Collegati con noi

Economia

Rete unica lavori in corso, si affaccia Mediaset

Pubblicato

del

Lavori in corso per arrivare a larghi passi alla Rete Unica in tempo per intercettare i 6 miliardi di euro dal Recovery Fund. Per questo l’iter, con le notifiche inviate al Governo e alle Authority, per creare FiberCop procede spedito. E’ infatti il primo passo nella road map disegnata dagli ad Luigi Gubitosi di Tim e Francesco Palermo di Cdp per arrivare ad AccessCo. E in questo scenario si affaccia Mediaset con quella che sembra piu’ una provocazione lanciata a Vivendi che le ha bloccato i piani per trasformarsi in un operatore paneuropeo. “Se si aprisse la possibilita’ di convergenza tra i leader delle tlc e dell’editoria televisiva, Mediaset che in tutti questi anni e’ stata vincolata e penalizzata dal divieto valutera’ con il massimo interesse ogni nuova opportunita’ in materia di business tlc gia’ a partire dai recenti sviluppi di sistema sulla rete unica nazionale in fibra” commenta il Biscione in una nota nella quale “prende atto” delle decisioni della Corte Ue sul Tusmar (il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici) della legge Gasparri che finora era stato argine ai francesi. Intanto si cerca un accordo per la quota del 50% di Enel in Open Fiber per la quale potrebbe arrivare, prima del cda del 17 settembre, un’offerta vincolante del fondo Macquarie. Il valore che gli australiani hanno attribuito alla societa’, 7 miliardi di earning value, e’ un punto di partenza ma la due diligence, in vista dell’integrazione, verra’ fatta ex novo. Sotto la lente passeranno i flussi di cassa e gli investimenti; servira’ guardare anche i dati prospettici. Il metodo dei multipli (earning value fratto ebitda che darebbe il folle rapporto di 217), normalmente applicato per le fusioni e acquisizioni, non si puo’ applicare in questo caso perche’ con Open Fiber – spiegano gli analisti – non tiene conto degli investimenti che l’operatore wholesale ha fatto ma che ancora non si riflettono in termini di clienti acquisiti e quindi di ebitda (32 milioni di euro nel 2019). Nel 2019 OF, si legge nel bilancio chiuso con una perdita di 117 milioni, ha investito 1.059 milioni (876 nel 2018) che porta il totale degli investimenti fatti per sviluppare la rete a 2,365 miliardi. Il flusso di cassa e’ raddoppiato a 208 milioni. Gli adviser useranno dunque altre metodologie, come per esempio il DCF (Discounted Cash Flow) che correla il valore aziendale alla capacita’ di produrre un livello di flussi finanziari adeguato a soddisfare le aspettative di remunerazione di un investitore, e guarda molto piu’ in la’ nel tempo. Stesso metodo, verra’ applicato a FiberCop , la cui valutazione potrebbe essere superiore ai 7,7 miliardi concordati con Kkr per l’asset su base autonoma. FiberCop nasce con ricavi per 1,2-1,3 miliardi, un ebitda di circa 900 milioni e un debito di 3 miliardi. Il suo valore crescera’ mano a mano che il rame switchera’ alla fibra. FiberCop prevede di portare la copertura FTTH al 56% nel 2025, investendo, in media ogni anno, un terzo dei 2,9 miliardi messi a piano da Tim sul domestico. Tutto cio’ prima di considerare un eventuale beneficio dai contributi pubblici, gia’ noti, pari a circa 1,1 miliardi di euro per le aree grigie oltre a quelli attesi dal Recovery Fund.

Advertisement

Economia

Françoise Bettencourt Meyers lascia il consiglio di L’Oréal

Pubblicato

del

Dopo quasi 30 anni, Françoise Bettencourt Meyers (foto Imagoeconomica) lascia il consiglio di amministrazione di L’Oréal, pur mantenendo la presidenza della holding familiare Tethys, primo azionista del gruppo. Al suo posto nel board entrerà un altro rappresentante di Tethys, mentre il ruolo di vicepresidente sarà assunto dal figlio Jean-Victor Meyers, 38 anni. Françoise Bettencourt Meyers, 71 anni, è l’unica erede diretta del fondatore di L’Oréal, Eugène Schueller.

Continua a leggere

Economia

Cambio ai vertici di Engineering: Aldo Bisio nuovo amministratore delegato

Pubblicato

del

Cambio della guardia al vertice di Engineering, multinazionale specializzata nella trasformazione digitale. Maximo Ibarra (foto Imagoeconomica sotto) ha rassegnato le dimissioni da amministratore delegato con effetto immediato. Al suo posto, il consiglio di amministrazione della società – controllata dai fondi Bain e Renaissance – ha nominato Aldo Bisio (foto Imagoeconomica in evidenza), ex numero uno di Vodafone Italia dal 2014 al 2024.

MAXIMO IBARRA EX AD ENGINEERING

Prima della sua lunga esperienza in Vodafone, Bisio ha ricoperto incarichi di rilievo in Ariston Thermo e in McKinsey. Attualmente siede anche nel board di Coesia, produttore globale di soluzioni industriali per l’imballaggio.

Il bilancio della gestione Ibarra

Maximo Ibarra lascia Engineering dopo quasi quattro anni di gestione che hanno visto la società crescere significativamente: circa 14.000 dipendenti, oltre 80 sedi tra Europa, Stati Uniti e Sud America, con un fatturato che ha raggiunto quasi 1,8 miliardi di euro, generato da oltre 70 società controllate in 21 Paesi.

«Negli ultimi mesi ho maturato la volontà di prendermi del tempo per valutare nuovi progetti professionali», ha dichiarato Ibarra, aggiungendo che resterà disponibile fino al prossimo 1° settembre per garantire un efficace passaggio di consegne e che continuerà a essere investitore nella società.

La sfida per Bisio: crescita e nuove operazioni strategiche

Il presidente di Engineering, Gaetano Micciché, ha ringraziato Ibarra per il lavoro svolto ed espresso fiducia nella capacità di Bisio di guidare l’azienda verso una nuova fase di sviluppo e innovazione.

Tra i primi dossier sul tavolo del nuovo amministratore delegato c’è la valutazione sulla vendita di Municipia, società del gruppo attiva nei servizi ai Comuni. Engineering ha incaricato Klecha di esplorare il mercato alla ricerca di investitori interessati, con una valutazione che si aggira intorno ai 250 milioni di euro.

Continua a leggere

Economia

Wsj, Trump verso un alleggerimento dei dazi sulle auto

Pubblicato

del

Donald Trump intende attenuare l’impatto dei dazi sulle auto prodotte all’estero, impedendo che si accumulino ad altre tariffe dazi da lui imposte e alleggerendo alcuni dazi sui componenti esteri utilizzati per la produzione di veicoli negli Usa. Lo scrive il Wall Street Journal citano una persona a conoscenza del dossier. In base a questa mossa, le case automobilistiche che pagano i dazi di settore non saranno soggette anche ad altri dazi, come quelli su acciaio e alluminio. La decisione sarebbe retroattiva, hanno affermato le fonti, il che significa che le case auto potrebbero essere rimborsate per tali tariffe già pagate.

Il dazio del 25% sulle auto finite prodotte all’estero è entrato in vigore all’inizio di questo mese. L’amministrazione Usa, sempre secondo il Wsj, modificherà anche i dazi sui ricambi delle auto estere – previsti al 25% e in vigore dal 3 maggio -, consentendo alle case automobilistiche di ottenere un rimborso per tali dazi fino a un importo pari al 3,75% del valore di un’auto prodotta negli Stati Uniti per un anno. Il rimborso scenderebbe al 2,75% del valore dell’auto nel secondo anno, per poi essere gradualmente eliminato del tutto. Si prevede che Trump adotti queste misure in vista di un viaggio in Michigan per un comizio alla periferia di Detroit martedì sera, in occasione dei suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca. Le misure mirano a dare alle case automobilistiche il tempo di riportare le catene di approvvigionamento dei componenti negli Usa e rappresenterebbero probabilmente un significativo impulso per le case automobilistiche nel breve termine, ha affermato una fonte a conoscenza della decisione. Le case auto dovranno presentare domanda di rimborso al governo, ma non è immediatamente chiaro da dove arriveranno questi fondi.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto