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Roma sogna l’Expo con il Gladiatore e AstroSamantha

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Non poteva essere che lui a proclamare la superiorità di Roma: “Al mio segnale, liberate l’umanità”. Russell Crowe guarda diritto in telecamera. I delegati del Bie, dopo i discorsi dei candidati saudita e sudcoreano, hanno un sussulto nel palazzo dei congressi di Issy-les-Moulineaux, a sud-ovest di Parigi. La delegazione italiana sa di aver colpito nel segno, un punto che viene corroborato poco dopo da AstroSamantha e confermato dal finale tutto per Giorgia Meloni. Alla fine sono stati tanti gli applausi per Roma, entrata fra sorrisi tirati e qualche tensione perché la partita per ospitare l’Expo del 2030 si giocava in 30 minuti davanti ai 179 delegati, e con essa il paziente lavoro di anni. Alla fine, i volti erano distesi e ottimisti, da quello del capo del comitato promotore – l’ambasciatore Giampiero Massolo – a quelli del sindaco Roberto Gualtieri e del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. Nel suo discorso la premier è riuscita a toccare tutti i temi forti della candidatura e ha parlato di Roma – “la città in cui sono nata” – con accenti che hanno coinvolto l’uditorio.

I risultati si conosceranno solo il 28 novembre e l’impresa non è affatto facile. La forza della candidatura di Riad – con il principe erede al trono saudita Mohammad bin Salman da 10 giorni in Francia, ospite a pranzo da Emmanuel Macron all’Eliseo, grande protagonista giovedì del vertice per un nuovo patto finanziario voluto dal presidente francese – è evidente. Anche un Paese europeo come la Francia – ma è l’unico – voterà per i sauditi, nonostante comincino ad emergere anche sui media critiche sull’appoggio ad una potenza accusata di non rispettare i diritti umani invece che ad un partner europeo. Sembra – secondo i calcoli che circolano nei corridoi – che ci siano una ventina di voti di distacco fra i delegati che voteranno per Riad e quelli favorevoli a Roma, con la sudcoreana Busan – che ha invaso Parigi di manifesti e pubblicità – al terzo posto. Ma ora c’è l’incognita Odessa, che l’assemblea generale del Bie ha eliminato dalla corsa per l’evidente impossibilità di organizzare un evento così importante sotto le bombe e nel cuore di un conflitto.

Roma ha avuto con Odessa un rapporto speciale fin dall’inizio e la scomparsa del concorrente ucraino può rimettere in gioco qualche decina di voti. Se i sauditi si sono presentati con un discorso del ministro degli Esteri proponendo una città aperta alle diversità, al futuro, con un occhio rivolto alla storia ma anche alla natura, “all’esplorazione” e alla “scoperta” di un Paese, Busan ha mandato in scena il presidente Yoon Suk Yeol seguito da un celebre cantante pop sudcoreano e dall’architetto francese Dominique Perrault, che è stato il testimonial più prestigioso. L’Italia ha schierato, dopo Russell Crowe, Samantha Cristoforetti. L’appello di AstroSamantha è stato rivolto ai giovani, ai ragazzi, agli studenti, affinché “condividano tutto, perché insieme è un vantaggio per tutti e per ognuno”. “La Terra – ha ricordato Samantha, vestita con la tuta da astronauta – è il pianeta più bello, visto dallo spazio. E può diventare più bello ancora – ha detto – se venite a Roma. Fatelo per i ragazzi, i ragazzi del pianeta blu”.

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San Giacomo Vercellese, nove liste per meno di trecento abitanti: un paradosso vergognoso

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San Giacomo Vercellese, minuscolo paese piemontese incastonato tra le risaie della provincia di Vercelli, finirà suo malgrado sotto i riflettori nazionali. Il motivo? Alle prossime elezioni del 25 e 26 maggio, si presenteranno addirittura nove liste per scegliere il nuovo sindaco, nonostante i residenti siano meno di trecento.

Un numero che sfida ogni logica democratica e che solleva più di una perplessità sulla serietà e sulla trasparenza del voto in piccoli centri come questo.

Dopo la scomparsa del sindaco Massimo Camandona, morto a febbraio e ricordato come un amministratore radicato nel territorio, si sarebbero potute immaginare elezioni sobrie, nel rispetto della comunità. Invece, alla fine della fase di presentazione delle liste, si sono contati candidati provenienti da Napoli, Roma, Siracusa e Salerno.

Solo due liste fanno riferimento ad esponenti locali, già attivi nell’attuale Consiglio comunale. Tutte le altre sette sono spuntate in extremis, registrate da persone senza alcun legame con il territorio.

La presenza di un numero così spropositato di liste in un comune minuscolo non è un segnale di vitalità democratica, ma l’ennesima prova di come meccanismi elettorali poco vigilati possano essere strumentalizzati.

Dietro queste candidature improvvisate spesso si celano interessi diversi: tentativi di ottenere visibilità, raccolta firme utile per future candidature, o peggio, accesso a rimborsi elettorali.

È un fenomeno che mortifica i cittadini di San Giacomo Vercellese, riducendo la politica a un teatrino grottesco e offendendo chi, invece, si batte quotidianamente per rappresentare davvero il proprio territorio.

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Folla commossa a Santa Maria Maggiore per salutare Papa Francesco

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All’alba, una lunga coda si era già formata davanti alla Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore, dove è sepolto Papa Francesco. Ad aprire i cancelli, alle 7 in punto, è stato il rettore della basilica, il cardinale Rolandas Makrickas, che con emozione e un sorriso ha accolto i primi fedeli. Un’affluenza straordinaria che testimonia l’enorme affetto verso il Pontefice che ha scelto come ultima dimora il cuore multietnico dell’Esquilino.

Trentamila fedeli in poche ore

Alle 14, i visitatori erano già 30mila, e si prevede che a fine giornata possano raddoppiare. Famiglie, religiosi, scout e cittadini da ogni parte del mondo hanno reso omaggio a Francesco, il Papa dei poveri e della semplicità. La gente dell’Esquilino si è stretta attorno alla basilica, orgogliosa di avere come “vicino di casa” un Pontefice amato universalmente.

Le testimonianze di una devozione senza confini

Tra i tanti fedeli, Maria arrivata da Agrigento ha sottolineato la semplicità della tomba, specchio dello stile di Francesco. Florentine, da Grenoble ma originaria del Benin, ha parlato di una “grande emozione”. Roberto, romano e ateo, ha ricordato una frase che lo aveva colpito: «È meglio vivere da ateo che vivere da cristiano e parlare male degli altri». Dalla Finlandia, Sinika ha definito Francesco “il miglior Papa che i poveri possano avere”, fiera di indossare una maglietta con il suo ritratto.

Il ricordo che si fa simbolo

Nel quartiere, il volto di Francesco campeggia tra le vetrine, mentre striscioni di ringraziamento spuntano sui palazzi. Nella basilica, intanto, le celebrazioni liturgiche si alternano alla lunga processione dei fedeli: messe solenni, canti e l’omaggio di oltre cento cardinali. I tempi di attesa sono lunghi, ma il desiderio di sostare anche solo pochi secondi davanti alla lapide di “Franciscus” è fortissimo.

Roma prepara un afflusso senza precedenti

La fila continuerà oggi fino alle 22 e riprenderà domani mattina. Il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato una pianificazione straordinaria per gestire l’enorme afflusso di pellegrini: «Mercoledì ci sarà una riunione in Prefettura per organizzare al meglio l’accoglienza». Intanto, la rosa bianca – fiore caro a Francesco per la sua devozione a Santa Teresina – è diventata il simbolo silenzioso di questo tributo d’amore.

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Referendum e regionali, la sfida delle opposizioni

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Per le opposizioni, le regionali saranno il “test prima delle politiche”. La definizione è del presidente Pd Stefano Bonaccini. La tornata d’autunno, quindi, come un esame di compattezza, come una prova di forza per vedere se nel 2027 il centrosinistra potrà evitare il Meloni bis. Al voto andranno: Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Le prime due sono governate dal centrodestra, le altre dal centrosinistra. Qualche mese prima, l’8 e 9 giugno, ci sarà un altro esame: i cinque referendum su lavoro e cittadinanza. Le opposizioni si stanno spendendo anche per quelli, specie Pd, M5s e Avs, mentre i centristi sono meno partecipi. Già raggiungere il quorum del 50% dei votanti farebbe ben sperare il fronte dei sostenitori dei “sì”.

In vista delle regionali, per il momento il lavoro dei partiti d’opposizione è orientato soprattutto alla definizione delle coalizioni. L’obiettivo della segretaria Pd Elly Schlein è rodare lo schieramento, nell’auspicio che sia il più largo possibile e che si presenti nel maggior numero possibile di Regioni. Sui nomi dei candidati i giochi sono fatti solo nelle Marche, dove per la carica di governatore corre l’eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci: l’alleanza è in via di costruzione, ma c’è la speranza che alla fine possa comprendere sia il M5s sia i centristi. In Puglia dovrebbe essere in campo l’altro eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro. L’accoppiata Pd-M5s parte in discesa, visto che ha già fatto le prove con la giunta ora guidata da Michele Emiliano.

In Toscana, il trascorrere del tempo fa crescere le quotazioni di una ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani, del Pd, già alleato a Iv, che auspica di imbarcare anche M5s e Avs. Mentre Azione ha già dato il suo placet. Giochi aperti in Campania, dove Pd e M5s stanno lavorando al candidato, che potrebbe essere l’ex presidente della Camera Roberto Fico. In ballo c’è anche l’attuale vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa.

Entrambi sono del M5s. Fico sembra favorito, anche se per adesso è “bloccato” dal limite dei due mandati: la Costituente del Movimento ha dato indicazione di togliere il vincolo, ma ancora devono essere definiti i criteri, che dovranno passare la vaglio del voto degli iscritti. Sembrava che la chiusura dell’iter potesse arrivare prima di Pasqua. I tempi, comunque, dovrebbero essere maturi. Resta in ogni caso da capire quali saranno le indicazioni del governatore uscente Vincenzo De Luca. Partita aperta in Veneto, dove il centrosinistra è alla ricerca del candidato, che potrebbe essere sostenuto sia da Pd sia dal M5s.

Dinamica a sé in Valle D’Aosta, dove il voto è sostanzialmente proporzionale: spetta poi agli eletti formare una maggioranza in consiglio regionale e individuare il governatore. La prima prova generale delle opposizioni, però, ci sarà fra un mese e mezzo, con i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, che sostanzialmente aboliscono il jobs act, e quello per rendere più facile l’acquisizione della cittadinanza promosso da un comitato con Più Europa. Pd e Avs hanno dato indicazione per cinque sì. Quattro sì per il M5s, che lascerà libertà di coscienza sulla cittadinanza. Per una volta, indicazioni analoghe da Azione e Iv: “sì” solo alla cittadinanza, “no” agli altri.

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