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Si tratta in Ue, la Spagna propone il ‘debito perpetuo’

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 Dopo la via francese agli Eurobond, arriva quella spagnola: piu’ ambiziosa, ma meno orientabile al compromesso e quindi destinata ad allontanare ancora di piu’ i leader europei che giovedi’ dovranno affrontare uno dei vertici cruciali della storia dell’Unione. In gioco c’e’ il futuro dell’economia di un continente e il benessere di oltre 500 milioni di cittadini, anche se non tutti sono preoccupati allo stesso modo: Germania, Olanda e i Paesi del Nord sono convinti di potercela fare da soli, aiutati dalle misure prese finora. Mentre Spagna, Italia, Francia e Portogallo ritengono che occorra almeno triplicare lo sforzo europeo, passando dai 500 miliardi messi sul piatto ad una cifra che sia almeno vicina ai 1.500. Tutto questo sotto l’occhio vigile dei mercati gia’ agitati: lo spread italiano ha chiuso in rialzo vicino ai 240 punti, malgrado l’ombrello aperto dalla Bce. Francoforte infatti, tramite il programma di acquisto di titoli per l’emergenza pandemica (Pepp), ha comprato 20 miliardi di euro di titoli la scorsa settimana – quando lo spread italiano era volato fin sopra 240 – portando il totale degli acquisti effettuati dalla fine del mese scorso a 70,7 miliardi. Gli acquisti giornalieri sono accelerati al ritmo di 6,7 miliardi, in Italia in collaborazione con Bankitalia. Intanto il Governo spagnolo ha messo sul tavolo una proposta dettagliata, anche piu’ di quella francese. Parte da una necessita’: le nuove misure di aiuto non devono aumentare i debiti pubblici. Poi elabora la sua idea di Recovery Fund, strumento su cui tutti sono quantomeno disponibili a lavorare, e introduce un concetto nuovo nel dibattito in corso: deve essere finanziato attraverso un “debito europeo perpetuo”, e funzionare come i meccanismi attualmente in uso per finanziare parte del bilancio Ue, cioe’ quelle minime emissioni comuni gia’ in campo da anni come il piano Invest EU. In sostanza il fondo, gestito dalla Commissione Ue, andrebbe sul mercato a finanziarsi emettendo titoli garantiti dal bilancio Ue. Gli Stati membri dovrebbero solo occuparsi di pagare gli interessi di quel debito comune, attraverso le risorse proprie del bilancio come una nuova tassa sulle emissioni. Madrid vuole una capacita’ di fuoco da almeno 1.000-1.500 miliardi, sotto forma di sovvenzioni a fondo perduto e non di prestiti. E distribuite ai Paesi in base alle loro necessita’, misurabili con indicatori chiari (calo del Pil, popolazione colpita) e non seguendo i criteri di distribuzione dei fondi strutturali Ue. Una visione molto distante da quella della Germania, che anche oggi segnala la sua contrarieta’ agli Eurobond: “La nostra posizione non e’ cambiata”, ribadisce il portavoce di Angela Merkel, ricordando le “difficolta’ costituzionali e sul piano del diritto europeo” di simili operazioni. Berlino punta piu’ sul bilancio Ue tradizionale che sui nuovi strumenti, e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen lavora in quel senso. E presentera’ direttamente giovedi’ ai leader le sue idee su come trasformare il prossimo quadro finanziario pluriennale (Qfp) in un’arma da usare subito per la ripresa. Il vicepresidente Valdis Dombrovskis conferma che “l’idea alla base e’ rafforzare la capacita’ di finanziamento del prossimo Qfp oltre cio’ che abbiamo ora”. Ma e’ una partita che si leghera’ strettamente a quella della creazione del Recovery Fund, con il rischio che il veto su una tenga in ostaggio anche l’altra. Nel vertice di giovedi’ resta sempre aperto anche il capitolo Mes. Per tutti e’ ormai fatta dopo l’accordo all’Eurogruppo, ma i leader dovranno formalmente dare l’ok finale. E sara’ l’occasione, per l’Italia, di chiarire diversi dubbi. Uno su tutti, se quei costi “diretti e indiretti” della crisi sanitaria possono essere interpretati in modo ampio, come sostiene la Francia, o in senso restrittivo, come dice l’Olanda. Proprio per avvicinare questa differenza cosi’ ampia di vedute di uno stesso accordo, e’ sceso in campo il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno: in una lettera ai ministri, in cui sintetizza l’accordo del 9 aprile, sottolinea che quando si andranno a definire tutti i dettagli tecnici nelle prossime riunioni, la sua visione sul tema sara’ “rilevante”.

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Tumore collo utero,con immuno-chemioradioterapia 82%vivo a 3anni

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Con il trattamento di immunoterapia più chemioradioterapia, l’82,6% delle pazienti con tumore della cervice uterina ad alto rischio è vivo a 3 anni. Sono i risultati dello studio Keynote-A18 presentati nel simposio presidenziale del Congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo) e pubblicati contemporaneamente su The Lancet. Domenica Lorusso, professore di Ostetricia e Ginecologia alla Humanitas University e direttore del Programma di Ginecologia Oncologica Humanitas San Pio X di Milano, è il principal investigator dello studio: “Per la prima volta in oltre 20 anni in cui non vi sono stati reali progressi – afferma – questa combinazione cambia lo standard di cura. L’aggiunta dell’immunoterapia con pembrolizumab alla chemioradioterapia consentirà di portare a una potenziale guarigione un maggior numero di pazienti”.

La ricerca italiana cambia dunque la pratica clinica nel tumore della cervice uterina localmente avanzato ad alto rischio. Nello studio, l’immunoterapia con pembrolizumab, in combinazione con la chemioradioterapia concomitante, ha infatti ridotto il rischio di morte del 33% rispetto alla sola chemioradioterapia (Crt). La sopravvivenza globale a 3 anni ha raggiunto l’82,6% nelle pazienti con nuova diagnosi che hanno ricevuto il regime immunoterapico rispetto al 74,8% per coloro che sono state trattate con la sola Crt.

È la prima volta, in oltre 20 anni, che si assiste a un miglioramento della sopravvivenza globale per questo tipo di tumore. Ogni anno, in Italia, si stimano circa 2500 nuove diagnosi di tumore della cervice uterina. “È una delle cause principali di morte da cancro nelle donne a livello globale, ma i progressi terapeutici degli ultimi anni non hanno dimostrato un beneficio di sopravvivenza significativo per le pazienti con malattia localmente avanzata ad alto rischio – spiega Lorusso -. La combinazione di pembrolizumab con la chemioradioterapia concomitante aumenta in modo statisticamente significativo e clinicamente rilevante la sopravvivenza globale in queste pazienti. Per la prima volta in oltre 20 anni in cui non vi sono stati reali progressi, questa combinazione cambia lo standard di cura, finora rappresentato dalla sola chemioradioterapia concomitante”.

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Economia

Salone di Torino, DR Automobiles Groupe presenta 27 nuovi modelli: 12 anteprime mondiali

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Il Salone dell’Auto di Torino ha visto la partecipazione di DR Automobiles Groupe con un’impressionante esposizione di 27 modelli, tra cui 12 anteprime mondiali. Cinque i brand protagonisti: EVO, DR, Tiger, Sportequipe e ICH-X, che hanno svelato le ultime novità in termini di design, tecnologia e motorizzazioni.

EVO: una rivoluzione in corso Il marchio EVO ha fatto il suo debutto italiano con tre nuovi modelli: EVO 6, EVO Spazio ed EVO 8, che arricchiscono una gamma già completa. La EVO 6 è un SUV sportivo, equipaggiato con un motore 1.5 turbo benzina da 177 CV e un cambio DCT a 7 rapporti, caratterizzato da un design accattivante e interni sofisticati. La EVO Spazio, un monovolume 7 posti, si distingue per il suo tetto panoramico e il motore da 177 CV. Infine, l’EVO 8, il top di gamma, è un SUV a 7 posti con motorizzazioni che raggiungono i 238 CV e un avanzato display da 14,6 pollici.

Evo 6

DR: innovazione e sostenibilità La linea DR Collection è stata rinnovata con nuovi interni per i modelli DR 3.0 e DR 5.0, ma la vera novità è la DR 6.0 Collection Hybrid Plug-in. Questa vettura combina un motore termico da 108 kW con due motori elettrici che offrono un’autonomia di 80 km in modalità elettrica. La tecnologia ibrida permette il recupero di energia in fase di decelerazione e frenata, rendendola un’opzione eco-sostenibile. Il sistema di assistenza alla guida è molto avanzato, con cruise control adattivo, assistenza al mantenimento della corsia e frenata d’emergenza.

DR 6.0 TGDI

Sportequipe: sportività e tecnologia Sportequipe ha presentato le nuove Sportequipe 6 e 7, due SUV incluse da un design sportivo e futuristico. Equipaggiati con un motore 1.6 turbo benzina da 185 CV, offrono dotazioni tecnologiche di alto livello, come paddle al volante e schermi touch all’avanguardia. La Sportequipe 7 si distingue per l’abitacolo spazioso con un tetto panoramico ultrawide.

Sportequipe 6

Tiger: il nuovo marchio in crescita Il nuovo marchio Tiger ha fatto il suo debutto con tre SUV: Tiger Six, Tiger Seven e Tiger Eight, indipendenti da un design moderno e un potente motore 1.5 turbo benzina. I modelli sono dotati di un’ampia dotazione tecnologica, inclusi sistemi di sicurezza attiva e parcheggio automatico, mentre il Tiger Nine, un monovolume 7 posti, si distingue per il suo comfort e spazio interno.

Tiger Six

ICH-X: il fuoristrada di lusso Infine, il brand fuoristrada ICH-X ha svelato il nuovo K3 e il pick-up K4, veicoli robusti e potenti. Il K3, con un motore 2.0 turbo benzina da 245 CV, è dotato di un sistema di trazione integrale avanzato e numerosi sistemi di assistenza alla guida. Il pick-up K4 si presenta con dimensioni imponenti e una capacità di traino di 3500 kg, offrendo allo stesso tempo un allestimento interno di lusso.

ICH-X k3

Il Salone di Torino si conferma un’importante vetrina per DR Automobiles Groupe, che con le sue novità dimostra di puntare su innovazione, sostenibilità e design per conquistare nuovi segmenti di mercato.

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Addio Luca Giurato, giornalista e conduttore col sorriso

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Luca Giurato ovvero la leggerezza e l’ironia al servizio del pubblico, la spontaneità e le gaffe che gli avevano fatto guadagnare anche una rubrica satirica in suo nome della Gialappa’s. Scompare oggi ad 84 anni e così lo ricordano tutti, a partire dai vertici Rai, per la sua grande popolarità che lo aveva portato a condurre alcuni tra i più seguiti programmi Rai, primo tra tutti Unomattina. Giornalista prima che conduttore, figlio di Giovanni, diplomatico siciliano che fu agente consolare in Uruguay. Ma la vena artistica della famiglia risaliva al nonno materno, ovvero il drammaturgo e regista Giovacchino Forzano. Nato a Roma il 23 dicembre del 1939, è scomparso improvvisamente oggi a Santa Marinella, dove si trovava con la moglie Daniela Vergara, anche lei giornalista televisiva.

A Roma aveva conseguito la maturità classica al liceo Virgilio e poi aveva iniziato la sua carriera giornalistica a Paese sera, per poi scrivere per La Stampa. Nel 1986 la nomina a direttore del Giornale radio di Radio Rai, per poi passare alla vicedirezione del Tg1 fino al 1990. Solo nel 1992 il salto: fu allora che passò davanti alla telecamera, in principio come conduttore di A tutta stampa, rassegna stampa all’interno del Tg1 notte. Poi l’anno successivo l’approdo a Domenica in, con Mara Venier, con lui opinionista a L’isola dei famosi nel 2008, che oggi lo saluta su Instagram: ”Ciao Luca, ti ho voluto tanto bene…per me un giorno molto triste”. Le fa eco anche Antonella Clerici (”Ciao Luca quante risate”), con cui fu a Unomattina, ma sino al 2008 al suo fianco si erano alternate anche Livia Azzariti, Paola Saluzzi e poi successivamente Monica Maggioni e Eleonora Daniele. Il giornalista dal sorriso contagioso nel 2004-2005 condusse Italia che vai insieme a Francesca Chillemi e Guido Barlozzetti il sabato pomeriggio su Rai 1.

Due anni fa la scomparsa del fratello Blasco, morto a Roma il 26 dicembre, direttore della fotografia. Nel 2017 l’ultima apparazione televisiva, quando decise dedicarsi solo alla vita privata. “La scomparsa di Luca Giurato addolora profondamente tutta l’azienda che si stringe affettuosamente alla moglie Daniela e a tutti i suoi cari, con un sentimento di profonda riconoscenza. Perché Luca Giurato è stato un giornalista che ha incarnato al meglio – basti ricordare Unomattina, ma non solo – l’essere volto e voce del servizio pubblico, entrando nelle case degli italiani quasi come uno ‘di famiglia’, con uno stile inconfondibile, sorridente e ‘accogliente’, accompagnato da altrettanto inconfondibili simpatia, leggerezza e ironia. Doti umane e professionali che restano patrimonio prezioso del servizio pubblico”. Così lo salutano a nome di tutta la Rai l’Ad e presidente Rai, Roberto Sergio, e il dg Giampaolo Rossi.

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