Dopo la richiesta di pagare il suo gas in rubli, la Russia passa alla battaglia del grano nella controffensiva economica verso i “Paesi ostili” – tra cui l’Italia – che continuano l’escalation di sanzioni contro Mosca. “Dovremo essere piu’ prudenti – ha avvertito il presidente Vladimir Putin – con le forniture di cibo all’estero, e in particolare monitorare attentamente tali esportazioni verso i Paesi che sono chiaramente ostili verso di noi”. In questo caso, cibo significa soprattutto cereali. La Russia e’ il primo esportatore mondiale di grano, mentre al quinto posto nella graduatoria figura l’Ucraina. Insieme i due Paesi nemici hanno una quota di circa il 28% del mercato globale, ma sono anche importanti esportatori di mais, orzo e olio di semi di girasole. Per l’Italia, segnalano i dati Istat elaborati dalla Coldiretti, l’impatto della ritorsione russa dovrebbe essere limitato. Nel 2021 le importazioni totale di cibo da Mosca non hanno superato il valore di 258 milioni di euro. Circa la meta’ del valore riguarda i cereali e tra questi il grano. Ma la quantita’ acquistata dalla Russia si ferma ad appena il 2,3% del grano importato dall’estero. Nessun allarme nemmeno per l’insieme dell’Unione europea, “autosufficiente per i consumi alimentari di base”, dice all’ANSA il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. Il vero allarme, ricorda Cia-Agricoltori Italiani, e’ invece per i Paesi del Nord Africa, principali importatori del grano tenero russo. E “in Paesi dove il salario medio e’ di 350 euro al mese, la carenza di pane potrebbe scatenare una pericolosa instabilita’, paragonabile a quella della Primavera araba”. Il timore, dunque, e’ che un’improvvisa impennata dei prezzi possa provocare nuovi sconvolgimenti politici, specie in Paesi molto popolosi che dipendono per larghissima parte dalla Russia, come l’Egitto, con i suoi 100 milioni di abitanti. E’ questo uno dei motivi per i quali gli Stati del Nord Africa e del Medio Oriente hanno deciso di non aderire alle sanzioni contro Mosca. Ma cio’ non potrebbe metterli al riparo da un’eventuale nuova instabilita’ dei prezzi, che a marzo hanno toccato i massimi degli ultimi 14 anni prima di ripiegare nelle ultime settimane. Putin ha sottolineato che comunque i prezzi avevano gia’ cominciato ad aumentare negli ultimi due anni e di questo ha attribuito la colpa a quelli che ha definito “gli errori” dei Paesi sviluppati nei campi “economico, energetico e delle politiche alimentari”, affermando che la Russia e’ al riparo da queste fluttuazioni grazie ad un aumento della produzione. Questa tendenza dovra’ continuare, ha aggiunto il capo del Cremlino, assicurando che “l’autosufficienza alimentare della Russia e’ un vero vantaggio competitivo”.