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Renzi contro tutti alla Leopolda, basta con von der Leyen

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Renzi show a tutto campo nell’intervento di chiusura della tre giorni della Leopolda a Firenze. Un lungo discorso nel quale il leader di Italia Viva ha ‘rispolverato’ le sue doti di rottamatore, mirate in particolar modo verso la presidente della Commissione Ursula von der Leyen visto l’approssimarsi delle elezioni europee, ma senza risparmiare alcuna critica anche agli avversari italiani. Ospite d’eccezione in platea, seduta in prima fila ad ascoltare l’ex premier, Francesca Pascale, ex compagna di Silvio Berlusconi. “Sono stata invitata qui da Matteo Renzi e questo mi ha riempito il cuore di gioia.

Se Renzi sarà l’erede di Berlusconi lo dirà il tempo ma credo che lui sia l’unico leader in campo e a portare avanti quel progetto fatto partire da Silvio Berlusconi”. “Matteo Renzi – ha detto ancora -, non è un segreto, lo dicono tanti articoli dei giornali, è stato uno dei personaggi politici che Silvio Berlusconi ha amato di più, lo ha sempre considerato un genio della politica, e per questo ha condiviso con lui molto temi importanti, fra cui i diritti civili”.

“Ursula von der Leyen a mio giudizio non deve essere rieletta – ha chiarito subito Renzi -. Chiederò di non votarla, di votare una leader e non una follower delle ideologie. Alcide De Gasperi diceva a proposito dell’Europa nel dopoguerra che è ‘necessario distruggere più che costruire’, per combattere ‘pusillanimità e rancore’. Faccio mie queste parole. C’è una responsabilità anche in Italia nella scelta di von der Leyen. E’ la candidata che ha voluto Forza Italia e Tajani che hanno snaturato la visione europeista che in Berlusconi c’era”. Per il leader Iv “è’ sul Green deal che vediamo il fallimento di Ursula von der Leyen, perché l’ideologia non funziona”.

Alle europee “siamo convinti che ce la faremo. Se prendiamo il 4% io non sono contento, voglio il 5%”. Poi ha sottolineato la disponibilità per la lista unitaria “chiesta da Più Europa” e “se c’è una richiesta da parte degli altri di fare un passo indietro da parte dei parlamentari in carica io ci sto, ma sia chiaro che noi da oggi siamo in partita per un risultato. Se ci state noi ci siamo, altrimenti faremo da soli”.

Dal palco il rottamatore ha poi chiamato in causa più volte la premier Meloni: “Noi siamo il centro alternativo al sovranismo della Meloni. Non so fino a quando Meloni sarà presidente del Consiglio, Salvini ci ha abituato a grandi emozioni”. Quanto a Schlein “è l’unica che mi ha mandato un messaggio di in bocca a lupo per la Leopolda. Ho una simpatia naturale per lei, ma la classe dirigente del Pd condanna quella esperienza a perdere per dieci anni”. Quanto alla Leopolda, “dal 2010 è un luogo in cui partono e arrivano sogni e progetti. Sono cambiati tanti governi, tante storie, da allora. Tanti di quelli che preconizzavano la nostra scomparsa non ci sono più, sono andati a casa loro”.

Poco prima, dallo stesso palco, Maria Elena Boschi aveva lanciato un duro attacco nei confronti di Carlo Calenda che, nelle parole della deputata Iv, è stato il vero artefice del naufragio del progetto del Terzo polo. “Il Terzo polo si è diviso non per beghe condominiali – ha sottolineato -, che solleva sempre e solo una persona, ma per un uomo che ha deciso di rompere questa esperienza con un’agenzia di stampa. Chi attacca Renzi per il suo carattere sono persone che non sono in grado di rispondere sulle idee e sui fatti. C’è un uomo che litiga con tutti, che ha cambiato idea su tutto e che lascia ovunque le cose a metà. Questo uomo si chiama Carlo Calenda”. “Carlo, noi possiamo perdonare la tua ingratitudine, ma non tollereremo più le tue bugie e i tuoi attacchi personali. E siamo anche stanchi di sentirci fare la morale da chi ha una doppia morale”.

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Campania: De Luca, Meloni non può parlare di lotta alla camorra

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“Io amo molto i tanti esponenti del mondo cattolico che in questo momento per esempio stanno utilizzando le risorse stanziate alla Regione Campania per gli oratori. Ci sono decine di parroci che stanno creando cose bellissime per aggregare i giovani nelle loro parrocchie. È un lavoro prezioso di aggregazione delle giovane generazioni. E soprattutto sono convinto che la lotta alla camorra la si fa creando il lavoro, aprendo i cantieri, e quindi chi non può parlare di lotta alla camorra è il governo Meloni, che tiene bloccate le risorse da più di un anno, altro che camorra”. Lo ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, a margine della presentazione dei lavori allo stadio Collana di Napoli, rispondendo a una domanda sulle polemiche seguite alle sue parole sul parroco di Caivano don Maurizio Patriciello.

“La lotta alla camorra – ha aggiunto De Luca – si fa creando lavoro, non facendo demagogia. La lotta alla camorra si fa difendendo l’unità d’Italia, non spaccando l’Italia e calpestando le ragioni del Sud. Non solo i fondi sviluppo e coesione che sono bloccati, ma i fondi per la sanità, i fondi per il trasporto. Non c’è ancora molta gente che nel Sud ha capito bene il pericolo che corriamo. Noi dobbiamo combattere con molta serenità e soprattutto superando questo clima di subalternità, di sottomissione, di vassallaggio. Siamo di fronte ad una prova di burocratismo che sta dando questo Governo che non si è mai vista. Questi sono i problemi reali. Tutto il resto sono strumentalizzazioni, assolutamente inutili e improprie”, ha concluso De Luca.

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Graziano (Pd), grave uso foto don Patriciello in campagna Fdi

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“La lotta alla camorra non può essere né irrisa, né strumentalizzata. La seconda cosa non è meno grave della prima” così il deputato democratico, Stefano Graziano, commenta l’utilizzo dell’immagine di don Patriciello nella campagna elettorale di un candidato di Fdi. Il riferimento è alla vicenda di cui riferisce la Repubblica Napoli.

Il deputato Marco Cerreto, in lizza per le Europee, solidarizza con don Maurizio Patriciello dopo la polemica innescata dal governatore De Luca. “Non avevo intenzione di strumentalizzare nessuno – dice interpellato dal quotidiano – non c’è scritto di votare per me. E’ una manchette che uso sempre sui social e su quella faccio la mia comunicazione”.

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Burlando, ho incontrato Spinelli per dargli un’opinione

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“Questo è uno scandalo che riguarda tutta l’Italia”. Lo ha detto l’ex presidente della Liguria ed ex sindaco di Genova Claudio Burlando, intervistato dal Corriere della sera. Secondo Burlando, il suo successore Giovanni Toti “dava l’impressione di trattare per sé, non per il bene pubblico”.

Anche l’ex governatore ha incontrato di recente l’imprenditore Aldo Spinelli: “Quarant’anni che mi occupo di queste cose. Molto complesse. Non mi sono mai negato quando qualcuno mi ha chiesto un confronto. Ribadisco: oggi io non ho alcun potere decisionale. In quel momento, Spinelli stava litigando con l’uomo genovese di Psa. Ogni volta che si libera un’area, in porto c’è una zuffa. Mi ha chiesto la mia opinione.

Credo che lui abbia reso pubblico l’incontro per fare ingelosire Toti. Tutto qui”, sostiene Burlando. E sulle parole del dirigente Pd Andrea Orlando, che ha definito ‘crepuscolare’ la fine del suo mandato, replica: “L’ho trovato un giudizio ingeneroso e poco informato. Andrea afferma anche di avere indicato Ferruccio Sansa, vicino ai Cinque Stelle, alle Regionali del 2020. Dove il centrosinistra ha avuto il peggior risultato della sua storia. Non so se faccia bene a rivendicare quella scelta. E non sono sicuro che sia questa la strada per vincere”.

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