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Cronache

“Soldi, viaggi e regali a 10 finanzieri e ad un poliziotto”, ecco il sistema Scavone disegnato dalla Procura di Napoli

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Trojan per spiare l’imprenditore Luigi Scavone attraverso persone che facevano parte del suo sistema. Parte così l’inchiesta che vede indagati dieci uomini della guardia di Finanza e un poliziotto.  I trojan inoculati su computer e telefonini cellulari di questi uomini delle forze dell’ordine accusati di essere infedeli avrebbero fatto emergere fatti che hanno per la procura di Napoli una grave rilevanza penale. Secondo le indagini della Procura di Napoli, infatti, per anni Luigi Scavone avrebbe ottenuto informazioni riservate da esponenti delle forze dell’ordine, per poter costruire una rete di prestanome a cui affidare società cartiere. E non solo: tra i favori ricevuti, anche accessi discreti, a prova di controlli, a Capodichino, in cambio di soldi, assunzioni, regali di ogni tipo. Parliamo non di sentenze di condanna ma di accuse della Procura che è una delle parti in causa in questa inchiesta molto delicata. Le persone di cui parliamo restano innocenti fino a prova contrario ovvero fino al terzo grado di giudizio. Ed è per questo motivo che in questo contesto specifico ribadiamo che il nostro è un racconto  che si basa su atti e documenti dell’accusa ma che esiste anche la versione della difesa che è diametralmente opposta.

L’inchiesta la raccontiamo partendo dalla decisione del Riesame di accogliere, solo in parte, le conclusioni della Procura, dopo che il gip aveva rigettato alcune richieste di arresti. In sintesi, il Riesame si è espresso in questi termini: ha disposto gli arresti domiciliari per Scavone (difeso dall’avvocato Alfonso Furgiuele) e la sospensione dal lavoro per cinque finanzieri (misure non eseguite, si attende la Cassazione). A leggere il provvedimento firmato dal Riesame, i giudici hanno disposto la misura interdittiva di sospensione dal servizio per A. M., G. T., R. B., V. A., V. V.. Sotto il profilo delle misure cautelari il  Riesame ha demolito buona parte del lavoro della Procura e del Gip. Ed è a questo punto evidente che tutti i soggetti coinvolti potranno ulteriormente dimostrare la correttezza della propria condotta nel corso del prosieguo del processo.

Resta in piedi l’accusa a Scavone di aver corrotto militari della Guardia di Finanza con soggiorni di lusso, biglietti per le partite del Napoli o per le gare di Moto Gp, ottenendo in cambio un trattamento di “assoluto riguardo” – come si legge nelle carte – da parte dei pubblici ufficiali, che gli avrebbero restituito una serie di favori. Come? Con presunti controlli fiscali più “morbidi”. Non solo. Ci sarebbero stati anche scambi di informazioni relative ad indagini. Quello delle presunte soffiate degli uomini in divida a Scavone sono un punto delicato dell’inchiesta.Parliamo di informazioni legate alla possibilità di ispezioni e accertamenti di natura tributaria, che avrebbero potuto creare problemi al patron della società Alma; ma anche la consultazione del cosiddetto sdi, il sistema informativo dal quale è possibile verificare (solo dietro un mandato e per specifiche attività di indagini), se una persona è sottoposta o meno ad attività di indagine.

L’Imprenditore sotto inchiesta. Luigi Scavone

Ma c’è un’altra posizione al vaglio dei pm, quella del finanziere W. P. (che non figura tra gli indagati per i quali il Riesame ha firmato provvedimenti cautelari). Questo finanziere avrebbe ottenuto, grazie a Scavone, l’assunzione della nipote e della sorella in una delle società del gruppo. È il 4 febbraio del 2020, quando il militare avrebbe fornito agli investigatori un elenco “di amici e conoscenti”, che durante il 2018 “hanno ricevuto regali di valore considerevole e altre utilità (come borse di lusso, viaggi e biglietti per le partite del Napoli, ndr)”. Scavone si sarebbe speso anche per l’assunzione della ex moglie di un colonnello della Guardia di Finanza e, a un altro finanziere, (“mio amico da tre anni”, scrive ) ha regalato – specifica nella nota – “… un viaggio per tutta la sua famiglia e una borsa Louis Vuitton, il tutto per un valore di circa 6mila euro”. La Guardia di Finanza aveva già acquisito le informazioni contenute nella nota recuperandole grazie a “capillari, approfonditi e dispendiosi accertamenti tecnici”. Scavone, convinto dagli inquirenti, ha deciso poi di fornire le credenziali di accesso al “suo” cloud: la comparazione tra i backup delle chat che aveva cancellato trovati sul web e le informazioni recuperate dai finanzieri avrebbero fornito un riscontro positivo. L’imprenditore avrebbe anche messo a disposizione di alcuni militari indagati beni di lusso, come costosissime Ferrari e lussuose imbarcazioni, frutto spiegano i giudici, della “…sua enorme enorme disponibilità economica…”. Dalle indagini, emerge anche un tentativo di delegittimare il comandante della polizia econonico finanziaria Domenico Napolitano. La colpa di quest’ultimo: fare il proprio dovere.

Repetiamo, però: siamo ancora in una fase in cui le accuse agli indagati non possono ancora essere contestate dagli avvocati della difesa. Nel processo che verrà istrutio, però, le accuse della Procura dovranno essere provate aldilà di ogni ragionevole dubbio. E comunque indagati prima e imputati poi sono considerare persone innocenti fino a sentenza della Cassazione.

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Ucciso a colpi di pistola in auto mentre fa benzina

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Omicidio questa mattina in una stazione di benzina di Mondragone, comune del litorale casertano. Un commerciante, L.M., è stato ucciso a colpi di pistola da un uomo, un imprenditore, che ha fatto fuoco mentre la vittima era in auto, per poi allontanarsi sotto gli sguardi terrorizzati del gestore del distributore, situato sulla statale Domiziana, e di altri avventori. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, che hanno avviato le indagini.

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Ucciso con una fiocina, l’omicidio in assenza di una minaccia

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In assenza di una minaccia diretta, per sé e per la propria compagna, uccise un 23enne con un colpo di fiocina sparata da un fucile subacqueo in via Cilea a Sirolo (Ancona) il 27 agosto del 2023: un omicidio che non sarebbe scaturito dall’iniziale “diverbio stradale” ma dal successivo intervento dei fratelli della vittima, uno dei quali lo colpì con un pugno per il quale l’omicida intese “vendicarsi”.

Lo scrive la Corte d’Assise di Ancona nella motivazione della sentenza con la quale, il 21 gennaio scorso, ha condannato a 18 anni di carcere Melloul Fatah, 28 anni, per l’omicidio volontario, senza l’aggravante dei futili motivi, di Klajdi Bitri, albanese 23enne. Il delitto avvenne di primo pomeriggio a seguito di un litigio per motivi stradali, all’altezza di una rotatoria. Si era creato un ingorgo di auto e dopo vari insulti, che avevano coinvolto anche parenti e amici della vittima, Fatah era tornato al proprio veicolo per prendere la fiocina e puntarla al petto del giovane poi deceduto. Subito dopo era risalito a bordo dell’auto, dove si trovava anche la fidanzata, e se ne era andato.

Era stato arrestato prima di cena, a Falconara, dai carabinieri. L’imputato, difeso dall’avvocato Davide Mengarelli, ha sostenuto di non essersi accorto del colpo mortale e di aver preso il fucile solo per spaventare il gruppetto che gli dava addosso. Secondo i giudici, però, la sua versione non è plausibile. “Ha scelto in totale autonomia di inseguire, in assenza di qualsivoglia minaccia, per sé e per la propria compagna, – scrive la Corte a proposito dell’imputato – di prelevare il fucile elastico con fiocina a tre punte, che utilizzava per la pesca subacquea, di imbracciarlo e di puntarlo alla vittima che in piedi, dietro la Mercedes, dopo pochi attimi decedeva nell’impotenza e nello sconforto generale”. Secondo la Corte, il 28enne agì per vendicare il pugno che aveva subito nella lite: “compreso di non poter prevalere e attesa l’inferiorità numerica – osserva nella sentenza il presidente della Corte Roberto Evangelisti – non reagiva e si dirigeva verso la propria auto dando l’impressione di desistere e di voler riprendere la marcia, apparenza però ingannevole poiché il fine che muoveva Melloul era antitetico”. La fidanzata “non aveva eccepito alcun pericolo, per nulla allarmata si chinava a recuperare gli occhiali caduti in precedenza al fidanzato nel corso dello scontro con la vittima e i suoi amici”.

La Corte ripercorre i drammatici attimi dell’omicidio: Fatah “ha premuto a distanza di circa due metri e mezzo il grilletto del suo fucile subacqueo munito di tridente contro Klajdi, facile bersaglio in quanto in posizione eretta, disarmato e impossibilitato a opporre qualsivoglia difesa se non tentare di disporsi in posizione di chiusura alzando il ginocchio sinistro in funzione di scudo”. I familiari della vittima erano parte civile nel processo con gli avvocati Marina Magistrelli e Giulia Percivalle.

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Indossa un passamontagna al porto di Ischia ed evade dai domiciliari: arrestato un 21enne

A Ischia, un 21enne evade dai domiciliari e tenta di imbarcarsi per Napoli con un passamontagna: riconosciuto e arrestato dai Carabinieri.

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Iniziamo questa storia dalla fine, da un epilogo inaspettato, frutto di una scelta maldestra di un 21enne di Barano d’Ischia. Il giovane si trovava in fila al porto, pronto a imbarcarsi su uno degli ultimi traghetti della giornata con destinazione Napoli. Nulla di strano, se non fosse per un dettaglio singolare: indossava un passamontagna.

Alcune persone presenti hanno manifestato curiosità, altre preoccupazione. A porsi domande sono stati anche i Carabinieri del nucleo radiomobile di Ischia, impegnati nei controlli serali. Avvicinatisi al giovane, gli hanno chiesto di mostrare il volto. A quel punto, come in un colpo di scena da film, il ragazzo ha tolto il passamontagna e si è dato alla fuga verso una pineta.

Riconosciuto e arrestato dopo l’inseguimento

I militari lo hanno inseguito, bloccato e immediatamente riconosciuto: era lo stesso giovane che poche ore prima aveva rubato uno scooter, fuggendo tra le strade di Ischia e venendo arrestato dai Carabinieri. Dopo il primo arresto, era stato sottoposto agli arresti domiciliari.

Questa volta, in manette per la seconda volta nel giro di poche ore, il 21enne dovrà rispondere anche dei reati di evasione e resistenza a pubblico ufficiale. In attesa dell’udienza in Tribunale, resterà in camera di sicurezza.

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