Lo shock del disastro aereo in Etiopia si riverbera come un’onda d’urto in tutto il globo e alla fine la stessa Boeing, dopo gli enti aeronautici e compagnie aeree di mezzo mondo, ultimi stasera gli Stati Uniti di Donald Trump, ha deciso di mettere a terra l’intera flotta di 737 Max. Il colosso aeronautico di Seattle, preceduto proprio da un tweet di Trump, ha ribadito la sua piena fiducia nel modello, ma ha annunciato di aver raccomandato, “per abbondanza di precauzione e per rassicurare il pubblico, alla Federal Aviation Administration (FAA), la temporanea sospensione dell’intera flotta di 371 velivoli 737 Max”. “Boeing e’ un’azienda straordinaria e sta lavorando duro”, aveva twittato poco prima Trump annunciando il fermo dei 737 Max anche in America e facendo perdere un nuovo 2,49% al titolo Boeing dopo il crollo di ieri in Borsa. Ma il sospetto che si addensa sul modernissimo velivolo e sul suo software di volo incriminato e’ per ora un nodo duro da sciogliere. L’Etiopia, che sta faticosamente cercando di recuperare dignitosamente i resti delle vittime ridotti a frammenti umani, ha deciso di spedire in Germania le due scatole nere malamente danneggiate perche’ non in grado di analizzarle.
Ma l’ente federale per la sicurezza del volo tedesca ha confessato di aver declinato la richiesta, perche’ non in possesso del software necessario a decifrarle. Proprio dall’analisi delle scatole nere ci si attende chiarezza sui sospetti che al momento gravano sul primo costruttore aerospaziale del mondo, e in particolare sul sistema di guida automatico, dopo l’incidente, apparentemente analogo, di cinque mesi fa alla Lion Air, con un 737 Max precipitato anch’esso pochi minuti dopo il decollo con 189 persone a bordo. “Non crediamo alle coincidenze”, ha dichiarato il presidente dell’ENAC, Nicola Zaccheo a margine della sua audizione al Senato sull’incidente. “Finche’ non avremo evidenza di tutte le informazioni necessarie sulla causa degli incidenti non riapriremo i cieli ai Boeing 737 Max 8. In ogni caso la decisione di riaprire sara’ concertata con l’Easa (l’ente aeronautico dell’Ue) e con le altre autorita’ europee”. Alla gia’ lunga lista di Paesi e compagnie che avevano messo a terra o chiuso gli spazi aerei ai 737 Max 8, fra i quali l’Unione europea, si sono aggiunti oggi, fra gli altri, il Canada, la Turchia, gli Emirati arabi, la Nuova Zelanda e il Libano, mentre le Indonesian Airlines ha sospeso l’acquisto dei 737 e la compagnia low cost Norwegian ha deciso di chiedere i danni.
“In aggiunta all’addestramento di base per i velivoli del tipo 737, i nostri piloti hanno avuto un supplemento di addestramento sul modello Max”, ha spiegato in conferenza stampa l’amministratore delegato della Ethiopian Airlines, Tewolde Gebremariam. “Dopo il disastro della Lion, la questione e’ stata posta, e Boeing ha inviato ulteriori istruzioni che riteneva che i piloti dovessero conoscere” e che “riguardavano i comportamenti da tenere in questo particolare tipo di aereo: informazioni che sono state fatte proprie dai nostri piloti e inseriti nei loro manuali”. Ma l’Independent rivela due casi, entrambi segnalati in circostanze anonime alla Nasa, di aerei che hanno iniziato a perdere violentemente quota subito dopo l’avvio del pilota automatico, in un caso “con il muso all’ingiu'”. Una scatola nera ha registrato un pilota che gridava “Non cadere! Non cadere!”, prima di disattivare l’autopilota. Sul luogo del disastro vicino ad Addis Abeba, diventato meta di un triste pellegrinaggio dei cari delle vittime 157 vittime (otto dei quali sono italiani) in lacrime, non e’ stato rinvenuto nemmeno un cadavere. Ai familiari non potra’ essere affidato alcun resto da compiangere: l’aereo “e’ interamente sprofondato nel terreno. Purtroppo abbiamo ritrovato solo piccoli brandelli”, ha detto il Ceo di Ethiopian Airlines.
Mediobanca lancia offerta su Banca Generali: nasce un colosso del Wealth Management
Mediobanca offre la propria partecipazione in Generali per acquisire Banca Generali e rafforzarsi nel Wealth Management con 210 miliardi di attivi in gestione.
Mediobanca ha ufficialmente lanciato un’offerta pubblica di scambio sul 100% di Banca Generali, proponendo al Leone di Trieste la propria partecipazione azionaria in cambio della controllata specializzata nel settore del risparmio gestito. L’operazione, annunciata attraverso una nota ufficiale, comporta per Mediobanca la cessione della sua quota in Generali e un simultaneo investimento in Banca Generali per un valore complessivo di 6,3 miliardi di euro.
Evoluzione del rapporto tra Mediobanca e Generali
Secondo quanto precisato da Piazzetta Cuccia, questa mossa rappresenta un cambiamento strategico nei rapporti tra Mediobanca e Generali: da un semplice legame finanziario si passa a una “forte partnership industriale”, segnando una nuova fase di collaborazione tra i due gruppi.
Obiettivo: la leadership nel Wealth Management
L’operazione permetterà a Mediobanca di rafforzare notevolmente la propria presenza nel settore del Wealth Management. Una volta completata l’aggregazione, il gruppo potrà contare su attivi in gestione pari a 210 miliardi di euro, ricavi per circa 2 miliardi e una capacità di crescita stimata in oltre 15 miliardi annui. Un passo decisivo che conferma la volontà di Mediobanca di posizionarsi come leader di mercato in un settore strategico e in forte espansione.
In Italia sale il rischio di povertà tra le persone che lavorano anche se impegnate a tempo pieno: nel 2024 gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al netto dei trasferimenti sociali sono il 9%, in aumento dall’8,7% registrato nel 2023. Una percentuale più che doppia di quella della Germania (3,7%). E’ quanto emerge dalle tabelle Eurostat appena pubblicate secondo le quali, invece, sono il 10,2% i lavoratori di almeno 18 anni occupati per almeno la metà dell’anno (sia full time che part time) a rischio povertà, anche questi in aumento rispetto al 9,9% del 2023 .
In Spagna la percentuale dei lavoratori impegnati full time poveri è del 9,6% mentre in Finlandia è al 2,2%. Per chi lavora part time la percentuale di chi risulta povero in Italia nel 2024 risulta in calo dal 16,9% al 15,7%. La povertà lavorativa sale in Italia soprattutto per i lavoratori indipendenti, tra i quali il 17,2% ha redditi inferiori al 60% di quello mediano nazionale (era il 15,8% nel 2023) mentre per i dipendenti la quota sale all’,8,4% dall’8,3% precedente. In Germania la quota degli occupati over 18 in una situazione di povertà è diminuita dal 6,6% al 6,5% mentre in Spagna è diminuita dall’11,3% all’11,2%. Soffrono in Italia di questa condizione soprattutto i giovani: tra i 16 e i 29 anni è povero l’11,8% degli occupati mentre tra i 55 e i 64 anni è il 9,3%. Nella povertà lavorativa conta il livello di istruzione.
Tra i lavoratori che hanno fatto la sola scuola dell’obbligo in Italia si registra un 18,2% di occupati poveri (era il 17,7% del 2023) mentre la percentuale crolla tra i lavoratori laureati, tra i quali solo il 4,5% risulta con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale. Ma in questo caso si registra un importante aumento, visto che la percentuale era al 3,6% nel 2023. Si registra invece un lieve calo della povertà tra gli occupati che hanno un diploma con il 9,1% in difficoltà nel 2024 a fronte del 9,2% dell’anno precedente.
Da lunedì i soci di Banco Bpm potranno aderire all’offerta di Unicredit ma in questo momento tutti si chiedono se conviene, gli azionisti di Piazza Meda, la Borsa e lo stesso Andrea Orcel, il ceo di Piazza Gae Aulenti. Agli azionisti converrebbe vendere sul mercato. Per ciascuna azione di Bpm consegnata, che nell’ultima seduta di Borsa valeva 9,74 euro consegnata, si ricevono 0,175 azioni UniCredit (che venerdì valevano 50,87 euro), uno sconto che va oltre l’8 per cento. Improbabile un rialzo di prezzo ora che Unicredit deve fare i conti con i paletti imposti dal governo e con l’acquisizione di Anima che senza il Danish Compromise – una normativa europea che consente alle banche di acquisire assicurazioni con un minor assorbimento di capitale – pesa sull’indice patrimoniale di Banco Bpm e la rende meno attraente. L’offerta però resterà aperta fino al 23 giugno e nel frattempo Unicredit cerca un dialogo con il governo.
Le prescrizioni, tra cui il mantenimento del rapporto prestiti/depositi in Italia, le filiali di Banco Bpm in Lombardia e l’uscita dalla Russia entro il gennaio 2026, hanno un impatto che gli analisti di Jp Morgan hanno provato a calcolare: cento milioni di minori sinergie sui ricavi derivanti dalla stabilità del rapporto prestiti/depositi; 47 punti base di impatto CET1 derivante dall’uscita dalla Russia equivalente a 1,4 miliardi di capitale; 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale di 0,9 miliardi di euro. E in caso di inadempimento o violazione delle prescrizioni, secondo indiscrezioni, rischierebbe una multa compresa tra 300 milioni e 20 miliardi di euro. La normativa stabilisce infatti che la sanzione amministrativa possa arrivare fino al doppio del valore dell’operazione, e non sia inferiore all’1% del fatturato cumulato dell’ultimo esercizio approvato. Mentre Orcel si interroga se ne valga la pena, le tecnicalità vengono portate avanti e dopo una lunga istruttoria il 24 aprile è stato notificato alla DG Competition l’operazione di fusione e una risposta è attesa entro il 4 giugno.
“Data la forte complementarietà, presumiamo che non vi sia alcun piano di riduzione degli sportelli di in Lombardia”, sottolineano gli analisti di Jp Morgan, ricordando che Banco Bpm ha una quota di mercato del 13% contro il 6% di Unicredit. Resta in ogni caso sotto la soglia del 25% richiesta dall’Antitrust europeo. Il gruppo combinato avrebbe quote di mercato in eccesso solo in Sicilia (27%); raggiungerebbe il 24% in Val d’Aosta e Molise, il 23% in Piemonte, il 21% in Veneto e Lazio. La via del dialogo va percorsa, anche se il ministro Giancarlo Giorgetti tiene il punto e, a margine dei lavori del Fmi, non mostra segni di ammorbidimento. “Il governo deve valutare l’interesse nazionale, che non sono le competenze della Bce o della dg competition, è l’interesse nazionale. Qui (negli Usa ndr) ho capito che l’interesse nazionale risponde ad un concetto abbastanza virile anche in materia economica. In Italia abbiamo un concetto di interesse nazionale un po’ più lasco. Io li invidio gli americani”, ha chiosato.