Collegati con noi

Cronache

Rapporto choc di Save the Children sulla tratta di minori sfruttati sessualmente in Italia

Pubblicato

del

Tratta e sfruttamento. Sostiene Save the Children che nella civilissima Europa 1 vittima su 4 è minorenne. L’obiettivo principale dei trafficanti è lo sfruttamento sessuale, che in Italia risulta in crescita costante.  Ed è per questo motivo che a pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, Save the Children diffonde il rapporto “Piccoli schiavi invisibili 2019”. Il business dello sfruttamento sessuale nel nostro Paese recluta le sue vittime in Nigeria, Romania, Bulgaria e Albania, e cambia modalità operative per rimanere sommerso.

Un quarto delle vittime di tratta presunte o identificate in Europa sono minorenni e l’obiettivo principale dei trafficanti di esseri umani è lo sfruttamento sessuale. Sulle 20.500 vittime di uno dei sistemi più violenti e senza scrupoli che si conoscano, registrate nell’Unione nel biennio 2015-16, il 56% dei casi riguarda infatti la tratta a scopo di sfruttamento sessuale, con un pur consistente 26% legato allo sfruttamento lavorativo, 1 vittima su 4 ha meno di 18 anni, 2 su 3 sono donne o ragazze. In Italia le vittime di tratta accertate sono 1.660, con un numero sempre maggiore di minorenni coinvolti, cresciuti in un anno dal 9% al 13%. Un trend in aumento confermato anche dal riscontro diretto degli operatori del progetto Vie d’Uscita di Save the Children, che nel 2018, in sole 5 regioni, hanno intercettato 2.210 vittime di tratta minori e neo-maggiorenni, un numero cresciuto del 58% rispetto alle 1.396 vittime del 2017. Benché questi dati rappresentino solo la superficie di un fenomeno perlopiù sommerso, la sempre più giovane età delle vittime e la prevalenza dello sfruttamento di tipo sessuale trova conferma anche tra i 74 nuovi casi di minori che sono riusciti a uscire dal sistema di sfruttamento nel 2018 nel nostro Paese e sono stati presi in carico dai programmi di protezione istituzionale, soprattutto in Piemonte (18) e Sicilia (16). Uno su 5, infatti, non supera in età i 15 anni e lo sfruttamento sessuale riguarda quasi 9 casi su 10.

Anche se non rappresenta il principale obiettivo del sistema della tratta, lo sfruttamento lavorativo in Italia è in crescita e nel 2018 gli illeciti registrati con minori vittime, sia italiani che stranieri, sono stati 263, per il 76% nel settore terziario. Il numero maggiore di violazioni sono state segnalate nei servizi di alloggio e ristorazione (115) e nel commercio (39), nel settore manifatturiero (36), nell’agricoltura (17) e nell’edilizia (11).

A pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, che ricorre il 30 luglio di ogni anno, Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – diffonde la XIII edizione del rapporto “Piccoli schiavi invisibili 2019”, una fotografia aggiornata della tratta e dello sfruttamento dei minori in Italia, ed in particolare del sistema dello sfruttamento sessuale e della specifica vulnerabilità delle sue vittime, in larga maggioranza di origine straniera.

Provengono infatti dalla Nigeria o dai Paesi dell’est europeo e dai Balcani le ragazze che sono maggiormente esposte al traffico delle organizzazioni e reti criminali che poi gestiscono in Italia un circuito della prostituzione in continua crescita. Il numero delle vittime di tratta minori e neo-maggiorenni intercettate in sole 5 regioni dagli operatori del progetto Vie d’Uscita di Save the Children è infatti cresciuto del 58%, passando dalle 1.396 vittime del 2017 alle 2.210 nel 2018, mentre i Paesi di origine sono per il 64% la Nigeria e per il 34% Romania, Bulgaria e Albania. È il riscontro diretto di un fenomeno che, se proiettato su tutte le regioni italiane, in virtù della sua trasversalità territoriale, indica realisticamente che i minori o neo-maggiorenni sfruttati sessualmente in Italia sarebbero diverse migliaia.

“Lo sfruttamento sessuale di vittime così giovani e vulnerabili lascia nelle loro vite un segno indelebile con gravissime conseguenze. Anche nel caso più fortunato di una fuoriuscita, sono diversi gli ostacoli che le giovanissime vittime devono superare durante il percorso di inclusione e integrazione indispensabile per poter costruire un futuro dignitoso e autonomo. Sono molte le testimonianze dirette in questo senso delle realtà che operano sul territorio che abbiamo voluto mettere in evidenza nel Rapporto. Siamo impegnati da anni sul campo In Italia, con l’obiettivo di costruire relazioni di collaborazione sempre più forti con le organizzazioni e associazioni presenti sul territorio, e con le istituzioni ad ogni livello, per scongiurare il pericolo che la rete di intervento e protezione non riesca a trattenere proprio le vittime più fragili. Un fenomeno di questa gravità e di queste proporzioni necessità infatti di un intervento nazionale coordinato tra tutti gli attori, in grado di garantire gli standard necessari ad una vera e propria azione di prevenzione, che deve scattare con tempestività appena le potenziali vittime entrano nel nostro Paese, e deve anche fornire i mezzi più efficaci per promuovere la fuoriuscita delle vittime e il loro percorso di integrazione,” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

Per promuovere la sensibilizzazione e avvicinare tutti in modo semplice e coinvolgente al dramma dello sfruttamento sessuale collegato alla tratta, Piccoli Schiavi Invisibili propone quest’anno al suo interno la graphic novel “Storia di Sophia. Una vittima di tratta. Una ragazza.”, illustrata dal fumettista Roberto Cavone, che racconta la storia vera di un’adolescente nigeriana. Il racconto può rappresentare un valido strumento facilmente fruibile per promuovere occasioni di approfondimento anche nelle scuole.

Il business della tratta internazionale a scopo di sfruttamento sessuale in Italia si basa su un sistema in continua evoluzione, che si adatta al mutare delle condizioni. Ad esempio, l’adescamento con la falsa promessa di un lavoro in Italia di vittime anche giovanissime nella Nigeria del sud, dove prevalgono condizioni di povertà e scarsa scolarizzazione, avveniva in gran parte a Benin City (Edo State), ma sembra essersi spostato più a sud, nel Delta State, anche per ovviare agli effetti di un editto della massima autorità religiosa del popolo Edo. Ewmare II, nel 2018 aveva infatti pubblicamente dichiarato nullo il terribile rito juju, utilizzato dai trafficanti per soggiogare e sottomettere con il ricatto le giovani vittime, disarticolando, purtroppo solo temporaneamente, l’intera rete di controllo.

Le ragazze e le donne nigeriane, una volta giunte in Italia, dopo un viaggio attraverso la Libia e via mare dove subiscono abusi e violenze, devono restituire alla maman, la figura femminile che gestisce il loro sfruttamento, un debito di viaggio che raggiunge i 30.000€ e sono costrette a “lavorare” fino a 12 ore tutte le notti, anche per 10-20€ a prestazione, raccogliendo dai 300 ai 700€ al giorno. Buona parte dei soldi servono però per pagare vitto, alloggio e vestiti, spesso anche per l’affitto del posto in strada dove si prostituiscono, e l’estinzione del debito diventa così quasi irraggiungibile. Il controllo delle vittime da parte dei trafficanti è assoluto e violento, come nel caso di Sophia che viene quasi soffocata dalla sua maman per aver chiesto a un cliente il telefono per chiamare sua madre in Nigeria per raccontarle dell’inganno subìto e chiederle aiuto. I trafficanti hanno inoltre spostato il circuito della prostituzione dai luoghi più facilmente identificabili, come le piazzole lungo le provinciali o le maggiori arterie stradali, verso luoghi “meno visibili”, il cosiddetto giro walk, come le fermate dei bus o i parchi, oppure all’interno delle case, che in alcuni casi sono connection-house, gestite e frequentate prevalentemente da connazionali, come quelle segnalate dagli operatori in Campania e Piemonte.

Sulle nostre strade è rimasta invece costante la presenza di ragazze di origine rumena o bulgara, ma si segnala un aumento delle ragazze di origine albanese, un ritorno, che riguarda anche i gruppi criminali albanesi in Italia, secondi solo a quelli nigeriani. Il reclutamento delle vittime nei Paesi di origine avviene con metodi sempre più efficaci, come ad esempio in Romania, dove diverse testimonianze di vittime raccolte in Italia hanno rilevato l’esistenza di  “sentinelle” dei trafficanti che individuano in anticipo negli orfanotrofi le ragazze che stanno per lasciare le strutture al compimento dei 18 anni, e mettono in atto un adescamento basato – come per tutte le connazionali – su finte promesse d’amore e di un futuro felice in Italia, facendo leva sulla loro condizione di deprivazione affettiva. I finti lover boy che sono affiancati ad ogni ragazza lungo tutto il periodo di sfruttamento in Italia, che può durare anni, ne controllano l’attività, portando loro anche bibite energetiche durante la notte per sostenerne lo sforzo, ma esercitano un controllo totale e violento, come nel caso, riportato dagli operatori, di una ragazza rimasta incinta indotta ad entrare in una vasca riempita di cubetti di ghiaccio per indurre l’aborto per shock termico.

“Un sistema di tratta degli esseri umani così forte e spietato nei confronti di ragazze quasi bambine e giovani donne, in grado di adattarsi e modificare il proprio operato per rimanere sommerso, rende più che mai necessario incentivare e rafforzare la cooperazione con i Paesi di origine e di transito, al fine di rafforzare la lotta alla tratta in quanto crimine internazionale e transnazionale. In Italia occorre intensificare l’azione congiunta, anche promuovendo la definizione e adozione di protocolli e convenzioni per l’individuazione precoce delle vittime di tratta, sulla base di un approccio multi-agenzia che coinvolga tutti gli attori territoriali interessati, quali Forze di Pubblica

Sicurezza, Enti Giudiziari, Enti Locali, Enti Gestori dei centri di accoglienza, Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale. Ogni singola vittima va aiutata a fruire pienamente del sistema di protezione istituzionale per sottrarsi ai propri aguzzini.” sottolinea Antonella Inverno, Responsabile Politiche per l’Infanzia di Save the Children Italia.

Nelle loro attività di protezione delle vittime minori e neo-maggiorenni orientata alla fuoriuscita e al successivo percorso di inclusione e integrazione sociale, gli operatori partner di Save the Children impegnati nel progetto Vie d’Uscita si vedono costretti a sviluppare continuamente nuove modalità per entrare in contatto con le vittime e stabilire un rapporto di fiducia con loro. Questo si rende necessario quando vengono dirottate su circuiti meno visibili o all’interno delle case, o vengono spostate sempre più frequentemente da una città all’altra, o addirittura in un altro Paese europeo per far perdere le loro tracce.

Il sistema di tutela per le vittime della tratta di esseri umani in Italia

La risposta del sistema italiano di tutela delle vittime di tratta è ancora frammentaria ed è necessario potenziarla, come rilevato anche dal Gruppo di Esperti del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani (GRETA) che nel 2018 ha condotto una missione di valutazione del quadro normativo e istituzionale nel nostro Paese rispetto all’applicazione della Convenzione europea in materia.

Il primo Piano Nazionale d’Azione adottato dal Governo nel 2016 per tracciare le linee guida del contrasto e della prevenzione ha rappresentato un passo positivo importante, ma è scaduto a dicembre 2018 e non è stato ancora definito un secondo Piano. Per quanto riguarda il Programma Unico di Emersione, che racchiude invece le misure concrete per l’emersione, l’assistenza e l’integrazione sociale delle vittime, il finanziamento è stato potenziato dall’attuale governo e ammonta a 24 milioni per il triennio 2019-2021. Come sottolinea la relazione del GRETA, si dovrebbero valutare attentamente le esigenze di finanziamento per assicurare che vi siano posti di alloggio sufficienti per le vittime, femmine e maschi, di tratta.

La raccolta dei dati sul fenomeno e sulle vittime di tratta è lacunosa, perché limitata solo a quelle fuoriuscite dal sistema; si dovrebbe creare una struttura nazionale dedicata al coordinamento del lavoro anti-tratta dei ministeri e delle agenzie competenti che possa anche coinvolgere ulteriormente ONG, sindacati e altri membri della società civile nello sviluppo, nell’attuazione e nella valutazione delle politiche anti-tratta.

Molti passi devono inoltre ancora essere fatti per potenziare la prevenzione e l’emersione del fenomeno attraverso una formazione specifica dei funzionari delle forze dell’ordine, il personale della polizia di frontiera, i professionisti che lavorano nei punti di sbarco e nella prima accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo, dei procuratori, dei giudici, dei funzionari dell’asilo, degli assistenti sociali, degli ispettori del lavoro, degli avvocati, degli esperti dell’infanzia e degli operatori sanitari. Tutte figure che, se messe in grado, potrebbero infatti identificare in anticipo le potenziali vittime di tratta tra i migranti e richiedenti asilo giunti in Italia.

“Non si può ignorare – ha aggiunto Raffaela Milano –  il fatto che il fiorente mercato dello sfruttamento sessuale delle minorenni in Italia è legato alla presenza di una forte “domanda” da parte di quelli che ci rifiutiamo di definire “clienti”, i quali sono parte attiva del processo di sfruttamento. E’ necessario rafforzare l’azione di contrasto e, allo stesso tempo, promuovere iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica e in particolare i più giovani sui danni gravissimi che questo mercato provoca sulle ragazze che ne sono vittima”.

Ulteriori criticità prima, durante e dopo la fuoriuscita sono state riportate dagli operatori sul campo rispetto ai complicati iter burocratici per ottenere, ad esempio, il rilascio dei codici STP (Straniero Temporaneamente Presente), per le ragazze nigeriane ed albanesi – aggravati dall’introduzione del Decreto Sicurezza 113/2018 (legge 132/2018) – ed ENI (Europeo Non Iscritto), per le ragazze originare dei Paesi dell’Est Europa, fondamentale per garantire il riconoscimento del diritto alla salute attraverso i relativi servizi.

Altri nodi critici riguardano il rilascio del permesso di soggiorno, che in ancora troppi territori è vincolato alla denuncia nei confronti degli sfruttatori da parte delle vittime, le quali, soprattutto in una fase iniziale di fuoriuscita, spesso sono restie a formalizzare la denuncia per paura di ritorsioni sui familiari nel Paese di origine. Il permesso di soggiorno d’altronde non rappresenta per le vittime europee o albanesi un efficace strumento di protezione, considerato che la posizione amministrativa di queste donne è comunque regolare in Italia. Per tutte loro vanno messi in campo altri strumenti per incoraggiare e sostenere la fuoriuscita.

“Il fenomeno della tratta e del grave sfruttamento di esseri umani, in particolare di minori, rappresenta una sfida più che attuale per le autorità italiane. Lo sfruttamento sessuale delle donne e delle ragazze originarie della Nigeria, dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa continua a essere perpetrato e si adatta ai tempi. Al suo mutare emergono nuove criticità, mentre altre, che già esistevano, rischiano di diventare croniche. Intercettare e intervenire sulle criticità che gli operatori incontrano sia nell’aggancio, che nel sostegno delle vittime durante il loro percorso di fuoriuscita dalla situazione di assoggettamento, e di integrazione poi, è fondamentale per garantire a queste donne, talvolta giovanissime, la possibilità di immaginare nel nostro Paese un futuro diverso, lontano da violenza e sfruttamento.” conclude Raffaela Milano.

L’intervento di Save the Children in Italia

Per offrire un sostegno specifico ai minori stranieri reclutati da organizzazioni e reti criminali nei Paesi di origine per essere sfruttati in Italia nel circuito della prostituzione, l’Organizzazione ha attivato dal 2012 il progetto Vie d’Uscita. Il progetto viene realizzato in partenariato in Marche e Abruzzo con l’Associazione On the Road, in Veneto con Comunità dei Giovani Cooperativa Sociale e la Cooperativa Sociale Equality, con la Cooperativa Sociale CivicoZero a Roma nel Lazio, con MEET Project Cooperativa Sociale in Calabria e con la Congregazione Figlie della Carità San Vincenzo de Paoli in Sardegna, e dal 2019 anche in Piemonte con PIAM Onlus. Nel 2018 Vie d’uscita ha sostenuto l’avvio di 32 percorsi di avviamento all’autonomia di vittime fuoriuscite dal sistema di sfruttamento, per 31 ragazze e un ragazzo.

Con l’obiettivo di offrire supporto e protezione ai minori stranieri non accompagnati in Italia, e garantire loro opportunità di inclusione sociale, Save the Children è presente con i propri programmi nelle principali aree di sbarco alla frontiera sud, nelle maggiori città di arrivo e transito come Catania, Roma, Milano, e Torino – dove è attivo il progetto CivicoZero – e ai principali valichi di confine terrestre al nord del Paese.

Dal 2016, l’Organizzazione ha infine attivato la Helpline Minori Migranti per offrire adeguato sostegno agli stessi minori stranieri non accompagnati, ma anche a tutti coloro che hanno necessità di ricevere informazioni ad hoc, dai familiari dei minori agli operatori delle strutture di accoglienza, dai volontari ai comuni cittadini. Il servizio, gratuito e multilingue, è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 17, al numero verde 800 14 10 16 oppure, per gli utenti Lycamobile, 3512202016.

Advertisement

Cronache

De Luca ironizza sulla ricandidatura: “In concorrenza con Trump per il papato, poi vediamo se posso fare il capolista”

Pubblicato

del

«Perché candidarsi solo come capolista alla Regione? Intanto sono in concorrenza con Trump per il papato, poi verifichiamo se è possibile». Così, con la consueta ironia, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha risposto ai giornalisti durante la presentazione del Festival di Ravello.

De Luca ha commentato con tono sarcastico l’ipotesi di un ruolo da capolista alle prossime elezioni regionali, dopo la recente sentenza della Corte Costituzionale, che gli impedisce di candidarsi per la terza volta consecutiva alla presidenza della Campania.

In attesa delle motivazioni della Consulta

«Stiamo aspettando la motivazione della sentenza dell’altissima Corte», ha affermato De Luca. «Ciò che è certo è che il programma di questo governo regionale sarà completato».
Alla domanda se stia pensando a un possibile successore come candidato governatore, ha lasciato la sala sorridendo e replicando con un laconico: «De Luca».

Nessuna apertura al “campo largo”

Sulle tensioni tra Pd e Movimento 5 Stelle in vista delle amministrative nei comuni del napoletano, De Luca ha tagliato corto: «Campo largo? Non conosco il significato di questa espressione oscena. Non mi pare che abbia avuto grande consenso da parte del popolo lavoratore».

Continua a leggere

Cronache

Pompei: una domus racconta ultimi istanti vita suoi abitanti

Pubblicato

del

La ‘cronaca’ del vissuto dai cittadini di Pompei al momento dell’eruzione del 79 d.C. attraverso la ‘fotografia’ fissata dai resti trovati in una stanza. E’ quella raccontata da un articolo dell’E-journal degli scavi di Pompei che contiene i risultati di recenti indagini. Il letto di traverso a sbarrare la porta della camera da letto per proteggersi dalla furia del Vesuvio, i resti di alcune vittime e gli oggetti quotidiani della casa di Elle e Frisso lungo via del Vesuvio, sono segnali di una vita bruscamente interrotta. La domus deve il suo nome al quadro mitologico rinvenuto in uno degli ambienti, ed e’ vicina alla Casa di Leda e il cigno, gia’ documentata nel 2018.

Entrambe sono state oggetto di interventi di scavo conseguente ai lavori di consolidamento e tutela dei fronti perimetrali tra l’area scavata e non dell’antica citta’ imperiale, e di miglioramento dell’assetto idrogeologico, con successivi interventi di restauro e di valorizzazione che ne consentiranno presto la fruizione al pubblico. I principali ambienti portati in luce oltre all’ingresso, sono l’atrio con impluvium (vasca di raccolta delle acque), una camera da letto (cubiculum), una sala da banchetto (triclinium) con pareti riccamente decorate, e un vano con una tettoia e un’apertura al centro per il passaggio dell’acqua piovana. Proprio questa apertura potrebbe aver determinato l’ingresso dei lapilli all’interno della casa durante le prime fasi dell’eruzione, e da cui le vittime avevano provato a proteggersi rifugiandosi in un ambiente, sbarrato con un letto. Di quest’ultimo e’ stato possibile riprodurre il calco in gesso, dopo aver individuato nella cenere solidificatasi dei vuoti lasciati dalla decomposizione organica del legno.

Nel corso dello scavo sono emersi anche i resti di almeno quattro individui, tra i quali un bambino. A quest’ultimo probabilmente doveva appartenere la bulla in bronzo ritrovata, l’amuleto che veniva fatto indossare ai figli maschi fino al raggiungimento dell’eta’ adulta. Tra i vari altri oggetti rinvenuti ,anche un deposito di anfore, stipato in un sottoscala con funzione di dispensa, alcune delle quali adibite al contenimento del garum, una salsa di pesce molto diffusa, e un set di vasellame in bronzo, composto da un attingitoio, una brocca monoansata, un vaso a paniere e una coppa a conchiglia. Alcuni elementi, quali le soglie asportate, l’assenza in alcuni punti di decorazione, le tracce di taglio di porzioni di muratura nell’ingresso della casa lasciano supporre che la casa fosse interessata, al momento dell’eruzione, da interventi di ristrutturazione. Tuttavia continuo’ ad essere occupata dai suoi abitanti che colti dall’eruzione, preferirono non allontanarsene, trovando qui la morte.

“Scavare a Pompei e visitarla vuol dire confrontarsi con la bellezza dell’arte ma anche con la precarieta’ della vita di tutti noi – spiega il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel – gli abitanti di questa casa non ce l’hanno fatta. Alla fine e’ arrivata la corrente piroclastica, un violento flusso di cenere caldissima che ha riempito qui, come altrove, ogni ambiente. Le scosse sismiche avevano gia’ prima fatto crollare molti edifici. Un inferno che colpi’ questa citta’, di cui ancora oggi troviamo le tracce”. Il quadro mitologico che da’ il nome alla casa era nel pannello centrale di una parete del triclinio. Raffigura Frisso in sella al Crisomallo e la sorella Elle poco prima dell’annegamento. Il mito racconta che Elle e Frisso si salvarono dalla persecuzione di Ino volando in groppa a un montone dal vello d’oro ma, durante il tragitto, Elle cadde nel mare che cosi’ prese il nome di Ellesponto. Nell’affresco e’ raffigurato il tragico momento della morte della fanciulla mentre tende la mano al fratello in cerca di aiuto.

Continua a leggere

Cronache

Inchiesta Huawei: Lucia Simeone, la segretaria di Martusciello, interrogata 7 ore in Belgio

Pubblicato

del

E’ stata interrogata in Belgio ieri per sette ore Lucia Simeone, la segretaria dell’eurodeputato di Forza Italia Fulvio Martusciello indagata nel caso delle presunte tangenti pagate da lobbisti Huawei per favorire gli interessi del colosso cinese delle telecomunicazioni. Lo scrivono Repubblica Napoli e Il Mattino. Il faccia a faccia si è svolto prima davanti agli investigatori e, poi, davanti al giudice istruttore. “Alla fine della lunga istruttoria – scrive Repubblica – il magistrato ha dichiarato decadute le principali accuse contestate a Simeone, dall’associazione per delinquere alla corruzione. Resta in piedi solo un’ipotesi di riciclaggio.

La donna (per la quale era stato revocato il mandato di arresto internazionale in base alla disponibilità a rendere interrogatorio in Belgio) è tornata in libertà come richiesto dagli avvocati”. Ma con alcune prescrizioni: dovrà rimanere a Bruxelles fino al 10 maggio, non avere contatti non Martusciello (che non risulta indagato) né con soggetti coinvolti nelle indagini e non allontanarsi senza autorizzazione del giudice dall’area Schengen fino a luglio. Al centro delle indagini della magistratura belga c’è una presunta tangente di poco meno di 46mila euro che sarebbe stata pagata da lobbisti vicini a Huawei per la lettera del 10 febbraio 2021, firmata da otto eurodeputati fra i quali Martusciello, diretta a tre commissari europei ed avente ad oggetto la implementazione della tecnologia 5G nella Ue. “I mille euro che ho ricevuto? Avevo anticipato soldi per una scatola di sigari a un lobbista, che me li ha restituiti. Non mi occupo di leggi o di vertenze politiche”, questa la versione di Simeone, scrive Il Mattino.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto