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Esteri

Zelensky: anche dopo Bucha con Putin bisogna parlare

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Dopo giorni in cui la parola sembrava affidata solo alle armi, tra mille cautele Russia e Ucraina tornano ad evocare i negoziati. “Se c’e’ una sola possibilita’, dovremmo parlare”, ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, tornando a proporre un faccia a faccia con Vladimir Putin, anche se “dopo Bucha e Mariupol” il rischio di un fallimento e’ alto. Dall’altro fronte risponde il ministro degli Esteri Serghei Lavrov: le trattative sono “difficili” ma proseguono, fa sapere, accusando i Paesi della Nato di ostacolarle e sostenendo che un’intesa deve prevedere la revoca delle sanzioni anti-russe dell’Occidente. Proposta che Kiev respinge al mittente: “Questo argomento non e’ sul tavolo, e del resto Lavrov e’ solito parlare di cose in cui non e’ coinvolto”, replica sferzante il negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak. Altri negoziati, riferisce Mosca, vanno avanti invece tra la Russia e gli Usa, nonostante i violenti scambi verbali delle ultime settimane, su un altro tema, quello delle armi nucleari di cui tanto si parla per i ripetuti allarmi su un possibile allargamento del conflitto dalle conseguenze imprevedibili. Delegati russi e americani, ha detto il direttore del dipartimento per la non proliferazione e il controllo degli armamenti presso il ministero degli Esteri di Mosca, Vladimir Yermakov, continuano a discutere per redigere un nuovo trattato che prenda il posto del New Start alla sua scadenza, nel 2026. “Una guerra nucleare e’ inammissibile”, ha affermato Yermakov, avvertendo dei rischi insiti in quella che definisce “la escalation irresponsabile delle azioni anti-russe” da parte dell’Occidente. Anche la Francia, dopo altri Paesi europei tra cui la Germania, ha deciso intanto di “rafforzare” l’invio di aiuti militari all’Ucraina, secondo quanto annunciato dall’Eliseo dopo una conversazione telefonica tra il presidente Emmanuel Macron e Zelensky. Non e’ stato specificato di quali sistemi si tratta. Parigi invia gia’ a Kiev cannoni semoventi ultramoderni Caesar. Ma durante la conversazione Macron ha anche evocato la “disponibilita’ della Francia a contribuire a un accordo che preveda garanzie di sicurezza per l’Ucraina”. Segno che l’impegno militare europeo non esclude quello a sostenere i negoziati, come conferma il contenuto di un’altra telefonata dello stesso Zelensky con il premier britannico Boris Johnson, durante la quale, fa sapere il presidente ucraino, sono stati discussi “i necessari sforzi diplomatici per arrivare alla pace”. Parole particolarmente significative in considerazione del fatto che Johnson e’ il leader occidentale piu’ convinto – insieme al presidente Usa Joe Biden – della necessita’ di fornire a Kiev le armi piu’ efficaci. Sul contenuto delle trattative si sa ben poco. Il negoziatore ucraino Podolyak, intervistato da Rainews24, ha detto che il capitolo sugli aspetti umanitari, e’ quello che e’ stato finora “maggiormente sviluppato”, mentre in quello “politico-diplomatico” i progressi sono “piu’ lenti”. Quello che per Kiev rimane irrinunciabile, ha aggiunto, e’ “una proposta concreta per le garanzie di sicurezza”. Podolyak non ha fatto invece alcun cenno ai futuri assetti territoriali, in particolare per la Crimea e il Donbass. Per Lavrov, tuttavia, il problema di fondo e’ che Kiev continua ad agire pensando non ai propri interessi ma a quelli dei suoi “suggeritori remoti”. Vale a dire l’Occidente, o piu’ precisamente gli Usa, che per Mosca sono il vero avversario in un confronto per il futuro degli equilibri mondiali di cui l’Ucraina e’ solo un capitolo. Quella che la Russia chiama “l’operazione militare speciale” ha lo scopo, dichiara il ministro degli Esteri in un’intervista all’agenzia cinese Xinhua, di contrastare “il desiderio di Washington e dei suoi satelliti di imporre un ordine mondiale americano-centrico”.

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Trump: Zelensky vuole un accordo e rinuncerebbe alla Crimea. Putin smetta di sparare e firmi

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Volodymyr Zelensky è “più calmo” e “vuole un accordo”. È quanto ha riferito Donald Trump, secondo quanto riportato dai media americani, dopo il loro incontro avvenuto nella suggestiva cornice di San Pietro, a margine dei funerali di papa Francesco.

Un incontro positivo e nuove prospettive

Trump ha descritto l’incontro con il presidente ucraino come «andato bene», sottolineando che Zelensky sta «facendo un buon lavoro» e che «vuole un accordo». Secondo il tycoon, il leader ucraino avrebbe ribadito la richiesta di ulteriori armi per difendersi dall’aggressione russa, anche se Trump ha commentato con tono scettico: «Lo dice da tre anni. Vedremo cosa succede».

La questione della Crimea

Tra i temi toccati nel colloquio, anche quello della Crimea. Alla domanda se Zelensky sarebbe disposto a cedere la Crimea nell’ambito di un eventuale accordo di pace, Trump ha risposto: «Penso di sì». Secondo il presidente americano, «la Crimea è stata ceduta anni fa, senza un colpo di arma da fuoco sparato. Chiedete a Obama». Una posizione che conferma il suo approccio pragmatico alla questione ucraina.

L’appello a Putin: “Smetta di sparare”

Trump ha ribadito di essere «molto deluso» dalla Russia e ha lanciato un nuovo appello al presidente Vladimir Putin: «Deve smettere di sparare, sedersi e firmare un accordo». Il tycoon ha anche rinnovato la convinzione che, se fosse stato lui presidente, la guerra tra Mosca e Kiev «non sarebbe mai iniziata».

Un contesto suggestivo

Riferendosi all’incontro tenutosi a San Pietro, Trump ha aggiunto: «È l’ufficio più bello che abbia mai visto. È stata una scena molto bella». Un commento che sottolinea anche la forza simbolica del luogo dove i due leader si sono parlati, all’ombra della basilica vaticana.

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Media, due giornalisti italiani espulsi dal Marocco

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Due giornalisti italiani sarebbero stati espulsi ieri sera dalle autorità marocchine con l’accusa di aver cercato di entrare illegalmente nella città di Laayoune (El Aaiun). Lo rivela il quotidiano marocchino online Hespress. Matteo Garavoglia, 34 anni, giornalista freelance originario di Biella e collaboratore del ‘Manifesto’, e il fotografo Giovanni Colmoni, avrebbero tentato di entrare nella città marocchina meridionale al confine con la regione contesa del Sahara Occidentale “senza l’autorizzazione richiesta dalla polizia”.

I due erano a bordo di un’auto privata e, secondo quanto riporta il quotidiano marocchino, sarebbero stati fermati dagli agenti che hanno interpretato il tentativo di ingresso come un “atto provocatorio, in violazione delle leggi del Paese che regolano gli ingressi dei visitatori stranieri”. Sempre secondo l’Hespress, i due reporter avrebbero cercato di “sfruttare il fatto di essere giornalisti per promuovere programmi separatisti. Per questo sono stati fermati e successivamente accompagnati in auto nella città di Agadir”. Non era la prima volta che i due tentavano di entrare a Laayoune, secondo il quotidiano, ma sempre “nel disprezzo per le procedure legali del Marocco”.

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Mosca: abbattuti 115 droni ucraini, un morto a Bryansk

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Mosca afferma che di aver abbattuto stanotte 115 droni ucraini sul territorio russo e che un civile è rimasto ucciso in uno degli attacchi effettuati dai velivoli senza pilota delle forze di Kiev, quello sulla città occidentale di Bryansk.

Secondo un comunicato del Ministero della Difesa di Mosca citato dall’agenzia di stampa russa Tass i droni ucraini sono stati intercettati sulle regioni di Bryansk (102), Kursk (due) e Belgorod (uno), sulla Crimea (nove) e sul Mar Nero (uno). Il governatore del Bryansk, Alexander Bogomaz, ha scritto su Telegram che “il regime di Kiev ha compiuto un altro atto terroristico questa notte” sul capoluogo di regione uccidendo “un civile” e ferendo “una donna”. L’attacco ha danneggiato anche alcune infrastrutture civili, ha aggiunto Bogomaz.

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