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Cultura

Scala in attivo, ma ora servono più fondi dai privati

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Il bilancio 2022 della Scala di Milano chiude in positivo, con un avanzo di 700mila euro. Non era scontato in un anno con ancora lo strascico della pandemia, lo scoppio della guerra, l’inflazione, l’aumento del costo dell’energia e il rischio di tagli da parte di Comune e Regione Lombardia. Un rischio rientrato all’ultimo ma che potrebbe riproporsi in futuro. Per questo il sindaco Giuseppe Sala, che è presidente del teatro, alla riunione del cda di oggi ha “sottolineato che questa realtà dipende ancora al 60% dai contributi dei soci fondatori, pubblici e privati. E’ naturale ma il punto è che non sappiamo per quanto tempo potrà essere ancora così perché i tempi cambiano, quindi – ha sintetizzato – c’è il continuo invito a cercare anche altre forme di ricavi e sostegno”.

Questo significa lavorare con l’estero (sta per nascere una nuova associazione Amici della Scala in America), puntare sulla piattaforma streaming lascala.tv appena partita, lavorare sul “brand Scala”, ha elencato il sindaco. In pratica “è una precisa indicazione di lavorare per alzare i ricavi e i contributi non pubblici”. In realtà già ora degli oltre 117 milioni di budget del 2022, il 36,8% viene dai soci fondatori di diritto, cioè quelli pubblici mentre il restante 57,2% arriva dai privati (per un totale di 38,5 milioni, cioè il record assoluto del teatro) e dai ricavi propri, a partire dalla biglietteria.

La riunione di oggi, oltre che al bilancio, è servita per fare un punto sulle riforme iniziate dal sovrintendente Dominique Meyer, che dopo le voci di un possibile arrivo del direttore della Rai Carlo Fuortes come suo sostituto, aveva detto di voler restare usando una metafora automobilistica: “ho rimesso a posto la Ferrari e vorrei guidarla un po’”. Oggi ha spiegato i lavori fatti sulla ‘Ferrari’, a partire dall’efficientamento energetico, iniziato prima dei rincari, che ha portato a ridurre il consumo di gas del 22% e dell’energia elettrica del 14%. I lavori nei palchi per migliorare l’acustica saranno finiti in estate, mentre il 18 maggio sarà inaugurata la nuova cassa acustica (realizzata grazie ad Allianz) con l’esecuzione dell’Ottava di Mahler diretta da Riccardo Chailly, conosciuta come la sinfonia dei Mille per l’enorme organico necessario. Fra settembre e novembre ci sarà invece l’inaugurazione della palazzina di via Verdi, attaccata al teatro, che permette alla Scala fra l’altro l’ampliamento del palco.

La riorganizzazione degli uffici, il lavoro per l’inclusione (con la modifica del codice etico) e la sostenibilità sono altre novità introdotte. Il nuovo sito sarà presentato prima dell’estate, così come la nuova stagione. E proprio sulla programmazione il sindaco ha sottolineato che è stato chiesto di lavorare “per continuare a migliorare il posizionamento della Scala fra i grandi teatri del mondo”. D’altronde uno dei motivi per cui Meyer è arrivato a Milano è proprio per la sua esperienza internazionale (che manca ad ad esempio al direttore generale della Rai Carlo Fuortes che era dato come possibile futura guida della Scala). Il manager francese ha un contratto fino al 2025 e per ora non si è parlato di cosa succederà dopo. “Tutte le ipotesi sono aperte” ha spiegato il sindaco, che sta lavorando per una “soluzione unitaria” in cda.

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Cultura

Maurizio Landini, esce “Un’altra storia” per parlare ai giovani

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Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini si racconta per la prima volta nel libro ‘Un’altra storia’ con l’intento di parlare soprattutto ai giovani. “Uno dei motivi che mi ha spinto a raccontare la mia esperienza di vita e di lotta, è che vedo tra le giovani generazioni una straordinaria domanda di libertà. Una domanda di libertà e di realizzazione che non può essere delegata ad altri o rinviata a un futuro lontano, ma che si costruisce giorno per giorno a partire dalla lotta per cambiare le condizioni di lavoro e superare la precarietà. Se riuscirò ad accendere nei giovani la speranza e la voglia di lottare per la loro libertà nel lavoro e per un futuro migliore, potrò dire di aver raggiunto uno degli obiettivi che mi ero prefisso. Questo libro, con umiltà, vuole parlare soprattutto a loro” dice Landini.

In libreria proprio a ridosso dei referendum abrogativi dell’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza, ‘Un’altra storia’ è una narrazione intima tra ricordi, aneddoti e svolte professionali ed esistenziali, che si intreccia alla storia degli ultimi quarant’anni di questo paese, con un focus su alcune grandi ferite sociali di ieri e di oggi che ancora sanguinano e che devono essere rimarginate. Dagli anni Settanta ai giorni nostri, dall’infanzia e l’adolescenza a San Polo d’Enza, fino alle esperienze sindacali degli inizi a Reggio Emilia e Bologna, al salto nazionale in Fiom prima e in Cgil poi, nel libro di Landini non mancano le analisi sulle grandi questioni legate al mondo del lavoro e a quello delle grandi vertenze, tra cui Stellantis, il rapporto con i governi Berlusconi, Prodi, Renzi, Conte, Draghi e Meloni, nella declinazione dell’idea-manifesto del “sindacato di strada”, in cui democrazia e autonomia sono il grande orizzonte.

Questa narrazione personale e intima, ricca di spunti e riflessioni, si tiene insieme a quelle che sono le battaglie storiche del segretario e della sua azione “politica”: la dignità del lavoro, affermata nel dopoguerra e nella seconda metà del Novecento e “negata nell’ultimo ventennio a colpi di leggi sbagliate, che le iniziative referendarie propongono, infatti, di correggere e riformare profondamente” sottolinea la nota di presentazione. ‘Un’altra storia’ è un libro che ci parla di diritti da difendere, battaglie ancora da fare e del futuro.

Eletto segretario generale della Cgil nel 2019, Landini ha cominciato a lavorare come apprendista saldatore in un’azienda artigiana e poi in un’azienda cooperativa attiva nel settore metalmeccanico, prima di diventare funzionario e poi segretario generale della Fiom di Reggio Emilia. Successivamente, è stato segretario generale della Fiom dell’Emilia-Romagna e, quindi, di quella di Bologna. All’inizio del 2005 è entrato a far parte dell’apparato politico della Fiom nazionale. Il 30 marzo dello stesso anno, è stato eletto nella segreteria nazionale del sindacato dei metalmeccanici Cgil. Il primo giugno del 2010 è diventato segretario generale della Fiom-Cgil. Nel luglio del 2017 ha lasciato la segreteria generale della Fiom per entrare a far parte della segreteria nazionale della Cgil.

MAURIZIO LANDINI, UN’ALTRA STORIA (PIEMME, PP 224, EURO 18.90)

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Cultura

Consulta: niente automatismo sulla sospensione dei genitori, decide il giudice

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Stop all’automatismo che impone la sospensione della responsabilità genitoriale per i genitori condannati per maltrattamenti in famiglia. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza n. 55 del 2025, dichiarando illegittimo l’articolo 34, secondo comma, del Codice penale nella parte in cui non consente al giudice di valutare in concreto l’interesse del minore.

Una norma rigida che non tutela sempre i figli

L’automatismo previsto dalla norma, secondo cui alla condanna per maltrattamenti in famiglia (articolo 572 c.p.) segue obbligatoriamente la sospensione della responsabilità genitoriale per il doppio della pena, è stato giudicato irragionevole e incostituzionale. Secondo la Consulta, la previsione esclude qualsiasi valutazione caso per caso e impedisce al giudice di verificare se la sospensione sia effettivamente nell’interesse del minore, come invece richiedono gli articoli 2, 3 e 30 della Costituzione.

Il caso sollevato dal Tribunale di Siena

A sollevare la questione è stato il Tribunale di Siena, che aveva riconosciuto la responsabilità penale di due genitori per maltrattamenti nei confronti dei figli minori, ma riteneva inadeguato applicare in automatico la sospensione della responsabilità genitoriale. Il giudice toscano ha evidenziato la possibilità concreta che, in presenza di una riconciliazione familiare e di un miglioramento del contesto domestico, la sospensione potesse arrecare un danno ulteriore ai minori.

Il principio: al centro l’interesse del minore

La Corte ha ribadito che la tutela dell’interesse del minore non può essere affidata a presunzioni assolute, bensì deve derivare da una valutazione specifica del contesto familiare e della reale efficacia protettiva della misura. Il giudice penale deve dunque essere libero di stabilire, caso per caso, se la sospensione della responsabilità genitoriale sia davvero la scelta più idonea alla protezione del figlio.

La continuità con la giurisprudenza

La decisione si inserisce nel solco della sentenza n. 102 del 2020, con cui la Consulta aveva già bocciato l’automatismo previsto per i genitori condannati per sottrazione internazionale di minore. In entrambi i casi, si riafferma il principio secondo cui le misure che incidono sulla genitorialità devono essere coerenti con i valori costituzionali e orientate alla tutela concreta del minore.

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Cultura

Addio a Mario Vargas Llosa, Nobel per la Letteratura: è morto a Lima a 89 anni

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Il mondo della cultura piange la scomparsa di Mario Vargas Llosa (foto in evidenza di Imagoeconomica), uno dei più grandi romanzieri del Novecento e premio Nobel per la Letteratura nel 2010. Lo scrittore peruviano si è spento oggi, domenica, a Lima all’età di 89 anni, circondato dalla sua famiglia, come ha comunicato suo figlio Álvaro attraverso un messaggio pubblicato sul suo account ufficiale di X.

«Con profondo dolore, rendiamo pubblico che nostro padre, Mario Vargas Llosa, è morto oggi a Lima, circondato dalla sua famiglia e in pace».

Una vita tra letteratura e impegno

Nato ad Arequipa il 28 marzo del 1936, Vargas Llosa è stato tra i più influenti autori della narrativa ispanoamericana contemporanea. Oltre ai riconoscimenti letterari internazionali, ha vissuto una vita profondamente segnata anche dall’impegno civile e politico.

Con la sua scrittura tagliente e lucida, ha raccontato le contraddizioni della società peruviana e latinoamericana, esplorando con coraggio e passione temi di potere, ingiustizia e libertà.

I capolavori che hanno segnato la sua carriera

Autore di romanzi fondamentali come “La città e i cani” (1963), durissima denuncia del sistema militare peruviano, e “La casa verde” (1966), Vargas Llosa ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura del Novecento. La sua vasta produzione comprende anche saggi, articoli e testi teatrali.

Un addio in forma privata

Come reso noto dalla famiglia, i funerali saranno celebrati in forma privata e, nel rispetto della volontà dell’autore, le sue spoglie saranno cremate. Un addio sobrio, coerente con la riservatezza che ha spesso contraddistinto l’uomo dietro lo scrittore.

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