L’imprenditore appena 30enne è attualmente sorvegliato speciale a Brescia. Il suo nome emerge in diverse indagini, anche se mai condannato finora. Centro del suo impero economico si trova al civico 8 di via Montenapoleone. Qui ha sede la Marchese Group Spa “che – si legge sul sito – diversifica le proprie attività spaziando dal settore petrolifero, a quello della salute, da quello pubblicitario, a quello delle soluzioni per le imprese”. In poche parole più affari che attività, pochi lavoratori e solo soldi. Una sede prestigiosa per Rosario Marchese il cui collegamento con i Rinzivillo emerge, secondo la Dia, da un fiume di operazioni finanziarie “milionarie” che dal nord Italia arrivavano a “pregiudicati gelesi orbitanti nella consorteria mafiosa riconducibile al clan Rinzivillo”. Il tenore di vita del trentenne “Rosariuccio” Marchese è apparso sproporzionato rispetto al reddito dichiarato. Negli uffici di via Montenapoleone la Dia ha sequestrato un quadro del maestro fiammingo Jacob Joardens risalente al XVII secolo del valore di sei milioni di euro. La misura patrimoniale a suo carico, come detto, nasce dall’analisi dei flussi finanziari. Circa 27 le segnalazioni sospette per oltre 100 operazioni. Il denaro, è stato accertato dalla Dia e dalla Uif (l’antiriciclaggio della Banca d’ Italia), attraverso triangolazioni societarie, arrivava nel territorio di Gela sotto forma di carte prepagate.
Marchese era riuscito a infiltrarsi anche nell’aeroporto Catullo di Verona, gestito da una società a partecipazione pubblica. Qui una sua società gestiva una sala Vip Lounge, oltre a noleggiare “una flotta di vetture di lusso”.
Insomma via Montenapoleone più che la strada della moda oggi è la strada della mafia o dei manager vicini ai clan.