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“Sos Amici, aiutiamoci tra noi”, un gruppo Facebook che a Napoli è diventato una rete immensa di solidarietà

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Centoduemila iscritti di cui 88mila membri attivi, 330mila interazioni negli ultimi trenta giorni. Non sono le statistiche del profilo social di un attore o un cantante famoso, ma i numeri di “Sos Amici, aiutiamoci tra noi”, il gruppo Facebook all’insegna della solidarietà gestito da Sergio Colella e sua moglie Rosanna Terracciano. “Fondammo il gruppo nell’ottobre del 2013 senza grosse pretese, non ci saremmo mai aspettati una crescita del genere”, confida Sergio, un passato da istruttore di nuoto e poi da PR negli anni Novanta, oggi funzionario di banca e dal 2019 consigliere comunale con la lista Dema.

Negli anni il gruppo è cresciuto a dismisura fino a diventare un’enorme rete virtuale di solidarietà. In “Sos amici, aiutiamoci tra noi”, le richieste di aiuto spaziano dai piccoli problemi della quotidianità a questioni più serie di disagio economico, sociale, psicologico. “Tramite il gruppo, chi ha bisogno può trovare un elettricista o un idraulico a prezzi modici. C’è un do ut des – spiega il fondatore -, i tecnici che lavorano grazie alla visibilità offerta dal gruppo, in cambio eseguono la prestazione gratuitamente per le persone che sono in difficoltà dal punto di vista economico. Negli anni abbiamo portato avanti tante iniziative. Abbiamo impedito la chiusura del reparto di terapia del dolore del Cardarelli con una petizione su change.org, che raggiunse quota 45mila firme nel giro di due settimane. Abbiamo una nostra iscritta, Marta Arancione, che con la sua associazione “Parla con me”, da assistenza alle donne vittime di violenza domestica. Sono solo alcuni esempi di quello che facciamo”. 

Il numero enorme di post, commenti e richieste di adesione richiede ormai un imponente lavoro quotidiano. “Gestiamo tutto io e mia moglie, insieme a quattro moderatrici che ci danno una mano. Non ho alcun tornaconto personale, al gruppo dedico ogni giorno la cosa più importante che ho: il mio tempo. Non accetto tutte le richieste di iscrizione; negli anni ho dovuto bannare più di 4mila persone, gente che tentava di sfruttare il gruppo per rubare, chiedere soldi, ingannare il prossimo. Ci hanno perfino copiato il gruppo, creandone uno con lo stesso logo e il nome quasi identico”, racconta Sergio.

Sergio potrebbe stare per ore a raccontare le storie di solidarietà nate dal gruppo che ha messo in piedi insieme a sua moglie. “C’era una malata oncologica che aveva ordinato dei medicinali a Milano, ma sarebbero arrivati solo dopo due settimane. Pubblicammo una sua richiesta di aiuto nel gruppo, in forma anonima. Si mobilitò subito una ragazza, Brunella, che stava a Milano e sarebbe tornata a Napoli di lì a poco. Facendosi dieci chilometri in motorino, Brunella raggiunse il laboratorio e recuperò i farmaci. La signora ci ringraziò con un post, sottolineando l’immensa umanità che si annida dietro quel “non ti conosco, ma lo faccio per esserti d’aiuto”. Grazie a quel gesto aveva guadagnato almeno una settimana di cura”. 

Sono tantissimi i casi di persone in difficoltà, che grazie al gruppo hanno trovato un lavoro e si sono rimesse in piedi. “Un ragazzo – racconta Sergio con un filo di commozione – non riusciva più a pagare il mutuo; la banca stava per portargli via la casa. Era morto dentro, abbandonato da amici e parenti. Ebbene, grazie al nostro gruppo incominciò a trovare dei lavori e si è salvato. Noi facciamo rete nella rete e lasciamo emergere la generosità del popolo napoletano, che non si ferma davanti a nulla”.

Ai tempi del Covid, si moltiplicano le occasioni per prestare aiuto e dare manforte a chi soffre. Attraverso l’infinita rete di relazioni costruita negli anni, Sergio e i membri del gruppo stanno mettendo in contatto i malati Covid e i familiari che, non potendo fargli visita, non hanno notizie sul loro stato di salute. “Medici e infermieri presenti nel gruppo o fra i miei contatti fanno da tramite e rassicurano i familiari sulle condizioni di salute dei loro cari”, spiega Colella. È di pochi giorni fa  invece un post con cui si forniscono informazioni utili per donare il plasma all’Ospedale dei Colli. In molti, ancora, accompagnano i malati oncologici a fare le cure oppure portano la spesa ai malati Covid che non possono uscire di casa. “Abbiamo usato il web in modo intelligente – conclude Sergio – non per discutere e fare polemiche inutili, ma per aiutarci tra noi in modo concreto”.

 

 

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Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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Cadavere nel lago, è un 51enne morto forse per un malore

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E’ un 51enne di Calvizzano (Napoli) l’uomo trovato senza vita nel lago di Lucrino a Pozzuoli. La salma è stata sequestrata per esami autoptici. Tra le ipotesi più accreditate c’è quella di un malore.

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Verso Conclave tra suffragio e diplomazia, domani la data

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Secondo il testo liturgico che definisce le regole e le modalità di cosa avviene dopo la morte di un Papa – l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis -, il Conclave inizia tra il 15/o e il 20/o giorno dal decesso, quindi tra il 5 e il 10 maggio prossimi. Oppure tra il 6 e l’11 maggio se si conta dal giorno successivo alla morte. Anche questo ‘busillis’ sarà risolto domattina, quando la quinta congregazione generale dei cardinali stabilirà la data definitiva. Il calendario della settimana prevede congregazioni la mattina alle 9.00 e, nel pomeriggio alle 17.00, le messe dei ‘novendiali’ nella Basilica vaticana: il ciclo dei nove giorni di suffragio, iniziato ieri con la messa esequiale presieduta in Piazza San Pietro dal cardinale decano Giovanni Battista Re, si esaurirà domenica 4 maggio.

Dopo di che il possibile ingresso in Sistina e l'”extra omnes” che apre il Conclave. I 135 ‘elettori’ (134 considerando il forfait per motivi di salute del cardinale di Valencia Antonio Canizares Llovera) stanno convergendo a Roma. Molti si conosceranno direttamente nelle congregazioni, dove, in tema di strategie che porteranno all’elezione del nuovo Papa, conterà molto anche il peso di non-elettori, cioè i cardinali ‘over-80’, che mantengono la loro capacità di influenza e di orientare consensi. Una sorta di ‘grandi elettori’, insomma, anche se poi nel chiuso della Sistina ognuno risponde a sé stesso e, secondo quello che è il metro cattolico, allo Spirito Santo. Tra questi ‘grandi vecchi’ c’è sicuramente il 91/enne decano Re, mentre non si sa tra gli italiani quanto potranno esercitare un ruolo di indirizzo ex presidenti Cei come Camillo Ruini e Angelo Bagnasco.

Fra gli stranieri con capacità di spostare voti, e non presenti in Conclave, ci sono il cardinale di Boston Sean Patrick O’Malley, il più attivo promotore della lotta agli abusi sessuali, quello di Vienna Christoph Schoenborn, fine teologo ex allievo di Joseph Ratzinger e fiduciario di papa Bergoglio in ruoli-guida di vari Sinodi come quelli sulla famiglia, o l’ex prefetto dei vescovi, il canadese Marc Ouellet, influente anche in America Latina, da ex presidente della Pontificia Commissione competente. Intanto oggi, la scena tra i ‘papabili’ è stata tutta per Pietro Parolin, già segretario di Stato, che ha presieduto in Piazza San Pietro la seconda messa dei ‘novendiali’, davanti ai 200 mila partecipanti al Giubileo degli adolescenti.

Da stretto collaboratore di papa Bergoglio, la sobrietà, il piglio sicuro ma anche affabile e umano con cui ha portato avanti la celebrazione ha ricordato quelli dell’allora prefetto per la Dottrina della fede e decano del Collegio cardinalizio Joseph Ratzinger nell’officiare venti anni fa i funerali di Giovanni Paolo II, uscendone come l’unico vero candidato alla successione. Nella messa di oggi, in cui ha assimilato la tristezza, il turbamento e lo smarrimento per la morte di Francesco a quelli degli “apostoli addolorati per la morte di Gesù”, Parolin è come se avesse esposto sinteticamente una sorta di suo ‘programma’, sulla scia del grande pontificato appena concluso. Ha spiegato che l'”eredità” del Pontefice “dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri”.

“Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco”, ha sottolineato, a proposito di un Pontefice che alla misericordia dedicò anche un Anno Santo straordinario. Papa Francesco “ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita”. Una misericordia che è guida anche nell’azione diplomatica della Santa Sede, come si è visto ancora ieri nell’incontro in Basilica tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in una foto che ha fatto il giro del mondo ed è rimasta l’emblema della giornata: non pochi l’hanno definita “l’ultimo miracolo di papa Francesco”.

Zelensky ieri ha anche incontrato proprio Parolin, capo della diplomazia d’Otretevere, ringraziando poi su X “per il sostegno al diritto dell’Ucraina all’autodifesa e al principio secondo cui le condizioni di pace non possono essere imposte al Paese vittima”. E oggi, per l’incontro in Basilica, l’ambasciatore ucraino Andrii Yurash ha riconosciuto con l’ANSA “il grande sostegno della Santa Sede”.

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