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Economia

Pubblica amministrazione: 3mila vincitori aspettano, scadono le liste dei concorsi

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Nella P.a sono 3 mila i vincitori di concorso ancora da assumere, 86 mila gli idonei che sperano. Se per i primi e’ solo una questione di attesa, prima o poi dovranno essere chiamati, per i secondi la certezza non c’e’. Hanno passato le selezioni ma con un punteggio piu’ basso rispetto a chi ha vinto. In altre parole sono ‘soprannumeari’. Fino allo scorso anno la prassi li voleva se non di diritto comunque di fatto dentro. Ovviamente con attese lunghissime. Chi era in fondo alla lista doveva aspettare l’esaurimento. Con la legge di Bilancio per il 2019 pero’ le cose sono cambiate e le graduatorie di concorsi pubblici non possono piu’ durare in eterno. Quelle che vanno dal 2010 al 2014 scadranno a breve: il 30 settembre. Una data che rischia di mettere fine al sogno di un posto fisso per tutti gli idonei che risalgono a quel periodo. Appena entrata in vigore, l’ultima manovra ha infatti cancellato i concorsi antecedenti al 2010. E ora ad avere i giorni contati sono quelli del quinquennio successivo. Non e’ tutto. Gli elenchi del 2015 resteranno in piedi sino al 31 marzo del prossimo anno, quelli del 2016 fino al 30 settembre del 2020. E ancora, la finestra primaverile fara’ chiudere le graduatorie approvate nel 2017. Fino a quattro anni di vita sono poi concessi ai concorsi che fanno capo al 2018. Dall’anno in corso invece la validita’ non potra’ superare il triennio. Queste le tappe per fare piazza pulita delle tradizionali proroghe, a cui ormai la Repubblica era abituata. Prassi che faceva dormire sonni sereni anche agli idonei. Ma quanti sono quelli che perderanno definitivamente la chance tra poco piu’ di un mese? Ad oggi non c’e’ una statistica ufficiale che offre nero su bianco il conto preciso. Quello che possiamo sapere e’ riportato sul sito del ministero della P.a, nel portale web dedicato al monitoraggio delle graduatorie. Secondo quei numeri, innanzitutto, le amministrazioni devono regolarizzare 3.079 vincitori, solo dopo si puo’ passare agli 86.462 idonei. Con una clausola, prevista sempre nella scorsa finanziaria, quelli che risalgono agli anni 2010-2013 devono essere sottoposti a un “esame colloquio” e a una formazione obbligatoria. Il monitoraggio si rifa’ a quanto comunicato dalle stesse amministrazioni. E finora quelle registrate sono solo poco piu’ di duemila. L’esercito degli idonei potrebbe essere quindi ancora piu’ esteso. A loro difesa si schiera il Comitato XXVII Ottobre, nato proprio per rappresentare chi pende dai ‘listoni’ pubblici. Il presidente del Comitato Alessio Mercanti invita a non sottovalutare il potenziale di questo bacino in un momento in cui dalla P.a stanno fuggendo in tanti. Tutti coloro che agganciano i requisiti della Legge Fornero o di Quota 100. Circa 250 mila persone sono quest’anno. “Se non si procedera’ ad una ulteriore proroga di tutte le graduatorie attualmente vigenti, si rischiera’ seriamente di mettere in crisi tutto il sistema di tenuta dei servizi”, avverte Mercanti. “Sappiamo benissimo che l’attuale scenario politico-economico non ci aiuta, anzi. Ma siamo convinti che si possa e si debba intervenire prima della scadenza del 30 settembre, o retroattivamente con la nuova legge di Bilancio se necessario”. Nei giorni scorsi anche Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto di non sbaraccare gli elenchi, ma ricorrervi per fronteggiare quella che definiscono un’emergenza occupazionale. Il Comitato XXVII Ottobre insiste: gli idonei “sono una vitale boccata di ossigeno”, in attesa dei “tanto sbandierati concorsi sprint”. Stando ai dati del monitoraggio in effetti ad oggi sono stati assunti, per quanto a prima vista possa sembrare paradossale, piu’ idonei (107.925) che vincitori (16.913).

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Economia

Dichiarazione dei redditi al via, dal 30 la precompilata

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Parte la stagione della dichiarazione dei redditi. Da mercoledì pomeriggio la precompilata 2025 sarà disponibile in modalità consultazione sul sito dell’Agenzia delle Entrate. I modelli già predisposti contengono i dati in possesso del fisco oppure inviati dagli enti esterni, come datori di lavoro, farmacie e banche. Sono complessivamente circa 1,3 miliardi le informazioni trasmesse per la stagione dichiarativa in corso. Dal 15 maggio sarà poi possibile modificare e inviare i modelli dichiarativi. I contribuenti potranno anche quest’anno optare per il 730 semplificato, che nel 2024 è stato scelto da oltre metà della platea. Con questa modalità la compilazione è facilitata e il il cittadino non deve più conoscere quadri, righi e codici ma viene guidato fino all’invio della dichiarazione.

Nella sezione “casa” si potranno quindi trovare i dati relativi all’abitazione (rendita, eventuali contratti di locazione, interessi sul mutuo ecc.), in quella “spese sostenute” gli oneri, e nella sezione “famiglia” le informazioni su coniuge e figli. Una volta accettato o modificato i dati, sarà il sistema ad inserire automaticamente i dati all’interno del modello. Per inviare la dichiarazione ci sarà tempo fino al 30 settembre 2025.

Per chi invece presenta il modello Redditi (il modello alternativo per lavoratori dipendenti e pensionati con la differenza che il debito non viene trattenuto in busta paga, ma va pagato tramite il modello F24) la scadenza è il 31 ottobre. Nelle dichiarazioni precompilate sono già precaricati i 1.298.784.152 dati ricevuti dal Fisco. Le spese sanitarie si confermano in testa alla classifica con oltre 1 miliardo di documenti fiscali trasmessi. Seguono i premi assicurativi (più di 98 milioni di dati), le certificazioni uniche di dipendenti e autonomi (quasi 75 milioni) e i bonifici per ristrutturazioni (10,5 milioni).

In forte aumento rispetto al 2024 i dati sulle ristrutturazioni condominiali (quasi 7,5 milioni, +32%), quelli sulle erogazioni liberali (2,8 milioni, +13%) e quelli relativi alle spese scolastiche (8,5 milioni), universitarie (4 milioni) e gli asili nido (oltre mezzo milione). Per rendere ancora più agevole l’adempimento dichiarativo quest’anno sono state riviste e migliorate alcune funzionalità: ad esempio, la scelta del sostituto d’imposta e il passaggio dalla compilazione con la modalità semplificata a quella con il metodo ordinario.

Inoltre sono stati introdotti due nuovi quadri (M e T) che consentono alle persone fisiche non titolari di partita Iva di utilizzare la dichiarazione semplificata anche in relazione ai redditi soggetti a tassazione separata, a imposta sostitutiva o derivati da plusvalenze di natura finanziaria. Novità anche per gli eredi: da quest’anno il servizio web per la gestione delle autorizzazioni in capo all’erede è stato reso fruibile anche a tutori, amministratori di sostegno e genitori abilitati.

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Economia

Mediobanca lancia offerta su Banca Generali: nasce un colosso del Wealth Management

Mediobanca offre la propria partecipazione in Generali per acquisire Banca Generali e rafforzarsi nel Wealth Management con 210 miliardi di attivi in gestione.

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Mediobanca ha ufficialmente lanciato un’offerta pubblica di scambio sul 100% di Banca Generali, proponendo al Leone di Trieste la propria partecipazione azionaria in cambio della controllata specializzata nel settore del risparmio gestito. L’operazione, annunciata attraverso una nota ufficiale, comporta per Mediobanca la cessione della sua quota in Generali e un simultaneo investimento in Banca Generali per un valore complessivo di 6,3 miliardi di euro.

Evoluzione del rapporto tra Mediobanca e Generali

Secondo quanto precisato da Piazzetta Cuccia, questa mossa rappresenta un cambiamento strategico nei rapporti tra Mediobanca e Generali: da un semplice legame finanziario si passa a una “forte partnership industriale”, segnando una nuova fase di collaborazione tra i due gruppi.

Obiettivo: la leadership nel Wealth Management

L’operazione permetterà a Mediobanca di rafforzare notevolmente la propria presenza nel settore del Wealth Management. Una volta completata l’aggregazione, il gruppo potrà contare su attivi in gestione pari a 210 miliardi di euro, ricavi per circa 2 miliardi e una capacità di crescita stimata in oltre 15 miliardi annui. Un passo decisivo che conferma la volontà di Mediobanca di posizionarsi come leader di mercato in un settore strategico e in forte espansione.

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Economia

Eurostat, in Italia povero il 9% dei lavoratori full time

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In Italia sale il rischio di povertà tra le persone che lavorano anche se impegnate a tempo pieno: nel 2024 gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al netto dei trasferimenti sociali sono il 9%, in aumento dall’8,7% registrato nel 2023. Una percentuale più che doppia di quella della Germania (3,7%). E’ quanto emerge dalle tabelle Eurostat appena pubblicate secondo le quali, invece, sono il 10,2% i lavoratori di almeno 18 anni occupati per almeno la metà dell’anno (sia full time che part time) a rischio povertà, anche questi in aumento rispetto al 9,9% del 2023 .

In Spagna la percentuale dei lavoratori impegnati full time poveri è del 9,6% mentre in Finlandia è al 2,2%. Per chi lavora part time la percentuale di chi risulta povero in Italia nel 2024 risulta in calo dal 16,9% al 15,7%. La povertà lavorativa sale in Italia soprattutto per i lavoratori indipendenti, tra i quali il 17,2% ha redditi inferiori al 60% di quello mediano nazionale (era il 15,8% nel 2023) mentre per i dipendenti la quota sale all’,8,4% dall’8,3% precedente. In Germania la quota degli occupati over 18 in una situazione di povertà è diminuita dal 6,6% al 6,5% mentre in Spagna è diminuita dall’11,3% all’11,2%. Soffrono in Italia di questa condizione soprattutto i giovani: tra i 16 e i 29 anni è povero l’11,8% degli occupati mentre tra i 55 e i 64 anni è il 9,3%. Nella povertà lavorativa conta il livello di istruzione.

Tra i lavoratori che hanno fatto la sola scuola dell’obbligo in Italia si registra un 18,2% di occupati poveri (era il 17,7% del 2023) mentre la percentuale crolla tra i lavoratori laureati, tra i quali solo il 4,5% risulta con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale. Ma in questo caso si registra un importante aumento, visto che la percentuale era al 3,6% nel 2023. Si registra invece un lieve calo della povertà tra gli occupati che hanno un diploma con il 9,1% in difficoltà nel 2024 a fronte del 9,2% dell’anno precedente.

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