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Esteri

Ue divisa sugli aiuti ma prende forma la Fortezza Europa

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Un fronte più compatto del previsto a protezione dei confini europei, ma frammentato in molteplici trincee difficili da spostare sugli aiuti di Stato. Poco dietro la ribalta lasciata al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, i leader Ue riuniti a Bruxelles portano avanti due battaglie dai contorni contrapposti: quella storica sulla migrazione e quella invece inedita e immediata per rispondere all’offensiva sui sussidi pubblici ‘green’ sferrata da Washington con l’Inflation Reduction Act (Ira). Un duplice confronto iniziato quando la sera era già scesa sull’Europa Building e destinato a tenere banco nei palazzi delle istituzioni Ue nelle settimane a venire. Sul campo della migrazione i tradizionali schieramenti tra Nord Europa e Mediterraneo sono quasi rivoluzionati aprendo la strada a quella ‘Fortezza Europa’ evocata con richieste più o meno esplicite all’indirizzo di Bruxelles affinché finanzi la costruzione di muri. La sfida migratoria richiede da più parti – a partire dalla premier Giorgia Meloni alla quale fanno eco gli omologhi di Baltici, Malta, Grecia, Polonia e Ungheria – “una risposta europea” con un approccio complessivo che punti in un colpo solo alla protezione dei confini esterni, a una solida politica di rimpatri e a un maggiore dialogo con l’Africa e i Paesi d’origine tutti. Prospettive davanti alle quali anche Berlino e Parigi portano acqua al mulino di Roma, giocando di sponda con il cancelliere Olaf Scholz che apre a “decisioni comuni” da tradurre “in politiche pratiche già quest’anno”, e il presidente francese Emmanuel Macron impegnato a chiedere “coerenza” per “ridurre la pressione” migratoria schermandola alla radice.

Istanze condivise che danno forza al progetto, sintetizzata dai premier greco e polacco Kyriakos Mitsotakis e Mateusz Morawiecki, di “sigillare l’Europa” con la costruzione di muri. E a osteggiare apertamente l’idea ormai resta soltanto l’ultimo baluardo Josep Borrell, l’Alto rappresentante Ue, respingendo la possibilità che la ‘Fortezza Europa’ sia una soluzione e rivendicando la possibilità di chiedere ai Paesi terzi di “riprendersi indietro i migranti irregolari” offrendo però “corridoi di immigrazione regolare” perché il punto non è fermare un fenomeno “antico come l’umanità” ma gestirlo “in un modo umano prima di tutto”. E’ invece davanti al muro degli aiuti di Stato per l’industria che l’insolita unità tra i Ventisette torna a sbattere e frantumarsi. Il piano industriale green disegnato dalla Commissione europea per rispondere all’amministrazione Biden tranquillizza soltanto l’accoppiata Berlino-Parigi dai cordoni della borsa larghi. Per tutti gli altri la corsa ai sussidi è impari e la frammentazione del mercato unico è dietro l’angolo. Un rischio davanti al quale Roma, gravata del suo alto debito pubblico, chiede una flessibilità che sia circoscritta con cura solo ad alcuni settori per non falsare la concorrenza europea. E rilancia con la contropartita di “un fondo sovrano per sostenere le imprese” entro l’estate, ma anche con l’auspicio fatto trapelare a margine dei bilaterali di Giorgia Meloni con gli altri leader di “un collegamento sostanziale” con una riforma favorevole del Patto di stabilità e crescita, connotata almeno dall’introduzione della ‘golden rule’ sugli investimenti verdi. Un altro confronto ancora tutto da consumarsi, in attesa del prossimo faccia a faccia tra i leader Ue a fine marzo.

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Esteri

Algeria, uomo rapito da un vicino di casa ritrovato dopo 30 anni

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Le autorità giudiziarie di Djelfa, 300 km a sud di Algeri, capitale dell’Algeria, hanno arrestato oggi un uomo accusato di aver sequestrato per circa trent’anni un vicino di casa, trovato ieri sera sano e salvo, seppure in stato di grave abbandono, in una buca coperta di fieno in un allevamento di pecore. Lo riferisce il tribunale di Djelfa in una nota. La Procura ha ricevuto due giorni fa, il 12 maggio 2024, tramite la divisione regionale della gendarmeria nazionale di El Guedid, una denuncia contro uno sconosciuto secondo cui il fratello del denunciante, Omar Ben Amrane, scomparso da circa 30 anni, si trovava nella casa di un loro vicino, all’interno di un recinto per le pecore”.

https://x.com/Belhassine_Bey/status/1790483411179601969

“In seguito a questa segnalazione, il pubblico ministero del tribunale di Idrissia (provincia di Djelfa) ha ordinato alla gendarmeria nazionale di aprire un’indagine approfondita e gli ufficiali di giustizia si sono recati nella casa in questione. La persona scomparsa (B.A.) è stata ritrovata e il sospetto, di 61 anni, proprietario della casa, è stato arrestato”, aggiunge la nota. “La Procura ha ordinato un trattamento medico e psicologico per la vittima e il sospetto sarà portato davanti alla Procura non appena l’indagine sarà completata”, ha precisato il tribunale.

La nota conclude sottolineando che “l’autore di questo efferato crimine sarà perseguito con tutta la severità richiesta dalle leggi della Repubblica”. Sui social algerini è diventato virale il video del ritrovamento dell’uomo, ritrovato in uno stato pietoso, con abiti trasandati e una lunga barba. Secondo quanto riportato dai media locali algerini, la famiglia della vittima riteneva in precedenza che fosse stata rapita e uccisa da gruppi terroristici islamici armati attivi in Algeria negli anni ’90, quando aveva solo 16 anni.

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Esteri

Zelensky cancella visita a Madrid prevista per venerdì

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha annullato la visita che avrebbe effettuato a Madrid venerdì prossimo, secondo fonti della Casa del Re, dopo che oggi aveva annunciato l’incontro che si sarebbe svolto incontro con Filippo VI e il successivo pranzo al Palazzo Reale. Lo scrive l’agenzia spagnola Efe. Il Palazzo della Zarzuela non ha spiegato i motivi della cancellazione della visita, che sarebbe stata la prima visita bilaterale di Zelensky in Spagna e nella quale avrebbe dovuto incontrare il premier Pedro Sánchez e firmare un accordo sulla sicurezza.

Il viaggio di Zelensky avrebbe incluso il Portogallo, tappa anche questa destinata a saltare stando a Rtp, la televisione pubblica portoghese, che – senza specificare le sue fonti – indica come motivo dell’annullata visita “l’aggravarsi della situazione in Ucraina”, si legge nella homepage della Rtp.

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Economia

Brasile: il governo Lula licenzia il capo di Petrobras

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Il governo del leader brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha licenziato il presidente del colosso petrolifero statale Petrobras, Jean Paul Prates, dopo una disputa tra la società e l’esecutivo sul pagamento dei dividendi. “Prates è stato licenziato”, ha detto un portavoce presidenziale. Da parte sua, Petrobras ha indicato in un comunicato stampa che Prates ha chiesto una riunione del consiglio di amministrazione.

Il 25 aprile gli azionisti di Petrobras hanno approvato il pagamento di 22 miliardi di reais (4 miliardi di euro) di dividendi straordinari per l’esercizio 2023, durante il quale il gruppo ha realizzato il secondo utile netto più grande della sua storia, e il collocamento di altri 22 miliardi in un fondo destinato a garantire il pagamento dei dividendi futuri. Inizialmente il cda di Petrobras, controllata dallo Stato brasiliano, aveva deciso di non pagare alcun dividendo. Questo annuncio, avvenuto il 7 marzo, ha causato il crollo del prezzo delle azioni Petrobras in borsa ed è stato considerato dagli analisti come il risultato di un’ingerenza del governo negli affari della società, una possibilità che preoccupa i mercati dall’avvento al potere del presidente di sinistra Lula all’inizio del 2023.

Lula ha ripetutamente accusato i dirigenti di Petrobras di pensare solo a soddisfare gli azionisti del gruppo, a scapito dei consumatori. Poco più della metà del capitale di Petrobras è detenuto dallo Stato brasiliano, mentre il resto appartiene ad azionisti privati. Jean Paul Prates, ex senatore del Partito dei lavoratori di Lula, è stato nominato capo di Petrobras nel gennaio 2023, poco dopo l’insediamento del presidente, al quale era noto per essere vicino. Il gruppo ha già sperimentato turbolenze durante il mandato quadriennale del presidente di estrema destra Jair Bolsonaro (2019-2022). Quattro presidenti si erano succeduti alla guida dell’azienda, a causa dei violenti disaccordi sulla politica dei prezzi della Petrobras. In 68 anni di esistenza, Petrobras ha conosciuto un susseguirsi di presidenti: 39 precisamente, con una longevità media inferiore ai due anni. Lula ha posto fine al processo di privatizzazione avviato dal governo Bolsonaro. Il governo brasiliano non ha menzionato il nome di un sostituto di Prates. I media brasiliani scommettono su Magda Chambriard, ex capo dell’Agenzia nazionale del petrolio, un’organizzazione responsabile della regolamentazione dell’industria petrolifera brasiliana.

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