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Cronache

‘Spionaggio su Jacobs’, indagato il fratello di Tortu

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Per il presunto spionaggio ai danni del campione olimpico Marcel Jacobs, un caso emerso nei mesi scorsi dagli atti dell’inchiesta milanese sulle cyber-spie dell’agenzia di investigazione Equalize, è finito indagato anche Giacomo Tortu, fratello di Filippo, pure lui velocista e oro a Tokyo 2020 nella 4×100,proprio assieme al re italiano della breve distanza. E’ uno degli ultimi sviluppi di un filone delle indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese e dal Ros e coordinate dal pm Francesco De Tommasi, con al centro i presunti dossieraggi illegali e le attività, tra gli altri, dell’ex superpoliziotto Carmine Gallo.

Inchiesta che negli ultimi mesi, ma soprattutto negli ultimi giorni, si è intrecciata pure con quella sulla presunta violenza sessuale contestata, dopo la denuncia di una 22enne, a Leonardo Apache La Russa e a un amico. La procuratrice aggiunta Letizia Mannella e la pm Rosaria Stagnaro, titolari del fascicolo sui presunti abusi, oggi hanno acquisito dichiarazioni dei verbali di Samuele Calamucci, mente informatica ed ex braccio destro di Gallo, e dello stesso ex ispettore di polizia, entrambi ai domiciliari. Una mossa arrivata dopo che ieri è uscita la notizia sui contenuti di un interrogatorio dell’hacker: Calamucci avrebbe raccontato, si diceva, che il 19 maggio 2023, giorno in cui la ragazza si svegliò a casa La Russa convinta di aver subito violenze (la sua denuncia è di 40 giorni dopo), avrebbe sentito Enrico Pazzali, presidente autosospesosi di Fondazione Fiera Milano e titolare di Equalize, parlare al telefono della vicenda con tale “Ignazio”, con riferimento al presidente del Senato.

Oggi nella trasmissione delle carte da pool a pool c’è stata una desecretazione e si è saputo che Calamucci avrebbe parlato, come altri indagati, dei colloqui che c’erano tra La Russa e Pazzali, data la conoscenza tra i due, ma avrebbe collocato quella chiamata sul caso del terzogenito del presidente del Senato ad un periodo in cui la vicenda era già emersa dai media. Stessa tempistica, sempre da quanto riferito oggi in Procura, per la telefonata tra un militare e Pazzali e che non sarebbe stata fatta nell’interesse di La Russa. Inoltre, come già indicato ieri, dai tabulati acquisiti non risultano contatti La Russa-Pazzali il 19 maggio di due anni fa. Gli inquirenti, comunque, hanno deciso di acquisire quei verbali perché la Procura vuole rileggere i dati, fare approfondimenti se utili e semmai nel caso svolgere qualche audizione. Si sta verificando, quindi, pure il termine esatto di scadenza delle indagini sui presunti abusi. Inchiesta che era già in via di definizione.

Nel frattempo, nel capitolo che vede vittima Jacobs, solo una delle tranche delle indagini su Equalize, il fratello di Tortu è indagato per concorso in intercettazioni abusive perché avrebbe commissionato al gruppo di Gallo di acquisire informazioni, riferibili al 2020 e al 2021, su esiti di analisi del sangue di Jacobs – due ori a Tokyo e mai coinvolto in vicende di doping – e su contenuti di telefonate e chat tra lui e il suo staff, tra cui pure l’allenatore e il nutrizionista. E si sarebbero attivati due degli indagati, Lorenzo Di Iulio e l’hacker esperto Gabriele Pegoraro. Lo stesso Gallo avrebbe riferito ai pm che il presunto mandante sarebbe stato il fratello dell’atleta. Sul punto, intanto, la Federazione italiana di atletica leggera chiederà alla Procura milanese di poter acquisire le carte per tutti gli accertamenti del caso.

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Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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Cadavere nel lago, è un 51enne morto forse per un malore

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E’ un 51enne di Calvizzano (Napoli) l’uomo trovato senza vita nel lago di Lucrino a Pozzuoli. La salma è stata sequestrata per esami autoptici. Tra le ipotesi più accreditate c’è quella di un malore.

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Cronache

Verso Conclave tra suffragio e diplomazia, domani la data

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Secondo il testo liturgico che definisce le regole e le modalità di cosa avviene dopo la morte di un Papa – l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis -, il Conclave inizia tra il 15/o e il 20/o giorno dal decesso, quindi tra il 5 e il 10 maggio prossimi. Oppure tra il 6 e l’11 maggio se si conta dal giorno successivo alla morte. Anche questo ‘busillis’ sarà risolto domattina, quando la quinta congregazione generale dei cardinali stabilirà la data definitiva. Il calendario della settimana prevede congregazioni la mattina alle 9.00 e, nel pomeriggio alle 17.00, le messe dei ‘novendiali’ nella Basilica vaticana: il ciclo dei nove giorni di suffragio, iniziato ieri con la messa esequiale presieduta in Piazza San Pietro dal cardinale decano Giovanni Battista Re, si esaurirà domenica 4 maggio.

Dopo di che il possibile ingresso in Sistina e l'”extra omnes” che apre il Conclave. I 135 ‘elettori’ (134 considerando il forfait per motivi di salute del cardinale di Valencia Antonio Canizares Llovera) stanno convergendo a Roma. Molti si conosceranno direttamente nelle congregazioni, dove, in tema di strategie che porteranno all’elezione del nuovo Papa, conterà molto anche il peso di non-elettori, cioè i cardinali ‘over-80’, che mantengono la loro capacità di influenza e di orientare consensi. Una sorta di ‘grandi elettori’, insomma, anche se poi nel chiuso della Sistina ognuno risponde a sé stesso e, secondo quello che è il metro cattolico, allo Spirito Santo. Tra questi ‘grandi vecchi’ c’è sicuramente il 91/enne decano Re, mentre non si sa tra gli italiani quanto potranno esercitare un ruolo di indirizzo ex presidenti Cei come Camillo Ruini e Angelo Bagnasco.

Fra gli stranieri con capacità di spostare voti, e non presenti in Conclave, ci sono il cardinale di Boston Sean Patrick O’Malley, il più attivo promotore della lotta agli abusi sessuali, quello di Vienna Christoph Schoenborn, fine teologo ex allievo di Joseph Ratzinger e fiduciario di papa Bergoglio in ruoli-guida di vari Sinodi come quelli sulla famiglia, o l’ex prefetto dei vescovi, il canadese Marc Ouellet, influente anche in America Latina, da ex presidente della Pontificia Commissione competente. Intanto oggi, la scena tra i ‘papabili’ è stata tutta per Pietro Parolin, già segretario di Stato, che ha presieduto in Piazza San Pietro la seconda messa dei ‘novendiali’, davanti ai 200 mila partecipanti al Giubileo degli adolescenti.

Da stretto collaboratore di papa Bergoglio, la sobrietà, il piglio sicuro ma anche affabile e umano con cui ha portato avanti la celebrazione ha ricordato quelli dell’allora prefetto per la Dottrina della fede e decano del Collegio cardinalizio Joseph Ratzinger nell’officiare venti anni fa i funerali di Giovanni Paolo II, uscendone come l’unico vero candidato alla successione. Nella messa di oggi, in cui ha assimilato la tristezza, il turbamento e lo smarrimento per la morte di Francesco a quelli degli “apostoli addolorati per la morte di Gesù”, Parolin è come se avesse esposto sinteticamente una sorta di suo ‘programma’, sulla scia del grande pontificato appena concluso. Ha spiegato che l'”eredità” del Pontefice “dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri”.

“Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco”, ha sottolineato, a proposito di un Pontefice che alla misericordia dedicò anche un Anno Santo straordinario. Papa Francesco “ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita”. Una misericordia che è guida anche nell’azione diplomatica della Santa Sede, come si è visto ancora ieri nell’incontro in Basilica tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in una foto che ha fatto il giro del mondo ed è rimasta l’emblema della giornata: non pochi l’hanno definita “l’ultimo miracolo di papa Francesco”.

Zelensky ieri ha anche incontrato proprio Parolin, capo della diplomazia d’Otretevere, ringraziando poi su X “per il sostegno al diritto dell’Ucraina all’autodifesa e al principio secondo cui le condizioni di pace non possono essere imposte al Paese vittima”. E oggi, per l’incontro in Basilica, l’ambasciatore ucraino Andrii Yurash ha riconosciuto con l’ANSA “il grande sostegno della Santa Sede”.

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