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Politica

Renzi alza il livello della sfida a Conte: ora vuola una riforma costituzionale col premierato

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Un governo istituzionale per fare la riforma della premiership e introdurre “il sindaco d’Italia”. Matteo Renzi squarcia il velo e per la prima volta, con un appello a tutti i partiti per le riforme, lancia l’idea di un esecutivo istituzionale, senza Giuseppe Conte alla guida. Il leader di Iv aggiunge che non e’ necessario, che puo’ restare anche Conte, se accetta un patto “modello Nazareno” con Salvini, suo acerrimo nemico. Ma Matteo Salvini, che aprirebbe al piu’ a un governo di scopo per votare in autunno, a Renzi per ora dice no. Dicono no Fdi e tutta la maggioranza. Solo Fi sembra aprire ma con molte cautele. Gelido Giuseppe Conte che in serata si trincera dietro un “no comment” facendo pero’ sapere che “fara’ sapere le sue determinazioni” nei prossimi giorni. La prima reazione del premier Conte e’ tagliare corto: “La priorita’ e’ la crescita, lancero’ una cura del cavallo per il sistema Italia”. Mentre il Pd risponde picche e rilancia la proposta a tutti i partiti (“I numeri ci sono anche senza Iv”) di approvare il sistema proporzionale con sbarramento al 5% che “Renzi teme”: “Propone il sindaco d’Italia perche’ pensa di non farcela a superare l’asticella, e’ il suo Paurellum”, dicono i Dem in transatlantico. “L’Italicum e’ stato bocciato nel 2016 e non si torna indietro”, dice da Leu Roberto Speranza. Ma la maggioranza e’ agli sgoccioli, il leader di Iv dal salotto di Porta a porta non si assume la responsabilita’ dello strappo, ma non fa mezzo passo per ricucire. Rilancia la sfiducia al ministro Alfonso Bonafede “se non cancelleranno la riforma della prescrizione”.

Premier Conte

Dichiara che l’unica cura del cavallo per l’economia “e’ cancellare il reddito di cittadinanza”. E sfida Conte: ha “provato a sostituire” Iv con i responsabili e “non ce l’ha fatta, se vuole farlo, la prossima volta farebbe meglio a riuscirci”. “Come lo scorpione” di Esopo, sentenzia Dario Franceschini, Renzi uccide la rana che lo sta portando in salvo: per ammazzare il governo Conte, va a fondo anche lui. In Senato in mattinata Renzi prende la parola in Aula per sostenere la battaglia di Conte in Europa contro la proposta di bilancio europeo. Il presidente del Consiglio a chi gli chiede della verifica di governo risponde di essere “concentrato a governare” e chiama tutti alle loro “responsabilita’” in un momento di emergenza economica. Cambia la scena e il leader Iv nel salotto di Vespa non concede neanche un ramoscello di ulivo al premier. Certo, non strappa, ma assicura che non sta “lanciando la palla in tribuna” quando cambia schema e propone un patto di tutti i partiti sulle riforme. “Non ci interessano le sparate”, dice Vito Crimi. “Chiacchiericcio insopportabile”, commenta Nicola Zingaretti. “La nostra pazienza e’ giunta a un limite”, dicono i Dem, nel giorno in cui Iv torna a votare in commissione alla Camera con l’opposizione per provare a bocciare la riforma Bonafede sulla prescrizione. La convinzione dei Dem e’ che Renzi, cercando la sponda di Di Maio (“Purtroppo e’ quello che mi e’ piu’ vicino in maggioranza”, dice il senatore fiorentino), voglia farsi cacciare dal governo o farlo cadere, per scalzare il premier e sostituirlo. “Se ci vogliono cacciare devono dircelo”, dice il leader di Iv sfidando Conte a verificare la sua maggioranza in Parlamento. Ma anche se votasse la sfiducia a Bonafede, minacciano i Cinque stelle e i Dem, il governo cadrebbe. Ma Renzi scommette che non si votera’: “Ci sono 945 parlamentari che non vogliono tornare a votare perche’ poi sarebbero morti e comunque fino al 2021 per ragioni tecniche non si vota”, dichiara il leader di Iv. Percio’ adombra il tentativo (fallito) di governo istituzionale fatto da Maccanico nel 1996, lancia una petizione per il sindaco d’Italia e invita l’opposizione ad aderire: “In prima battuta mi diranno tutti no, poi vedremo”, dice. “Conte si dimetta. Spero che si voti il prima possibile e non esistono governini, governicchi, accordi segreti, trucchetti di Palazzo. Prima si vota, meglio e'”, dichiara Salvini, che fu il primo a lanciare l’idea di un patto sulle riforme con tutti i partiti. Dalla Lega sono prudenti: al piu’ si potrebbe fare un governo di scopo, dicono. Fdi e’ nettissima: subito al voto e niente riforme. Apre Fi: “E’ sempre stata la nostra proposta – dice Maria Stella Gelmini – ma prima via Conte”.

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Politica

Atto di clemenza per onorare Papa Francesco: la politica torna a discutere di indulto e liberazione anticipata

Casini, Boschi, Serracchiani e altri parlamentari rilanciano l’appello di Papa Francesco: proposto l’indulto per l’ultimo anno di pena. Forza Italia apre, centrodestra diviso.

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Nel clima sospeso di queste giornate post-festive, scosse dalla solennità dei funerali di Papa Francesco, la politica italiana rispolvera un tema delicato e mai risolto: l’atto di clemenza verso i detenuti, nel nome del Pontefice scomparso. È stato Pier Ferdinando Casini, con un intervento sul Corriere della Sera, a riaprire il dibattito, rilanciando l’appello di Papa Francesco per una giustizia più umana, espresso simbolicamente all’apertura dell’Anno giubilare nel carcere di Rebibbia.

A farsi portavoce di questa istanza anche il movimento radicale Nessuno Tocchi Caino, che ha proposto la liberazione anticipata per i detenuti con un solo anno di pena residua. Una proposta già sottoscritta da parlamentari di diversi schieramenti: Maria Elena Boschi (Italia Viva), Debora Serracchiani (Pd), Luana Zanella (Avs), Maurizio Lupi (Noi Moderati), fino ad arrivare a Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato.

“Un minimo di coerenza vorrebbe che la politica, commossa ai funerali del Pontefice, dia un segnale concreto, non solo retorico”, ha dichiarato Zanettin. A fargli eco, Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: “Serve una misura straordinaria, non un perdono indiscriminato”.

Tuttavia, non mancano i contrasti: Fratelli d’Italia e Lega restano silenziosi o critici, ricordando le frizioni già esplose nel centrodestra quando, lo scorso anno, Forza Italia sembrava aprire alla proposta di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata. Apertura poi rientrata dopo le tensioni con gli alleati.

Intanto, al ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto conferma che è allo studio un provvedimento sull’uso eccessivo della custodia cautelare, ma frena su condoni e amnistie: “È giusto dire che si esce dal carcere solo perché non c’è posto? No. Lo sfratto non è incline alla funzione rieducativa della pena”.

Il confronto resta acceso, ma l’eredità spirituale e sociale di Papa Francesco torna a farsi sentire anche nelle aule parlamentari, spingendo una parte della politica a immaginare un gesto di clemenza come segno di civiltà e memoria.

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Economia

I sindacati in piazza, ‘basta morti sul lavoro’

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Oltre mezzo milione di incidenti sul lavoro e più di mille morti l’anno. Tre al giorno: tragedie in cantieri, fabbriche, campi, a cui bisogna mettere fine. Cgil, Cisl e Uil (foto Imagoeconomica in evidenza) scendono in piazza per il Primo maggio all’insegna della sicurezza sul lavoro, ricordando le tante vittime e dicendo basta. Al governo, che mette sul tavolo altri 650 milioni per la sicurezza, chiedono misure più incisive in vista dell’incontro dell’8 maggio a Palazzo Chigi.

Servono risposte ‘adeguate’ o sarà mobilitazione, avverte il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. In attesa del confronto, la premier Giorgia Meloni rivendica l’azione dell’esecutivo in questi due anni e mezzo: oltre un milione di posti di lavoro in più e il numero degli occupati al massimo storico, più di 24 milioni e 300mila. Un impegno che, assicura, continua anche sul fronte della sicurezza. Ma sulle sue parole si riaccende lo scontro con la segretaria del Pd, Elly Schlein: ‘Continua a mentire sui numeri’, attacca la segretaria dem, rilanciando la necessità di una legge sul salario minimo. Nelle piazze riecheggiano anche i referendum dell’8 e 9 giugno. Schlein al corteo a Roma sfila accanto a Landini, che rilancia l’invito ad andare a votare, e conferma che il Pd sostiene tutti i 5 sì al referendum.

VIA SPARANO PRIMO MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI CGIL CISL E UIL UNITI PER UN LAVORO SICURO BANDIERE CGIL UIL CISL (foto Imagoeconomica)

Mentre il leader M5s, Giuseppe Conte, su Fb scrive che il movimento ‘dirà 4 sì’ ai quesiti sul lavoro (resta fuori quello sulla cittadinanza che non aveva firmato). Il tema unitario resta quello della sicurezza e del contrasto agli incidenti sul lavoro. ‘Questa vergogna deve finire’, dice la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, dal palco a Casteldaccia (Palermo), dove il 6 maggio dell’anno scorso cinque operai persero la vita, guardando alla convocazione dell’8 maggio per costruire una strategia nazionale e ‘un’alleanza’.

Da Montemurlo (Prato), il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ricorda invece Luana D’Orazio, morta lì quattro anni fa in una ditta tessile. E da lì torna a chiedere di istituire il reato di omicidio sul lavoro e una procura speciale. Alla giovane nel pomeriggio viene intitolata una strada, su iniziativa del comune. E alla mamma, Emma Marrazzo, arriva l’abbraccio anche della ministra del Lavoro, Marina Calderone, presente alla cerimonia: ‘Quello che le è accaduto è il peggior incubo’, le dice assicurando l’impegno a fare di più. Nel pomeriggio il concertone del Primo maggio a Roma – aperto da Leo Gassmann sulle note di ‘Bella Ciao’ – omaggia Papa Francesco: ‘La sicurezza sul lavoro è come l’aria che respiriamo, ci accorgiamo della sua importanza quando viene tragicamente a mancare ed è sempre troppo tardi’, le parole di Bergoglio che riecheggiano in una piazza San Giovanni stracolma.

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Politica

Mattarella: Resistenza non è feticcio ma responsabilità

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Le associazioni combattentistiche “sono l’anima perenne della memoria”: la loro opera è “preziosa” perchè voi trasmettete “il senso di quello che è avvenuto, la custodia della memoria senza farne un feticcio consegnato al solo ricordo, ma facendola vivere come consapevolezza civile, come educazione alla responsabilità. Un ponte ideale tra generazioni nell’attualità dei valori”. Sergio Mattarella chiude le celebrazioni per il 25 aprile con un ennesimo appello a non dimenticare quanto accaduto con la Resistenza e la Liberazione ma soprattutto con un invito a far si che questa data non diventi uno sterile appuntamento ma una spinta ad agire nel nome di quei valori. Ricevendo al Quirinale le associazioni combattentistiche e d’arma, il cui incontro era programmato per il 23 aprile, il presidente della Repubblica è tornato a sottolineare l’importanza della festa della Liberazione.

Infatti per il capo dello Stato il 25 aprile deve essere “un’eredità vissuta nel presente e trasformata in impegno per riflettere sull’attualità di quei valori, a cominciare dal rifiuto dell’indifferenza”. Ma non solo perchè, ha ricordato ancora Mattarella, la Liberazione sprigionò “energia morale” e fu “il frutto di un moto individuale delle coscienze che divenne espressione della dignità del nostro paese, del nostro popolo che non si lasciò sopraffare dalla barbarie”. La rievocazione del presidente con le associazioni combattenti è quindi giocata tutta sul valore degli ideali che portarono al 25 aprile, sulla necessità di non perdere la spinta propulsiva che generò. Infatti ha spiegato come “minacce in forme diverse che pretendono di porre in discussione i valori di democrazia, libertà e pace che furono alla base della Resistenza sono sempre presenti. Conflitti armati sempre più frequenti vicini ai confini dell’Europa.

Tensioni nei rapporti internazionali che con oblio della memoria rischiano di provocare crisi globali dalle conseguenze catastrofiche. Ecco perché – ha ripetuto – il 25 aprile non è mera occasione di formale omaggio”. Non poteva infine mancare un raccordo tra gli ideali di quei tempi e le prime visionarie idee sulla necessità di arrivare ad un Europa unita, unico vero baluardo contro i nazionalismi aggressivi di quell’epoca: “rendiamo onore ai protagonisti della Liberazione e della Resistenza che ci hanno condotto nella nuova Italia, libera, democratica e promotrice di quella che oggi è l’Unione europea, un’Italia protagonista della cooperazione internazionale”, ha concluso il presidente.

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