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Si scalda corsa segreteria Pd, scandalo Qatar la turba

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Doveva essere il lancio di una campagna elettorale che per i prossimi due mesi impegnerà il Pd in una sfida per la scelta del prossimo segretario, ma l’inchiesta delle mazzette dal Qatar ha turbato il sabato del Partito democratico e finito per offuscarne le varie iniziative. Fra i candidati alla segreteria e al Nazareno c’è pochissima voglia di parlare della questione, anche in attesa di capirne meglio i contorni. L’unico che lo fa è l’ex ministro Andrea Orlando: “diciamola tutta, garantismo a parte – twitta – se fosse vera anche la metà dell’affaire Qatar-Europarlamento, saremmo già allo schifo assoluto. Scambiare i diritti fondamentali dei lavoratori con soldi e regali dei signori feudali del Qatar è tradimento totale dei valori democratici”. Ad affondare il colpo è invece il centrodestra, con la Lega che chiede una commissione d’inchiesta all’Europarlamento e molti esponenti dei partiti di maggioranza che chiedono conto al Pd, da Maurizio Gasparri di Forza Italia alla leghista Susanna Ceccardi che parla di “ipocrisia della sinistra”. Un’inchiesta dagli inevitabili risvolti politici che ha finito per offuscare un po’ la giornata dei due candidati principali, che continuano a raccogliere sostenitori, profilando sempre più un derby emiliano-romagnolo alle primarie di febbraio: Stefano Bonaccini è partito da Bari per un’iniziativa che ha l’obiettivo di recuperare consensi al sud, coinvolgendo soprattutto gli amministratori locali.

La sua sfidante ed ex vice in Regione Elly Schlein, che lunedì riprenderà la tessera in un circolo di Bologna, ha partecipato a un’iniziativa su lavoro e diritti umani organizzato dall’associazione ‘Rosa Rossa’. Bonaccini a Bari ha raccolto il sostegno del sindaco Antonio Decaro e la ‘sfida’ del collega presidente di Regione Michele Emiliano: “Te la senti di essere il segretario del Pd che parlerà del mezzogiorno, che valorizzerà le nostre storie, che darà a tutti gli altri il coraggio di fare altrettanto?”, gli ha chiesto. “Se accetti questa lotta ti auguriamo di prendere in mano la responsabilità di questo paese”. La scelta di tenere la sua prima iniziativa elettorale a Bari, per Bonaccini (che domani proseguirà fra Molise e Abruzzo) aveva anche il chiaro significato di rassicurare il Pd del meridione che non vede di buon occhio la sua battaglia per l’autonomia differenziata. “Non sosterrò mai – ha detto – un progetto di autonomia che penalizzi il Sud e spacchi il Paese.

Sono un autonomista convinto, ma di quella autonomia che è stata la battaglia storica della sinistra italiana: l’autonomia intesa come poteri locali. Ho sempre lavorato per unire, nel Pd ci sono sempre stato, mentre altri di fronte a chi non era d’accordo con loro sono andati via”. Come, per esempio, Elly Schlein, uscita dal Pd nel 2015 insieme a Pippo Civati che lunedì ci rientrerà in vista della corsa alla segreteria, prendendo la tessera in un circolo di Bologna, la città dove si è affermata politicamente. E dove ha partecipato a un’iniziativa dell’associazione Rosa Rossa, lanciando l’appello alla partecipazione ai suoi sostenitori raccogliendone l’adesione al portale Partedanoi.it. All’iniziativa, insieme a lei, c’erano, in presenza o in collegamento, gli ex ministri Andrea Orlando, Roberto Speranza e Giuseppe Provenzano, il capodelegazione del Pd al parlamento europeo Brando Benifei e il sindaco di Bologna Matteo Lepore. E anche se non sono arrivati endorsement espliciti, intorno a lei c’è un’area politica che comincia a definirsi e aggregarsi. “Apprezzo una consonanza di toni e accenti con Elly Schlein, ma ci confronteremo sulle piattaforme”, ha detto Orlando. Lepore invece, che ha raccolto 1.100 firme alla sua petizione per aggiungere un riferimento al lavoro nel nome del Pd, ha ribadito che deciderà chi sostenere solo alla fine della fase costituente anche se con un po’ di amarezza: “La costituente – ha detto – si sta dimostrando un po’ una scatola vuota: a parte la nostra petizione sul lavoro non vedo idee, quindi tanto valeva far subito le primarie”.

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Politica

L’Anac, corruzione rafforza mafie e inquina la democrazia

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“La corruzione mortifica legittime aspettative, deteriora la qualità dei servizi pubblici, rafforza le mafie, inquina la democrazia. Ha un costo, quindi, sociale, civile e umano, oltre che economico”. Nel decennale della sua nascita, l’Autorità Nazionale Anticorruzione consegna al Parlamento la tradizionale relazione evidenziando problemi e criticità di un Paese che – per usare le parole del presidente Giuseppe Busia – ha “il valore più alto in termini di danni finanziari al bilancio dell’Unione Europea, stimati a seguito di frodi e malversazioni, anche riconducibili alla criminalità organizzata”. La corruzione, dunque, continua a essere uno dei mali di cui soffre l’Italia e ha inevitabili ripercussioni in ogni ambito, dal lavoro alla salute, dagli appalti all’occupazione. In Parlamento, Busia ha provato a sintetizzare un anno in cui l’anticorruzione ha gestito 1.294 istruttorie, oltre ad aver avviato 395 procedimenti e gestito 441 istanze di precontenzioso.

“Anche quando non uccide – spiega il presidente dell’Anac -, la corruzione arreca danni inestimabili, affinando le sue armi con mezzi sempre più subdoli. Opere non ultimate, o completate con smodati ritardi e sperpero di risorse pubbliche. Imprese sane che falliscono a causa di un mercato poco aperto e trasparente. Giovani eccellenze costrette a cercare all’estero chances di realizzazione professionale, sottratte in patria da concorsi poco trasparenti”. Nella relazione, inevitabile è il passaggio sui fondi del Pnrr che – spiega Busia – ha dato impulso alla contrattualistica pubblica “con un valore complessivo degli appalti avviati di importo pari o superiore a 40.000 euro che si attesta attorno ai 283,4 miliardi di euro”. Si tratta di un aumento, scrive il presidente, “del 36,4% a confronto con il 2021, e addirittura del 65,9% rispetto al 2019”. Questi numeri, avverte però Busia, “non dicono tutto”.

“Avviare un procedimento non significa che si sarà in grado di chiuderlo in tempo, come aprire un cantiere non basta ad assicurare il completamento dei lavori in tempo utile e in modo adeguato”. Ecco perché “la strada è ancora lunga”. E con l’avvicinarsi della scadenza del 2026, “la salita diverrà sempre più ripida e per percorrerla – è il monito e l’invito – servirà lo sforzo congiunto di tutte le istituzioni, ai diversi livelli territoriali”. La relazione contiene anche numerosi appelli al legislatore, compreso quello per una disciplina organica sulle lobby.

“Una normativa che, rifuggendo da tentazioni criminalizzatrici – è il ragionamento dell’Anticorruzione – si ponga l’obiettivo di garantire piena trasparenza sull’attività dei portatori di interesse, anche mediante la creazione di canali digitali, accessibili a tutti, attraverso i quali tanto le lobby più organizzate e strutturate, quanto quelle dotate di mezzi minori, possano far pervenire le proprie proposte ed osservazioni”. Nel suo intervento, Busia, ha tenuto anche a ricordare le vittime della corruzione, “persone alle quali la corruzione ruba opportunità, prospettive, benessere, talvolta persino la vita”.

“Sono vittime della corruzione, intesa in senso amministrativo e non solo penalistico – scrive -, le donne e gli uomini sepolti vivi sotto le macerie di infrastrutture ed edifici costruiti con la sabbia al posto del cemento; i lavoratori schiacciati o soffocati nei cantieri perché chi avrebbe dovuto vigilare sulla loro sicurezza è stato indirizzato verso altri obiettivi; i pazienti che scontano la scarsa qualità di attrezzature sanitarie acquistate attraverso procedure opache; i bambini malnutriti, nei Paesi più fragili, a causa di aiuti umanitari che si perdono nelle pieghe di torbidi intrecci tra burocrazia e malaffare”.

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Cybersicurezza: odg Costa, l’uso del Trojan va regolamentato

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“Si impegna il Governo a prevedere l’introduzione, nel primo provvedimento utile, di una disciplina organica del captatore informatico che rifletta il miglior bilanciamento tra le esigenze investigative e i principi di cui agli articoli 14 e 15 della Costituzione” cioè la tutela del domicilio e il principio della riservatezza. E’ quanto prevede l’ordine del giorno che il deputato di Azione Enrico Costa ha appena presentato al ddl sulla cybersicurezza. Un odg in cui si chiede di fatto una precisa e più severa regolamentazione dell’uso del Trojan, il captatore informatico usato in molte inchieste giudiziarie come quella ligure.

Nell’ordine del giorno di Enrico Costa, firmato anche dalla deputata di Italia Viva, Maria Elena Boschi e dal capogruppo di FI in Commissione Giustizia PIetro Pittalis, si dice anche che “risulta necessario prevedere una disciplina organica che, da un lato, indichi le gravi forme di criminalità per le quali ammettere l’utilizzo del captatore informatico e, dall’altro, dettagli le condizioni applicative e le modalità operative di utilizzo, con l’obiettivo di bilanciare l’accertamento delle ipotesi delittuose ed i principi costituzionali previsti dagli articoli 14 e 15 della Costituzione”.

Dopo aver definito il Trojan “un sistema dissimulato, inoculato da remoto, che invade il terreno della riservatezza penetrando anche nelle sfere più intime e private”, Costa sottolinea come il captatore informatico sia anche “uno strumento itinerante, che si sposta di “ambiente” in “ambiente”, potenzialmente in grado di accendere la webcam, di attivare il microfono e di captare conversazioni, di leggere qualsiasi dato venga archiviato all’interno del cellulare (dagli indirizzi in rubrica, agli sms, ai messaggi whatsapp, agli appunti salvati nelle note), di visualizzare le fotografie, di registrare la “tracciabilità” del possessore del cellulare funzionando da GPS, di catturare segretamente tutto ciò che viene digitato nel dispositivo, potendo quindi risalire anche ad eventuali password o numeri di carte di credito”.

Costa pertanto racconta anche la storia di questo strumento di indagine, a cominciare dalle sentenze della Cassazione che ne parlano e dagli interventi che ci sono stati da parte del legislatore negli anni, chiedendo con il suo ordine del giorno che il legislatore intervenga per “disciplinare” la materia visto che a suo avviso il Trojan è molto “più invasivo” delle normali intercettazioni. L’ordine del giorno, secondo quanto si apprende, potrebbe ricevere il parere favorevole del governo e pertanto venire approvato.

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De Luca: straordinaria vittoria sui fondi per la Campania

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“Il Consiglio di Stato ha confermato pienamente le tesi della Campania, ha censurato i ritardi, e stabilisce l’inaccettabilità delle procedure messe in campo dal Governo. E’ il risultato della battaglia di civiltà e di dignità nella quale si sono impegnati in questi mesi centinaia di sindaci, amministratori, semplici cittadini. E’ un motivo di grande speranza e di grande soddisfazione per quanti hanno creduto nella giustizia amministrativa del nostro Paese”. Così il governatore Vincenzo De Luca sulla decisione del Consiglio di Stato in relazione ai fondi per la Campania, giudicata una “straordinaria vittoria” dopo mesi di polemiche.

Il Consiglio di Stato, ricorda ancora De Luca, “ha considerato pretestuosa la sopravvenienza dell’articolo 10 del Decreto coesione: smantellata la norma che surrettiziamente introduceva la vicenda Bagnoli nel Fondo di sviluppo e coesione”. “Ci si augura che a questo punto sia terminata la lunga e vergognosa catena di pretesti, di dilazioni, di ritardi strumentali, che ha penalizzato e penalizza le imprese, le famiglie, i Comuni della Campania. Ci si augura di poter cominciare a lavorare nell’interesse delle nostre comunità”, conclude il presidente della Regione.

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