L’appuntamento è per stasera, lunedì 17 dicembre, alle 20.30, al Teatro Acacia, in via Raffaele Tarantino 10, quartiere collinare del Vomero, Napoli. Ed è l’appuntamento con South Designers & Friends, un concerto diviso in due tempi, con l’apertura affidata al compositore e pianista Antonio Fresa e al dj e producer Fabrizio Fiore. Due artisti raffinati e poliedrici che porteranno in scena i suoni e le immagini di “Napoli Files”. Sul palco con loro ci sarà anche Pietra Montecorvino, in veste di special guest star. Si dice così, per significare che è una ospite d’eccezione e che anche lei, come tutti gli altri in questo evento ci mettono la faccia e la loro professionalità per un nobile scopo: la solidarietà. Assieme a loro ci sarà il coro dei bambini della Scuola Quarati ad accompagnare il pubblico nella seconda parte dello spettacolo, con Brunello Canessa, Sergio Carlino, Raffaela Carotenuto, Alessia Ciccone & Dj Claudio Ciccone Bross, Carmine De Domenico, Gregorio Del Prete, Tonia Leoncito, Panama Group. Uno spettacolo da godere tutto d’un fiato perchè “Napoli Files” non è solo un disco, è un omaggio spontaneo del duo South Designers alla canzone napoletana, dove i classici vengono rielaborati, rivisitati senza mai perdere di vista la tradizione, la qualità, il registro musicale che si respira nelle versioni originali, qui utilizzate sapientemente in una nuova forma. La serata è stata organizzata dall’Associazione Arti e Mestieri. Che cos’è “Arti e Mestieri”? È una associazione creata da Rosario Bianco (imprenditore nel settore dell’editoria) e dal magistrato Catello Maresca.
L’incasso di questa serata, infatti, sarà devoluto ai bambini della Casa di Tonia – Fondazione In Nome della Vita Onlus e della Fondazione A voce d’è creature di Don Luigi Merola. Non saranno cifre eccezionali ma certo risorse importanti per consentire a chi è meno fortunato di trascorrere un Natale, Capodanno ed Epifania con un pizzico di sorriso in più. Ed è questa la sfida che sostiene l’associazione “Arti e Mestieri” che è frutto della tensione morale del magistrato antimafia Maresca.
“La legalità – spiega Maresca – non deve essere una parola vuota, ogni giorno dobbiamo provare a riempirla di significati nuovi e importanti. E per me far sorridere un bambino, consentirgli di avere una infanzia normale, come quella dei nostri figli, aiutare un ragazzo che ha smarrito la strada giusta a ritrovarla, magari trovandogli una occasione di lavoro, è importante quanto arrestare un mafioso” argomenta il magistrato che è il protagonista della sconfitta militare del clan dei Casalesi. “E sa perchè salvare un ragazzo che sbaglia, farlo lavorare è improntate quando l’arresto di Zagaria o di qualunque altro delinquente? Perchè si toglie a questa gente senza speranze, che vive con la morte nel cuore, senza valori, nuove leve, nuova linfa, nuovi soldati da usare nell’esercito del male” conclude Catello Maresca, fondatore assieme a Rosario Bianco della associazione “Arti e Mesteri”.
Associazione Arti e Mestieri. Le foto mostrano alcuni momenti di manifestazioni di solidarietà organizzate per finanziare progetti di utilità sociale in città. Tra i protagonisti oltre al magistrato Catello Maresca e l’imprenditore Rosario Bianco potete notare anche la presenza di Federico Cafiero de Raho (procuratore nazionale antimafia) o Vincenzo Moretta (presidente ordine dei Commercialisti) e tanti altri.
Tanti nomi importanti sono stati selezionati con dedizione dopo molti ascolti per impreziosire questa collezione di files composta in esclusiva per lo storico editore di canzoni napoletane Leonardi. Un progetto unico nel suo genere, grazie alle voci originali di grandi artisti come Sergio Bruni, Roberto Murolo, Nunzio Gallo, Renato Carosone, per citarne alcuni, e alle incursioni nel Newpolitan Power a opera di Raiz degli Almamegretta, Pietra Montecorvino (la voce che Arbore scoprì in FFSS), Cristina Donadio (la Scianel di Gomorra), Gianfranco & Massimiliano Gallo, impegnati in un duetto virtuale con il padre Nunzio (entrambi in un momento di grande esposizione, Indivisibili per Gianfranco e I Bastardi di Pizzofalcone per Massimiliano). In scaletta: Anema e Core, ’O Sole Mio, Scalinatella, Nu’ quarto ’e Luna, Malafemmena, Luna Rossa, Torna a Surriento, Indifferentemente, Santa Lucia Luntana, Canzona Appassiunata, Carmela, Tammurriata Nera, Tutte ‘e Juorne.
In questa occasione sarà presentato il calendario 2019 “Donne in difesa”. Dodici avvocati donna diventate modelle per un giorno con l’obiettivo di ricordare, in occasione della giornata internazionale contro la violenza di genere, che esistono donne indifese ma anche donne forti, che hanno scelto di vestire la toga per difendere chi è vittima di abusi. È il calendario “Donne in Difesa” 2019, realizzato dall’avvocato napoletano Sergio Pisani e dal suo amico fotografo Giancarlo Rizzo. Dodici scatti che gli autori hanno voluto associare anche a 12 norme, la prima tra tutte l’articolo 24 dalla Costituzione, che tutela il diritto inviolabile di difendersi in giudizio.
“Proviamo a svecchiare, innovare anche i canoni di comunicazione di una nobile professione. L’idea – spiega Sergio Pisani – è venuta a un gruppo di colleghi e soprattutto colleghe diventate modelle per un giorno con l’obiettivo di ricordare, in occasione della giornata internazionale contro la violenza di genere, che esistono donne indifese ma anche donne forti, che hanno scelto di vestire la toga per difendere chi è vittima di abusi. Così nasce l’idea del calendario Donne in Difesa 2019. Il ricavato andrà a Save The Children!” spiega Pisani
Backstage. Come la “donna indifesa” si prepara allo scatto per il calendario
Gli scatti del calendario della “donna indifesa”, una idea originale dell’avvocato Sergio Pisani e delle sue colleghe che si sono prestate all’iniziativa. Le foto sono state scattate da Giancarlo Rizzo. Nel corso della serata sarà presentato anche il calendario che sta facendo discutere tanto
È stata un’amica preoccupata, che non riusciva a contattarla da ore, a dare l’allarme: Carmela Quaranta, 42 anni, operatrice sanitaria e madre di due figlie, è stata trovata senza vita sul pavimento della sua camera da letto, la sera di Pasqua, nella sua abitazione di via Trieste a Mercato San Severino, piccolo centro in provincia di Salerno.
I primi sospetti e il cambio di accusa
Inizialmente si era ipotizzato un malore o un’overdose, ipotesi che aveva portato a una prima contestazione al compagno, un uomo di 56 anni, per morte come conseguenza di altro reato. Ma un esame più attento del medico legale ha svelato segni di strangolamento sul collo della vittima, e questo ha portato alla modifica dell’imputazione: ora l’uomo è indagato per omicidio volontario, furto (il cellulare di Carmela è scomparso) e detenzione di stupefacenti (sono stati trovati alcuni grammi di droga in casa).
Le indagini e i sospetti
L’inchiesta è coordinata dalla Procura di Nocera Inferiore. I carabinieri del Ris stanno passando al setaccio l’abitazione, palmo a palmo, per raccogliere tracce, impronte, elementi biologici e ogni dettaglio utile a chiarire cosa sia accaduto nelle ultime ore di vita di Carmela. Una seconda ispezione tecnica dell’abitazione è prevista per domani.
Il cerchio degli investigatori si è stretto attorno alle persone più vicine alla donna: l’ex marito e il compagno, con cui aveva una relazione da circa un anno, sono stati entrambi interrogati. Le risposte fornite e le discrepanze negli alibihanno portato gli inquirenti ad approfondire in particolare la posizione del 56enne.
Il profilo della vittima
Carmela viene descritta da amici e conoscenti come una donna solare, legatissima alle sue figlie, piena di energia e voglia di vivere. Lavorava in più ambiti, collaborava con un’azienda del settore nutrizionale, la stessa in cui operava anche il compagno indagato.
All’inizio la relazione sembrava felice: nel giugno 2024 Carmela aveva pubblicato una foto con lui sui social. Ma col passare dei mesi, i rapporti si erano incrinati. In particolare, un post pubblicato da lui a febbraio — una frase volgare accompagnata da un teschio e tibie incrociate — oggi assume una luce inquietante.
La ricerca della verità
Carmela si era trasferita da poco a Mercato San Severino, dopo aver vissuto a lungo a Nocera Inferiore. Domani, nella sua casa, torneranno ancora una volta i carabinieri del Ris di Roma. Gli investigatori lavorano per ricostruire le ultime ore di Carmela, cercando riscontri oggettivi che possano dare una svolta al caso. Il mistero della mamma trovata senza vita nel giorno di Pasqua attende ancora risposte.
Una tragedia sconvolgente ha colpito la comunità di Misterbianco, nell’hinterland di Catania. Anna (nome di fantasia), 40 anni, ha lanciato nel vuoto la figlia di appena sette mesi, Maria Rosa, dal terzo piano della palazzina in cui viveva con la famiglia. La bimba è morta sul colpo, sotto gli occhi disperati del padre, che ha tentato il suicidio subito dopo aver visto la scena.
Una madre fragile, ma mai violenta
Secondo i familiari, Anna era affetta da una profonda depressione post-parto. Dopo la nascita di Maria Rosa, non era mai riuscita ad accettarla, a differenza del primogenito di 7 anni, verso cui nutriva un legame totalizzante. Eppure, nonostante l’evidente disagio psicologico, non era mai stata violenta con la piccola.
Una tragedia inaspettata
Al momento del gesto, in casa erano presenti il marito, la suocera e il figlio maggiore. Nessuno, raccontano, si aspettava una simile esplosione di follia. «A volte era nervosa, ma mai avremmo immaginato che potesse fare una cosa simile», ha dichiarato una cugina. Anche il sindaco di Misterbianco, Marco Corsaro, ha espresso sgomento: «Siamo senza parole. Il compagno è una persona perbene, le è sempre stato accanto».
Il tentativo di suicidio del padre e l’arresto della donna
Dopo aver assistito alla caduta della figlia, l’uomo si è lanciato dalla stessa terrazza nel tentativo di togliersi la vita. Trasportato in ospedale in stato di choc, è ora ricoverato ma fuori pericolo. La donna è stata arrestata dai carabinieridella Tenenza di Misterbianco con l’accusa di omicidio aggravato.
Le fragilità psichiche e il vuoto della prevenzione
Anna era sotto amministrazione di sostegno, decisione presa dal Tribunale di Catania, ed era seguita dai servizi di salute mentale dell’Asp etnea. In passato era stata sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio. Tre mesi fa aveva partecipato a un’udienza davanti al giudice, accompagnata da un legale amico di famiglia. Aveva risposto “in modo impeccabile”, riuscendo a nascondere lo stato di alterazione, tanto che nessun provvedimento fu adottato.
Il padre della donna, un medico molto noto che vive fuori dalla Sicilia, era stato nominato come amministratore di sostegno. Tuttavia, nessuno tra i familiari aveva percepito segnali chiari del crollo psichico in corso. Per precauzione, la suocera si era trasferita in casa per stare vicino alla nuora e ai nipotini.
Una comunità sotto choc
La morte della piccola Maria Rosa ha lasciato sgomenta un’intera comunità. Le indagini proseguono per ricostruire ogni dettaglio e chiarire le responsabilità della rete di supporto. In attesa dell’esito degli esami e delle valutazioni psichiatriche, resta il dolore immenso per una vita spezzata e il peso di domande a cui, forse, sarà difficile dare risposte.
Ha trovato il coraggio di denunciare le violenze sessuali di gruppo subite quando era ancora minorenne, indicando i suoi aggressori: giovani legati alle cosche di Seminara, in provincia di Reggio Calabria. Ma la scelta di rompere il silenzio ha scatenato contro di lei la rabbia della sua stessa famiglia.
Una giovane di Oppido Mamertina, oggi maggiorenne, è stata punita con frustate per mesi dalla zia 78enne, ora agli arresti domiciliari su disposizione del gip del Tribunale di Palmi. La donna l’ha segregata in una stanza, tappandole la bocca con un foulard per impedirle di urlare, e l’ha colpita con una corda, come forma di “punizione” per aver denunciato.
La denuncia “inimica” la ’ndrangheta
Dalle intercettazioni ambientali emerge che la zia avrebbe voluto punirla perché la sua testimonianza aveva compromesso i rapporti con le famiglie di ’ndrangheta del territorio. La Procura aveva chiesto anche l’arresto del cugino 47enne, figlio dell’anziana, ma il giudice ha disposto solo il divieto di avvicinamento.
Sei condanne e un nuovo processo
La ragazza è una delle due minorenni abusate dal branco. A marzo scorso, sei dei responsabili sono stati condannati a pene comprese tra 5 e 13 anni. Un secondo processo per altri imputati, all’epoca minorenni, inizierà il 15 maggio davanti al Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria.
I tentativi di zittirla: psichiatra compiacente e istigazione al suicidio
Dopo la denuncia, la famiglia ha fatto di tutto per farla ritrattare. Avevano persino fissato un incontro con uno psichiatra per farla dichiarare incapace. Due suoi fratelli, oggi in carcere, l’avevano addirittura spinta, insieme alla madre che la difendeva, a buttarsi dalla finestra per “lavare la vergogna” inflitta alla famiglia.
La verità emersa dalle intercettazioni
Le indagini sono partite per caso, grazie a intercettazioni telefoniche legate ad altri reati commessi dagli stessi aggressori. La prima vittima identificata aveva denunciato, dando forza e ispirazione anche alla seconda ragazza, che oggi lotta non solo contro i suoi aggressori, ma anche contro chi avrebbe dovuto proteggerla.