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Spunta documento: “Johnson chiederà rinvio della Brexit”

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Un documento trapelato da un’aula di tribunale mette in imbarazzo Boris Johnson sulla Brexit. E rivela che il premier Tory, a dispetto dell’insistito impegno a escludere qualunque rinvio dell’uscita dall’Ue oltre il 31 ottobre, e’ pronto a spedire una lettera a Bruxelles di richiesta formale d’una proroga laddove le sue proposte per un accordo di divorzio dell’ultima ora non producano (come al momento non sembrano poter produrre) uno sblocco del negoziato. Il documento in questione, presentato dal team legale dello stesso governo di fronte all’Alta Corte di Scozia, arriva nel giorno in cui il governo irlandese definisce il piano Johnson “un passo nella giusta direzione”, precisando tuttavia che sui controlli doganali al confine fra Irlanda e Irlanda del Nord le soluzioni indicate non vanno bene; mentre il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, parla allo Spiegel addirittura di idee che, “almeno nella loro forma attuale, non costituiscono neanche in minima misura una base” accettabile per l’assemblea di Strasburgo. Il testo evoca apertamente la possibilita’ che l’istanza per un’estensione della Brexit di tre mesi venga presentata – secondo quanto stabilisce la cosiddetta legge anti no deal, o Benn Act, approvata dagli oppositori del primo ministro al Parlamento di Westminster – se entro il 19 l’intesa con i 27 non sara’ raggiunta. A farlo filtrare sono stati alcuni attivisti, giuristi e politici pro Remain, fra cui la deputata indipendentista dell’Snp Joanna Cherry, promotori dinanzi ai giudici scozzesi d’un ricorso che mira a ottenere una pronuncia anticipata sulla portata degli obblighi dell’esecutivo rispetto al Benn Act. E possibilmente un’ingiunzione. La rassicurazione degli avvocati del governo non offre peraltro dettagli sui contenuti della missiva che il premier s’impegnerebbe a inviare. Mentre un portavoce di Downing Street, dopo aver rifiutato di commentare un caso giudiziario “aperto” e ribadito il no a renderne pubbliche le carte, ripete seccamente che Johnson intende far si’ che il Regno Unito esca dall’Ue il 31 ottobre “in qualsiasi circostanza”. Deal o no deal. Gli autori del ricorso, fra cui l’avvocato Jo Maugham, denunciano per tutta risposta la contraddizione plateale fra le ripetute dichiarazioni pubbliche del primo ministro, o le ultime dichiarazioni dei suoi portavoce, e i contenuti della memoria presentata alla Corte. Mentre deputati d’opposizione come l’ex Tory anti Brexit Anna Soubry, oggi capogruppo del partitino centrista Change Uk, si domandano come sia possibile a questo punto “credere a una sola parola” di Boris Johnson. Il giallo della memoria legale spuntata in Scozia non scuote in ogni modo i sostenitori del premier. L’ex viceministro Steve Baker, falco brexiteer del Partito Conservatore, spiega d’aver avuto “garanzie” dallo staff del capo del governo che quel testo “non significa che la Gran Bretagna avra’ un rinvio”, ne’ che “rimarra’ nell’Ue oltre il 31 ottobre”. Come a dire che la lettera ci potrebbe anche essere, qualora il premier non ritenesse di poter provare a svicolare attraverso qualche cavillo dalla legge anti-no deal, ma le sue argomentazioni non saranno tali da consentire all’Ue di concedere la proroga. Proroga che fonti di Bruxelles notano del resto – come considerazione “tecnica” – non debba essere necessariamente invocata dal primo ministro in persona. Ma che la ministra degli Affari Europei francese, Ame’lie de Montchalin, a margine di un incontro a Napoli con il collega italiano Enzo Amendola, avverte per l’ennesima volta che potra’ essere in teoria accordata solo all’unanimita’ dai 27 e solo in presenza di “cambiamenti sostanziali del contesto politico britannico”: elezioni anticipate, referendum bis o nuovo governo.

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Omicidio Cerciello, difensore carabiniere: assoluzione ristabilisce giustizia

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È stato “un percorso straordinariamente sofferto dove il maresciallo Manganaro è rimasto solo durante questi lunghi 5 anni. E questa assoluzione della Corte d’Appello perché il fatto non costituisce reato ristabilisce giustizia nei confronti di un militare che per 25 anni con onore ha servito l’Arma, continua a servirla e che in quell’occasione del luglio del 2019 ha protetto l’incolumità del fermato ed è stato sottoposto nei mesi e negli anni successivi non solo a una gogna mediatica ma anche all’isolamento e all’abbandono da parte delle istituzioni”. Lo dice a LaPresse l’avvocato Roberto De Vita, difensore del carabiniere Fabio Manganaro, a processo per aver bendato dopo il fermo Gabriel Natale Hjorth, uno dei due americani arrestati per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. “Questa sentenza, sia nel dispositivo e poi nelle motivazioni, dovrà essere letta attentamente dall’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dall’ex comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri i quali all’indomani del fatto condannarono senza processo Fabio Manganaro”, conclude.

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Trovati e sequestrati dieci telefonini nel carcere di Avellino

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Nella casa Circondariale di Avellino, durante un ordinario giro di controllo, sono stati trovati 10 cellulari smartphone con caricabatterie. I telefonini sono stati scoperti in due sacchetti di plastica che si trovavano nell’intercinta, lo spazio che separa le aree detentive dal muro di cinta. Secondo gli agenti l’obiettivo era lanciarli all’interno del muro di cinta, in corrispondenza con il campo sportivo, dove è stata trovata anche una corda ricavata da lenzuola verosimilmente destinata ad essere usata per il recupero della merce. “È sempre più impellente che l’ amministrazione penitenziaria doti la polizia Penitenziaria di strumenti tecnologicamente avanzati con schermature degli istituti per contrastare il fenomeno dell’ingresso dei telefonini in carcere”, ripetono Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, dell’ Uspp.

“Si tratta di un fenomeno particolarmente rischioso e pericoloso – sottolineano – soprattutto se a farne uso sono i detenuti con reati di associazione mafiosa dati i probabili contatti esterni con la criminalità organizzata”. L’Uspp chiede anche “adeguate strumentazioni per fronteggiare la minaccia sempre più attuale e diffusa dei droni che sorvolano illecitamente sugli istituti di pena per trasportare oggetti pericolosi per la sicurezza interna ed esterna, come é avvenuto nel passato. Grazie agli sforzi profusi dalla polizia Penitenziaria impiegata in turni massacranti e con scarse risorse, – concludono i sindacalisti – si riescono comunque ma a fatica, ad arginare i tentativi fraudolenti, con continui rinvenimenti di telefonini e droga ed inevitabili gravi ripercussioni sull’ordine e la sicurezza, dato tra l’altro, come sopra evidenziato l’elevato rischio di contaminazioni con l’esterno”.

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Lite tra ragazzi a Casoria, 16enne esplode colpi a salve

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– Lite tra giovanissimi ed esplosione di colpi a salve, la notte scorsa a Casoria, in provincia di Napoli: coinvolto anche un 16enne armato. Sono stati alcuni cittadini, verso le 22, a segnalare al 112 l’esplosione di colpi d’arma da fuoco provenire da via Achille del Giudice all’altezza del civico 72. Sul posto sono arrivati in pochissimi minuti i carabinieri della sezione radiomobile della locale compagnia che erano in zona e hanno ricostruito a vicenda. Poco prima, per motivi ancora non chiari ma verosimilmente legati a sguardi mal tollerati, due gruppi di giovanissimi stavano litigando. La discussione è stata però interrotta dal rumore di tre colpi d’arma da fuoco con il successivo fuggi fuggi generale. Durante il sopralluogo i militari hanno trovato e sequestrato tre bossoli a salve. Hanno, quindi, iniziato la ricerca di chi aveva esploso quei colpi. Nascosto tra le auto in sosta un 16enne: impugnava una pistola replica a salve priva del tappo rosso; nelle tasche del ragazzino anche qualche dose di marijuana. Per il minorenne, prima di essere affidato ai genitori, è scattata una denuncia per minaccia aggravata e porto di armi. Il 16enne è stato segnalato anche alla prefettura perché assuntore di droga.

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