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Regionali, centrodestra in stallo: mancano i candidati in Veneto, Campania e Puglia

Il centrodestra non ha ancora i candidati per le Regionali in Veneto, Campania e Puglia. Divisioni tra Lega e Fratelli d’Italia, ipotesi Fontana in Veneto e stallo tra Cirielli e Carfagna in Campania.

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Tre regioni ancora senza candidato e un vertice tra i leader che tarda ad arrivare. Dopo aver chiuso le partite nelle Marche, in Calabria e in Toscana, il centrodestra resta fermo sulle Regionali di Veneto, Campania e Puglia. Giorgia Meloni, rientrata dalle vacanze, punta a un incontro risolutivo per annunciare i nomi, evitando ulteriori fumate nere.

Veneto, il nodo dell’eredità di Zaia

In Veneto, dove il centrodestra parte strafavorito dopo il lungo regno di Luca Zaia, la ricerca del successore si è trasformata in una sfida tra Lega e Fratelli d’Italia. Il Carroccio spinge per Alberto Stefani, segretario della Liga veneta, e non esclude l’opzione di una lista Zaia. FdI, forte della crescita nei consensi, rivendica un proprio candidato.

Nelle ultime ore è emersa l’ipotesi Lorenzo Fontana, presidente della Camera ed esponente storico della Lega, vista come soluzione di mediazione. Ma la Lega ha smentito, definendo la voce “calciomercato estivo”, e lo stesso Fontana ha ricordato di non voler “lasciare il lavoro a metà”.

Puglia, D’Attis in attesa del via libera

In Puglia l’unico nome in campo è quello di Maurizio D’Attis, segretario regionale di Forza Italia. La sua candidatura non ha però trovato ancora il consenso unanime degli alleati, che sperano in una spaccatura del “campo largo” guidato da Antonio Decaro. In alternativa, prende quota l’ipotesi Francesco Ventola, eurodeputato di Fratelli d’Italia ed ex sindaco di Canosa.

Campania, la sfida tra Cirielli e Carfagna

In Campania, l’ipotesi Giosy Romano sembra perdere terreno: Palazzo Chigi lo considera troppo prezioso nel ruolo di coordinatore della Missione Zes. Restano sul tavolo i nomi di Edmondo Cirielli, figura di spicco di Fratelli d’Italia, e Mara Carfagna, proposta dai Moderati di Maurizio Lupi.

La pressione del centrosinistra

Il centrosinistra, intanto, ha già mosso pedine decisive. In Campania il M5s ha puntato su Roberto Fico come candidato governatore, mentre in Puglia il Pd spinge per Antonio Decaro. Una mossa che rischia di costringere il centrodestra ad accelerare e a superare divisioni interne.

Il tempo stringe e i prossimi giorni potrebbero essere decisivi per sbloccare lo stallo.

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Economia

DR Automobiles investe 70 milioni a Macchia d’Isernia: 300 nuovi posti di lavoro e crescita al Sud

DR Automobiles annuncia un investimento da 70 milioni a Macchia d’Isernia con 300 nuovi posti di lavoro. Coraggio e visione per rilanciare l’industria automobilistica nel centro-sud.

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DR Automobiles Groupe continua a scommettere sul centro-sud Italia, annunciando un investimento da 70 milioni di euro per il polo produttivo di Macchia d’Isernia. Un progetto industriale ambizioso che prevede la costruzione di nuovi impianti e la creazione di almeno 300 posti di lavoro.

In un contesto spesso segnato da disinvestimenti e chiusure, la scelta del gruppo molisano guidato da Antonella Tortola rappresenta un atto di coraggio e una forte iniezione di fiducia per il territorio.

Dal Giappone all’Italia: l’upgrade del piano industriale

L’investimento era stato annunciato lo scorso luglio all’Expo di Osaka per un valore di 50 milioni. Oggi, a distanza di poco più di un mese, il gruppo ha deciso un upgrade di 20 milioni, spinto da un nuovo progetto di rilievo che sarà presentato a breve.

La produzione dei nuovi modelli sarà interamente realizzata in Molise, rafforzando così il radicamento locale dell’azienda.

Anagni, il nuovo hub strategico

Parallelamente, DR ha avviato la riconversione dello stabilimento ex Saxa Gres di Anagni, acquisito il 7 agosto tramite la controllata Jarama. Qui troveranno impiego anche 67 ex lavoratori Saxa Gres, garantendo continuità occupazionale in un sito che, per la sua posizione vicino all’autostrada A1 e a uno scalo ferroviario, riveste un ruolo strategico nei piani futuri del gruppo.

“È stato un grande lavoro di squadra – ha spiegato l’AD Antonella Tortola – che speriamo rappresenti un’opportunità di sviluppo per il gruppo e di crescita per aree industriali storicamente importanti, soprattutto per l’automotive”.

Crescita nazionale e internazionale

DR Automobiles, che oggi gestisce 7 brand e 28 carline, detiene il 2,56% del mercato italiano dei privati e ha chiuso il primo semestre 2025 con un incremento del 41% dei ricavi rispetto all’anno precedente.

Ma l’espansione non si ferma all’Italia: la divisione estero sta lavorando al consolidamento in Spagna, Francia, Germania, Belgio, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania e Grecia con concessionari e distributori diretti.

Una scelta di coraggio e visione

L’investimento di DR in Molise e nel Lazio dimostra come un gruppo italiano possa scegliere di puntare sul centro-sud, creando occupazione, rilanciando aree produttive in difficoltà e guardando al futuro con una strategia industriale chiara.

In un Paese in cui le crisi industriali hanno spesso impoverito il Mezzogiorno, il progetto di DR Automobiles appare come un segnale forte: il sud può ancora essere protagonista della manifattura italiana ed europea.

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Esteri

Vanity Fair valuta Melania Trump in copertina, insorge la redazione: “Non normalizzeremo Trump”

Il nuovo direttore di Vanity Fair valuta una cover story su Melania Trump. La redazione insorge: “Non normalizzeremo Trump”. Fox chiede il licenziamento dei giornalisti dissidenti.

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La sospirata copertina di Vogue per Melania Trump resta lontana, ma il fronte di Condé Nast comincia a incrinarsi. Il nuovo direttore di Vanity Fair, Mark Guiducci, starebbe infatti valutando l’ipotesi di dedicare una cover story alla First Lady americana, ipotesi che ha già scatenato un acceso dibattito interno.

La rivolta della redazione

Secondo quanto riportato dal New York Post, molti giornalisti della redazione si opporrebbero fermamente alla scelta: “Non normalizzeremo questo despota e sua moglie. Ci batteremo”, ha dichiarato un redattore riferendosi a Donald Trump e alla moglie Melania. Un altro ha aggiunto: “Se Melania viene messa in copertina, metà della redazione incrocerà le braccia”.

La possibilità di una cover dedicata a Melania viene letta come un tentativo di Guiducci di differenziarsi dai suoi predecessori, in particolare da Radhika Jones, che non aveva mai concesso simili aperture al mondo Maga.

Le reazioni esterne: Fox contro i dissidenti

La polemica ha trovato eco anche su Fox and Friends, programma della rete di Rupert Murdoch vicino a Trump. Uno dei commentatori ha chiesto apertamente che lo staff di Vanity Fair pubblichi i nomi di chi si oppone, aggiungendo che “dovrebbero essere licenziati”.

Melania e il rapporto difficile con la stampa patinata

Durante il primo mandato presidenziale del marito, Melania Trump era stata di fatto esclusa dalle copertine di Vanity Faire Vogue, in netto contrasto con Michelle Obama, che in otto anni alla Casa Bianca è apparsa su Vogue per tre volte.

L’ex modella slovena ha spesso minimizzato il suo interesse per le copertine: “Ci sono stata già tante volte su Vogue. Ci sono cose molto più importanti da fare”, aveva dichiarato.

L’iniziativa sull’intelligenza artificiale

Parallelamente, Melania Trump ha lanciato una nuova iniziativa sull’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di promuovere nelle scuole programmi che forniscano agli studenti gli strumenti per esplorare e innovare in questo settore.

La possibile copertina di Vanity Fair, tuttavia, rischia di diventare l’ennesimo terreno di scontro politico e culturale attorno alla figura della First Lady.

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Ambiente

I limoneti di Amalfi riconosciuti dalla Fao come patrimonio agricolo mondiale

I limoneti terrazzati di Amalfi entrano tra i sistemi agricoli di importanza globale della Fao. Riconosciute le pratiche tradizionali e sostenibili che hanno reso unico il paesaggio della costiera.

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La Fao ha riconosciuto i limoneti e il sistema agricolo terrazzato di Amalfi tra i Sistemi di Patrimonio Agricolo di Importanza Globale (Giahs), proprio nell’anno del suo 80º anniversario. Si tratta di una delle tre nuove designazioni annunciate dall’organizzazione: oltre ad Amalfi, sono entrati nella lista un allevamento agro-silvo-pastorale nell’area giapponese di Okuizumo e i terrazzamenti di agrumi della regione di Arida-Shimotsu.

Con queste new entry, i siti iscritti nella rete globale salgono a 102 in 29 Paesi: il Giappone guida la classifica con 17 designazioni, mentre l’Italia arriva a tre, affiancando Amalfi agli uliveti di Assisi e Spoleto e ai vitigni del Soave (2018).

Un paesaggio unico modellato nei secoli

Il riconoscimento internazionale premia il lavoro delle comunità agricole della costiera amalfitana, che hanno plasmato un paesaggio iconico fatto di limoneti, uliveti e vigneti affacciati sul mare. Il celebre limone “Sfusato Amalfitano” viene coltivato sotto pergolati di castagno con tecniche manuali e raccolto dai cosiddetti contadini volanti, capaci di muoversi agilmente sui terrazzamenti in pietra a secco.

Questi muretti non solo prevengono l’erosione e stabilizzano il terreno, ma regolano anche acqua e temperatura. Su un ettaro possono crescere fino a 800 alberi di limone, con rese che raggiungono le 35 tonnellate annue, il tutto senza uso di pesticidi.

Agrobiodiversità e ruolo delle donne

Il territorio di Amalfi ospita oltre 970 specie vegetali, comprese rare varietà mediterranee. Le donne svolgono un ruolo centrale, sia nel lavoro agricolo sia nella trasmissione dei saperi tradizionali. La sostenibilità del sistema agricolo locale è riconosciuta anche dall’Unesco, che ha inserito i terrazzamenti amalfitani nel patrimonio mondiale.

La soddisfazione di Amalfi

“È stato un percorso lungo, un lavoro che abbiamo portato avanti per anni” ha dichiarato il sindaco di Amalfi, Daniele Milano. “Questa agricoltura richiede un’arte sapiente che si tramanda di generazione in generazione, trasformando terreni difficili in culla di un prodotto esportato in tutto il mondo”.

Con il riconoscimento Fao, Amalfi rafforza il suo ruolo di simbolo dell’agricoltura mediterranea sostenibile e della capacità delle comunità locali di coniugare tradizione e resilienza.

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