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Cronache

Tre migranti denunciati, il cargo al largo di Ischia non è stato dirottato

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Toccherà ai magistrati della Procura di Napoli capire cosa sia avvenuto sulla nave Galata Seaway, teatro del blitz della Marina Militare dopo una richiesta di aiuto lanciata dal comandante dell’imbarcazione turca che ha denunciato la presenza di immigrati a bordo armati di coltelli forse pronti ad un dirottamento. Al momento nessun elemento investigativo fa, però, supporre che la volontà del gruppo fosse quella di modificare, con la forza, la rotta del mercantile. I pm partenopei, che hanno avviato un fascicolo di indagine, hanno affidato le indagini agli uomini della Squadra Mobile, al Gico del Nucleo di Polizia economico-finanziaria e al Roan della Guardia di finanza. Gli investigatori per tutta la notte hanno ascoltato i 15 clandestini individuati a bordo, i 19 componenti dell’equipaggio e i tre passeggeri.

Mettendo in fila gli elementi raccolti gli inquirenti sembrano, quindi, escludere la pista del dirottamento della nave che era salpata il 7 giugno dal porto di Topcular in Turchia ed era diretta a Setè in Francia. L’Sos è scattato dopo che alcuni componenti dell’equipaggio, quando l’imbarcazione si trovava a poche miglia da Ischia, ha individuato il gruppo di immigrati a bordo, alcuni dei quali erano armati di coltelli e taglierini. “Quando ci hanno scoperti avevamo paura che ci fermassero per rimpatriarci”, è quanto hanno riferito alle autorità alcuni di loro nel corso degli interrogatori. Dal canto suo però il comandante avrebbe riferito agli inquirenti di avere visto almeno due clandestini armati di coltello nella zona macchine del mercantile e di avere quindi deciso di lanciare l’allarme.

Una ricostruzione confermata anche dalle immagini di una telecamera a circuito chiuso. Chi indaga ha proceduto all’identificazione di 14 persone: si tratta di un iraniano, quattro siriani e nove iracheni. Le uniche due donne sono state ricoverate in ospedale, si tratta di di una migrante incinta e un’altra con condizioni generali fragili. Due uomini sono stati curati, uno per sospetta frattura di una caviglia ed uno con ipotermia severa. Mentre gli altri 11 uomini saranno accompagnati in un centro di accoglienza. Al termine della prima fase istruttoria effettuata dopo l’approdo della nave a Napoli, la polizia giudiziaria ha proceduto a denunciare a piede libero tre immigrati per porto d’armi. I due coltelli e il taglierino trovati sono stati sequestrati e secondo quanto sostenuto sarebbero stati utilizzati per tagliare i teloni dei camion e uscire.

La Galata Seaway nella mattinata di sabato dopo l’ok dell’autorità è ripartita da Napoli, dove era arrivata, nella tarda serata del 9 giugno, scortata dopo l’intervento dei marò del San Marco. Il blitz della Marina è scattato dopo che i marinai turchi hanno lanciato l’allarme alla Guardia Costiera francese che ha immediatamente allertato gli omologhi italiani. Nelle acque del Golfo di Napoli sono, quindi, intervenuti due elicotteri: gli uomini della Brigata San Marco, la Fanteria del mare, si sono calati sul cargo mentre quelli del Comsubin sono rimasti sull’elicottero per monitorare la situazione. Una volta a bordo i militari italiani hanno immediatamente bloccato una parte del gruppo dei presunti pirati.

Gli altri aggressori invece si sono dileguati sparpagliandosi e andandosi a nascondere anche sotto i camion e sopra i container. È quindi, scattata la seconda fase dell’operazione, durata alcune ore, per individuare anche gli altri migranti. In tarda serata è arrivato il tweet del ministro della Difesa, Guido Crosetto che ha rivolto i suoi complimenti ai “ragazzi del Battaglione San Marco, ai poliziotti ed ai finanzieri, che hanno concluso una splendida operazione in collaborazione”. Nei confronti dei 15 immigrati verranno ora applicate le procedure ordinarie previste per i migranti, in attesa delle ulteriori valutazioni che la Procura farà nei prossimi giorni.

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Anziana investita e uccisa a Napoli, caccia a pirata strada

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Una donna anziana e’ morta a Napoli, vittima di un pirata della strada. Alle 18.15 circa di ieri, in via Labriola, sulla carreggiata in direzione via E. Ciccotti, R.R., 80 anni, e’ stata investita mentre attraversava la strada. Secondo prime ricostruzioni, un’auto si era fermata per consentire il passaggio alla signora, ma una Citroen di colore blu scuro, nel tentativo di sorpassare questa vettura, ha investito la donna e poi e’ fuggita. La Polizia Locale e’ impegnata nelle indagini per identificare il conducente e il veicolo coinvolto. La vittima era stata trasportata all’ospedale Cardarelli in stato di incoscienza e dopo poche ore e’ deceduta.

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Omicidio Giulia Cecchettin, Turetta premeditò il delitto: rischia ergastolo

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E’ un carico accusatorio molto pesante quello che la procura di Venezia contesta nell’avviso di chiusura delle indagini a Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Mentre il ‘rumore’ esploso nelle piazze e nelle coscienze in nome di Giulia non si e’ mai spento, a sei mesi dalla notte dell’11 novembre quando venne ammazzata tra le fabbriche e le strade vuote di Fosso’, pochi chilometri lontano dalla sua casa di Vigonovo, gli inquirenti tirano una linea e sciolgono alcuni nodi giuridici. E decidono che si’, Turetta aveva premeditato di ucciderla come dimostrerebbero, spiega il procuratore Bruno Cherchi, “la ricerca dei luoghi tramite internet, l’acquisto del materiale necessario per immobilizzare la vittima, la cartina geografica, l’atto di silenziare la persona offesa mettendole del nastro adesivo per non farla urlare, serrare i polsi e le gambe della ragazza”.

Aggiungono l’aggravante della crudelta’, da intendersi come la giurisprudenza la intende: aver inflitto “sofferenze gratuite e non collegabili al normale processo di causazione della morte”. In questo caso con venti coltellate, le prime nel parcheggio davanti alla villetta dove viveva quando Turetta l’aggredi’ a bordo della sua Fiat Punto nera. Qui per diverse ore sono rimaste sull’asfalto le tracce di sangue della ragazza ed e’ stato trovato un coltello da cucina. Poi, dopo averla immobilizzata con lo scotch, questa e’ la ricostruzione della Procura, l’ha spinta in auto, superando la sua resistenza, ha raggiunto in pochi minuti Fosso’ e l’ha assalita di nuovo, finendola. Da li’ e’ iniziata la fuga che ha tenuto l’Italia col fiato sospeso per una settimana. Dopo il delitto Turetta era scappato verso il Friuli e, abbandonato il corpo in un dirupo vicino al lago di Barcis, era fuggito verso l’Austria e poi in direzione Germania, dov’e’ stato fermato dalla polizia tedesca, vicino a Lipsia, nella mattinata del 19 novembre. “L’ho uccisa io” ha detto subito Filippo a chi l’ha fermato, una confessione non utilizzabile nel processo mentre lo e’ quella messa a verbale nel carcere Montorio di Verona, dov’e’ detenuto.

Il contesto in cui il delitto e’ maturato sarebbe stato quello dello stalking, come suggerito alla Procura da chat e testimonianze che riferiscono delle insistenze morbose del giovane nei confronti dell’ex compagna dopo che la loro storia era finita. Omicidio aggravato da premeditazione, crudelta’, efferatezza, sequestro di persona, porto d’armi e occultamento di cadavere, e’ il robusto capo d’imputazione da cui dovra’ difendersi davanti alla Corte d’Assise. Non c’e’ spazio per il rito abbreviato, che avrebbe comportato uno sconto di un terzo della pena, perche’ i reati sono cosi’ gravi da ipotizzare l’ergastolo. Si chiude cosi’ la prima parte ‘giudiziaria’ di quella che nel frattempo e’ diventata la storia di Giulia e non, come spesso accade nella narrazione mediatica, quella del suo presunto omicida, sul quale si sono spente le luci. La storia di Giulia, di suo padre Gino e della sorella Elena che mai come prima hanno portato l’attenzione sul tema dei femminicidi con i loro appelli a un cambiamento culturale profondo.

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Adr lancia ‘Airport in the City’: a Termini check-in di Ita

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All’inaugurazione di “Airport in the City” sono intervenuti, tra gli altri , la ministra del Turismo Daniela Santanchè, il presidente di Ita, Antonino Turicchi, il presidente dell’Enac, Pierluigi Di Palma, il Presidente di Unindustria, Angelo Camilli. “È con grande soddisfazione che oggi ci uniamo ad Aeroporti di Roma per celebrare l’inaugurazione di Airport in the City, un servizio che rende l’esperienza di viaggio sempre più agile e confortevole – ha detto Turicchi – Questo progetto riflette la stretta collaborazione tra ITA Airways e Aeroporti di Roma, evidenziando il comune impegno per l’innovazione e la sostenibilità nel settore dei trasporti”.

“Il progetto di Adr si inscrive appieno nel processo di innovazione e interconnessione del trasporto aereo che l’Enac persegue da tempo” – ha aggiunto il presidente Enac Pierluigi Di Palma. “L’hub di Fiumicino, prima porta d’accesso all’Italia più volte premiato come migliore scalo d’Europa, sviluppa l’integrazione con la stazione Termini, primo snodo ferroviario nazionale, rafforzando l’intermodalità aria-ferro. Con il check-in off-airport Termini Fiumicino, il comparto aereo italiano si riconferma una realtà innovativa, sostenibile e, soprattutto, attenta ai diritti dei passeggeri con l’offerta di servizi di qualità che, oggi, rappresentano l’elemento più importante per le scelte dei consumatori”.

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