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Cronache

Sterminò la famiglia, il finto medico Jean-Claude Romand torna libero 25 anni dopo il massacro

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Torna libero dopo 26 anni di carcere Jean-Claude Romand, il finto medico francese con un finto impiego da ricercatore presso l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Finì in cella perchè uccise la moglie, i suoi due figli di 7 e 5 anni, i genitori e tentò di uccidere l’amante per evitare che le sua bugie venissero scoperte.

Accadde l’11 gennaio 1993, alle 4 del mattino, a Prévessin-Moëns. I pompieri si dirigono verso la casa dei Romand, il cui tetto è avvolto dalle fiamme. Dentro, trovano i corpi senza vita di Florence, la madre, 37 anni, e dei bambini, Caroline, 7 e Antoine, 5. Jean-Claude, il padre, è incosciente, ma il suo polso batte ancora. Viene portato all’ospedale. A circa 75 km di distanza, a Clairvaux-les-Lacs (Jura), più tardi nel corso della giornata, i corpi dei genitori di Jean-Claude, Anne-Marie e Aimé, vengono trovati nella loro casa crivellati di proiettili. Subito, i sospetti si rivolgono a Jean-Claude Romand. E la polizia scoprì subito che la vita del ricercatore presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) era una menzogna. Aveva mentito su tutto per anni: non era un medico e aveva truffato la sua famiglia e i suoi cari. Condannato all’ergastolo nel luglio 1996 per omicidio, tentato omicidio, incendio doloso, Jean-Claude Romand ha trascorso 25 anni in prigione. Giovedì 25 aprile 2019, la Corte d’appello di Bourges (Cher) gli ha concesso la libertà condizionale, dopo un rifiuto in febbraio. Dalla prima menzogna durante gli anni di scuola a Lione al quintuplo omicidio, il caso Romand è uno degli eventi di cronaca nera più significativi della fine del XX secolo.

Dopo aver nascosto ai suoi familiari di non essere riuscito a laurearsi in medicina, l’uomo mentì per anni dichiarandosi medico e ricercatore dell’OMS a Ginevra. Racimolava denaro truffando parenti e amici, ai quali spillava soldi da impiegare in fantomatici investimenti in Svizzera. Scoperto e accusato da diversi creditori, Romand, che all’epoca aveva 38 anni, compì la strage il 9 gennaio 1993 nella sua casa di provincia. Uccise la moglie con un arnese da pasticceria, i figli di sette e cinque anni con un colpo di fucile alle spalle e la stessa sorte toccò anche ai suoi genitori.

Il criminale francese, la cui storia ispirò il romanzo “L’avversario” di Emmanuel Carrère da cui è stato tratto l’omonimo film, tentò poi di avvelenarsi ma fu salvato quando già era in uno stato di incoscienza.

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Cronache

Anziana investita e uccisa a Napoli, caccia a pirata strada

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Una donna anziana e’ morta a Napoli, vittima di un pirata della strada. Alle 18.15 circa di ieri, in via Labriola, sulla carreggiata in direzione via E. Ciccotti, R.R., 80 anni, e’ stata investita mentre attraversava la strada. Secondo prime ricostruzioni, un’auto si era fermata per consentire il passaggio alla signora, ma una Citroen di colore blu scuro, nel tentativo di sorpassare questa vettura, ha investito la donna e poi e’ fuggita. La Polizia Locale e’ impegnata nelle indagini per identificare il conducente e il veicolo coinvolto. La vittima era stata trasportata all’ospedale Cardarelli in stato di incoscienza e dopo poche ore e’ deceduta.

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Cronache

Omicidio Giulia Cecchettin, Turetta premeditò il delitto: rischia ergastolo

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E’ un carico accusatorio molto pesante quello che la procura di Venezia contesta nell’avviso di chiusura delle indagini a Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Mentre il ‘rumore’ esploso nelle piazze e nelle coscienze in nome di Giulia non si e’ mai spento, a sei mesi dalla notte dell’11 novembre quando venne ammazzata tra le fabbriche e le strade vuote di Fosso’, pochi chilometri lontano dalla sua casa di Vigonovo, gli inquirenti tirano una linea e sciolgono alcuni nodi giuridici. E decidono che si’, Turetta aveva premeditato di ucciderla come dimostrerebbero, spiega il procuratore Bruno Cherchi, “la ricerca dei luoghi tramite internet, l’acquisto del materiale necessario per immobilizzare la vittima, la cartina geografica, l’atto di silenziare la persona offesa mettendole del nastro adesivo per non farla urlare, serrare i polsi e le gambe della ragazza”.

Aggiungono l’aggravante della crudelta’, da intendersi come la giurisprudenza la intende: aver inflitto “sofferenze gratuite e non collegabili al normale processo di causazione della morte”. In questo caso con venti coltellate, le prime nel parcheggio davanti alla villetta dove viveva quando Turetta l’aggredi’ a bordo della sua Fiat Punto nera. Qui per diverse ore sono rimaste sull’asfalto le tracce di sangue della ragazza ed e’ stato trovato un coltello da cucina. Poi, dopo averla immobilizzata con lo scotch, questa e’ la ricostruzione della Procura, l’ha spinta in auto, superando la sua resistenza, ha raggiunto in pochi minuti Fosso’ e l’ha assalita di nuovo, finendola. Da li’ e’ iniziata la fuga che ha tenuto l’Italia col fiato sospeso per una settimana. Dopo il delitto Turetta era scappato verso il Friuli e, abbandonato il corpo in un dirupo vicino al lago di Barcis, era fuggito verso l’Austria e poi in direzione Germania, dov’e’ stato fermato dalla polizia tedesca, vicino a Lipsia, nella mattinata del 19 novembre. “L’ho uccisa io” ha detto subito Filippo a chi l’ha fermato, una confessione non utilizzabile nel processo mentre lo e’ quella messa a verbale nel carcere Montorio di Verona, dov’e’ detenuto.

Il contesto in cui il delitto e’ maturato sarebbe stato quello dello stalking, come suggerito alla Procura da chat e testimonianze che riferiscono delle insistenze morbose del giovane nei confronti dell’ex compagna dopo che la loro storia era finita. Omicidio aggravato da premeditazione, crudelta’, efferatezza, sequestro di persona, porto d’armi e occultamento di cadavere, e’ il robusto capo d’imputazione da cui dovra’ difendersi davanti alla Corte d’Assise. Non c’e’ spazio per il rito abbreviato, che avrebbe comportato uno sconto di un terzo della pena, perche’ i reati sono cosi’ gravi da ipotizzare l’ergastolo. Si chiude cosi’ la prima parte ‘giudiziaria’ di quella che nel frattempo e’ diventata la storia di Giulia e non, come spesso accade nella narrazione mediatica, quella del suo presunto omicida, sul quale si sono spente le luci. La storia di Giulia, di suo padre Gino e della sorella Elena che mai come prima hanno portato l’attenzione sul tema dei femminicidi con i loro appelli a un cambiamento culturale profondo.

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Cronache

Adr lancia ‘Airport in the City’: a Termini check-in di Ita

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All’inaugurazione di “Airport in the City” sono intervenuti, tra gli altri , la ministra del Turismo Daniela Santanchè, il presidente di Ita, Antonino Turicchi, il presidente dell’Enac, Pierluigi Di Palma, il Presidente di Unindustria, Angelo Camilli. “È con grande soddisfazione che oggi ci uniamo ad Aeroporti di Roma per celebrare l’inaugurazione di Airport in the City, un servizio che rende l’esperienza di viaggio sempre più agile e confortevole – ha detto Turicchi – Questo progetto riflette la stretta collaborazione tra ITA Airways e Aeroporti di Roma, evidenziando il comune impegno per l’innovazione e la sostenibilità nel settore dei trasporti”.

“Il progetto di Adr si inscrive appieno nel processo di innovazione e interconnessione del trasporto aereo che l’Enac persegue da tempo” – ha aggiunto il presidente Enac Pierluigi Di Palma. “L’hub di Fiumicino, prima porta d’accesso all’Italia più volte premiato come migliore scalo d’Europa, sviluppa l’integrazione con la stazione Termini, primo snodo ferroviario nazionale, rafforzando l’intermodalità aria-ferro. Con il check-in off-airport Termini Fiumicino, il comparto aereo italiano si riconferma una realtà innovativa, sostenibile e, soprattutto, attenta ai diritti dei passeggeri con l’offerta di servizi di qualità che, oggi, rappresentano l’elemento più importante per le scelte dei consumatori”.

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