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Rai, Fuortes ridisegna la squadra: è polemica sulla assenza delle donne

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Al ritorno dalle vacanze, nella prima riunione del cda, l’ad Carlo Fuortes manda un nuovo, forte, segnale della direzione che intende prendere. Dopo l’intervento sul budget nei primissimi giorni della sua gestione, il manager ridisegna la sua squadra con un focus sulla gestione economica, valorizzando le figure interne che tengono sotto controllo i conti aziendali ed avocando a se’, ad interim, il ruolo di direttore generale, ricoperto finora da Alberto Matassino il cui contratto con l’azienda e’ in scadenza. Una posizione ambita dai partiti, in particolare di centrodestra, che miravano a bilanciare il potere dell’ad, dopo le polemiche estive sulla sua nomina. Le prime scelte dell’ad fanno, pero’, discutere per l’assenza di donne nei ruoli scelti. “7 uomini per 7 nomine: non un grande inizio per i nuovi vertici della RAI sul piano dell’equita’ di genere di cui tanto si parla. In una azienda che gia’ vede le donne in forte minoranza nei vertici, queste nomine sono un palese segno di disinteresse per il tema delle pari opportunita’”, attaccano le Commissioni pari opportunita’ di Rai e Usigrai. “Un’oggettiva, incomprensibile, ingiustificabile rimozione delle tante e qualificate competenze femminili che anche a livello dirigenziale il servizio pubblico puo’ vantare. Un vulnus e un ostacolo molto grave sul percorso di rilancio e rinnovamento del servizio pubblico”, fa eco la capigruppo Pd in commissione di Vigilanza Rai Valeria Fedeli. Eccoli dunque i nomi: Giuseppe Pasciucco, gia’ Chief financial officer, diventa direttore Staff dell’amministratore delegato. Di conseguenza Marco Brancadoro assume il ruolo di Cfo. Il suo posto di Direttore Pianificazione strategica e controllo di gestione viene preso da Giorgio Russo. Roberto Ferrara diventa Direttore Canone e Beni artistici. A Pierluigi Colantoni, gia’ direttore dei Nuovi Formati, viene affidata la Direzione Comunicazione, al posto di Marcello Giannotti. Una nomina spiegata in cda con la necessita’ di garantire un diverso ruolo alla comunicazione, che contempli anche un approccio creativo per la valorizzazione del brand. Nell’ambito della direzione e’ inserito l’Ufficio stampa, di cui diventa responsabile Stefano Marroni. Il cda ha anche designato Ludovico Di Meo direttore generale di San Marino RTV, societa’ partecipata al 50 per cento da Rai in base ad un accordo vigente tra i governi dei due Paesi. Una nomina, per la quale c’era stato un job posting, che e’ stata approvata a maggioranza con l’astensione di Riccardo Lagana’. Fuortes – secondo quanto trapela – avrebbe spiegato in cda che le scelte rispondono a un progetto preciso che ha in mente e che nei prossimi mesi sara’ esplicitato. Quello che e’ gia’ emerso, nella prima fase del suo mandato, e’ che sui conti ci sara’ la massima attenzione e che rossi in bilancio non saranno contemplati. La direzione nella quale vuole andare la nuova Rai l’ha riassunta la presidente Marinella Soldi in occasione della conferenza stampa di presentazione del Premio Agnes a Viale Mazzini. “Noi lavoreremo per una Rai rilevante, sostenibile e che crea valore”, ha detto. Una tv in grado “raggiungere nuovi pubblici” e allo stesso tempo “rafforzare il legame con chi ci segue”. L’approccio – ha spiegato – consiste in una “sana e moderna gestione”, che ha come priorita’ “uno sviluppo che crea valore”. Proprio nel giorno della presentazione, Fratelli di Italia ha puntato il dito contro la consigliera Simona Agnes, non solo per la messa in onda su Rai1 del Premio, da lei organizzato, ma anche per il format ‘Check-Up’ da lei ideato e scritto e prodotto dalla Fondazione Biagio Agnes, in onda su Rai2. “Due circostanze – hanno sottolineato Daniela Santanche’ e Federico Mollicone -, che violano apertamente il Codice Etico della Rai che i membri del CdA sono obbligati a rispettare”. Sul tema e’ intervenuto il presidente della Vigilanza, Alberto Barachini, inviando una lettera ai vertici della tv pubblica, per richiamare tutti i componenti del cda “al massimo rispetto dei principi di autonomia ed indipendenza richiesti dalla carica ricoperta, nonche’ ad evitare qualsiasi situazione di conflitto d’interesse”.

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Folla commossa a Santa Maria Maggiore per salutare Papa Francesco

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All’alba, una lunga coda si era già formata davanti alla Porta Santa della basilica di Santa Maria Maggiore, dove è sepolto Papa Francesco. Ad aprire i cancelli, alle 7 in punto, è stato il rettore della basilica, il cardinale Rolandas Makrickas, che con emozione e un sorriso ha accolto i primi fedeli. Un’affluenza straordinaria che testimonia l’enorme affetto verso il Pontefice che ha scelto come ultima dimora il cuore multietnico dell’Esquilino.

Trentamila fedeli in poche ore

Alle 14, i visitatori erano già 30mila, e si prevede che a fine giornata possano raddoppiare. Famiglie, religiosi, scout e cittadini da ogni parte del mondo hanno reso omaggio a Francesco, il Papa dei poveri e della semplicità. La gente dell’Esquilino si è stretta attorno alla basilica, orgogliosa di avere come “vicino di casa” un Pontefice amato universalmente.

Le testimonianze di una devozione senza confini

Tra i tanti fedeli, Maria arrivata da Agrigento ha sottolineato la semplicità della tomba, specchio dello stile di Francesco. Florentine, da Grenoble ma originaria del Benin, ha parlato di una “grande emozione”. Roberto, romano e ateo, ha ricordato una frase che lo aveva colpito: «È meglio vivere da ateo che vivere da cristiano e parlare male degli altri». Dalla Finlandia, Sinika ha definito Francesco “il miglior Papa che i poveri possano avere”, fiera di indossare una maglietta con il suo ritratto.

Il ricordo che si fa simbolo

Nel quartiere, il volto di Francesco campeggia tra le vetrine, mentre striscioni di ringraziamento spuntano sui palazzi. Nella basilica, intanto, le celebrazioni liturgiche si alternano alla lunga processione dei fedeli: messe solenni, canti e l’omaggio di oltre cento cardinali. I tempi di attesa sono lunghi, ma il desiderio di sostare anche solo pochi secondi davanti alla lapide di “Franciscus” è fortissimo.

Roma prepara un afflusso senza precedenti

La fila continuerà oggi fino alle 22 e riprenderà domani mattina. Il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato una pianificazione straordinaria per gestire l’enorme afflusso di pellegrini: «Mercoledì ci sarà una riunione in Prefettura per organizzare al meglio l’accoglienza». Intanto, la rosa bianca – fiore caro a Francesco per la sua devozione a Santa Teresina – è diventata il simbolo silenzioso di questo tributo d’amore.

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Referendum e regionali, la sfida delle opposizioni

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Per le opposizioni, le regionali saranno il “test prima delle politiche”. La definizione è del presidente Pd Stefano Bonaccini. La tornata d’autunno, quindi, come un esame di compattezza, come una prova di forza per vedere se nel 2027 il centrosinistra potrà evitare il Meloni bis. Al voto andranno: Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Le prime due sono governate dal centrodestra, le altre dal centrosinistra. Qualche mese prima, l’8 e 9 giugno, ci sarà un altro esame: i cinque referendum su lavoro e cittadinanza. Le opposizioni si stanno spendendo anche per quelli, specie Pd, M5s e Avs, mentre i centristi sono meno partecipi. Già raggiungere il quorum del 50% dei votanti farebbe ben sperare il fronte dei sostenitori dei “sì”.

In vista delle regionali, per il momento il lavoro dei partiti d’opposizione è orientato soprattutto alla definizione delle coalizioni. L’obiettivo della segretaria Pd Elly Schlein è rodare lo schieramento, nell’auspicio che sia il più largo possibile e che si presenti nel maggior numero possibile di Regioni. Sui nomi dei candidati i giochi sono fatti solo nelle Marche, dove per la carica di governatore corre l’eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci: l’alleanza è in via di costruzione, ma c’è la speranza che alla fine possa comprendere sia il M5s sia i centristi. In Puglia dovrebbe essere in campo l’altro eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro. L’accoppiata Pd-M5s parte in discesa, visto che ha già fatto le prove con la giunta ora guidata da Michele Emiliano.

In Toscana, il trascorrere del tempo fa crescere le quotazioni di una ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani, del Pd, già alleato a Iv, che auspica di imbarcare anche M5s e Avs. Mentre Azione ha già dato il suo placet. Giochi aperti in Campania, dove Pd e M5s stanno lavorando al candidato, che potrebbe essere l’ex presidente della Camera Roberto Fico. In ballo c’è anche l’attuale vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa.

Entrambi sono del M5s. Fico sembra favorito, anche se per adesso è “bloccato” dal limite dei due mandati: la Costituente del Movimento ha dato indicazione di togliere il vincolo, ma ancora devono essere definiti i criteri, che dovranno passare la vaglio del voto degli iscritti. Sembrava che la chiusura dell’iter potesse arrivare prima di Pasqua. I tempi, comunque, dovrebbero essere maturi. Resta in ogni caso da capire quali saranno le indicazioni del governatore uscente Vincenzo De Luca. Partita aperta in Veneto, dove il centrosinistra è alla ricerca del candidato, che potrebbe essere sostenuto sia da Pd sia dal M5s.

Dinamica a sé in Valle D’Aosta, dove il voto è sostanzialmente proporzionale: spetta poi agli eletti formare una maggioranza in consiglio regionale e individuare il governatore. La prima prova generale delle opposizioni, però, ci sarà fra un mese e mezzo, con i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, che sostanzialmente aboliscono il jobs act, e quello per rendere più facile l’acquisizione della cittadinanza promosso da un comitato con Più Europa. Pd e Avs hanno dato indicazione per cinque sì. Quattro sì per il M5s, che lascerà libertà di coscienza sulla cittadinanza. Per una volta, indicazioni analoghe da Azione e Iv: “sì” solo alla cittadinanza, “no” agli altri.

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‘Commemorazione di Gramsci, bandiere rosse vietate’

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“Bandiere rosse vietate alla commemorazione di Antonio Gramsci”. Lo sostiene Rifondazione comunista, in una nota firmata dal co-segretario della federazione romana del partito, Giovanni Barbera. Lo stop sarebbe stato dato dalla direzione del Cimitero Acattolico di Roma, dove riposano le spoglie di Gramsci.

“Durante la commemorazione dell’anniversario della morte di Antonio Gramsci – scrive Barbera – si è consumato un atto di censura senza precedenti. Per la prima volta, in decenni di celebrazioni, è stato impedito l’ingresso delle nostre bandiere rosse, che da sempre, nel rispetto della memoria storica, hanno accompagnato il ricordo di Gramsci”. La spiegazione del divieto, continua Barbera, offerta dalla direttrice del cimitero è stata che “il colore rosso sarebbe divisivo”.

Arrivando così a vietare “perfino l’uso di un semplice drappo rosso, senza scritte né simboli”. Alla cerimonia – hanno raccontato altri presenti – ha partecipato almeno un centinaio di persone. Fra loro molti esponenti politici, con delegazioni anche del Pd (composta da Cecilia D’Elia, Michele Fina, Roberto Morassut, Andrea Casu ed Eugenio Marino) e di Sinistra Italiana (guidata da Marilena Grassadonia). Una commemorazione “partecipata, più degli anni passati, e tranquilla – è stato il racconto – che si è chiusa con l’esecuzione di un brano musicale”.

Fra i rappresentanti delle altre forze politiche c’è chi ha confermato che è stato chiesto di non portare bandiere di partito nel cimitero, senza però che questo abbia sollevato particolari polemiche. Qualcuno aveva la bandiera della pace, mentre simboli e nomi delle forze politiche erano comunque presenti sugli omaggi lasciati sulla tomba di Gramsci: mazzi di fiori e corone. Dura, invece, Rifondazione comunista: “Negare la presenza dei nostri simboli alla commemorazione di Antonio Gramsci (uno dei più grandi pensatori del Novecento, fondatore del Partito Comunista d’Italia e martire del fascismo) nel giorno della sua morte, è un atto di ignominia che merita la più dura condanna”.

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