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Esteri

Ue pronta a nuove sanzioni, Zelensky incalza

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L’Ue si dice “pronta a chiudere scappatoie, a contrastare possibili manovre evasive e a imporre nuove misure coordinate per minimizzare la capacita’” della Russia “di continuare l’aggressione” all’Ucraina. Volodymyr Zelensky ringrazia i 27 – a eccezione dell’Ungheria -, ma biasima il ritardo con cui secondo lui si e’ mossa l’Europa: le sanzioni sono arrivate “un po’ tardi”, afferma il presidente ucraino. Nel comunicato conclusivo del primo dei due giorni del vertice del Consiglio europeo di Bruxelles, l’Ue assicura che “continuera’ a fornire aiuti finanziari, politici, materiali e umanitari all’Ucraina”; che restera’ “al fianco” di Kiev “e del suo popolo, confermando la dichiarazione di Versailles e riconoscendo le aspirazioni ucraine d’ingresso nell’Unione europea”. Il Consiglio europeo ha quindi “rinnovato la richiesta alla Commissione si consegnare le sue valutazioni in linea con le procedure d’ingresso dei trattati”. “Avete bloccato il Nord Stream 2 e ve ne siamo grati, ma e’ stato fatto un po’ tardi – ha detto Zelensky in un video rivolto agli stati membri Ue -. Perche’ se fosse stato fatto in tempo, la Russia non avrebbe creato una crisi del gas”, secondo il presidente ucraino. Che ha criticato il premier ungherese Viktor Orban per la sua posizione rispetto a Mosca. “Esiti a decidere se imporre sanzioni o no? A decidere se far passare le armi o no? Se commerciare con la Russia? Non c’e’ tempo per esitare – ha incalzato Zelensky -, e’ tempo di decidere”. Piatto forte della giornata odierna al Consiglio europeo sara’ il tema dell’energia. Proprio il settore su cui Zelensky vorrebbe piu’ decisione da parte dell’Ue, in tema di sanzioni a Mosca. C’e’ pero’ chi frena, come il premier belga Alexander De Croo. “Nelle settimane passate abbiamo preso delle decisioni irreversibili che ci porteranno nel medio-lungo periodo a disconnetterci dall’energia russa – rileva De Croo -, ma un intervento immediato avrebbe un impatto pesantissimo sulle nostre economie”. E intanto la societa’ Nord Stream 2 Ag a breve presentera’ una petizione di fallimento, anticipa la stampa tedesca. Decidono di estendere le loro sanzioni Australia e Giappone. Canberra colpisce il presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, e i membri della sua famiglia, ma anche 22 russi descritti come “propagandisti operativi nella disinformazione”. Tra questi figurano caporedattori dei media Russia Today, Strategic Culture Foundation, InfRos e NewsFront. Tokyo invece congelera’ i beni di altri 25 cittadini russi, tra cui Igor Shuvalov, ex vice primo ministro e presidente della grande banca statale Vnesheconombank. Oggi sara’ anche il giorno dell’arrivo del presidente americano Joe Biden in Polonia. Nel pomeriggio il commander in chief incontrera’ le truppe Usa a Rzeszow, a circa 100 chilometri dal confine con l’Ucraina. Quei militari “a difesa del fianco orientale della Nato”, come ricorda la Casa Bianca. Ad accogliere Biden ci sara’ il presidente polacco Andrzej Duda. Mosca intanto continua ad accusare gli Stati Uniti di “aver sostenuto Kiev – riporta l’agenzia Tass – nello sviluppo di laboratori segreti per lo sviluppo di armi biologiche di sterminio di massa”, con il Comitato investigativo russo che ora ha aperto un’indagine ufficiale. Tutte scuse, pretesti usati da Vladimir Putin per giustificare la sua cosiddetta ‘operazione speciale’, secondo l’Occidente. Un atteggiamento, quello del presidente russo, che al premier britannico Boris Johnson fa pensare che Putin non voglia affatto la pace, ma anzi che “abbia deciso di rilanciare e provare a groznificare le grandi citta’ dell’Ucraina nel modo in cui ha sempre cercato di fare”. Riferendosi alla citta’ cecena di Grozny, che la Russia bombardo’ e assedio’ nel 1999-2000. Johnson ha annunciato che il Regno Unito fornira’ a Kiev altri 6.000 missili e investira’ altri 30 milioni di euro per aiutare a pagare i soldati e i piloti ucraini. Perche’ l’Ucraina continua a difendersi. Con un crescente bisogno di armamenti, in particolare proprio di missili anticarro e antiaerei. Secondo l’ultima lista di richieste fatte agli Stati Uniti da Kiev – pubblicata dalla Cnn -, all’esercito ucraino servono urgentemente grandi quantitativi di Stinger e Javelin, 500 di entrambe le tipologie. Dal campo, le forze ucraine fanno sapere che le truppe russe hanno fallito nel tentativo di accerchiare la capitale, come nella conquista di Mariupol. E affermano che il ritiro di alcune unita’ di Mosca e’ dovuto alla “perdita di oltre il 50% del loro personale”. Da piu’ parti arriva poi la conferma di “obiettivi di alto valore” colpiti dall’esercito di Kiev. Lo affermano le intelligence di Usa e Regno Unito, constatando come la grande nave d’assalto russa ‘Saratov’ sia stata distrutta durante l’attacco ucraino al porto occupato di Berdyansk. E anche le altre due grandi navi da sbarco ‘Caesar Kunikov’ e ‘Novocherkassk’ sono state danneggiate, informa la resistenza. Ora pero’ la Russia “cerchera’ di riprendere le operazioni offensive in direzione delle citta’ di Brovary e Boryspil per bloccare Kiev da est”, avverte l’ultimo rapporto dello Stato maggiore delle forze armate ucraine.

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Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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Guterres ‘inorridito’ dagli attacchi in Darfur

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  Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “è inorridito dalla situazione sempre più catastrofica nel Darfur settentrionale, mentre continuano gli attacchi mortali alla sua capitale, Al-Fashir”. Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. La città nel Sudan occidentale è sotto assedio da parte delle Forze di Supporto Rapido paramilitari, guidate dal generale Mohamed Hamdan Daglo, che da due anni combattono contro l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhan. Il portavoce ha riferito che Guterres ha anche espresso preoccupazione per le segnalazioni di “molestie, intimidazioni e detenzione arbitraria di sfollati ai posti di blocco”. In questa situazione, l’entità dei bisogni è enorme, ha sottolineato Haq, citando le segnalazioni di “massacri” avvenuti negli ultimi giorni a Omdurman, nello stato di Khartoum.

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