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Cronache

Strage della Marmolada, 7 morti. E poche speranze di trovare vivi i 13 dispersi

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 L’enorme massa di ghiaccio e roccia ha restituito finora sette vittime e otto feriti, due dei quali in maniera grave. Mancano all’appello della strage della Marmolada 13 persone, di cui tre straniere. Sollievo invece per cinque escursionisti, che si sono fatti vivi nella seconda giornata di ricerche. Un bilancio ancora parziale per quella che e’ gia’ passata alla storia come la piu’ grave tragedia della montagna italiana, e che fa ‘paura’ agli stessi soccorritori, costretti a interrompere oggi per alcune ore le ricerche a causa del maltempo, e indotti ad agire con estrema cautela su una superficie insidiosa e a rischio di ulteriori movimenti e di crolli. E intanto l’allerta per il rischio di crolli da altri ghiacciai e’ scattata in Val Ferret. Il rischio riguarda il ghiacciaio di Planpincieux, sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco, a causa del temporale previsto in serata. L’allerta e’ per una porzione di ghiacciaio da circa 400 mila metri cubi che si muove fino a un metro al giorno. Oggi ai piedi della Marmolada, a sostenere la comunita’ dei soccorritori, e a esprimere vicinanza ai territori colpiti, e’ giunto anche il premier Mario Draghi, che non ha evitato le insidie del maltempo per arrivare fino a Canazei, dove ha tenuto un vertice con amministratori e tecnici, e ha incontrato alcuni familiari delle vittime e dei dispersi.

“Oggi l’Italia piange queste vittime – ha detto – e tutti gli italiani si stringono con affetto”. Nel primo pomeriggio il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, aveva parlato di 14 “reclamati”, ossia dati per dispersi dai familiari; in mattinata il numero dei dispersi si era dapprima ridotto per il ritrovamento di un gruppo di 4 persone che erano in zona ma fuori dal teatro della sciagura. Nel pomeriggio un escursionista austriaco e’ stato contattato dalle autorita’ consolari austriache. Alla conta dei dispersi si devono aggiungere pero’ gli occupanti di quattro automobili presenti al campo base, a passo Fedaia, tutte straniere: una tedesca, due della Repubblica ceca e una ungherese. Su di loro nessuna notizia ancora. Chi sa gia’ che un proprio caro non tornera’ piu’ a casa e chi ancora spera sono ormai accumunati da uno strazio sempre piu’ simile. Le speranze di trovare superstiti e’ sempre piu’ esile. Le vittime accertate, tre su sette, sono tutte italiane e in particolare della provincia di Vicenza: Filippo Bari, Tommaso Carollo e Paolo Dani. Bari, ventisettenne residente a Malo, lavorava in una ferramenta a Isola Vicentina, aveva una compagna ed un figlio di 4 anni. Prima della tragedia aveva inviato un ultimo selfie ad amici e parenti proprio dalla Marmolada. Carollo, 48 anni, era un manager di Thiene; Dani era una guida alpina di Valdagno e aveva 52 anni. Con il passare delle ore si fa piu’ complicato il recupero di reperti e di corpi.

Dopo le sei vittime scoperte ieri, solo una e’ stata trovata oggi, e sara’ sempre piu’ difficile prossimamente, almeno per i resti nella parte piu’ alta della via su cui e’ arrivata la frana. Alcuni dispersi potrebbero essere precipitati nei crepacci che si trovano lungo la via ‘normale’. Piu’ semplice invece dovrebbe essere il recupero delle vittime della parte inferiore, tra ghiaccio e detriti. Oggi l’elicottero dell’emergenza ha compiuto diversi sorvoli nella zona, tranne che nelle ore in cui sulla zona si e’ rovesciato un forte temporale, che ha causato anche il ritardo dell’arrivo di Mario Draghi. Come ha spiegato Maurizio Dell’Antonio, del Soccorso Alpino nazionale, e’ possibile per ora agire con il sorvolo con droni e l’individuazione di qualsiasi tipo di reperto, poi “si va li’ in maniera molto veloce, chi scende dall’elicottero fa una sorta di documentazione fotografica, si prende il reperto e ce ne andiamo via. Si va solo a recuperare qualcosa in superficie. Non possiamo piu’ scavare, la massa di neve si e’ talmente consolidata che non si puo’ incidere nemmeno con un piccone”. E’ in arrivo anche uno speciale elicottero della Guardia di Finanza dotato del sistema “Imsi Catcher”, che permette di individuare un cellulare sotto diversi strati di neve – ma solo se acceso – attraverso il suo numero IMEI, ossia la sequela di nomi che costituisce un po’ la “targa” dell’apparecchio. Insomma si gioca il tutto per tutto nella speranza, sempre piu’ esile, di trovare qualcuno vivo.

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Cronache

Tragedia ad Anzola Emilia: uccisa l’ex vigilessa Sofia Stefani, interrogato ex comandante

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Un tragico evento ha scosso la comunità di Anzola Emilia, in provincia di Bologna. Sofia Stefani, 33 anni, ex vigilessa, è stata uccisa da un colpo di pistola alla testa all’interno della sede del Comando della polizia locale, conosciuta come la ‘Casa Gialla’. Il presunto responsabile del delitto è Giampiero Gualandi, ex comandante dei vigili di Anzola, attualmente sotto inchiesta.

L’incidente è avvenuto poco prima delle 16, in una stanza del comando della polizia locale dove Sofia Stefani e Giampiero Gualandi si erano incontrati. Al momento della tragedia, i due si trovavano soli nella stanza, sebbene nell’edificio fossero presenti altre persone. Le forze dell’ordine stanno conducendo un sopralluogo accurato alla ‘Casa Gialla’ e interrogando i testimoni per ricostruire esattamente quanto accaduto e comprendere la natura del rapporto tra la vittima e il sospettato.

Giampiero Gualandi, ancora in servizio presso il comando di Anzola Emilia, sarà interrogato con l’assistenza di un difensore. Le autorità stanno cercando di chiarire se il colpo di pistola sia stato un tragico incidente o se ci sia stato un movente dietro l’omicidio. Non è ancora chiaro quale fosse la relazione tra Gualandi e Stefani, ma i carabinieri stanno esplorando tutte le possibili piste, inclusa quella di un conflitto personale o professionale.

La notizia ha profondamente colpito la comunità locale, che conosceva bene Sofia Stefani per il suo lavoro come vigilessa. I colleghi della polizia locale e i residenti di Anzola Emilia sono in stato di shock, in attesa di ulteriori sviluppi dalle indagini. Il municipio, situato a pochi passi dal luogo del delitto, è diventato un punto di raccolta per coloro che vogliono esprimere il loro cordoglio e la loro solidarietà alla famiglia della vittima.

La morte di Sofia Stefani rappresenta una tragica perdita e pone interrogativi inquietanti sulla sicurezza e sulle dinamiche interne al comando della polizia locale di Anzola Emilia. Mentre le indagini proseguono, la comunità spera che venga fatta piena luce su quanto accaduto.

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Inchiesta a Genova, interrogatorio Spinelli: gli intricati legami di potere e le promesse mancate

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L’indagine per corruzione che coinvolge importanti figure della politica e dell’economia ligure continua a rivelare dettagli e complicazioni. Durante l’interrogatorio di garanzia, l’imprenditore Aldo Spinelli, posto ai domiciliari insieme al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ha offerto uno spaccato dettagliato delle sue interazioni con le autorità per ottenere favori legati alla proroga trentennale del Terminal Rinfuse.

Spinelli, durante l’interrogatorio guidato dal giudice Paola Faggioni, ha descritto come ha cercato di influenzare le decisioni a suo vantaggio, sottolineando contatti e telefonate con Toti, a cui si rivolgeva per risolvere problemi analogamente a quanto faceva con predecessori come Burlando. L’imprenditore ha ammesso di aver bonificato 40 mila euro al Comitato Toti come riconoscimento per l’interessamento del presidente, anche se sostiene che non ne sia conseguito alcun vantaggio diretto.

La conversazione ha toccato anche la situazione di Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità portuale, a cui Spinelli prometteva un posto di lavoro a Roma da 300 mila euro, illustrando così la rete di promesse e favori che caratterizzano il settore. L’interrogatorio ha anche evidenziato l’accusa verso altri membri influenti dell’autorità portuale, tra cui Rino Canavese, l’unico a votare contro la proroga della concessione, criticato duramente da Spinelli per le sue posizioni.

Le dichiarazioni di Spinelli hanno aperto uno squarcio su una realtà di gestione dei pubblici poteri in cui gli interessi personali e quelli economici sembrano intrecciarsi a discapito della trasparenza e dell’equità. La questione della spiaggia dell’Olmo, che Spinelli sperava di trasformare da libera a privata, è solo un esempio delle molteplici richieste fatte a Toti, tutte rimaste inevasive secondo l’imprenditore.

Questo scenario complesso mostra quanto possano essere intricate le relazioni tra politica, economia e gestione del territorio, soprattutto in contesti dove le risorse economiche si mescolano con le carriere politiche. L’inchiesta, quindi, non solo cerca di fare luce su specifiche accuse di corruzione, ma sottolinea anche la necessità di una maggiore trasparenza e integrità nelle interazioni tra imprenditori e pubblici ufficiali.

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Cronache

Richiesta urgente di intervento al Ministro della Giustizia per risolvere le disfunzioni del processo telematico a Nola

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Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Nola ha trasmesso un appello urgente al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, evidenziando gravi disfunzioni nel sistema di processo telematico (PST) utilizzato dai Giudici di Pace nel circondario del Tribunale di Nola. Questa problematica sta impattando negativamente sul regolare svolgimento delle udienze e, di conseguenza, sul diritto di difesa dei cittadini.

La delibera, esecutiva immediata dal 10 maggio, è stata inviata anche a figure chiave nel sistema giudiziario, tra cui il Dirigente CISIA di Napoli, Giovanni Malesci, la Presidente della Corte di Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, e la Presidente del Tribunale di Nola, Paola Del Giudice. La comunicazione segnala la costante e quotidiana inefficienza del sistema, che sta causando notevoli ritardi nelle procedure giudiziarie e aumentando gli arretrati a causa dei continui rinvii d’ufficio.

Il documento illustra una serie di incidenti, tra cui verbali d’udienza irreperibili o caricati solo parzialmente nel sistema, testimonianze non registrate a causa di problemi di connettività, e documenti misallocati nei fascicoli telematici. Tali disfunzioni contrastano con l’obiettivo della riforma “Cartabia” di accelerare i processi e ridurre gli arretrati, rendendo il sistema attuale un ostacolo piuttosto che un facilitatore.

Il Consiglio ha richiesto la formazione di un tavolo tecnico urgente che coinvolga tutti gli operatori del settore giudiziario per formulare un piano d’intervento. Nel frattempo, ha proposto un provvedimento provvisorio che permetta ai Giudici di Pace di gestire le udienze attraverso la verbalizzazione cartacea, come soluzione temporanea al doppio binario, fino a quando le disfunzioni del sistema PST non saranno risolte.

Questo appello sottolinea la necessità di un’immediata revisione delle infrastrutture informatiche nel settore giustizia, per garantire l’efficienza del sistema giudiziario e il rispetto dei diritti dei cittadini.

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