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Snowden giura fedeltà a Putin, prende passaporto russo

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Edward Snowden ha completato il guado del suo Rubicone. Nove anni dopo la sua valanga di rivelazioni di documenti segretissimi sulle intrusioni nella vita privata da parte delle agenzie d’intelligence di tutto il mondo e la sua fuga all’estero, due anni dopo aver ottenuto la residenza permanente in Russia e tre mesi dopo dopo essere diventato cittadino russo, l’esperto informatico ed ex consulente dell’Nsa ha pagato il prezzo dell’asilo: il primo dicembre – ma la notizia è trapelata il giorno dopo – ha giurato la sua fedeltà alla Federazione russa in cambio della consegna del passaporto, che gli mancava da quasi 10 anni.

Un traguardo che non era probabilmente quello che Snowden avrebbe scelto quando nel 2013 decise di violare le sue consegne professionali e di desecretare migliaia di documenti top secret. Subito dopo essersi licenziato da contractor dell’Nsa alle Hawaii, l’allora trentenne Snowden volò a Hong Kong, da dove fece le sue rivelazioni alla fine di maggio. Inseguito a breve giro da mandato di cattura emesso il 21 giugno 2013 dal Dipartimento di Giustizia Usa per violazione della legge sullo spionaggio e per furto di proprietà governative, Snowden s’imbarcò per Mosca: un semplice scalo verso Cuba e poi l’Ecuador, al quale voleva chiedere asilo.

Ma la sua corsa si fermò all’aeroporto moscovita di Sheremetyevo, dove gli agenti gli tolsero il passaporto, che il governo degli Stati Uniti gli aveva nel frattempo annullato. Rimase in una sorta di limbo per oltre un mese, prima che le autorità russe gli concedessero – anche in funzione anti-americana – un permesso di soggiorno con diritto d’asilo per un anno, che poi divenne di due, eccetera. Che fosse o meno la sua nuova patria d’elezione, la Grande Madre Russia divenne de facto la sua prigione: una prigione in cui si è sicuramente rifatto una vita, conscio di essere una pedina in un gioco politico che la guerra in Ucraina ha poi intensificato all’infinito.

Come per Julian Assange, Snowden è diventato eroe della libera informazione per alcuni, traditore e codardo per altri. E le sue battaglie simboliche sono continuate mentre lui percorreva il lungo guado del suo Rubicone. Nel 2016 fu nominato presidente della Freedom of the Press Foundation, ong di San Francisco dedita a proteggere la libertà di parola e la tutela dei giornalisti. Nel 2019 presentò online il suo libro autobiografico Permenent Record, che diede forma alle sue rivelazioni sulla sorveglianza segreta e la libertà individuale, pubblicato dalla newyorkese Metropolitan Books. Da aspirante cittadino russo, ha continuato a lavorare nel campo dell’IT e ha sposato Lindsay Mills con la quale ha avuto due figli.

In un’intervista dell’ottobre 2018 disse: “In Russia non posso dire di essere al sicuro. Ma la vera domanda è: questo è importante? Non mi sono fatto avanti per stare al sicuro. La Russia – disse – non è casa mia, è il mio luogo di esilio”. Le rivelazioni del ‘whistleblower’ Snowden, che disse di aver così finalmente liberato la sua coscienza, dopo averci lottato per anni da addetto all’intelligence, aprirono un vaso di Pandora sulle molte e variegate sfaccettature dei programmi di sorveglianza globale, senza confini nazionali. Cose che nel 2013 erano solo oggetto di congetture e di sui si sapeva pubblicamente poco o nulla. Tirò in ballo non solo l’Nsa, per la quale lavorava, ma anche l’alleanza d’intelligence dei Five Eyes (fra Usa, Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda) e varie compagnie di telecomunicazioni, accusati di intrusioni indebite nelle vite delle persone, per motivi leciti e illeciti, comunque senza permesso. Snowden fece le sue rivelazioni a un pool di giornalisti e le sue storie apparvero sul Guardian, sul Washington Post e altri giornali. Il numero dei file segreti pubblicati resta incerto, ma si stima che siano fino a 200.000 solo per gli Stati Uniti e un numero che oltrepassa il milione e mezzo in totale.

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Russia, respinto attacco di droni ucraini contro Mosca

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La Russia ha dichiarato stanotte di aver sventato un attacco di droni ucraini contro Mosca, pochi giorni prima delle celebrazioni del 9 maggio per la vittoria sulla Germania nazista nel 1945. Non è la prima volta che la capitale russa è bersaglio di simili operazioni di Kiev, sebbene rimangano rare. Il sindaco Sergei Sobyaninen ha dichiarato su Telegram che le difese aeree hanno “respinto un attacco di quattro droni diretti verso Mosca” senza causare “danni o vittime”.

L’attacco dei droni ucraini avviene pochi giorni prima della parata militare del 9 maggio nella Piazza Rossa, alla quale si prevede parteciperanno il presidente cinese Xi Jinping, il suo omologo brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva e altri partner e alleati di Mosca. La commemorazione della vittoria sulla Germania nazista, avvenuta esattamente 80 anni fa il 9 maggio, è fondamentale per la narrativa patriottica del Cremlino, che insiste sul fatto che il conflitto armato contro l’Ucraina è una continuazione di quello contro Berlino durante la Seconda guerra mondiale.

In occasione delle celebrazioni del 9 maggio, il presidente russo Vladimir Putin ha proposto all’Ucraina una tregua di tre giorni, dall’8 al 10 maggio, allo scopo, a suo dire, di testare la volontà di Kiev di raggiungere la pace. Ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato domenica di “non credere” che la Russia rispetterà la tregua. I colloqui separati tra Mosca e Kiev, guidati da Washington, sono in corso da oltre due mesi e finora faticano a produrre risultati nella ricerca di una soluzione al conflitto scatenato dall’attacco russo all’Ucraina nel febbraio 2022.

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Trump riapre Alcatraz: “Ospiterà i criminali più spietati d’America”

Donald Trump ordina la ricostruzione e riapertura del carcere di Alcatraz. “Ospiterà i criminali più violenti d’America”, ha dichiarato su Truth.

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Il presidente americano annuncia su Truth il ritorno della famigerata prigione federale: sarà ampliata e usata per i detenuti più pericolosi

Donald Trump ha annunciato ufficialmente di aver ordinato la ricostruzione e la riapertura del carcere federale di Alcatraz, l’ex penitenziario simbolo della durezza del sistema carcerario americano, situato su un isolotto nella baia di San Francisco e chiuso dal 1963.

Con un post pubblicato su Truth Social, Trump ha dichiarato che la nuova Alcatraz ospiterà “i criminali più spietati e violenti d’America“. Il presidente ha inoltre anticipato che il complesso sarà “sostanzialmente ampliato” rispetto alla struttura originale, rimasta celebre per aver ospitato gangster del calibro di Al Capone e per la sua reputazione di carcere inespugnabile.

La scelta ha già provocato reazioni contrastanti negli Stati Uniti: un’operazione simbolica dal sapore fortemente propagandistico, che richiama l’idea di legge e ordine tanto cara alla narrazione trumpiana, soprattutto in vista delle prossime elezioni.

Non sono ancora stati diffusi dettagli tecnici né un cronoprogramma ufficiale per la ricostruzione. Ma l’annuncio rilancia l’uso di Alcatraz come deterrente mediatico, riportando nell’attualità una prigione che da sessant’anni era diventata solo un’attrazione turistica.

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Romania, il sindaco di Bucarest filoeuropeo Nicusor Dan al ballottaggio contro George Simion

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Sarà il sindaco di Bucarest filoeuropeo Nicusor Dan lo sfidante del candidato di estrema destra George Simion (nella foto) al ballottaggio delle elezioni presidenziali in Romania, secondo i risultati quasi definitivi del voto di ieri. Con il 99% delle schede scrutinate il leader del partito nazionalista Aur e sostenitore del presidente americano Donald Trump ha ottenuto il 40,5% dei voti e se la vedrà ora nel secondo turno con Dan, balzato al secondo posto con il 20,9% delle preferenze contro il 20,3% del candidato della coalizione di governo Crin Antonescu.

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