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Cronache

Regioni a governo, ‘2 miliardi per Sanità non bastano’

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“I due miliardi in più per la sanità non coprono i rincari dell’energia e i costi per il Covid”. Lo stanziamento previsto dalla bozza della manovra delude le Regioni che avevano chiesto più fondi per affrontare le “emergenze”, dall’aumento dei costi dovuti all’alta inflazione alla carenza di personale. Scatena le proteste dei sindacati dei medici, pronti allo stato di agitazione: “alla sanità solo le briciole”. E il presidente della Federazione degli Ordini dei medici, Filippo Anelli chiede che “i due miliardi aggiuntivi siano vincolati interamente all’aumento degli stipendi di medici e sanitari”. In un documento del mese scorso, la Conferenza delle Regioni avevano espresso preoccupazione per le previsioni della Nadef 2022 di un ridimensionamento della spesa entro il 2025 e sollecitato l’attenzione del governo ai maggiori costi dovuti all’inflazione e al caro energia, e sulla carenza di personale sanitario, che “sta assumendo i connotati di un’emergenza nazionale”, con stime di circa 6 miliardi in meno. Il governo ora ha previsto due miliardi in più nel 2023 e altrettanti nel 2024, di cui 1,4 vincolati ai maggiori costi per il caro energia, e altri 650 per rinnovare il fondo per l’acquisto di vaccini e farmaci anti-Covid. Ma è una cifra che non basta, secondo il governatore della Puglia e vicepresidente della Conferenza delle Regioni Michele Emiliano, visto che due miliardi è l’aumento che ogni anno serve a coprire i maggiori costi, ma ora, con questo livello di inflazione “sostanzialmente – dice – c’è una diminuzione del finanziamento effettivo del sistema sanitario italiano e questa cosa è bene che il governo la dica con chiarezza”. Secondo il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, a conti fatti, c’è una riduzione degli stanziamenti per la sanità pubblica, i comuni e la pubblica amministrazione del 13%. E non è solo il centrosinistra a protestare. Anche il governatore forzista del Molise Donato Toma segnala che “l’ammontare è insufficiente” e si aspetta una maggiore attenzione. I governatori chiedono anche risorse per il personale, si prevede un rafforzamento dell’assistenza territoriale con 90 milioni per quest’anno e via via a salire, fino a un miliardo del 2026, ma senza integrare il Fondo in misura corrispondente. Le tensioni si riverberano nello stallo tra le Regioni sul riparto del Fondo sanitario 2022, circa 124 miliardi che rappresentano buona parte dei bilanci regionali. “Ci sono titubanze da parte di alcune Regioni”, ha riferito il governatore della Basilicata Vito Bardi al termine della Conferenza delle Regioni convocata proprio per arrivare a un accordo. Emiliano, parla di un atteggiamento di chiusura della Lombardia che “alimenta la sfiducia nei confronti dell’autonomia differenziata”. Ad alzare la voce anche il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, che ha paventato l’ipotesi di non dare l’ok all’intesa perché la sua regione risulterebbe penalizzata dalla suddivisione delle risorse. Martedì pomeriggio si andrà allora ai supplementari, occorre trovare un accordo per evitare di rimettere la decisione al governo. In Italia, rileva il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, “la pesa sanitaria pubblica è sotto di 12,7 miliardi di euro rispetto alla media europea, ma oltre alle risorse servono visione di sistema e coraggiose riforme”. “Dopo quello che è accaduto non sono immaginabili tagli sulla salute”, attacca il segretario del Pd Enrico Letta. E Azione con Mariastella Gelmini chiede 6 miliardi in più, oltre che per coprire i costi dell’energia, per incrementare gli stipendi e le borse di studio, per questo chiede di usare per la sanità anche il Mes.

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Cronache

Becciu pronto al passo indietro per evitare la conta

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Il cardinale Angelo Becciu sarebbe pronto a fare un passo indietro. E’ quanto riferiscono fonti della congregazione dei cardinali che si è tenuta questa mattina. Becciu avrebbe preso la parola per ribadire la sua innocenza e il suo diritto ad entrare in conclave. Ma di fronte alle due lettere del Papa che indicherebbero la sua volontà di non includerlo tra gli elettori, il cardinale avrebbe lasciato intendere di essere pronto a rinunciare alla sua battaglia. Una linea, questa, che però ancora non è stata suggellata da una comunicazione ufficiale. Secondo quanto si apprende il cardinale Becciu, nel suo intervento, avrebbe mantenuto il punto, sia sulla sua innocenza sia sul diritto di entrare in conclave.

Ma alla fine sarebbe prevalsa la decisione di fare un passo indietro “per il bene dell’unità della Chiesa”, come avrebbe detto ad alcuni porporati. Anche il Vaticano conferma che il caso Becciu è stato all’ordine del giorno del confronto di questa mattina. “Se ne è parlato ma non c’è una delibera”, ha detto nel briefing il direttore della sala stampa vaticana Matteo Bruni, lasciando intendere che probabilmente non servirà un ‘voto’ per decidere sul caso.

“Il cardinale Becciu è una persona molto stimabile. Ma non è detto che una brava persona non possa fare del male. Non dico che Becciu abbia fatto del male, ma è da verificare. C’è stato un giudizio, ci sarà l’appello e voi sapete che finché non c’è la sentenza definitiva uno è innocente. Ecco verificheremo”, ha commentato il cardinale Giuseppe Versaldi. Becciu è stato il protagonista del processo sulla malagestione dei fondi della Segreteria di Stato, a partire dalla vicenda del palazzo di Sloane Avenue. Il 22 settembre si aprirà il processo d’appello; Becciu ha sempre proclamato la sua innocenza ma è stato in primo grado condannato a cinque anni e sei mesi di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per i reati di peculato e truffa aggravata ai danni della Santa Sede. In attesa di una comunicazione ufficiale, qualcuno dei porporati lascia intendere che la vicenda non potrebbe essere chiusa del tutto.

Becciu quasi sicuramente non entrerà in conclave ma non è detto – è il ragionamento che lasciano trapelare alcuni cardinali – che la vicenda e la conseguente polemica resti comunque nell’aria, magari sotto altre forme. E dunque comunque il conclave comincerebbe in salita perché all’interno del collegio cardinalizio restano comunque diversi esponenti che ritengono questo epilogo ingiusto. Becciu, fino a qualche giorno fa sicuro di essere ammesso tra gli elettori, puntava sul fatto che Papa Francesco, invitandolo agli ultimi concistori, il momento più alto della vita della Chiesa, di fatto lo avesse riabilitato. In ogni caso, l’altro punto sul quale si faceva forza da un punto di vista del diritto canonico, era il fatto che Papa Francesco non avesse mai scritto, nero su bianco, che Becciu non doveva entrare in conclave.

Poi il cardinale Pietro Parolin gli avrebbe mostrato quelle due lettere siglate ‘F’. Becciu avrebbe allora messo in discussione la sua volontà di andare fino in fondo nella sua battaglia. Poi ha visto anche che i suoi principali sostenitori cominciavano a prendere le distanze. Di qui la decisione. Ma la mancanza della comunicazione ufficiale lascia lo scenario ancora aperto, forse nella speranza di ricevere ancora una mano tesa da parte del collegio cardinalizio.

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Omicidio di Mondragone, arrestato imprenditore Giancarlo Pagliaro: l’accusa è di delitto volontario

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I carabinieri hanno arrestato per omicidio volontario il 67enne imprenditore Giancarlo Pagliaro, accusato di aver ucciso con un colpo di pistola il 41enne Luigi Magrino in un’area di servizio sulla statale Domiziana a Mondragone (Caserta). Pagliaro, fermato dopo il fatto, ha raccontato ai carabinieri e al sostituto della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere Stefania Pontillo di aver incontrato Magrino alla pompa di benzina e di aver violentemente litigato con l’altro. Tra i due ci sarebbe stata una colluttazione, avvenuta nell’auto della vittima; quest’ultima aveva con sé una pistola – non ancora rinvenuta dai carabinieri – che ha estratto. Pagliaro ha raccontato di aver cercato di disarmare Magrino e che sarebbe partito un colpo di pistola. Sono in corso verifiche sulla versione fornita, ma intanto il 67enne è stato condotto in carcere.

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Ferito da un colpo di pistola, 14enne in ospedale all’Aquila

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Un ragazzo di 14 anni è finito in ospedale, all’Aquila, dopo essere stato raggiunto da un colpo di pistola. Il giovane ha una ferita da arma da fuoco alla gamba ed è stato sottoposto ad un intervento chirurgico; le sue condizioni non destano preoccupazione. Poco chiara al momento la dinamica dei fatti, che sono avvenuti attorno alle 18 in località Cese di Preturo. Il ragazzo, ricostruiscono i media locali, avrebbe raccontato che, mentre era con degli amici, da un’automobile, sembra un’Audi nera, che li ha affiancati, sarebbe partito un colpo di pistola. E’ stato lo stesso 14enne, una volta tornato a casa, a raccontare quanto accaduto alla madre, che poi lo ha accompagnato in ospedale. Sull’episodio e sulla versione fornita dal ragazzo sono in corso indagini da parte della polizia.

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