Collegati con noi

Esteri

Raid russi sull’energia, in Ucraina tornano i blackout

Pubblicato

del

La guerra della Russia all’energia dell’Ucraina prosegue senza sosta, per paralizzare la produzione industriale e militare e per fiaccare la resistenza del nemico. L’ultima serie di raid che si è abbattuta durante la notte ha lasciato centinaia di insediamenti al buio e con problemi di approviggionamento idrico in diverse regioni, da Kherson a Kharkiv. La resistenza di Kiev è sempre più difficile perché scarseggiano munizioni e missili di antiaerea, e in questo senso i riflettori restano puntati sugli Usa, dove i repubblicani al Congresso tengono bloccati i nuovi aiuti. Sul veto dei Gop aleggia l’ombra di Donald Trump, che secondo una rivelazione di una sua ex consigliera, quando era presidente disse che l’Ucraina avrebbe dovuto essere parte della Russia. Sul terreno, le unità di difesa aerea ucraina hanno riferito di aver neutralizzato 16 droni lanciati dai russi, ed alcuni frammenti sarebbero caduti nell’Oblast di Dnipropetrovsk, causando un incendio in un impianto energetico.

Ma in tutto il Paese si contano danni alla rete elettrica. Secondo la compagnia statale Ukrenergo 399 insediamenti sono rimasti al buio, e blackout sono stati registrati negli oblast di Donetsk, Sumy, Kharkiv e Kherson. Droni, questa volta ucraini, hanno invece preso di mira la regione oltreconfine di Belgorod. I due sfidanti con il passare dei mesi devono far fronte al tema del reclutamento. Se Kiev ha approvato una nuova legge sulla mobilitazione, che punta all’ambizioso obiettivo dei 500mila uomini entro quest’anno, anche Mosca ha i suoi problemi.

Tanto che avrebbe iniziato a richiamare parte del contingente dispiegato nel Pacifico per dislocarlo in Ucraina. Inoltre, secondo un rapporto pubblicato dall’Associated Press, migliaia di soldati russi sono fuggiti dal fronte, restando nascosti in attesa dei risultati delle loro richieste di asilo ai Paesi occidentali come Germania, Francia e Stati Uniti. Oltre che di truppe, Kiev ha bisogno urgente di armi. Il ministro degli Esteri Dmitro Kuleba ne ha parlato al telefono con il collega italiano Antonio Tajani. Roma, con la presidenza del G7, “può assumere un ruolo attivo nella ricerca di sistemi di difesa aerea e nel prendere decisioni coordinate sulla loro consegna all’Ucraina”, ha spiegato.

Un altro partner europeo, la Gran Bretagna, ha nel frattempo fatto sapere che potrebbe fornire agli ucraini armi laser. In grado di neutralizzare droni nemici con un caricatore illimitato. Al momento, comunque, si tratta solo di uno spot, perché l’arma dovrebbe entrare in funzione non prima del 2027. La vera svolta per Kiev sarebbe piuttosto il via libera al pacchetto da 60 miliardi degli Usa.

In questa partita i riflettori sono puntati su Trump, e non a caso lo speaker della Camera, il repubblicano Mike Johnson, è volato nella sua residenza in Florida per un confronto su diversi dossier. Il tycoon, se dovesse tornare alla Casa Bianca, avrebbe già in mente un piano di pace niente affatto favorevole a Kiev: la rinuncia al Donbass e alla Crimea. E proprio adesso è emerso che il tycoon, quando era presidente, “mise in chiaro” che secondo lui “l’Ucraina e certamente la Crimea dovessero far parte della Russia”: la rivelazione è contenuta in un nuovo libro della sua ex consigliera, Fiona Hill.

Sul fronte diplomatico tutto resta congelato. Kiev insiste sulla sua formula che prevede la piena sovranità su tutto il territorio ucraino, in vista della conferenza a Lucerna a giugno. Mosca, al contrario, liquida l’appuntamento in Svizzera come uno show privo di valore e torna ad scagliarsi contro l’Occidente. Il ministero degli Esteri russo ha convocato l’ambasciatore francese per protestare contro le recenti dichiarazioni del ministro Stéphane Séjourné, ritenute “inaccettabili”. Il capo della diplomazia di Parigi aveva detto che il suo governo non era più interessato a discutere con Mosca.

Advertisement

Esteri

Naufraga barca di migranti alle Canarie, decine i dispersi

Pubblicato

del

Naufraga un’imbarcazione con migranti a bordo al largo de El Hierro, una delle isole Canarie, lasciando decine di dispersi in mare. Stando a quanto si apprende da diverse fonti, 9 persone sono state soccorse con un elicottero e portate sull’isola per fornite loro assistenza sanitaria e alcuni di essi, scrive l’agenzia Efe, hanno raccontato ai soccorritori che la barca si è ribaltata due giorni fa, e che in quel momento a bordo c’erano circa “60 persone”. In seguito, alcune di loro sarebbero riuscite a rigirarla e tornarvici sopra.

L’incidente, avvenuto a circa 60 miglia nautiche a sud de La Restinga (El Hierro), è stato notificato dall’equipaggio di una nave mercantile di passaggio, chiamata Beskidy. Secondo questa segnalazione, la barca dei migranti era in situazione di “semi-affondamento”. Il servizio di salvataggio marittimo spagnolo, che per ora non conferma cifre di morti e dispersi in questo naufragio, ha mobilitato per i soccorsi, oltre all’elicottero, anche un’imbarcazione di emergenza.

(la foto in evidenza è di archivio e non ha a che vedere con la vicenda narrata)

Continua a leggere

Cronache

Le gang criminali in Svezia seducono la polizia e s’infiltrano

Pubblicato

del

Un’inchiesta giornalistica del quotidiano svedese Dagens Nyheter ha portato alla luce numerosi casi in cui agenti di polizia avrebbero divulgato informazioni sensibili a membri di gang criminali. Alcuni di questi agenti avrebbero agito sotto pressioni da parenti, mentre altri avrebbero avuto rapporti intimi con individui legati alla criminalità organizzata.

Il giornale ha reso pubblici estratti di lettere d’amore inviate da una poliziotta a un membro della nota gang Foxtrot: “Sono al lavoro. Quante ore del mio tempo lavorativo ho dedicato a te? Se solo la gente sapesse”, riporta una delle lettere citate. In un altro caso, la capo squadra ‘Camilla’, specializzata in criminalità organizzata, è stata licenziata dopo essere stata sorpresa uscire da una stanza d’albergo con un membro di una gang al tempo imputato per riciclaggio: “Ci siamo accorti che qualcosa non andava”, ha dichiarato l’ex capo di Camilla al quotidiano. “Abbiamo notato un cambiamento di comportamento nei criminali che stavamo monitorando. Come se sapessero. Questo è successo più volte.

“Molti dei suoi colleghi sono rimasti scioccati dall’improvviso licenziamento di Camilla, avvenuto senza alcuna spiegazione a causa della segretezza. Lo scoop giornalistico rivela che dal 2018 è stato presentato un totale di 514 denunce per presunte divulgazioni di informazioni, ma che non tutte hanno portato a sentenze e in diversi casi non si è riusciti a individuare la fonte della fuga d’informazioni. Durante questo periodo, 30 agenti di polizia sono stati giudicati un “rischio per la sicurezza” e sono stati licenziati o invitati a lasciare il loro incarico. Le informazioni divulgate comprendono dettagli su gang rivali, metodi investigativi e dettagli privati di agenti di polizia, nonché avvertimenti di arresto e perquisizioni. Dopo la rivelazione, il Ministro della Giustizia, Gunnar Strömmer, ha convocato una riunione con i vertici della polizia: “Si tratta di un fatto molto grave” ha dichiarato a Dagens Nyheter “La divulgazione di informazioni sensibili ai criminali è un reato e può avere conseguenze molto dannose per il lavoro condotto dalle forze di polizia. A lungo termine, rischia di minare la fiducia nel sistema di giustizia e ledere la democrazia”, ha concluso il Ministro.

Continua a leggere

Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

Pubblicato

del

Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto