’arte che venne rinvenuta nelle acque dell’Adriatico, al largo delle Marche, nel 1964. E che, dopo varie vicissitudini, venne acquistata dalla fondazioni Getty nel 1977 per approdare infine al museo di Malibu. I giudici, in particolare, hanno sottolineato che la protezione del patrimonio culturale e artistico di un Paese rappresenta una priorità anche dal punto di vista giuridico. Inoltre, diverse norme internazionali sanciscono il diritto di contrastare l’acquisto, l’importazione e l’esportazione illecita di beni appartenenti al patrimonio culturale di una nazione.

La fondazione Getty, sottolinea inoltre la Corte, si è comportata “in maniera negligente o non in buona fede nel comprare la statua nonostante fosse a conoscenza delle richieste avanzate dallo Stato italiano e degli sforzi intrapresi per il suo recupero”. Da qui la constatazione che la decisione dei giudici italiani di procedere alla confisca del bene conteso “è stata proporzionata all’obiettivo di garantirne la restituzione”.

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