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‘Surovikin è a riposo’, ancora giallo sul generale russo

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Il generale Surovikin “adesso è a riposo, per ora non è disponibile”. Il presidente della Commissione Difesa della Duma Andrey Kartapolov ha cercato di liquidare così, sbrigativamente, una domanda sull’ex comandante delle truppe russe in Ucraina. Eppure le poche parole pronunciate in fretta dal deputato (ed ex generale) non fanno che infittire il mistero attorno al comandante dell’aviazione russa noto come “generale Armageddon” e accusato di metodi brutali. È dal 24 giugno che Surovikin non viene visto in pubblico. Cioè dalla rivolta armata dei mercenari della compagnia Wagner. Quel giorno il generale apparve con un fucile in mano in un video in cui esortava i ribelli a tornare indietro. Per qualcuno tuttavia non è chiaro se stesse parlando sotto coercizione o meno. Da allora, e sono passate quasi tre settimane, di questo alto ufficiale si sa poco e niente.

Il generale Surovikin è considerato abbastanza vicino a Yevgeny Prigozhin, l’oligarca a capo dei mercenari insorti, e secondo alcune fonti interpellate da giornali russi e internazionali sarebbe stato arrestato subito dopo la rivolta. O forse interrogato e rilasciato, come suppone IStories. Ma non ci sono conferme, nulla di certo. Fonti del Financial Times sostenevano nei giorni scorsi che fosse stato “arrestato”, ma rimarcavano pure che non era chiaro se fosse stato “accusato di cospirazione” o “semplicemente fermato per essere interrogato”. Un paio di settimane fa, un canale Telegram considerato vicino alla polizia sosteneva invece che, secondo un familiare, a Surovikin non fosse in realtà “successo nulla”. Ma il contenuto dell’intervista non è verificabile così come l’identità dell’intervistato. Quello di Surovikin è un vero e proprio giallo. E resta al momento irrisolto. Due giorni fa il suo superiore, il capo di stato maggiore Valery Gerasimov, è comparso in un video per la prima volta dall’insurrezione. Riceveva un rapporto dell’aviazione, ma a consegnarglielo non era Surovikin, che l’aviazione la comanda, ma il suo vice Viktor Afzalov.

Citando proprie fonti tra i funzionari americani, il New York Times ha scritto che l’intelligence Usa ritiene che Surovikin sapesse in anticipo dei piani della Wagner per tentare di scardinare i vertici del ministero della Difesa di Mosca. Il Cremlino ha bollato queste informazioni come “speculazioni” ma non ha chiarito la posizione del suo generale. “Prigozhin non avrebbe lanciato la sua rivolta se non avesse creduto che altri in posizioni di forza sarebbero venuti in suo aiuto”, dicono alcuni dirigenti statunitensi al giornale. Questo però non significa che Surovikin appoggiasse l’ammutinamento. Alcuni osservatori sottolineano anzi che è stata proprio l’aeronautica comandata dal “generale Armageddon” a opporsi militarmente agli insorti.

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Blinken in visita a sorpresa in Ucraina

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Il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato in visita a sorpresa in Ucraina. Il capo della diplomazia Usa è giunto stamattina a Kiev con un treno notturno dalla Polonia. E’ previsto un incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo i giornalisti al seguito di Blinken. Si tratta del quarto viaggio in Ucraina del segretario di stato americano dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022. La visita è intesa a rassicurare Kiev sul continuo sostegno degli Stati Uniti e a promettere un flusso di armi in un momento in cui Mosca sta conducendo una pesante offensiva nella regione nordorientale ucraina di Kharkiv.

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‘Chora è una moschea’, scintille Erdogan-Mitsotakis

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La moschea di Kariye a Istanbul, un tempo chiesa ortodossa di San Salvatore in Chora e tesoro del patrimonio bizantino, diventa tempio della discordia tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il premier greco Kyriakos Mitsotakis, nel giorno della visita del leader ellenico ad Ankara proprio per confermare la stagione di buon vicinato tra i due Paesi dopo decenni di tensioni. Le divergenze sulla moschea si sono riaccese nei giorni scorsi, dopo che il 6 maggio scorso San Salvatore in Chora, chiesa risalente al V secolo e tra i più importanti esempi dell’architettura bizantina di Istanbul, è stata riaperta dopo lavori di restauro durati quattro anni.

Convertita in moschea mezzo secolo dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi ottomani del 1453, Chora è stata trasformata in un museo dopo la Seconda guerra mondiale, quando la Turchia cercò di creare una repubblica laica dalle ceneri dell’Impero Ottomano. Ma nel 2020 è nuovamente diventata una moschea su impulso di Erdogan, poco dopo la decisione del presidente di riconvertire in moschea anche Santa Sofia, che come Chora era stata trasformata in un museo. La riapertura aveva suscitato malcontento ad Atene, con Mitsotakis che aveva definito la conversione della chiesa come “un messaggio negativo” e promesso alla vigilia del suo viaggio ad Ankara di chiedere a Erdogan di tornare sui suoi passi in merito. Una richiesta respinta al mittente: “La moschea Kariye nella sua nuova identità resta aperta a tutti”, ha confermato Erdogan in conferenza stampa accanto a Mitsotakis.

“Come ho detto al premier greco, abbiamo aperto al culto e alle visite la nostra moschea dopo un attento lavoro di restauro in conformità con la decisione che abbiamo preso nel 2020”, ha sottolineato. “Ho discusso con Erdogan della conversione della chiesa di San Salvatore in Chora e gli ho espresso la mia insoddisfazione”, ha indicato in risposta il leader greco, aggiungendo che questo “tesoro culturale” deve “rimanere accessibile a tutti i visitatori”. Nulla di fatto dunque sul tentativo di Atene di riscrivere il destino del luogo di culto. Ma nonostante le divergenze in merito, la visita di Mitsotakis ad Ankara segna un nuovo passo nel cammino di normalizzazione intrapreso dai due Paesi, contrapposti sulla questione cipriota e rivali nel Mediterraneo orientale. A dicembre i due leader hanno firmato una dichiarazione di “buon vicinato” per sancire una fase di calma nei rapporti iniziata dopo il terremoto che ha ucciso più di 50.000 persone nel sud-est della Turchia, all’inizio del 2023. “Oggi abbiamo dimostrato che accanto ai nostri disaccordi possiamo scrivere una pagina parallela su ciò che ci trova d’accordo”, ha sottolineato Mitsotakis accanto a Erdogan, confermando la volontà di “intensificare i contatti bilaterali”. Perché “l’oggi non deve rimanere prigioniero del passato”.

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Kiev, più di 30 località sotto il fuoco russo nel Kharkiv

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Sono ancora in corso i combattimenti nella regione di Kharkiv, nel nord-est dell’Ucraina, dove più di 30 località sono sotto il fuoco russo e quasi 6.000 residenti sono stati evacuati, secondo il governatore regionale. “Più di 30 località nella regione di Kharkiv sono state colpite dall’artiglieria nemica e dai colpi di mortaio”, ha scritto Oleg Synegoubov sui social network.

Il governatore ha aggiunto che dall’inizio dei combattimenti sono stati evacuati da queste zone un totale di 5.762 residenti. Le forze russe hanno attraversato il confine da venerdì per condurre un’offensiva in direzione di Lyptsi e Vovchansk, due città situate rispettivamente a circa venti e cinquanta chilometri a nord-est di Kharkiv, la seconda città del Paese.

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