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Scudo per le società sportive, alt del Tesoro: niente soldi e sconti per il calcio

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Arriva l’alt del Tesoro allo scudo per i debiti delle società sportive. Il Ministero dell’economia è contrario all’emendamento al dl aiuti quater che avrebbe salvato il calcio dal dover pagare i versamenti sospesi per il covid. Un aiuto difficile da giustificare in un momento in cui la vera emergenza sono le famiglie in difficoltà, si ragiona nei palazzi del governo. L’esecutivo intanto si prepara ad accogliere la valanga – seppur quest’anno contingentata – di emendamenti alla manovra. Con l’iter per le modifiche al via in Parlamento, i partiti vanno infatti alla carica con i loro desiderata, dal cuneo alle pensioni, dalle imprese alle carceri. Il governo è pronto e serra i ranghi: a questo servirà l’incontro di domani tra la presidente del consiglio Giorgia Meloni e i capogruppo della maggioranza.

Premier che prova intanto ad allentare le tensioni dopo lo scontro di ieri con la Banca d’Italia. “La notizia per il governo è che sulle grandi voci della manovra non ci fossero critiche sostanziali da Bankitalia”, dice Giorgia Meloni da Tirana, che si mostra rassicurante anche sul Pnrr: l’importante, dice, “è che le risorse arrivino a terra”. Mentre sulla manovra la linea è una sola: siamo disponibili a ragionare su pos (su cui c’è già l’apertura della premier) e contanti mentre sul reddito di cittadinanza non si torna indietro. Mentre per Opzione donna la strada sembra segnata: si lavora infatti all’eliminazione della discussa condizionalità dei figli (resterebbe la limitazione a tre categorie di lavoratrici svantaggiate, con l’innalzamento dell’età a 60 anni), modifica che dovrebbe arrivare con un emendamento del governo. Arriva intanto anche il via libera dell’Ue alla nuova tranche di aiuti per 5,7 miliardi destinata dall’Italia per le imprese del Mezzogiorno: gli aiuti potranno essere erogati fino alla fine del 2023.

Sempre per il Sud, come già annunciato dal ministro dell’economia Giorgetti, arriverà con la manovra anche la proroga delle agevolazioni fiscali e dei crediti di imposta. Tra le modifiche a cui il governo e la maggioranza stanno lavorando sembra in discesa la strada per l’estensione dei diritti tv: il ministro dello sport Abodi è favorevole all’estensione da tre a cinque anni dei contratti (ma non per quelli in essere) legati ai diritti tv e ne sta parlando con i colleghi dell’Economia e della Giustizia. In arrivo infine anche una stretta contro la pirateria digitale degli eventi sportivi in diretta mentre non non convince via XX Settembre l’ipotesi di consentire al mondo dello sport di rateizzare imposte e contributi in scadenza il 22 dicembre consentendo inoltre la sospensione di sanzioni amministrative, penali e sportive.

Alla manovra lavorano anche i partiti che per tutto il giorno sono stati impegnati a definire gli emendamenti in vista del termine di domani pomeriggio. Nei desiderata c’è spazio per tutto. Il Pd vuole puntare sulla riduzione più netta del cuneo e sul rifinanziamento di Opzione donna nella versione in vigore finora. Nelle proposte del M5s si va dallo stop all’innalzamento del tetto al contante a un pacchetto di interventi per ripristinare il Reddito di cittadinanza, mentre il Terzo Polo vuole finanziare una parte rilevante di Industria 4.0 con il Pnrr. Si fanno sentire anche le parti sociali: dal leader di Confindustria Bonomi che chiede di più sul cuneo e confida nell’intervento per il Sud; ai sindacati che proprio domani torneranno ad incontrare la premier.

Le prove generali di assalto alla diligenza, intanto, si fanno sul binario parallelo del dl aiuti quater, con il voto in commissione che slitta alla prossima settimana. Sul Superbonus, Forza Italia insiste per prorogare fino a fine anno i termini (scaduti il 25 novembre) per poter avere il beneficio al 110%, nonostante la chiusura di ieri del sottosegretario alla presidenza Fazzolari, che invece ha assicurato il lavoro sullo sblocco dei crediti. Su questo va registrata la ripartenza delle cessioni, con l’accordo tra Intesa Sanpaolo e Ludoil Energy, per la ricessione di crediti per un valore fiscale pari a 1,3 miliardi.

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Folla commossa a Santa Maria Maggiore per salutare Papa Francesco

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All’alba, una lunga coda si era già formata davanti alla Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore, dove è sepolto Papa Francesco. Ad aprire i cancelli, alle 7 in punto, è stato il rettore della basilica, il cardinale Rolandas Makrickas, che con emozione e un sorriso ha accolto i primi fedeli. Un’affluenza straordinaria che testimonia l’enorme affetto verso il Pontefice che ha scelto come ultima dimora il cuore multietnico dell’Esquilino.

Trentamila fedeli in poche ore

Alle 14, i visitatori erano già 30mila, e si prevede che a fine giornata possano raddoppiare. Famiglie, religiosi, scout e cittadini da ogni parte del mondo hanno reso omaggio a Francesco, il Papa dei poveri e della semplicità. La gente dell’Esquilino si è stretta attorno alla basilica, orgogliosa di avere come “vicino di casa” un Pontefice amato universalmente.

Le testimonianze di una devozione senza confini

Tra i tanti fedeli, Maria arrivata da Agrigento ha sottolineato la semplicità della tomba, specchio dello stile di Francesco. Florentine, da Grenoble ma originaria del Benin, ha parlato di una “grande emozione”. Roberto, romano e ateo, ha ricordato una frase che lo aveva colpito: «È meglio vivere da ateo che vivere da cristiano e parlare male degli altri». Dalla Finlandia, Sinika ha definito Francesco “il miglior Papa che i poveri possano avere”, fiera di indossare una maglietta con il suo ritratto.

Il ricordo che si fa simbolo

Nel quartiere, il volto di Francesco campeggia tra le vetrine, mentre striscioni di ringraziamento spuntano sui palazzi. Nella basilica, intanto, le celebrazioni liturgiche si alternano alla lunga processione dei fedeli: messe solenni, canti e l’omaggio di oltre cento cardinali. I tempi di attesa sono lunghi, ma il desiderio di sostare anche solo pochi secondi davanti alla lapide di “Franciscus” è fortissimo.

Roma prepara un afflusso senza precedenti

La fila continuerà oggi fino alle 22 e riprenderà domani mattina. Il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato una pianificazione straordinaria per gestire l’enorme afflusso di pellegrini: «Mercoledì ci sarà una riunione in Prefettura per organizzare al meglio l’accoglienza». Intanto, la rosa bianca – fiore caro a Francesco per la sua devozione a Santa Teresina – è diventata il simbolo silenzioso di questo tributo d’amore.

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Referendum e regionali, la sfida delle opposizioni

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Per le opposizioni, le regionali saranno il “test prima delle politiche”. La definizione è del presidente Pd Stefano Bonaccini. La tornata d’autunno, quindi, come un esame di compattezza, come una prova di forza per vedere se nel 2027 il centrosinistra potrà evitare il Meloni bis. Al voto andranno: Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Le prime due sono governate dal centrodestra, le altre dal centrosinistra. Qualche mese prima, l’8 e 9 giugno, ci sarà un altro esame: i cinque referendum su lavoro e cittadinanza. Le opposizioni si stanno spendendo anche per quelli, specie Pd, M5s e Avs, mentre i centristi sono meno partecipi. Già raggiungere il quorum del 50% dei votanti farebbe ben sperare il fronte dei sostenitori dei “sì”.

In vista delle regionali, per il momento il lavoro dei partiti d’opposizione è orientato soprattutto alla definizione delle coalizioni. L’obiettivo della segretaria Pd Elly Schlein è rodare lo schieramento, nell’auspicio che sia il più largo possibile e che si presenti nel maggior numero possibile di Regioni. Sui nomi dei candidati i giochi sono fatti solo nelle Marche, dove per la carica di governatore corre l’eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci: l’alleanza è in via di costruzione, ma c’è la speranza che alla fine possa comprendere sia il M5s sia i centristi. In Puglia dovrebbe essere in campo l’altro eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro. L’accoppiata Pd-M5s parte in discesa, visto che ha già fatto le prove con la giunta ora guidata da Michele Emiliano.

In Toscana, il trascorrere del tempo fa crescere le quotazioni di una ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani, del Pd, già alleato a Iv, che auspica di imbarcare anche M5s e Avs. Mentre Azione ha già dato il suo placet. Giochi aperti in Campania, dove Pd e M5s stanno lavorando al candidato, che potrebbe essere l’ex presidente della Camera Roberto Fico. In ballo c’è anche l’attuale vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa.

Entrambi sono del M5s. Fico sembra favorito, anche se per adesso è “bloccato” dal limite dei due mandati: la Costituente del Movimento ha dato indicazione di togliere il vincolo, ma ancora devono essere definiti i criteri, che dovranno passare la vaglio del voto degli iscritti. Sembrava che la chiusura dell’iter potesse arrivare prima di Pasqua. I tempi, comunque, dovrebbero essere maturi. Resta in ogni caso da capire quali saranno le indicazioni del governatore uscente Vincenzo De Luca. Partita aperta in Veneto, dove il centrosinistra è alla ricerca del candidato, che potrebbe essere sostenuto sia da Pd sia dal M5s.

Dinamica a sé in Valle D’Aosta, dove il voto è sostanzialmente proporzionale: spetta poi agli eletti formare una maggioranza in consiglio regionale e individuare il governatore. La prima prova generale delle opposizioni, però, ci sarà fra un mese e mezzo, con i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, che sostanzialmente aboliscono il jobs act, e quello per rendere più facile l’acquisizione della cittadinanza promosso da un comitato con Più Europa. Pd e Avs hanno dato indicazione per cinque sì. Quattro sì per il M5s, che lascerà libertà di coscienza sulla cittadinanza. Per una volta, indicazioni analoghe da Azione e Iv: “sì” solo alla cittadinanza, “no” agli altri.

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‘Commemorazione di Gramsci, bandiere rosse vietate’

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“Bandiere rosse vietate alla commemorazione di Antonio Gramsci”. Lo sostiene Rifondazione comunista, in una nota firmata dal co-segretario della federazione romana del partito, Giovanni Barbera. Lo stop sarebbe stato dato dalla direzione del Cimitero Acattolico di Roma, dove riposano le spoglie di Gramsci.

“Durante la commemorazione dell’anniversario della morte di Antonio Gramsci – scrive Barbera – si è consumato un atto di censura senza precedenti. Per la prima volta, in decenni di celebrazioni, è stato impedito l’ingresso delle nostre bandiere rosse, che da sempre, nel rispetto della memoria storica, hanno accompagnato il ricordo di Gramsci”. La spiegazione del divieto, continua Barbera, offerta dalla direttrice del cimitero è stata che “il colore rosso sarebbe divisivo”.

Arrivando così a vietare “perfino l’uso di un semplice drappo rosso, senza scritte né simboli”. Alla cerimonia – hanno raccontato altri presenti – ha partecipato almeno un centinaio di persone. Fra loro molti esponenti politici, con delegazioni anche del Pd (composta da Cecilia D’Elia, Michele Fina, Roberto Morassut, Andrea Casu ed Eugenio Marino) e di Sinistra Italiana (guidata da Marilena Grassadonia). Una commemorazione “partecipata, più degli anni passati, e tranquilla – è stato il racconto – che si è chiusa con l’esecuzione di un brano musicale”.

Fra i rappresentanti delle altre forze politiche c’è chi ha confermato che è stato chiesto di non portare bandiere di partito nel cimitero, senza però che questo abbia sollevato particolari polemiche. Qualcuno aveva la bandiera della pace, mentre simboli e nomi delle forze politiche erano comunque presenti sugli omaggi lasciati sulla tomba di Gramsci: mazzi di fiori e corone. Dura, invece, Rifondazione comunista: “Negare la presenza dei nostri simboli alla commemorazione di Antonio Gramsci (uno dei più grandi pensatori del Novecento, fondatore del Partito Comunista d’Italia e martire del fascismo) nel giorno della sua morte, è un atto di ignominia che merita la più dura condanna”.

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