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Il sindacato dei calciatori? Uno stipendificio che distribuisce incarichi a parenti e amici

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Anche all’Assocalciatori il mantra è “tengo famiglia”. Il sindacalismo e i sindacalisti del pallone milionario non sembrano diversi da certi sindacalisti che non fanno certe le fortune del sindacato. Anche i sindacalisti del pallone lo fanno per mestiere. Di sicuro le fa per mestiere, il sindacalista, Damiano Tommasi. Loro dicono che svolgono una missione. Ma noi vi diciamo che non sono esattamente dei missionari comboniani. Sia Tommasi  che gli altri responsabili dell’Assocalciatori ufficialmente non sono retribuiti. E questo è un fatto. Poi però  percepiscono degli emolumenti attraverso Aic Service Srl. Che cosa questo sigla? È la denominazione di una società di servizi dell’Associazione italiana calciatori.
Damiano Tommasi  porta a casa 180 mila euro lordi annui come presidente. Tutti gli altri consiglieri di questa società incassano 30 mila euro annui.  Poi c’è il capitolo del rimborso spese che merita altri approfondimenti. Ma chi gestisce l’Aic? Più o meno resta tutto in famiglia. Oh, non c’è nulla di illegale nella conduzione quasi familistica dell’Aic, anzi non sembra niente di diverso di altre conduzioni del tipo “tengo famiglia”. Ma lo raccontiamo per presentarvi un pezzettino d’Italia che non se la passa e non se la passerà male manco ai tempi del Covid 19. Allora in questa Aic Service Srl che difende gli interessi dei bomber milionari della massima serie (non degli sfigati calciatori delle serie inferiori che non hanno di che campare in questi mesi), mell’ufficio legale c’è Alessandro Calcagno, fratello del vicepresidente Umberto Calcagno. È a lui che passano le pratiche più importanti. Il direttore generale di Aic Service, Gianni Grazioli, ha chiamato intorno a sè suo cognato. Altri due collaboratori provengono dall’attività personale (uno studio di ufficio stampa e public relations, ormai in liquidazione) della moglie che ha partecipato all’organizzazione di almeno un evento dell’ associazione. Nel 2018 Aic e Aic service insieme hanno speso complessivamente circa un milione e mezzo di euro soltanto per il personale. Non male. Segno di buona salute economica dell’Assocalciatori,  orami una grande famiglia allargata dove in famiglia si fa un lavoro di difesa dei diritti dei campioni del pallone finiti in disgrazia. Certo, è anche un’azienda. Certo si spendono oltre 600 mila euro l’anno in consulenze. Certo viaggi e trasferte costano 250 mila circa annui. Certo Damiano Tommasi e il suo vice sono dei manager e come tali godono di benefit da manager: utilizzo anche personale auto aziendale. Poi hanno deciso di riconoscersi un’indennità di fine rapporto e riceveranno pure il Tfr. Ma non c’è nulla di male su Tommasi e Calcagno decidono di attribuire questi benefit a loro stessi.

A breve  ci saranno le elezioni.  Tommasi non si ricandiderà. Ma Tommasi non mollerà la presa. Ha messo già in pista il suo braccio destro Umberto Calcagno. A contendere questo posto di potere e non male economicamente c’è Marco Tardelli.
Assocalciatori ha un patrimonio netto di oltre 9 milioni, di cui circa 8 sono costituiti dal cosiddetto “fondo di mutuo soccorso”, che dovrebbe servire ad aiutare i più bisognosi della categoria. Qualcuno ha chiesto se potessero essere utilizzati per fronteggiare l’emergenza Coronavirus e aiutare i tesserati delle categorie minori, che non possono permettersi di perdere due o più mensilità come i paperoni della Serie A (ma nemmeno i club possono pagarli senza giocare): il direttivo, oltre ad autocomplimentarsi definendo quella riserva un “motivo di vanto”, ha detto che metterà a disposizione un milione. Bella iniziativa. Bisogna capire nelle prossime settimane come uscirà questo milione dalle casse Aic. Dove andrà a finire. A chi andrà.
I soldi l’Aic non li accumula e non li dà via solo in stipendi. Li investe. Il patrimonio complessivo è cresciuto dell’80% nel corso della gestione Tommasi. Quasi 4,6 milioni sono investiti in finanziarie e operazioni immobiliari. E poi c’è il fondo di accantonamento delle indennità di fine carriera, il grande salvadanaio in cui calciatori e allenatori versano una percentuale dello stipendio (circa il 7%) per ricevere un assegno al momento del ritiro. Il Tfr del pallone, decine di milioni di euro. Parte dei risparmi dei tesserati sono stati investiti nel mattone, acquistando degli immobili e mettendoli a rendita. Sono intestati alla Sport Invest 2000, una società con sede a Roma, che dovrebbe così contribuire al futuro dei calciatori e dei tecnici.
Se non fosse che la società invece di incassare, perde, intaccando così il suo patrimonio (e indirettamente il fondo che ne detiene la proprietà). Sport Invest ha 4 dipendenti, paga stipendi per 200 mila euro l’anno di compensi. Il rosso in bilancio di Sport Invest 2000 è circa 200mila euro. Gli amministratori sono i soliti noti: dentro, ci sono i grandi capi del pallone italiano. Nel Cda della società (che è diverso da quello del Fondo, dove è presente Tommasi, altre cariche ancora) tra gli altri siedono lo storico ex capo dei calciatori Sergio Campana, Umberto Calcagno, il n°1 degli allenatori Renzo Ulivieri, Francesco Ghirelli per la Serie C. Per tutti i consiglieri sono altri 25 mila euro l’ anno.
E questa è l’Aic, un sindacato. Il sindacato del pallone miliardario italiano. Ora se questo è il sindacato che difende i “poveri” calciatori, potete immaginare che cos’è tutto il resto.

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Economia

Banche, utili record: in tre mesi a 6,3 miliardi

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Il sistema bancario “continua a macinare record”. Numeri in crescita anche nel primo trimestre dell’anno con i primi sette gruppi bancari del Paese (IntesaSanpaolo, Unicredit, Bpm, Mps, Bper, Popolare di Sondrio e Credem) che hanno fatto registrare utili pari a 6,3 miliardi, per un +25,6% sui primi tre mesi del 2023. Lo rileva un report condotto dall’Ufficio studi & ricerche della Fisac-Cgil sui risultati di bilancio dei primi sette gruppi bancari nazionali nel primo trimestre del 2024.

“Dopo i risultati da record per i grandi gruppi bancari nel biennio passato – commenta la segretaria generale della Fisac-Cgil, Susy Esposito – molti si attendevano un rallentamento, complice l’attesa discesa dei tassi di interesse. Il ritardo della Bce a diminuire i tassi di riferimento, e di conseguenza la trasmissione di questo ai tassi attivi praticati dalle banche, insieme alla perdurante politica di scarsa remunerazione dei depositi, ha mantenuto elevato il livello dei ricavi dalla gestione del danaro”. Risultati che, aggiunge, “a fronte di un contenimento sul versante della spesa del personale, nonostante il rinnovo del contratto, così come delle spese amministrative, deve indurre il sistema bancario per intero a investire sull’occupazione e sul radicamento nel territorio”.

Il margine di interesse, si rileva nel report della Fisac-Cgil, sale ancora, per il campione, di quasi il 7% nei primi tre mesi dell’anno rispetto all’analogo periodo del 2023. La dinamica delle commissioni, per quasi tutti i gruppi, ha accelerato (+5,3%) e spesso deriva dalla spinta alla vendita di prodotti assicurativi ma anche da quelle relative all’amministrazione dei titoli. Il prodotto delle due componenti più significative dell’attività caratteristica bancaria ha spinto ulteriormente verso l’alto i ricavi totali (17,8 miliardi di euro per un +9,8%). Sul versante dei costi del personale, che hanno registrato un aumento del +2,5% derivato anche dal rinnovo del contratto Abi, si mantengono mediamente più elevati rispetto allo stesso periodo del 2023 seppur in maniera contenuta, così come le spese amministrative, sottolinea il rapporto della Fisac.

Questa dinamica dimostra, dal lato dei costi per il personale, “la capacità delle banche di agire gestionalmente per mantenere sotto controllo questi ultimi, anche e purtroppo attuando politiche di riduzione degli organici come di mancato turn over”, prosegue il report. Dal lato delle spese amministrative (-0,5%), la previsione di investimenti in nuova tecnologia, spiega inoltre la Fisac-Cgil, come previsto da quasi tutti i piani di impresa, “farebbe pensare ad un incremento di queste ultime anche a scapito della erosione dei margini, fenomeno che non si è ancora verificato. Viceversa il contenimento delle spese, anche attraverso la politica della chiusure delle filiali, a beneficio della redditività a disposizione della distribuzione di utili, può rallentare il processo di innovazione tecnologica, così come confermare la dinamica di riduzione di dipendenti e sportelli”.

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Economia

Abi, tasso medio dei conti corrente sale allo 0,59%

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In aprile il tasso medio praticato dalle banche italiane sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) è stato il 3,63%. A marzo 2024 tale tasso era in Italia superiore a quello medio dell’area dell’euro (Italia 3,67%, area dell’euro 3,50%). Rispetto a giugno 2022, quando il tasso era dello 0,29% (ultimo mese prima dei rialzi dei tassi Bce), l’incremento è stato di 334 punti base.

Lo afferma il rapporto mensile dell’Abi. Il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni bancarie a tasso fisso ad aprile 2024 è stato il 3,81%, con un incremento di 250 punti base rispetto a giugno 2022 quando era l’1,31%. In aprile il tasso medio sul totale dei depositi (certificati di deposito, depositi a risparmio e conti correnti), è stato l’1,05% (1,04% nel mese precedente, 0,32% a giugno 2022). Il tasso sui soli depositi in conto corrente è salito allo 0,59% (0,57% nel mese precedente), tenendo presente che il conto corrente “permette di utilizzare una moltitudine di servizi e non ha la funzione di investimento”, conclude l’Abi.

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Economia

Gli indici Pmi al centro della settimana dei mercati

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Mercati, la prossima settimana, soprattutto nel segno degli indici pmi di maggio in calendario giovedì, tanto in Europa quanto negli Usa. Dati preliminari che saranno determinanti per valutare se, dopo un primo trimestre migliore delle attese, la ripresa possa consolidarsi durante la primavera. La lente è in particolare al manifatturiero tedesco che, al momento, stenta a dare segnali di ripresa, e sul comparto dei servizi statunitense che di recente ha evidenziato segnali di indebolimento. Tra gli altri dati saranno da monitorare le letture dell’inflazione in arrivo dal Regno Unito (martedì) e dal Giappone (venerdì), anticipato il giovedì dal pmi manifatturiero. Da tenere sotto osservazione, sempre giovedì, la pubblicazione del dato relativo al primo trimestre dei salari negoziati dell’Eurozona. Si tratta di “un elemento particolarmente monitorato dalla Bce per valutare le future mosse di politica monetaria, anche se solo un’accelerazione inattesa del dato potrebbe mettere in dubbio il taglio di giugno”, evidenzia Mps nei market movers.

“I rinnovi contrattuali nazionali, nonché le rilevazioni Indeed a più alta frequenza, sembrano suggerire che il picco per la crescita delle retribuzioni sia stato ormai superato”, aggiunge Intesa Sanpaolo nella Weekly economic monitor. Venerdì in Germania, la seconda stima del pil fornirà lo spaccato delle componenti, che dovrebbe evidenziare un calo per i consumi privati a fronte di un apporto positivo di esportazioni nette e investimenti. Questi ultimi verosimilmente trainati dalle costruzioni. In agenda dagli Stati Uniti, oltre ai pmi di maggio (giovedì), gli ordinativi di beni durevoli (venerdì) sono attesi in rallentamento ad aprile, ma potrebbero risultare poco variati per il secondo mese al netto dei trasporti. Sul fronte immobiliare, le vendite sia di case esistenti che di nuove abitazioni (giovedì) potrebbero correggere dopo i forti incrementi del mese precedente, anche a causa della salita dei tassi sui mutui ad aprile.

Riguardo alle banche centrali, ci saranno interventi di diversi banchieri Fed ma anche della Bce, (la Lagarde tra gli altri è prevista martedì) e la pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione della Fomc. In agenda infine le decisioni delle banche centrali cinese (lunedì), neozelandese (mercoledì) e turca (giovedì), da cui non sono attese variazioni ai tassi di riferimento.

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