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Cronache

Radici hi-tech per le viti, più qualità e vincono siccità

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Per produrre un litro di vino mediamente vengono utilizzati in vigna 80 litri di acqua l’anno. Un fabbisogno molto oneroso con la siccità registrata lo scorso anno al Centro-Sud e dopo che il 2024 è stato consacrato l’anno più caldo della storia. Una nuova tecnica colturale, messa a punto dopo venti anni di sperimentazioni in dieci distretti vitivinicoli, dal Piemonte alla Sicilia, guarda letteralmente alla radice del problema per i vigneti 4.0, con prodotti di migliorata qualità e che sfidano la mancanza di acqua, per un risparmio idrico che può arrivare a essere pari a due volte e mezzo il Lago d’Iseo, considerando le viti della sola Lombardia. La nuova tecnica si chiama portainnesti M ed è stata messa a punto dal team di ricerca dell’Università di Milano, guidato da Attilio Scienza e Lucio Brancadoro, e supportato da Winegraft.

Si tratta di radici su cui vengono innestati i vitigni, dal Cabernet al siciliano Nero D’Avola, che ora fungono non più solo come barriera contro siccità e calcare ma quale veicolo per una qualità superiore dei vini. Una innovazione tutta italiana che si sta diffondendo nel mondo perché può portare ad un risparmio idrico fino al 40%, con influenza positiva, è stato evidenziato nello studio, sulla qualità delle uve e quindi dei vini. L’equipe dell’Università di Milano ha dimostrato che i “4 moschettieri”, cioè i 4 vitigni M1, M2, M3, M4, della serie M, sono in grado di portare il vitigno a migliori performance produttive in tutti i diversi aspetti che determinano la qualità dell’uva e quindi del vino: vigore e produzione del ceppo, maturazione tecnologica, fenolica e aromatica delle uve.

“Se tutti i vigneti della Lombardia fossero innestati sugli M si risparmierebbe ogni anno 426 milioni di ettolitri di acqua pari a due volte e mezzo il lago d’Iseo”, sottolinea Marcello Lunelli, presidente di Winegraft la società che riunisce nove tra le aziende vitivinicole più importanti del Paese (Ferrari, Zonin, Banfi Società Agricola, Armani Albino, Cantina Due Palme, Claudio Quarta Vignaiolo, Bertani Domains, Nettuno Castellare, Cantine Settesoli ).

Ma oltre al netto risparmio idrico la portata di quest’ultima ricerca dell’Università di Milano sui portainnesti M, moltiplicati e distribuiti in esclusiva da Vivai Cooperativi Rauscedo in Friuli Venezia Giulia “è – commenta Lunelli – rivoluzionaria perché cambia la visione storica che abbiamo sempre avuto dei portainnesti. Non dobbiamo più considerarli solo una “barriera contro” fillossera, siccità, ecc. ma come un efficiente strumento biologico per ottenere una superiore qualità dell’uva e quindi del vino”.

Lo studio guidato da Scienza e Brancadoro evidenzia inoltre quanto il portainnesto influisca sull’accumulo di polifenoli durante la maturazione, aspetto determinante nella qualità dei vini rossi. Con diversi vitigni rossi – Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon e Sangiovese – sono stati rilevati livelli più alti di polifenoli totali nelle uve, e una più accesa tonalità delle sostanze coloranti. “Abbiamo avuto conferma – conclude Brancadoro – di quanto i portinnesti M siano un driver decisivo per raggiungere una qualità in vigna decisiva per ottenere risultati enologici d’eccellenza”.

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il giornalista Marc Innaro e la censura Rai: Russia demonizzata, Europa marginale

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Marc Innaro (foto Imagoeconomica in evidenza), storico corrispondente Rai da Mosca e oggi inviato dal Cairo, torna a parlare in un’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, affrontando con lucidità e tono critico le tensioni tra l’Occidente e la Russia, il suo allontanamento da Mosca e la crescente russofobia nelle istituzioni europee.

Dal 1994 al 2000 e poi dal 2014 al 2022, Innaro ha raccontato la Russia da dentro, cercando – come lui stesso dice – di “corrispondere” la realtà e il punto di vista di Mosca. Una scelta giornalistica che gli è costata accuse di filoputinismo e, di fatto, l’interruzione della sua esperienza russa da parte della Rai, ufficialmente per motivi di sicurezza legati alla nuova legge russa contro le “fake news”.

Ma Innaro contesta apertamente questa versione: “Quella legge valeva per i giornalisti russi, non per gli stranieri accreditati. Commissionai persino uno studio legale russo-italiano che lo dimostrò. Nessuno mi ascoltò”. A detta sua, la vera censura arrivava “non dai russi, ma dagli italiani”.

Nato, Ucraina e verità scomode

Un episodio televisivo emblematico segnò la sua posizione pubblica: una cartina sull’allargamento della Nato a Estmostrata in diretta al Tg2 Post, che gli offrì l’occasione per dire: “Ditemi voi chi si è allargato”. Una verità storica, sottolinea, che rappresenta “la versione di Mosca” e che fu raccontata anche da Papa Francesco, quando parlò del “latrato della Nato alle porte della Russia”.

Da lì in poi, dice Innaro, cominciò l’isolamento. Non gli fu consentito di intervistare Lavrov né di andare embedded con i russi nel Donbass, mentre altri inviati Rai furono autorizzati a farlo con le truppe ucraine, anche in territorio russo.

“La Russia non vuole invadere l’Europa”

Secondo Innaro, la narrazione di Mosca come minaccia globale è costruita ad arte: “La Russia è un Paese immenso con 145 milioni di abitanti. Come può voler invadere un’Europa da 500 milioni?”. L’obiettivo russo, dice, è sempre stato chiaro: la neutralità dell’Ucraina e il rispetto per le minoranze russofone.

Nel commentare le dichiarazioni dei vertici Ue e Nato, come quelle di Kaja Kallas o Mark Rutte, Innaro osserva che “alimentare la russofobia non aiuta a risolvere nulla” e ricorda che è grazie al sacrificio sovietico se l’Europa è stata liberata dal nazifascismo.

“L’Europa doveva includere la Russia”

La guerra, secondo Innaro, “diventa sempre più difficile da fermare”, anche per il consenso interno a Putin. Ma l’errore strategico dell’Occidente, dice, è stato non costruire una nuova architettura di sicurezza con la Russia dopo la Guerra Fredda: “Abbiamo più in comune con i russi che con altri popoli. Ma ora i 7/8 del mondo si riorganizzano e l’Europa resta ai margini”.

Un’analisi lucida e controcorrente, che rimette in discussione molte certezze del racconto dominante.

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Una 14enne precipita dal terzo piano e muore nel Tarantino

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Una ragazza di 14 anni è morta dopo essere precipitata dalla finestra al terzo piano dell’abitazione di Massafra (Taranto) dove viveva con i genitori. La ragazzina è stata soccorsa dal personale del 118 e trasportata d’urgenza all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, ma è deceduta poco dopo il suo arrivo al pronto soccorso. Il pm di turno, a quanto si è appreso, ha aperto un’inchiesta per fare luce sull’accaduto. La madre, che era con lei nell’appartamento, l’avrebbe vista lanciarsi dalla finestra. L’attività investigativa è affidata ai carabinieri.

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Nove colpi contro l’auto di un incensurato a Nocera Inferiore

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Nove colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi contro un’auto a Nocera Superiore. Il fatto è accaduto nella frazione Citola. La vittima dell’intimidazione è un 30enne, incensurato. L’uomo, ascoltato dai carabinieri, non ha saputo fornire alcuna spiegazione su quanto accaduto. I militari del reparto Territoriale nocerino, guidati dal comandante Gianfranco Albanese, sono al lavoro per ricostruire la dinamica di quanto accaduto. L’auto è stata posta sotto sequestro per consentire i rilievi. Non è escluso che i colpi siano partiti da due armi.

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