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Politica

Sanità, in arrivo un piano straordinario da 700 milioni

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E’ in arrivo un piano straordinario per il Sistema sanitario nazionale da 700 milioni di euro. Servira’ a rafforzare la Sanita’ pubblica dopo la fase pandemica da Covid-19 ed anche a far ripartire l’attivita’ ordinaria bloccata in questi mesi di emergenza, puntando ad ambiti prioritari a partire dal personale e dalla medicina del territorio. Ad annunciarlo e’ stato il ministro della Salute Roberto Speranza che, intervenendo al question time al Senato, ha chiarito la portata dell’operazione in cantiere, che prevede tempi brevi di realizzazione. Nel frattempo la Banca europea degli investimenti (Bei) ha varato un prestito da due miliardi di euro per rafforzare la sanita’ italiana colpita dalla pandemia. Il finanziamento e’ destinato a 3.500 nuovi posti letto per la terapia intensiva, 4.225 in semi-intensiva e quattro strutture mobili per 300 posti di terapia intensiva, la ristrutturazione di 651 pronto soccorso, forniture mediche e attrezzature sanitarie, mezzi di trasporto sanitari, personale sanitario aggiuntivo (anche temporaneo) per 9.600 unita’, assistenza domiciliare e sistemi digitali per il monitoraggio da remoto. Speranza, intanto ha spiegato che “nel prossimo decreto che si fara’ all’inizio di agosto, con le risorse dello scostamento che proprio ieri il Senato e la Camera hanno autorizzato indicheremo risorse molto significative che io ho chiesto al ministro dell’Economia proprio per finanziare un piano straordinario per la Sanita’”. La necessita’ e’ “chiaramente quella di sempre piu risorse ma ricordo – ha precisato – che negli ultimi 5 mesi sul Ssn sono state messe piu’ risorse che negli ultimi 5 anni, non c’era mai stato un investimento cosi forte e penso sia la strada giusta”. Obiettivo sara’ anche far ripartire a pieno ritmo l’attivita’ sanitaria ordinaria e recuperare i ritardi cumulati nei mesi di lockdown: “In questi ultimi mesi il Ssn – ha sottolineato – ha impegnato tutte le energie per affrontare l’emergenza Covid e non poteva oggettivamente che essere cosi’ . Ora siamo in una fase diversa e in questa fase abbiamo bisogno di ricominciare ad occuparci di tutte le funzioni ordinarie del Ssn, perche’ c’e’ una grande verita’: il Covid e’ stato il primo nostro nemico di questi mesi ma non ha fermato le altre patologie , che sono ancora presenti”. Indubbio che in questi mesi si sia accumulato un ritardo, con tante visite che sono state rinviate. “Noi – ha assicurato Speranza – siamo al lavoro su questo punto attraverso due gambe sostanziali: la prima e’ una ricognizione puntuale che stiamo facendo da alcuni giorni con le regioni per capire quale sia il fabbisogno esatto e la seconda dovra’ essere appunto la messa in campo immediatamente di nuove risorse per un vero e proprio piano straordinario di nuovi investimenti per recuperare queste liste di attesa”. Quindi una rassicurazione: “La Sanita’ non si fermera’ in estate e proveremo ad allargare disponibilita’, giorni ed orari per rispondere alle esigenze delle lunghe liste di attesa”. A chiarire gli obiettivi del piano anche il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri . Sara’, ha detto, “un piano immediato da 700 milioni per misure per il personale, contro il precariato e per il rafforzamento della medicina del territorio”. Poi “ovviamente – ha aggiunto – dovremo lottare con i soldi che arriveranno dall’UE, e serviranno almeno 25 miliardi di euro per il sistema sanitario”. In primis si pensera’ al personale, “aumentando i salari di medici e infermieri”. Quanto alla regionalizzazione della Sanita’, “rimango dell’idea che sia utile, pero’ bisogna rendere omogeneo il servizio, questa e’ l’occasione per farlo. Se questo non dovesse accadere – ha concluso – e’ chiaro che servirebbe una revisione del Titolo V”.

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San Giacomo Vercellese, nove liste per meno di trecento abitanti: un paradosso vergognoso

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San Giacomo Vercellese, minuscolo paese piemontese incastonato tra le risaie della provincia di Vercelli, finirà suo malgrado sotto i riflettori nazionali. Il motivo? Alle prossime elezioni del 25 e 26 maggio, si presenteranno addirittura nove liste per scegliere il nuovo sindaco, nonostante i residenti siano meno di trecento.

Un numero che sfida ogni logica democratica e che solleva più di una perplessità sulla serietà e sulla trasparenza del voto in piccoli centri come questo.

Dopo la scomparsa del sindaco Massimo Camandona, morto a febbraio e ricordato come un amministratore radicato nel territorio, si sarebbero potute immaginare elezioni sobrie, nel rispetto della comunità. Invece, alla fine della fase di presentazione delle liste, si sono contati candidati provenienti da Napoli, Roma, Siracusa e Salerno.

Solo due liste fanno riferimento ad esponenti locali, già attivi nell’attuale Consiglio comunale. Tutte le altre sette sono spuntate in extremis, registrate da persone senza alcun legame con il territorio.

La presenza di un numero così spropositato di liste in un comune minuscolo non è un segnale di vitalità democratica, ma l’ennesima prova di come meccanismi elettorali poco vigilati possano essere strumentalizzati.

Dietro queste candidature improvvisate spesso si celano interessi diversi: tentativi di ottenere visibilità, raccolta firme utile per future candidature, o peggio, accesso a rimborsi elettorali.

È un fenomeno che mortifica i cittadini di San Giacomo Vercellese, riducendo la politica a un teatrino grottesco e offendendo chi, invece, si batte quotidianamente per rappresentare davvero il proprio territorio.

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Folla commossa a Santa Maria Maggiore per salutare Papa Francesco

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All’alba, una lunga coda si era già formata davanti alla Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore, dove è sepolto Papa Francesco. Ad aprire i cancelli, alle 7 in punto, è stato il rettore della basilica, il cardinale Rolandas Makrickas, che con emozione e un sorriso ha accolto i primi fedeli. Un’affluenza straordinaria che testimonia l’enorme affetto verso il Pontefice che ha scelto come ultima dimora il cuore multietnico dell’Esquilino.

Trentamila fedeli in poche ore

Alle 14, i visitatori erano già 30mila, e si prevede che a fine giornata possano raddoppiare. Famiglie, religiosi, scout e cittadini da ogni parte del mondo hanno reso omaggio a Francesco, il Papa dei poveri e della semplicità. La gente dell’Esquilino si è stretta attorno alla basilica, orgogliosa di avere come “vicino di casa” un Pontefice amato universalmente.

Le testimonianze di una devozione senza confini

Tra i tanti fedeli, Maria arrivata da Agrigento ha sottolineato la semplicità della tomba, specchio dello stile di Francesco. Florentine, da Grenoble ma originaria del Benin, ha parlato di una “grande emozione”. Roberto, romano e ateo, ha ricordato una frase che lo aveva colpito: «È meglio vivere da ateo che vivere da cristiano e parlare male degli altri». Dalla Finlandia, Sinika ha definito Francesco “il miglior Papa che i poveri possano avere”, fiera di indossare una maglietta con il suo ritratto.

Il ricordo che si fa simbolo

Nel quartiere, il volto di Francesco campeggia tra le vetrine, mentre striscioni di ringraziamento spuntano sui palazzi. Nella basilica, intanto, le celebrazioni liturgiche si alternano alla lunga processione dei fedeli: messe solenni, canti e l’omaggio di oltre cento cardinali. I tempi di attesa sono lunghi, ma il desiderio di sostare anche solo pochi secondi davanti alla lapide di “Franciscus” è fortissimo.

Roma prepara un afflusso senza precedenti

La fila continuerà oggi fino alle 22 e riprenderà domani mattina. Il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato una pianificazione straordinaria per gestire l’enorme afflusso di pellegrini: «Mercoledì ci sarà una riunione in Prefettura per organizzare al meglio l’accoglienza». Intanto, la rosa bianca – fiore caro a Francesco per la sua devozione a Santa Teresina – è diventata il simbolo silenzioso di questo tributo d’amore.

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Referendum e regionali, la sfida delle opposizioni

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Per le opposizioni, le regionali saranno il “test prima delle politiche”. La definizione è del presidente Pd Stefano Bonaccini. La tornata d’autunno, quindi, come un esame di compattezza, come una prova di forza per vedere se nel 2027 il centrosinistra potrà evitare il Meloni bis. Al voto andranno: Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Le prime due sono governate dal centrodestra, le altre dal centrosinistra. Qualche mese prima, l’8 e 9 giugno, ci sarà un altro esame: i cinque referendum su lavoro e cittadinanza. Le opposizioni si stanno spendendo anche per quelli, specie Pd, M5s e Avs, mentre i centristi sono meno partecipi. Già raggiungere il quorum del 50% dei votanti farebbe ben sperare il fronte dei sostenitori dei “sì”.

In vista delle regionali, per il momento il lavoro dei partiti d’opposizione è orientato soprattutto alla definizione delle coalizioni. L’obiettivo della segretaria Pd Elly Schlein è rodare lo schieramento, nell’auspicio che sia il più largo possibile e che si presenti nel maggior numero possibile di Regioni. Sui nomi dei candidati i giochi sono fatti solo nelle Marche, dove per la carica di governatore corre l’eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci: l’alleanza è in via di costruzione, ma c’è la speranza che alla fine possa comprendere sia il M5s sia i centristi. In Puglia dovrebbe essere in campo l’altro eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro. L’accoppiata Pd-M5s parte in discesa, visto che ha già fatto le prove con la giunta ora guidata da Michele Emiliano.

In Toscana, il trascorrere del tempo fa crescere le quotazioni di una ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani, del Pd, già alleato a Iv, che auspica di imbarcare anche M5s e Avs. Mentre Azione ha già dato il suo placet. Giochi aperti in Campania, dove Pd e M5s stanno lavorando al candidato, che potrebbe essere l’ex presidente della Camera Roberto Fico. In ballo c’è anche l’attuale vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa.

Entrambi sono del M5s. Fico sembra favorito, anche se per adesso è “bloccato” dal limite dei due mandati: la Costituente del Movimento ha dato indicazione di togliere il vincolo, ma ancora devono essere definiti i criteri, che dovranno passare la vaglio del voto degli iscritti. Sembrava che la chiusura dell’iter potesse arrivare prima di Pasqua. I tempi, comunque, dovrebbero essere maturi. Resta in ogni caso da capire quali saranno le indicazioni del governatore uscente Vincenzo De Luca. Partita aperta in Veneto, dove il centrosinistra è alla ricerca del candidato, che potrebbe essere sostenuto sia da Pd sia dal M5s.

Dinamica a sé in Valle D’Aosta, dove il voto è sostanzialmente proporzionale: spetta poi agli eletti formare una maggioranza in consiglio regionale e individuare il governatore. La prima prova generale delle opposizioni, però, ci sarà fra un mese e mezzo, con i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, che sostanzialmente aboliscono il jobs act, e quello per rendere più facile l’acquisizione della cittadinanza promosso da un comitato con Più Europa. Pd e Avs hanno dato indicazione per cinque sì. Quattro sì per il M5s, che lascerà libertà di coscienza sulla cittadinanza. Per una volta, indicazioni analoghe da Azione e Iv: “sì” solo alla cittadinanza, “no” agli altri.

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