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Pandemia, parla Giordano: “Negli Usa battaglia dura contro il Covid -19, ma abbiamo speranze per un vaccino che sta sperimentando un italiano”

Antonio Giordano, ricercatore e direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia, ospite ad “Agorà” ha spiegato la situazione più difficile negli States, le scelte del virologo capo della Casa Bianca, Anthony Fauci, e le sperimentazioni di un vaccino a Pittsburgh da parte di un ricercatore italiano, Andrea Gambotto, barese ma da anni come Giordano negli States.

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L’America ha sottovalutato il rischio Covid 19? L’esperienza italiana può essere di aiuto agli Stati Uniti che ora si trovano ad essere il primo Paese per contagio? Quali sono i punti di forza e debolezza del sistema sanitario americano rispetto a quello italiano, nella battaglia contro la pandemia? E poi: il picco del contagio negli Usa è previsto per metà aprile? Le misure di contenimento adottate da Trump sono sufficienti a contenere la diffusione del virus? A queste ed altre domande di Serena Bortone, conduttrice di Agorà su Rai 3, ha risposto Antonio Giordano, direttore dell’Istituto Sbarro dell’Università di Filadelfia, riconosciuto come eccellenza nella diagnosi e cura del cancro polmonare. La Temple University di Filadelfia è finanziata, tra gli altri, dal Governo Federale Usa, in questo momento impegnato in una dura lotta al Covid 19 che rischia di uccidere fino a 250mila americani se il contagio non viene fermato. La Casa Bianca ha istituito una task force, con la quale interagiscono tutte le istituzioni scientifiche Usa, alla cui testa c’è un americano di origini siciliane, Anthony Fauci.

Antonio Giordano. Direttore dell’Istituto Sbarro dell’Università di Filadelfia

Giordano ha spiegato come “nelle fasi iniziali la SARS-Cov_2 ha ingannato tutti i Paesi, perchè qualche aspetto della Pandemia è stato sottovalutato. Perchè Covid-19 non è una semplice influenza. Il virus – ha spiegato Giordano –  si diffonde con estrema rapidità ed induce in alcuni pazienti una polmonite interstiziale talmente severa da sopraggiungere ad un quadro di insufficienza respiratoria tale per cui si richiede l’assistenza ventilatoria. Ciò costringe migliaia di persone a necessitare di cure intensive e di un elevatissimo numero di personale medico e paramedico dedicato. Questo sta creando, a sua volta, un sovraffollamento delle strutture ospedaliere che, se non equipaggiate adeguatamente diventano esse stesse focolai di infezione”. Con queste parole Giordano, pur parlando di rischi che bisogna evitare negli States, sembra ripercorrere quel florilegio di errori che in Lombardia ha portato non  solo all’infezione di centinaia tra medici e infermieri ma anche a trasformare i presidi sanitari in focali di infezione. Come si può fermare il contagio, ha domandato la Bortone?

“È vero che il sistema sanitario americano è estremamente complesso, articolato in una miriade di polizze sanitarie con vari gradi di copertura, ma il dato che emerge, purtroppo, è che nessun servizio era pronto per una simile pandemia. Ogni Paese – ha spiegato Giordano – sta riscontrando le proprie fragilità sanitarie. Questa settimana e la prossima saranno i giorni  peggiori nella progressione del contagio negli Usa e il presidente Trump sa che le misure di distanziamento sociale sono le uniche efficaci fino al vaccino”.

Anthony Fauci. Capo virologo della Casa Bianca, origini siciliane

Giordano ha ricordato come un gruppo di scienziati dell’università di Pittsburg ha ottenuto risultati promettenti per un vaccino che si somministra con il cerotto. Ma occorrerà del tempo prima della somministrazione a milioni di persone. “Gli studi sono stati condotti da un team di ricercatori di Pittsburgh e sono promettenti. Stanno sperimentando un primo vaccino: si tratta di un cerotto – ha spiegato Giordano – che produce anti corpi specifici per Sars-CoV-2 in quantità ritenute sufficienti per neutralizzare il virus. I primi test hanno dato risultati incoraggianti. Affinché possa essere sperimentato sui pazienti sono necessarie varie fasi, pre-cliniche e cliniche, che ne testino l’efficacia e la sicurezza per l’uomo”.  “In attesa di arrivare al vaccino da tutti desiderato, oggi si possono testare solo farmaci già approvati. Tra quelli già approvati – spiega Giordano – c’è anche il Tocilizumab, un anticorpo monoclonale, già utilizzato nel trattamento di altre patologie come l’artrite reumatoide. In Italia, è in corso uno studio multicentrico di fase 2 nel trattamento di pazienti con polmonite da COVID-19. L’anticorpo sarebbe in grado di contrastare l’eccessiva risposta autoimmune scatenata dal virus e riducendo i sintomi respiratori. Anche negli Usa, si lavora senza sosta nell’individuare un farmaco capace di stoppare il virus o almeno di attenuarne i sintomi e ridurre i danni. Nelle prossime settimane si spera avremo nuovi farmaci in grado di rispondere in maniera concreta al Covid -19”. 

La guerra al Covid 19 è anche una guerra di spie, una guerra di informazioni, disinformazioni, controinformazioni. Ed è anche una battaglia politica che si combatte da mesi in trincea tra Cina e Usa. Il senatore americano Rick Scott ha sollevato preoccupazioni sulle relazioni dell’OMS (organizzazione mondiale della sanità)  con Pechino, che ha fornito intenzionalmente numeri falsi su morti di Wuhan e di altre città e contagiati ed ha chiesto un’indagine al Congresso nei confronti dell’OMS. Lei, professor Giordano, che cosa pensa al riguardo? “L’intelligence Usa è convinta che Pechino abbia fornito “intenzionalmente” un numero di casi di contagio e di decessi da Covid-19 inferiore alla realtà. Sia all’interno, sia all’esterno della Cina, c’è scetticismo sui dati comunicati da Pechino. Non si tratta – spiega Giordano – solo di una questione di accuratezza storica: il numero delle vittime ha condizionato il livello di consapevolezza del rischio degli altri paesi prima che l’epidemia superasse i confini cinesi. Lo sviluppo di terapie per combattere il coronavirus dipende “dalla capacità di avere informazioni su ciò che è realmente accaduto e qualsiasi alterazione potrebbe aver avuto un effetto enorme nel momento in cui bisognava stabilire come interpretare l’epidemia in arrivo dalla Cina”. Obiettivo di Scott è quello di far tagliare i fondi Usa all’Oms.

 

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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