Collegati con noi

Cronache

“Sesso violento consenziente”, “no, fu uno stupro”: vi sveliamo le versioni di Ronaldo e di Mayorga

Pubblicato

del

Quello che successe la notte del 13 luglio del 2009 nella stanza 57306 del Palms Place Hotel di Las Vegas lo sanno solo loro: Cristiano Ronaldo e Kathryn Mayorga. Cr7  si godeva un po’ di giorni di vacanza prima di tornare in Europa e trasferirsi dal Manchester United al Real Madrid. Lei, Kathryn, era una bella ragazza del Nevada, aspirante modella che faceva la hostess nel night club Rain di Las Vegas per mantenersi. Si erano conosciuti. Si erano piaciuti. Si frequentavano da poche ore. Quella notte di sesso, perché fecero sesso Cristiano e Kathryn, era già stata argomento di una delicata vertenza che non diventò mai giudiziaria perché i legali di CR7 misero tutto a tacere. Un accordo, un pezzo di carta, firmato da Cristiano e Kathryn, e quella che poteva essere nel 2009 una denuncia per stupro diventò per lui sesso consenziente, per lei un assegno da 375mila dollari e una pietra tombale messa su quella vicenda. Di sesso. Una storia che è tornata a galla. E lei, Kathryn Mayorga, ora nelle mani di uno dei più accorsati studi legali degli Usa, Leslie Mark Stovall & Associates, intende fargli causa. Attenzione, non per portarlo in galera per stupro. No, vuole essere risarcita in sede civile dei danni fisici, psichici, biologici ed esistenziali che da quella sera di sesso ancora oggi si porta dietro e che le avrebbero rovinato la vita.

 

L’accordo Ronaldo/Mayorga del 2009 è già davanti ad una Corte del Nevada per l’annullamento. E di sicuro quell’accordo diventerà di dominio pubblico quanto prima. Poi partirà l’azione di risarcimento danni da parte dei legali della signorina Mayorga. Anche se è probabile che nel frattempo qualcosa possa accadere. Che cosa? Che le parti trovano un accordo nuovo e venga rimesso tutto a tacere con soddisfazione di tutti. Eppure, di quella notte di sesso, di quella serata di stupro, ci sono due versioni. Come suggerivo con le parole “sesso” e “stupro”. C’è la versione di Cristiano che parla di sesso consenziente. C’è la versione di Kathryn che invece denuncia uno stupro violento. Noi ve le offriamo entrambe le versioni. Così come le hanno raccontate i protagonisti. Voi ve ne fate una vostra idea. Rispetto al 2009, Ronaldo è un calciatore di fama planetaria, è appena arrivato alla Juventus, guadagna tra ingaggio e sponsor oltre mezzo miliardo di euro ogni anno. Poi ci sono i suoi affari e i suoi investimenti in campo immobiliare e finanziario. Insomma Ronaldo è una holding che fabbrica soldi. Lei, Kathryn Mayorga, in questi anni ha lasciato il mondo dei night club, non fa più la hostess ma l’insegnante in una scuola privata.

La versione di Cristiano Ronaldo.

L’ha svelata Der Spiegel la versione di CR7. Il magazine tedesco, molto autorevole, vende 5 milioni di copie,  ricostruisce quanto raccontato dal portoghese ai suoi avvocati dell’epoca. CR7 spiegò che c’era stato un rapporto sessuale con Kathryn Mayorga. Non fu quel che si dice amore, sesso in senso romantico, ma sesso brusco, frettoloso e sbrigativo. Kathryn alla fine si ritrovò qualche livido. Ronaldo ammise davanti ai suoi legali che stavano trattando la resa con gli avvocati dell’epoca della Mayorga, che “lei ripeteva: no, non farlo, io non sono come tutte le altre…»”. E così alla fine, avendola vista scossa “mi sono scusato con lei”. Quello che di sicuro CR7 disse ai suoi legali è che lei diceva “no” e “basta” “svariate volte”. Era la versione che Ronaldo avrebbe dovuto raccontare ai giudici in caso di vertenza giudiziaria se nel 2009 la Mayorga non si fosse accontentata dei 375 mila dollari in cambio del silenzio. Questa storiaccia, a distanza di 10 anni quasi, è tornata in circolo grazie a Football Leaks e alla denuncia civile della Mayorga. Le prove materiali di quella che all’epoca poteva essere una causa civile e penale per violenza sessuale, nel frattempo, a sentire l’avvocato Leslie Mark Stovall che ha presentato una denuncia contro CR7 la settimana scorsa in Nevada, sono scomparse. Tutto sparito. Interrogatori della polizia. Prove repertate dentro l’albergo dove i due fecero sesso o dove si consumò lo stupro. Non si trova più niente. E questo è, a prescindere da quello che accadrà e quella che sarà la verità giudiziaria che sarà scritta, un bene per CR7. Nel frattempo Ronaldo ha fatto gol contro l’Udinese. E dopo i dubbi e le amarezze espresse da sponsor come Nike ed Ea Sports che a Ronaldo versano decine di milioni di euro, arriva per il portoghese la solidarietà di uno sponsor italiano importante, Yamamay, azienda che esporta intimo nel mondo.  Lo sponsor napoletano che nei giorni dello scandalo non ha interrotto la campagna con il portoghese in mutande, confermando fiducia al giocatore, testimonial dell’azienda, parla di “una vicenda inverosimile”. Negli Stati Uniti, dove il clima è diverso e dove la campagna MeToo fa proseliti dopo le denunce a Harvey Weinstein e altri, la Mayorga chiede che Ronaldo venga incriminato per “coercizione, frode, abuso, diffamazione, violazione del contratto”. Tutto il resto sono affari, soldi, investimenti da proteggere, accuse da evitare o smontare. Per cui la Nike (contratto a vita con CR7) sta valutando cosa fare, ma intanto nasconde le foto del campione dal suo sito internet. Sports Illustrated se la prende con la Juve e dice che il suo sostegno  a Ronaldo è stonato.

 

La versione di Kathryn Mayorga

Il racconto di quella notte Kathryn, ovviamente preparata dai professionisti dell’ufficio legale Stovall, l’ha fatto a Der Spiegel. In Europa. In Italia, è evidente, non hanno trovato nessuno a cui affidare quell’intervista bomba fatta dai giornalisti dello Spiegel. Riascoltare quello che dice Kathryn ci introduce in uno stupro senza alcun dubbio.

Il caso Ronaldo su Der Spiegel. I giornalisti tedeschi mentre intervistano Kathryn Mayorga

È  un racconto molto crudo. Violento. Ma è il suo racconto senza contraddittorio. Kathryn spiega di aver conosciuto Ronaldo grazie ad amiche che glielo presentarono. Si scambiarono i numeri di telefono. E poche ore dopo Ronaldo chiese lei di andare a trovarlo in albergo. Lei andò nella suite 57306 del Palms Place Hotel. Lei credeva di trascorrere un serata in compagnia di amici perchè nella suite c’erano altre persone.  Solo che nel bagno della suite, dove lei si stava spogliando per andare a fare idromassaggio,  arrivò CR7  nudo, già in erezione, e “prima mi implorò di fare sesso… di toccarglielo per 30 secondi, di succhiarglielo”.  Al rifiutò di Kathryn, Ronaldo, racconta la donna, “mi trascinò nella stanza”. Poi c’è il racconto di lui che prova a spogliarla con la forza, lei che si oppone e si protegge per non farsi penetrare, fino a quando non gli salta addosso e la violenta. Finita la notte da incubo, lei scappa a casa sua, la mattina dopo va alla polizia per denunciare la violenza, la portano a fare una visita in ospedale. Le fu diagnosticato un gonfiore anale con abrasioni e lacerazioni e le furono somministrati due antibiotici. Kathryn, però,  non solo non fece denuncia all’epoca ma nemmeno fece mai ai poliziotti il nome di Ronaldo. Ora come allora il fenomeno lusitano nega ogni accusa e parla di fake news, gente che vuole farsi pubblicità usando il suo nome e nello specifico parla di “sesso consenziente” con la donna. Lo stupro “è una cosa abominevole” dice sempre CR7.

Advertisement

Cronache

Magnate asiatico Kwong, mai pagato o conosciuto Boraso

Pubblicato

del

Il magnate singaporiano Ching Chiat Kwong si chiama ‘fuori’ dalle accuse che lo inseriscono nell’inchiesta di Venezia, sostenendo di non aver “mai pagato, ne’ conosciuto” l’assessore Renato Boraso, in carcere per corruzione. Kwong, indagato dai pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini, ha fatto conoscere la sua posizione attraverso il proprio difensore, l’avvocato Guido Simonetti. Nelle carte dell’accusa il miliardario asiatico è chiamato in causa – per l’acquisto dei due palazzi veneziani Donà e Papadopoli, e per la trattativa sui ‘Pili’ – assieme a Luois Lotti, suo plenipotenziario in Italia, e Claudio Vanin, imprenditore prima con loro in affari, ora ingaggiato in una dura lotta legale con Lotti.. A Venezia c’è intanto attesa per capire quali saranno le mosse del sindaco Luigi Brugnaro, a sua volta indagato, che pressato dei partiti della sua maggioranza – in particolare Fdi – ha deciso di anticipare al 2 agosto (prima era il 9 settembre) la data del chiarimento in Consiglio Comunale. Brugnaro continua a lavorare, e non ha intenzione di presentarsi dimissionario.

E se può essere suggestivo accostarvi oggi le dimissioni di Giovanni Toti, suo ex compagno di avventura in ‘Coraggio Italia’, da ambienti vicini a Ca’ Farsetti si fa notare come le due vicende siano “completamente diverse”. Brugnaro è indagato per concorso in corruzione con i due dirigenti dell’ufficio di gabinetto Morris Ceron e Derek Donadini. Quando scoppiò l’inchiesta il Procuratore Bruno Cherchi aveva sottolineato che l’iscrizione del sindaco nel registro era stata fatta solo “a sua tutela”. I chiarimenti veri, tuttavia, non saranno possibili fino a quando i nomi di peso finiti nell’inchiesta non decideranno di presentarsi davanti ai magistrati. Oggi intanto ha provato a chiarire la propria posizione l’uomo d’affari singaporiano “Ching Chiat Kwong – ha dichiarato l’avvocato Simonetti – “non ha mai disposto né effettuato (neppure tramite persone terze) il pagamento di una somma nei confronti dell’assessore Renato Boraso”.

Inoltre “non ha mai neppure conosciuto l’assessore Renato Boraso”. E sulle due operazioni portate a termine da Kwong a Venezia, viene sottolineato che i due edifici citati nell’inchiesta, palazzo Donà e palazzo Papadopoli, “sono stati acquistati attraverso una procedura ad evidenza pubblica e a prezzi in linea (se non superiori) al loro valore di mercato”. Nelle carte dell’inchiesta, l’accusa sottolinea tuttavia che proprio per far abbassare il valore di acquisto di palazzo Papadopoli, da 14 mln a 10,7 mln, Boraso avrebbe ricevuto da Kwong “”per il tramite dei suo collaboratori”, la somma di 73.200 euro, attraverso due fatture da 30.000 euro più Iva, emesse da una società dell’assessore, la Stella Consuting, per una consulenza “in realtà mai conferita, ne’ eseguita”. Quanto all’affare, poi sfumato, dei Pili, l’avvocato di Kwong evidenzia “come la trattativai non si sia in alcun modo mai concretizzata, fermandosi ad uno stadio del tutto embrionale”.

Continua a leggere

Cronache

‘Sgomberate la Vela’, l’ordinanza del 2015 mai eseguita

Pubblicato

del

Un’ordinanza datata ottobre 2015 metteva in guardia dal pericolo crolli: la Vela Celeste va sgomberata, il succo di una relazione del Comune di Napoli messa nero su bianco. La firma in calce è quella del sindaco dell’epoca, Luigi de Magistris. Un sos che non troverà mai seguito e di cui oggi la città piange le conseguenze dopo il crollo del ballatoio-passerella che lunedì sera ha determinato la morte di tre persone e il ferimento di altre dodici. Dunque, non solo il documento datato 2016 che denunciava la mancata manutenzione dei ballatoi della Vela Celeste di Scampia con relativo rischio crollo, dal passato emerge anche un’altra carta che chiama in causa l’immobilismo delle istituzioni. Perché quell’ordinanza di sgombero coatto non è mai stata presa in considerazione?

E perché si è preferito agire con degli accorgimenti che sanno di palliativo piuttosto che affrontare di petto l’emergenza segnalata da quel documento pubblicato sull’albo pretorio del Comune? Domande in attesa di risposta e sulle quali la procura di Napoli – che ha aperto un’indagine contro ignoti per crollo colposo e omicidio colposo – intende fare chiarezza. L’ordinanza firmata de Magistris – è quanto emerge – era dettata dalla necessità di tutelare l’incolumità di 159 famiglie per un totale di 600 persone residenti nella Vela Celeste. Alla base del provvedimento c’era la relazione di un dirigente comunale che delineava un quadro di pericolo allarmante. Anche la politica chiede di fare chiarezza.

A partire dalla segretaria del Pd Elly Schlein che ne ha parlato al festival di Giffoni: “È un tragedia drammatica – ha detto -. Abbiamo immediatamente espresso tutta la nostra vicinanza alle persone, alle famiglie, al quartiere colpito. C’è da fare luce su quello che è accaduto perché non può succedere una cosa del genere”. Fare luce è quello che intende fare la Procura di Napoli che ha disposto l’ampliamento dell’area sottoposta a sequestro, dal terzo piano fino al piano terra. Le verifiche stanno riguardando anche le posizioni dei residenti nella Vela “incriminata” che, in gran parte, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, risulterebbero abusivi. E intanto si sta rivelando più difficoltosa del previsto l’acquisizione della copiosa documentazione amministrativa sulla Vela Celeste. Si tratta in particolare degli atti relativi al progetto di riqualificazione ReStart e alla manutenzione del complesso di edilizia popolare con relative negligenze che oramai sono date per scontate. Fondamentali saranno per gli inquirenti le risultanze del lavoro affidato al perito, un ingegnere strutturista forense. Conferito, infine, l’incarico per gli esami autoptici sui corpi delle tre vittime.

Continua a leggere

Cronache

Rifiuta nutrizione artificiale,”ok a suicidio assistito”

Pubblicato

del

Si è sbloccato l’iter per l’accesso al suicidio medicalmente assistito della 54enne toscana, completamente paralizzata a causa di una sclerosi multipla progressiva, che aveva rifiutato la nutrizione artificiale: la Asl Toscana nord ovest ha dato parere favorevole. “E’ la prima applicazione della nuova sentenza della Consulta che ha esteso il concetto di ‘trattamento di sostegno vitale'”, afferma l’associazione Luca Coscioni a cui si era rivolta tempo fa la donna e che ne aveva reso noto il caso un mese fa. L’Azienda sanitaria, spiega oggi l’associazione, “ha comunicato il suo parere favorevole: la donna possiede tutti e 4 i requisiti previsti dalla sentenza 242/2019 (Cappato/Dj Fabo) per poter accedere legalmente al suicidio medicalmente assistito in Italia. Da oggi se confermerà la sua volontà, potrà procedere a porre fine alle sue sofferenze. La Commissione medica della azienda sanitaria ora aspetta di sapere le modalità di esecuzione e il medico scelto dalla donna, in modo da assicurare ‘il rispetto della dignità della persona’”. La donna aveva inviato la richiesta di verifica delle sue condizioni il 20 marzo e a causa del diniego opposto aveva diffidato l’Asl, il successivo 29 giugno, alla revisione della relazione finale con particolare riferimento alla sussistenza del requisito del trattamento di sostegno vitale, essendo totalmente dipendente dall’assistenza di terze persone e avendo rifiutato la nutrizione artificiale con la Peg ritenendola un accanimento terapeutico.

Ora la revisione del parere della Asl “è avvenuta – rileva l’associazione – alla luce della recente sentenza della Corte costituzionale 135 del 2024 che ha esteso l’interpretazione del concetto di ‘trattamento di sostegno vitale'”: fino a quest’ultima sentenza l’Azienda sanitaria “non riconosceva la presenza di questo requisito, in quanto equiparava il rifiuto della nutrizione artificiale all’assenza del ‘trattamento di sostegno vitale'”. I giudici della Consulta però “hanno chiarito che ‘non vi può essere distinzione tra la situazione del paziente già sottoposto a trattamenti di sostegno vitale, di cui può chiedere l’interruzione, e quella del paziente che non vi è ancora sottoposto, ma ha ormai necessità di tali trattamenti per sostenere le sue funzioni vitali'”. “È la prima applicazione diretta della sentenza 135” della Consulta “che interpreta in modo estensivo e non discriminatorio il requisito del trattamento di sostegno vitale – dichiara l’avvocato Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Coscioni, difensore e coordinatrice del collegio legale della 54enne -. La signora dopo mesi di attesa e sofferenze, con il rischio di morire in modo atroce per soffocamento anche solo bevendo, potrà decidere con il medico di fiducia quando procedere, comunicando all’Azienda sanitaria tempi e modalità di autosomministrazione del farmaco al fine di ricevere assistenza e quanto necessario. Le decisioni della Consulta, che hanno valore di legge, colmano il vuoto in materia dettando le procedure da seguire per chi vuole procedere con il suicidio medicalmente assistito”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto