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Politica

Rdc, il nodo della piattaforma. I dubbi delle Regioni

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Da un lato l’attuazione della piattaforma alla quale dovrà iscriversi chi vuole seguire i corsi per ottenere il Sostegno Formazione e Lavoro (Sfl). Dall’altro il rischio di ingolfamento dei servizi sociali che devono valutare le famiglie fragili per la ‘coda’ del Reddito di Cittadinanza e per il nuovo Assegno di Inclusione. Appaiono questi i due snodi cruciali sul tavolo della transizione post-Rdc. La macchina per il passaggio al nuovo sistema è ora in moto in cerca di soluzioni. Per fare il punto richiesto dall’opposizione la ministra del lavoro Marina Calderone sarà giovedì in Senato. Dai suoi uffici, che stanno lavorando ad un decreto ministeriale per definire i corsi validi ai fini del sussidio Sfl, arrivano poi le indicazioni su chi ha ricevuto gli Sms di sospensione del reddito. Uno dei nodi è certamente la piattaforma sulla quale transiterà tutto il sistema del nuovo Assegno di Inclusione, che scatta a gennaio. Ma prima la piattaforma sarà determinante per gli ‘occupabili’ che dovranno iscriversi e seguire corsi per ottenere i 350 euro del sussidio Sfl. Il ministro del Lavoro assicura: la nuova piattaforma sarà operativa dal primo settembre. Conterrà i dati dei corsi organizzati dalle diverse Regioni, ma anche il monitoraggio dei percettori dei nuovi sussidi.

La piattaforma Siisl – un acronimo che sta per Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa – sarà il sito nel quale si concentreranno tutti i servizi di ‘inclusione sociale’ e, in base alla legge, dovrà garantire l’ ‘interoperabilità’ con le attuali banche dati. E questo appare ancora un problema. Le regioni hanno segnalato di non essere state “ancora informate sulle caratteristiche e la funzionalità” della piattaforma con la quale le loro banche dati dovranno dialogare e alla quale bisognerà iscriversi per poter usufruire dell’Assegno di Inclusione. Così in un comunicato ufficiale suggeriscono di pensare ad una “modalità transitoria” nel caso in cui si dovesse riscontrare una “non funzionalità” della piattaforma. Chiedono tempi più lunghi, rispetto alla data di fine ottobre, anche gli assistenti sociali e Comuni che lamentano, attraverso il presidente dell’Anci Antonio Decaro, la mancanza di fondi per aiutare chi ha perso il Rdc. I timori di tensioni sociali rimbalzano nelle dichiarazioni, anche se al momento le proteste appaiono contenute. Una nuova manifestazione si è tenuta a Roma davanti alla sede dell’Inps, con una cinquantina di persone, e domani si torna in piazza a Napoli.

Il ministero del Lavoro ha fornito nuove informazioni: riguardano le 159mila famiglie che hanno ricevuto gli Sms di sospensione del Rdc. Con una correzione rispetto alle indicazione del messaggino viene data loro l’indicazione di rivolgersi ai centri per l’impiego. L’iter è invece già avviato, in questo caso verso la valutazione dei servizi sociali, per altre 88mila famiglie ‘fragili’. In arrivo è poi il decreto ministeriale – che deve passare prima al vaglio della Conferenza Stato Regione – nel quale saranno fissati i criteri dei corsi che daranno diritto al sussidio di 350 euro che può riguardare anche più di un componente per famiglia e in alcuni casi superare l’attuale Reddito di Cittadinanza. Saranno validi, secondo le prime indicazioni, anche corsi seguiti on line. Il check up fatto con le Regioni ha poi consentito anche di smarcare alcuni punti importanti. L’approccio, anche se non è mancata qualche diversità di vedute, è apparso costruttivo: i Centri per l’Impiego, che sono uno degli strumenti di gestione delle nuove procedure, non sembrano avere le criticità che invece appaiono evidenti per i servizi sociali dei Comuni. Il loro potenziamento, previsto in base al Pnrr, procede a buon ritmo, come previsto.

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San Giacomo Vercellese, nove liste per meno di trecento abitanti: un paradosso vergognoso

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San Giacomo Vercellese, minuscolo paese piemontese incastonato tra le risaie della provincia di Vercelli, finirà suo malgrado sotto i riflettori nazionali. Il motivo? Alle prossime elezioni del 25 e 26 maggio, si presenteranno addirittura nove liste per scegliere il nuovo sindaco, nonostante i residenti siano meno di trecento.

Un numero che sfida ogni logica democratica e che solleva più di una perplessità sulla serietà e sulla trasparenza del voto in piccoli centri come questo.

Dopo la scomparsa del sindaco Massimo Camandona, morto a febbraio e ricordato come un amministratore radicato nel territorio, si sarebbero potute immaginare elezioni sobrie, nel rispetto della comunità. Invece, alla fine della fase di presentazione delle liste, si sono contati candidati provenienti da Napoli, Roma, Siracusa e Salerno.

Solo due liste fanno riferimento ad esponenti locali, già attivi nell’attuale Consiglio comunale. Tutte le altre sette sono spuntate in extremis, registrate da persone senza alcun legame con il territorio.

La presenza di un numero così spropositato di liste in un comune minuscolo non è un segnale di vitalità democratica, ma l’ennesima prova di come meccanismi elettorali poco vigilati possano essere strumentalizzati.

Dietro queste candidature improvvisate spesso si celano interessi diversi: tentativi di ottenere visibilità, raccolta firme utile per future candidature, o peggio, accesso a rimborsi elettorali.

È un fenomeno che mortifica i cittadini di San Giacomo Vercellese, riducendo la politica a un teatrino grottesco e offendendo chi, invece, si batte quotidianamente per rappresentare davvero il proprio territorio.

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Folla commossa a Santa Maria Maggiore per salutare Papa Francesco

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All’alba, una lunga coda si era già formata davanti alla Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore, dove è sepolto Papa Francesco. Ad aprire i cancelli, alle 7 in punto, è stato il rettore della basilica, il cardinale Rolandas Makrickas, che con emozione e un sorriso ha accolto i primi fedeli. Un’affluenza straordinaria che testimonia l’enorme affetto verso il Pontefice che ha scelto come ultima dimora il cuore multietnico dell’Esquilino.

Trentamila fedeli in poche ore

Alle 14, i visitatori erano già 30mila, e si prevede che a fine giornata possano raddoppiare. Famiglie, religiosi, scout e cittadini da ogni parte del mondo hanno reso omaggio a Francesco, il Papa dei poveri e della semplicità. La gente dell’Esquilino si è stretta attorno alla basilica, orgogliosa di avere come “vicino di casa” un Pontefice amato universalmente.

Le testimonianze di una devozione senza confini

Tra i tanti fedeli, Maria arrivata da Agrigento ha sottolineato la semplicità della tomba, specchio dello stile di Francesco. Florentine, da Grenoble ma originaria del Benin, ha parlato di una “grande emozione”. Roberto, romano e ateo, ha ricordato una frase che lo aveva colpito: «È meglio vivere da ateo che vivere da cristiano e parlare male degli altri». Dalla Finlandia, Sinika ha definito Francesco “il miglior Papa che i poveri possano avere”, fiera di indossare una maglietta con il suo ritratto.

Il ricordo che si fa simbolo

Nel quartiere, il volto di Francesco campeggia tra le vetrine, mentre striscioni di ringraziamento spuntano sui palazzi. Nella basilica, intanto, le celebrazioni liturgiche si alternano alla lunga processione dei fedeli: messe solenni, canti e l’omaggio di oltre cento cardinali. I tempi di attesa sono lunghi, ma il desiderio di sostare anche solo pochi secondi davanti alla lapide di “Franciscus” è fortissimo.

Roma prepara un afflusso senza precedenti

La fila continuerà oggi fino alle 22 e riprenderà domani mattina. Il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato una pianificazione straordinaria per gestire l’enorme afflusso di pellegrini: «Mercoledì ci sarà una riunione in Prefettura per organizzare al meglio l’accoglienza». Intanto, la rosa bianca – fiore caro a Francesco per la sua devozione a Santa Teresina – è diventata il simbolo silenzioso di questo tributo d’amore.

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Referendum e regionali, la sfida delle opposizioni

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Per le opposizioni, le regionali saranno il “test prima delle politiche”. La definizione è del presidente Pd Stefano Bonaccini. La tornata d’autunno, quindi, come un esame di compattezza, come una prova di forza per vedere se nel 2027 il centrosinistra potrà evitare il Meloni bis. Al voto andranno: Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Le prime due sono governate dal centrodestra, le altre dal centrosinistra. Qualche mese prima, l’8 e 9 giugno, ci sarà un altro esame: i cinque referendum su lavoro e cittadinanza. Le opposizioni si stanno spendendo anche per quelli, specie Pd, M5s e Avs, mentre i centristi sono meno partecipi. Già raggiungere il quorum del 50% dei votanti farebbe ben sperare il fronte dei sostenitori dei “sì”.

In vista delle regionali, per il momento il lavoro dei partiti d’opposizione è orientato soprattutto alla definizione delle coalizioni. L’obiettivo della segretaria Pd Elly Schlein è rodare lo schieramento, nell’auspicio che sia il più largo possibile e che si presenti nel maggior numero possibile di Regioni. Sui nomi dei candidati i giochi sono fatti solo nelle Marche, dove per la carica di governatore corre l’eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci: l’alleanza è in via di costruzione, ma c’è la speranza che alla fine possa comprendere sia il M5s sia i centristi. In Puglia dovrebbe essere in campo l’altro eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro. L’accoppiata Pd-M5s parte in discesa, visto che ha già fatto le prove con la giunta ora guidata da Michele Emiliano.

In Toscana, il trascorrere del tempo fa crescere le quotazioni di una ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani, del Pd, già alleato a Iv, che auspica di imbarcare anche M5s e Avs. Mentre Azione ha già dato il suo placet. Giochi aperti in Campania, dove Pd e M5s stanno lavorando al candidato, che potrebbe essere l’ex presidente della Camera Roberto Fico. In ballo c’è anche l’attuale vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa.

Entrambi sono del M5s. Fico sembra favorito, anche se per adesso è “bloccato” dal limite dei due mandati: la Costituente del Movimento ha dato indicazione di togliere il vincolo, ma ancora devono essere definiti i criteri, che dovranno passare la vaglio del voto degli iscritti. Sembrava che la chiusura dell’iter potesse arrivare prima di Pasqua. I tempi, comunque, dovrebbero essere maturi. Resta in ogni caso da capire quali saranno le indicazioni del governatore uscente Vincenzo De Luca. Partita aperta in Veneto, dove il centrosinistra è alla ricerca del candidato, che potrebbe essere sostenuto sia da Pd sia dal M5s.

Dinamica a sé in Valle D’Aosta, dove il voto è sostanzialmente proporzionale: spetta poi agli eletti formare una maggioranza in consiglio regionale e individuare il governatore. La prima prova generale delle opposizioni, però, ci sarà fra un mese e mezzo, con i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, che sostanzialmente aboliscono il jobs act, e quello per rendere più facile l’acquisizione della cittadinanza promosso da un comitato con Più Europa. Pd e Avs hanno dato indicazione per cinque sì. Quattro sì per il M5s, che lascerà libertà di coscienza sulla cittadinanza. Per una volta, indicazioni analoghe da Azione e Iv: “sì” solo alla cittadinanza, “no” agli altri.

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