Alle Olimpiadi di Tokyo 2020, l’Italia e’ medaglia d’oro nell’inseguimento a squadre maschili di ciclismo su pista. Nella finale per il primo posto il quartetto azzurro – Simone Consonni, Filippo Ganna, Francesco Lamon, Jonathan Milan – ha superato la Danimarca. Per l’Italia e’ il sesto oro a Tokyo 2020. Oro olimpico con record del mondo per il quartetto azzurro – Simone Consonni, Francesco Lamon, Jonathan Milan e Filippo Ganna – che hanno battuto la Danimarca con il tempo di 3’42”032, migliorando il primato stabilito ieri, 3’42”307, e superando la Danimarca di soli 166 millesimi.
In caduta libera su un oro “che illumina piu’ di qualsiasi vittoria”. Filippo Ganna di trionfi se ne intende, lui che alterna pista e strada, e nei velodromi ha stupito il mondo vincendo il mondiale dell’inseguimento individuale a 19 anni per poi ripetersi altre tre volte. Ma nulla e’ come un oro olimpico. “Da ieri sera ci siamo detti che potevamo fare qualcosa di grande”, rivela l’uomo-jet del quartetto azzurro dell’inseguimento, dopo aver trainato l’Italia a vincerlo a Tokyo 2020. “Avevamo il paracadute – aggiunge riferendosi alla finale a due con la Danimarca che assicurava almeno un argento – ma abbiamo deciso di andare in caduta libera verso qualcosa di piu’. Vincere un Mondiale illumina la carriera, ma un oro ai Giochi illumina tutto. Anche il ciclismo su pista, che ha bisogno di giorni cosi’ per far innamorare i bambini”. Occhi a cuore devono averli avuti, in assenza di spettatori, anche gli italiani incollati alla tv da casa. Ganna, sulla cui velocita’ nell’ultimo chilometro puntavano apertamente il tecnico Villa e i compagni, cede pero’ il palcoscenico al team. “Se io sono lanciato e prendo il ritmo, devo solo mantenerlo – spiega – Ma vi assicuro che e’ molto piu’ difficile il lavoro di loro tre”.
Ovvero di Francesco Lamon, 27 anni di Mirano, che ha lanciato l’inseguimento “con l’obiettivo di partire forte senza imballare le gambe dei compagni”; Simone Consonni, 27 anni di Ponte San Pietro, che ora pensa all’ altra specialita’ in cui e’ in gara, il Madison, sabato; e di Jonathan Milan, 21enne di Tolmezzo che era riserva fino ai Mondiali 2020, ieri e’ andato a dormire “con mille dubbi e pensieri” e stamane si e’ svegliato “sicuro che ce la potevamo fare”. Il senso del gruppo lo racconta Samon: “Quando abbiamo provato questa gara e finivamo la giornata con le gambe a pezzi, il giorno dopo ci divertivamo comunque a tirare come matti: il segreto e’ quello, divertirsi”, spiega prima di cadere dalle nuvole a una domanda sulla tentazione della vigilia del tecnico Villa di sostituirlo con la riserva Elia Bertazzo (“no, niente del genere”, dicono in coro i compagni).
Ganna conferma di essere leader del quartetto anche nelle parole. “Ce lo siamo detti ieri, tra noi quattro, quanto un oro possa illuminare la tua vita: l’Olimpiade e’ lo sport – sottolinea – Quando noi abbiamo cominciato questo sport, chi vinceva, era un idolo. Ora siamo noi quelli da battere. Quanto a me, non chiedetemi cosa faccio tra pista e strada: abbiamo vinto l’oro da poco, a quello pensero’ domani…”. Con la stessa naturalezza con cui definisce il suo sprint finale un semplice “tenere il ritmo”, Ganna prova a leggere la gara. “Sapevamo che i danesi erano piu’ forti nei primi tre chilometri, ma noi avevamo l’ultimo per lo sprint: quando sono partito, non ho pensato alle tabelle, ma a pedalare piu’ veloce possibile”. Come Jacobs, che pensava solo ‘a correr forte’.
”Se pensiamo da dove siamo partiti e guardiamo la nostra classifica a quattro giornate dalla fine del campionato dico che il lavoro della squadra e dell’allenatore è stato incredibile: se arriveremo in fondo sarà tutto merito loro”. A parlare è il direttore sportivo del Napoli capolista Giovanni Manna, premiato oggi a Coverciano come il migliore nel suo ruolo durante la manifestazione ‘Inside the Sport 2025’ promossa da Ussi e Mcl.
”Ringrazio chi mi ha scelto e voluto, per adesso siamo felici di quello che abbiamo fatto – ha aggiunto Manna – L’impegno della famiglia De Laurentiis è stato costante, il prossimo anno giocheremo la Champions e stiamo già programmando, il Napoli ha sempre investito nei calciatori anche se adesso siamo tutti concentrati sul presente”.
Sull’exploit di Mcominay che sta dimostrando di essere decisivo per la squadra e fra i migliori colpi di mercato il dirigente partenopeo ha dichiarato: ”Uno come lui non andava scoperto, sapevamo che era un calciatore importante, serviva solo metterlo al centro di un progetto preciso. Prima che guardi io un giocatore c’è un lavoro dello staff. La Premier è migliore campionato del mondo, con i calciatori migliori. Il livello è alto, c’è tutto, intensità, tecnica, tattica”.
L’Inter prova a serrare le file. Nel periodo più duro della stagione, con una crisi accentuata dalla sconfitta con la Roma (la terza di fila in tutte le competizioni come non accadeva dal 2016/17), la squadra nerazzurra deve provare a rimanere compatta, perché all’orizzonte c’è uno scoglio particolarmente rilevante come il Barcellona di Hansi Flick. Mercoledì infatti Lautaro Martinez e compagni si giocheranno la semifinale di andata di Champions League in casa dei blaugrana, arrivando però alla sfida probabilmente nella peggior condizione possibile, sia atleticamente che a livello mentale. Il ko di domenica contro i giallorossi a San Siro ha infatti mostrato tutte le difficoltà della squadra di Simone Inzaghi in questo momento, problemi che erano già emersi nel derby di Coppa Italia perso per 3-0 col Milan.
La speranza in casa nerazzurra era che alla sconfitta contro i rossoneri potesse seguire una immediata reazione, ma così non è stato. Anzi, la prestazione contro la Roma ha mostrato che il momento è quantomai delicato. Una situazione complicata anche dall’ultimo infortunio, ovverosia quello di Benjamin Pavard, e dalle condizioni non ideali di uno dei top player, cioè Marcus Thuram. Il difensore francese, uscito dopo un quarto d’ora nella sfida con la Roma, è alle prese con una distorsione alla caviglia sinistra e non partirà iniseme alla squadra per Barcellona. Diversa invece la situazione per quanto riguarda l’attaccante: dopo l’affaticamento muscolare che lo ha costretto a saltare le ultime gare, C’è ottimismo, anche considerando che oggi si è allenato a parte, ma con un buon ritmo.
Ora tutto dipenderà dai riscontri delle prossime ore e di domani: se le sensazioni saranno positive, sarà disponibile per giocare. Per rialzarsi, ora, servirà anche l’esperienza dei trascinatori e dei leader della squadra. Come Henrikh Mkhitaryan, che, intervistato dalla Uefa, ha messo il Barcellona nel mirino: “Per noi ogni partita è molto importante. Non importa se sia di Champions League, di campionato o di Coppa Italia, perché alla fine sono tutte importanti. È una stagione difficile: vogliamo vincere qualcosa perché abbiamo una grandissima squadra”. le sue parole. “Non sarà facile, perché loro hanno grandi talenti ma anche giocatori molto esperti. Sarà molto interessante, perché le semifinali e le finali sono sempre belle da giocare e da guardare. Speriamo di poter giocare al meglio sia l’andata che il ritorno e di arrivare in finale”, ha aggiunto Mkhitaryan.
“Inzaghi? Il mio rapporto con lui è molto buono. So quando fare sul serio e quando scherzare, conosco il confine. È un allenatore molto intelligente, molto amichevole e lo dimostra dentro e fuori dal campo – ha proseguito -. Sono contento di averlo conosciuto in questa fase della mia carriera, perché arrivare all’Inter a 33 anni non è stato facile: a questa età le prestazioni calano, ma gli sono grato perché posso ancora giocare e dimostrare le mie qualità a me stesso e a tutto il mondo”, ha concluso il centrocampista armeno.
Mario Cipollini è stato assolto oggi dal tribunale di Verona dall’accusa di avere calunniato il suo ex patron, Ivano Fanini, perché il fatto non costituisce reato. La sentenza è stata emessa oggi al giudice Peter Michaeler che si è riservato di pubblicare le motivazioni entro 15 giorni. Il pubblico ministero Eugenia Bertini aveva chiesto la condanna a due anni per il campione di ciclismo. Il “Re Leone” era finito a processo in una lite giudiziaria che si trascina da oltre un decennio con il dirigente sportivo che lo aveva scoperto e lanciato nel ciclismo.