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Esteri

Truss difende i tagli fiscali, l’economia deve crescere

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Dopo un pesante silenzio durato giorni in cui l’economia del Regno Unito ha rischiato grosso, fra crollo della sterlina e interventi d’emergenza della Bank of England contro l’instabilita’, finalmente la premier conservatrice Liz Truss e’ tornata a parlare ma solo per ribadire con assoluta caparbieta’ l’intenzione di tirare dritto. “Questo e’ il piano giusto”, ha detto ai conduttori delle stazioni locali della Bbc difendendo a spada tratta il suo taglio massiccio delle tasse, piu’ che altro in favore dei ceti piu’ abbienti, annunciato venerdi’ scorso alla Camera dei Comuni dal cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng gia’ finito sotto accusa. Piano che insieme alla svalutazione del pound ha scatenato il panico sui mercati dei bond con conseguenze sui mutui sempre piu’ costosi e sui prezzi per una popolazione gia’ alle prese con la crisi del caro vita e le bollette alte. Truss ha detto di non temere di essere impopolare e che “ci saranno sempre persone scontente” ma che i suoi sono “provvedimenti urgenti per far crescere la nostra economia” e garantire posti di lavoro e opportunita’. Anche sull’aver privilegiato coi tagli fiscali i piu’ ricchi non si posta di un millimetro da quanto fatto: “Per troppo tempo il dibattito in questo Paese e’ stato sulla ridistribuzione, non su come facciamo crescere la nostra economia”. Il tentativo pero’ di imitare Margaret Thatcher con una ricetta liberista ma piuttosto improvvisata non funziona e cozza contro una realta’ allarmante. Dopo che Truss ha parlato sono saliti i rendimenti dei titoli di Stato britannici mentre la sterlina e’ tornata a scendere. Non solo, il Times ha pubblicato un sondaggio shock di YouGov in cui il Labour e’ al 54% dei consensi contro il 21% dei Tory: il vantaggio di 33 punti e’ il piu’ ampio registrato da un partito dagli anni Novanta. Se non basta ci sono gli inviti a cambiare rotta al piu’ presto arrivati dall’Fmi, dagli economisti e naturalmente dalle opposizioni, a partire dal Labour che chiede a gran voce al cancelliere di riferire in Parlamento. Kwarteng invece difende il suo operato e la mini-manovra definendola “essenziale” in questo momento. Del resto non si puo’ fare retromarcia per non perdere la faccia, almeno non del tutto. Allo stesso modo pero’ proseguire su questa linea ha costi altissimi, dal punto di vista economico, politico e sociale. I britannici sono nel pieno di una crisi destinata solo a peggiorare nell’inverno a fronte di spese in aumento in ogni settore, dalla spesa, alle bollette, ai carburanti fino ai mutui. I sincadati tornano a scioperare dopo la ‘tregua’ per il lutto nazionale dopo la morte della regina Elisabetta II e per sabato preparano un nuovo stop dei trasporti su rotaia nel Regno. La tensione quindi sale, mentre la Bank of England e’ pronta a nuovi interventi come un forte aumento dei tassi con ampie ricadute sull’economia, e la premier non puo’ certo continuare a ripetere il suo mantra della crescita a tutti i costi mentre si va in tutt’altra direzione. La commissione Tesoro dei Comuni ha chiesto al cancelliere di presentare entro la fine di ottobre, quindi un mese prima del previsto, il “piano fiscale di medio termine” con cui finalmente spiegare in modo dettagliato le coperture ai costosissimi interventi annunciati con la mini-manovra. Questo accade in ambito ufficiale ma gia’ da giorni fra i deputati conservatori cresce il malcontento verso Truss e Kwarteng, a nemmeno un mese dalla creazione del nuovo governo dopo l’uscita di Boris Johnson. Di sicuro la poltrona del cancelliere e’ quella piu’ a rischio e la premier potrebbe anche a un certo punto optare per un rimpasto d’emergenza. Un momento di confronto e probabilmente scontro e’ il congresso del partito di governo che si apre domenica a Birmingham: per Truss e’ la prima volta da leader e avviene sotto i peggiori auspici.

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Processo Maradona, la testimonianza shock di Villarejo: “Sedato senza esami. Ricovero in terapia intensiva trasformato in caos”

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Nel quattordicesimo giorno del processo per la morte di Diego Armando Maradona, ha deposto il dottor Fernando Villarejo, responsabile della terapia intensiva della Clinica Olivos, dove il campione fu operato per un ematoma subdurale il 2 novembre 2020, appena 23 giorni prima della sua morte.

Villarejo, 67 anni, con oltre 40 anni di esperienza, ha dichiarato davanti ai giudici del Tribunale Penale Orale n. 3 di San Isidro che Maradona fu operato senza alcun esame preoperatorio, esclusivamente per volontà del suo medico di fiducia, il neurochirurgo Leopoldo Luque, nonostante non vi fosse, secondo i medici della clinica, alcuna urgenza immediata.

Trattamento per astinenza e decisione di sedazione

Tre giorni dopo l’intervento, Villarejo partecipò a un incontro con la famiglia e i medici curanti. Fu allora che Luque e la psichiatra Agustina Cosachov confermarono che l’obiettivo era trattare i sintomi di astinenza da sostanze e alcol.

«Maradona era ingestibile, difficile da trattare dal punto di vista comportamentale», ha riferito Villarejo, aggiungendo che Luque e Cosachov ordinarono di sedare il paziente, consapevoli dei rischi: depressione respiratoria, complicazioni infettive, cutanee e nutrizionali. La sedazione iniziò il 5 novembre e durò poco più di 24 ore, finché lo stesso Villarejo decise di ridurla, vista l’assenza di un piano preciso.

Il caos in terapia intensiva: “Potevano entrare con hamburger o medicine”

Il medico ha denunciato un clima caotico nel reparto: «Troppe persone in terapia intensiva, potevano portare hamburger o qualsiasi altra cosa. È stato vergognoso, scandaloso». Ha poi ammesso: «Mi dichiaro colpevole, ero una pedina su una scacchiera con un re e una regina», riferendosi al peso dell’ambiente vicino a Maradona.

Ricovero domiciliare e responsabilità

Villarejo ha raccontato che il ricovero presso la clinica non era più sostenibile. Fu deciso il trasferimento a casa, dove secondo l’ultima pagina della cartella clinica, fu la famiglia a chiedere l’assistenza domiciliare, sostenuta da Luque e Cosachov.

In aula ha testimoniato anche Nelsa Pérez, dipendente della società Medidom incaricata dell’assistenza a casa Maradona. Pérez ha ammesso che, secondo lei, in Argentina non esistono ricoveri domiciliari, ma che il termine viene usato per semplificazione. La testimone ha nominato Mariano Perroni come coordinatore dell’équipe, composta dagli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almirón.

Tensione in aula: accuse di falsa testimonianza

Le affermazioni di Pérez hanno generato momenti di alta tensione in aula. Gli avvocati Fernando Burlando e Julio Rivas hanno chiesto la detenzione della testimone per falsa testimonianza, ma i giudici hanno rigettato la richiesta.

Nel corso del controinterrogatorio, Pérez ha confermato che non fu ordinato alcun monitoraggio dei parametri vitali, ma che veniva comunque effettuato dall’infermiera per scrupolo, a causa di precedenti episodi di tachicardia.

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Esercito libanese: smantellato il 90% delle strutture di Hezbollah nel sud Libano

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L’esercito libanese ha smantellato “oltre il 90 per cento” dell’infrastruttura militare del gruppo filo-iraniano Hezbollah nel Libano meridionale, vicino al confine con Israele, ha dichiarato un funzionario all’Afp. “Abbiamo completato lo smantellamento di oltre il 90 percento delle infrastrutture di Hezbollah a sud del fiume Litani”, ha dichiarato un funzionario della sicurezza, a condizione di mantenere l’anonimato. L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah libanese prevede lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah.

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Guterres ‘inorridito’ dagli attacchi in Darfur

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  Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “è inorridito dalla situazione sempre più catastrofica nel Darfur settentrionale, mentre continuano gli attacchi mortali alla sua capitale, Al-Fashir”. Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro, Farhan Haq. La città nel Sudan occidentale è sotto assedio da parte delle Forze di Supporto Rapido paramilitari, guidate dal generale Mohamed Hamdan Daglo, che da due anni combattono contro l’esercito del generale Abdel Fattah al-Burhan. Il portavoce ha riferito che Guterres ha anche espresso preoccupazione per le segnalazioni di “molestie, intimidazioni e detenzione arbitraria di sfollati ai posti di blocco”. In questa situazione, l’entità dei bisogni è enorme, ha sottolineato Haq, citando le segnalazioni di “massacri” avvenuti negli ultimi giorni a Omdurman, nello stato di Khartoum.

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