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Zelensky in Usa trova un muro repubblicano sugli aiuti

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“È una questione di vita o di morte per l’Ucraina e i tempi sono cruciali”: questo il messaggio che Volodymr Zelensky ha portato prima al Congresso e poi alla Casa Bianca per sostenere il pacchetto di nuovi aiuti americani nella sua terza visita a Washington dall’inizio dell’invasione russa. Una visita ben diversa da quella al Capitol di un anno fa, quando fu accolto come un eroe, invitato a parlare a camere riunite e ‘premiato’ con altri 50 miliardi di dollari di aiuti. Martedì Zelensky è stato accolto senza fanfare e non ha rilasciato alcuna dichiarazione al Campidoglio né alla folla di reporter che lo inseguivano, riservando le sue parole alla conferenza stampa con Joe Biden dopo l’incontro nello studio Ovale.

Il presidente ucraino ha capito che la salvezza dell’Ucraina passa dal Messico ma ha trovato un muro di resistenza tra i repubblicani, decisi a legare il loro ok ai nuovi fondi (oltre 60 miliardi dopo i 111 miliardi già concessi) a due punti irrinunciabili: un giro di vite a protezione del confine col Messico, rafforzando le misure anti immigrazione con espulsioni rapide e criteri più severi per l’asilo (cui i dem sono contrari) e avere lumi su quale sia la strategia finale, “l’end-game” per usare le parole dello speaker repubblicano Mike Johnson. Evocando l’eredità della sfida contro Mosca, il leader ucraino ha argomentato che aiutare Kiev a combattere è nell’interesse nazionale americano e un modo per rafforzare l’Europa orientale contro l’aggressione russa.

“Conto ancora su di voi”, ha detto, dopo aver avvisato che “quando il mondo libero esita, le dittature esultano” e che i ritardi negli aiuti fanno il gioco del Cremlino. Che nel frattempo si è detto certo che dall’incontro non uscirà nulla che possa “cambiare la situazione sul campo di battaglia”. I leader repubblicani al Senato e alla Camera sono stati irremovibili, pur precisando che non si tratta di una questione personale e che restano al suo fianco: “La priorità della sicurezza nazionale è difendere il confine Usa”, hanno concordato, cavalcando i sondaggi d’opinione dopo le ondate migratorie record. Ora la palla torna alla Casa Bianca e al Senato, ha spiegato Johnson, ricordando che la Camera ha già approvato una legge sull’immigrazione, che i dem non hanno votato perché troppo draconiana. Impossibile una svolta entro fine anno, quando finiranno i fondi a disposizione: a giorni il Congresso va in vacanza per tre settimane.

Se ne riparla a inizio 2024, a meno che Joe Biden non decida di finanziare provvisoriamente Kiev a spese dell’esercito Usa. Nel frattempo i dirigenti americani e ucraini stanno mettendo a punto una nuova strategia per il 2024, dopo che le speranze di controffensiva non si sono avverate, come ha ammesso alla Bbc il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza dell’Ucraina Oleksiy Danilov, nel giorno di un attacco cyber russo che ha messo ko le connessioni internet del Paese. Gli Usa – che oggi hanno annunciato altre sanzioni contro Paesi terzi che aiutano la macchina da guerra russa – hanno inviato a più riprese sul campo a Kiev un generale a tre stelle, Antonio Aguto, dalla base di Wiesbaden, in Germania, dove a gennaio è prevista una serie di “war games”, come scrive il New York Times.

Ci sono però divergenze tra alleati: gli americani stanno spingendo per una strategia conservatrice che si concentra sul mantenimento del territorio attuale dell’Ucraina, scavando trincee e accumulando rifornimenti e forze nel corso dell’anno, nonchè sviluppando la sua capacità di produrre armi. Gli ucraini invece vorrebbero attaccare, sia sul terreno che con bombardamenti a lungo raggio, continuando a tenere sotto tiro anche la Crimea, con la speranza di attirare nuovamente l’attenzione di un mondo sempre più distratto dalla guerra a Gaza. In ogni caso, ammoniscono gli strateghi americani, senza un cambio di strategia il 2024 potrebbe assomigliare al 1916, l’anno più mortale della Prima guerra mondiale.

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Kiev, più di 30 località sotto il fuoco russo nel Kharkiv

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Sono ancora in corso i combattimenti nella regione di Kharkiv, nel nord-est dell’Ucraina, dove più di 30 località sono sotto il fuoco russo e quasi 6.000 residenti sono stati evacuati, secondo il governatore regionale. “Più di 30 località nella regione di Kharkiv sono state colpite dall’artiglieria nemica e dai colpi di mortaio”, ha scritto Oleg Synegoubov sui social network.

Il governatore ha aggiunto che dall’inizio dei combattimenti sono stati evacuati da queste zone un totale di 5.762 residenti. Le forze russe hanno attraversato il confine da venerdì per condurre un’offensiva in direzione di Lyptsi e Vovchansk, due città situate rispettivamente a circa venti e cinquanta chilometri a nord-est di Kharkiv, la seconda città del Paese.

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Insulti sui social tra Netanyahu e il leader colombiano Petro

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Scambio di insulti, sui social, tra il presidente colombiano, Gustavo Petro, e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Quest’ultimo ha detto che il suo Paese non avrebbe preso “lezioni da un antisemita che sostiene Hamas”, dopo che Petro, pochi giorni fa, aveva chiesto alla Corte penale internazionale dell’Aja di emettere un ordine d’arresto nei confronti di Netanyahu. “Signor Netanyahu, passerai alla storia come un genocida”, ha risposto a sua volta il leader progressista colombiano, smentendo di appoggiare Hamas in quanto “sostenitore della democrazia repubblicana, plebea e laica”. “Sganciare bombe su migliaia di bambini, donne e anziani innocenti non fa di te un eroe. Ti poni al fianco di coloro che hanno ucciso milioni di ebrei in Europa. Un genocida è un genocida, non importa se ha una religione o no. Cerca almeno di fermare il massacro”, ha postato Petro.

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Mitsotakis oggi in visita a Ankara per incontro con Erdogan

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Il premier greco Kyriakos Mitsotakis verrà ricevuto oggi a Ankara dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan: l’incontro inizierà intorno alle 16.00, ora locale; seguiranno le dichiarazioni congiunte alla stampa e una cena, dopo la quale Mitsotakis tornerà ad Atene, riporta Kathimerini. Si tratta della prima visita istituzionale di Mitsotakis ad Ankara – nel marzo 2022 aveva incontrato il presidente turco a Istanbul – e della prima visita negli ultimi cinque anni di un premier greco nella capitale turca. L’obiettivo della Grecia, riporta Kathimerini, è quello di “evitare attriti e di confermare la chimica personale raggiunta tra i due leader nell’ultimo anno”.

Le difficoltà nel mantenere un clima disteso sono riaffiorate recentemente sia dopo l’annuncio della creazione di un parco marino nell’Egeo da parte di Atene, sia con la decisione di Erdogan di riaprire a Istanbul l’ex chiesa bizantina di San Salvatore in Chora, convertita in moschea, nei giorni della pasqua ortodossa. Questa visita, che fa seguito a quella del presidente turco nella capitale greca lo scorso dicembre, dove i due leader hanno firmato una Dichiarazione di amicizia e buon vicinato, rientra in una fase di “risoluzione dei problemi”, ha dichiarato Erdogan a Kathimerini. “Spetta a noi calmare le relazioni tra i due Paesi (…) per garantire che la pace e la tranquillità regnino per sempre su entrambe le sponde dell’Egeo”, ha aggiunto il presidente turco, affermando di voler “elevare il livello delle relazioni bilaterali a un livello senza precedenti”. Parole di distensione ricalcate dal premier greco, che in un’intervista al quotidiano turco Milliyet, ha ribadito di voler “procedere su un percorso costruttivo” perché “non siamo nemici, siamo vicini”.

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