A breve ci saranno le elezioni. Tommasi non si ricandiderà. Ma Tommasi non mollerà la presa. Ha messo già in pista il suo braccio destro Umberto Calcagno. A contendere questo posto di potere e non male economicamente c’è Marco Tardelli.
Assocalciatori ha un patrimonio netto di oltre 9 milioni, di cui circa 8 sono costituiti dal cosiddetto “fondo di mutuo soccorso”, che dovrebbe servire ad aiutare i più bisognosi della categoria. Qualcuno ha chiesto se potessero essere utilizzati per fronteggiare l’emergenza Coronavirus e aiutare i tesserati delle categorie minori, che non possono permettersi di perdere due o più mensilità come i paperoni della Serie A (ma nemmeno i club possono pagarli senza giocare): il direttivo, oltre ad autocomplimentarsi definendo quella riserva un “motivo di vanto”, ha detto che metterà a disposizione un milione. Bella iniziativa. Bisogna capire nelle prossime settimane come uscirà questo milione dalle casse Aic. Dove andrà a finire. A chi andrà.
I soldi l’Aic non li accumula e non li dà via solo in stipendi. Li investe. Il patrimonio complessivo è cresciuto dell’80% nel corso della gestione Tommasi. Quasi 4,6 milioni sono investiti in finanziarie e operazioni immobiliari. E poi c’è il fondo di accantonamento delle indennità di fine carriera, il grande salvadanaio in cui calciatori e allenatori versano una percentuale dello stipendio (circa il 7%) per ricevere un assegno al momento del ritiro. Il Tfr del pallone, decine di milioni di euro. Parte dei risparmi dei tesserati sono stati investiti nel mattone, acquistando degli immobili e mettendoli a rendita. Sono intestati alla Sport Invest 2000, una società con sede a Roma, che dovrebbe così contribuire al futuro dei calciatori e dei tecnici.
E questa è l’Aic, un sindacato. Il sindacato del pallone miliardario italiano. Ora se questo è il sindacato che difende i “poveri” calciatori, potete immaginare che cos’è tutto il resto.