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Cronache

Pronto il lievito sintetico, ha Dna fatto in laboratorio: ci faremo pure la pizza?

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Ottenuto il primo lievito sintetico, con circa la metà dei cromosomi costruiti in laboratorio. Dopo virus e batteri, è la prima volta che la biologia sintetica riesce a riscrivere il genoma di un eucariota, un organismo complesso che appartiene alle stesso dominio della vita di cui fanno parte anche i mammiferi. Il risultato, pubblicato in una serie di articoli sulle riviste Cell, Molecular Cell e Cell Genomics, è stato ottenuto dal progetto internazionale Synthetic Yeast Genome Project che ha una portata rivoluzionaria sia per la ricerca, in quanto aiuterà a capire meglio il Dna naturale, sia per le possibili applicazioni in molti campi, dall’industria alla biomedicina.

“Abbiamo riscritto il sistema operativo del lievito di birra, aprendo una nuova era per l’ingegneria biologica. Siamo passati dal ritoccare una manciata di geni e siamo arrivati alla progettazione de novo e alla costruzione di interi genomi”, ha detto Patrick Yizhi Cai dell’Università di Manchester, tra gli autori principali di due degli articoli pubblicati dal Synthetic Yeast Genome Project. I ricercatori hanno progettato il Dna del Saccharomyces cerevisiae, il comune lievito di birra, che è un organismo eucariota ossia è caratterizzato dalla presenza di un nucleo ben definito al cui interno è presente il materiale genetico. L’importanza del traguardo raggiunto ora, frutto di 10 anni di lavoro, è proprio nella complessità del tipo di cellula, nella quale i ricercatori sono riusciti a integrare il materiale genetico sintetico. E in grande quantità: la metà del corredo genico. Il punto di partenza sono stati i singoli cromosomi sintetici in popolazioni di lieviti, dunque cellule con 15 cromosomi naturali e uno sintetico.

Hanno poi fatto incrociare tra loro le popolazioni andando a selezionare dopo ogni passaggio solo le cellule in cui erano presenti 2 cromosomi sintetici e proseguito così, per selezione, fino ad ottenere lieviti con il 50% di Dna sintetico. Un metodo che ha permesso di avanzare in modo graduale, limitando i tanti possibili errori presenti nelle sequenze genetiche artificiali che avrebbero portato alla morte delle cellule, e raggiungere un traguardo finora impossibile. L’obiettivoadesso è riuscire a replicare in modo artificiale il Dna naturale in modo da studiarne aspetti ancora poco compresi, tra cui le funzioni del cosiddetto Dna spazzatura che non viene usato in modo attivo per generare proteine. Proprio dal ‘debugging’, ossia dalla correzione dei piccoli errori presenti nel Dna sintetico sono arrivate, affermano i ricercatori, le scoperte più importanti. “Anche se da tempo siamo in grado di modificare i geni, non eravamo mai stati in grado di scrivere da zero il genoma di un eucariota.

Questo lavoro è fondamentale per la nostra comprensione degli elementi costitutivi della vita e ha il potenziale per rivoluzionare la biologia sintetica”, ha detto Patrick Cai, esperto di Genomica sintetica dell’Università di Manchester. Le applicazioni a breve potranno essere tantissime in quanto i lieviti sono già oggi ampiamente usati nel mondo industriale, sia nei processi che per produrre molecole e farmaci, come l’insulina. Il prossimo passo sarà sostituire tutti i 16 cromosomi e imparare modificarne la composizione. “I potenziali benefici di questa ricerca sono universali: il fattore limitante – ha concluso Cai – non è la tecnologia, è la nostra immaginazione”.

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Cronache

Assolto Fabio Furlan, un verdetto che non chiude il caso: il mistero irrisolto dell’omicidio di Cristofer Oliva

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Dopo quindici lunghi anni di attesa e indagini, il caso di Cristofer Oliva, lo studente scomparso di Chiaiano, continua a essere un enigma irrisolto, segnato da un nuovo capitolo giudiziario che lascia più domande che risposte. Il recente verdetto pronunciato dall’Aula 318 della prima assise d’appello ha visto l’assoluzione di Fabio Furlan, l’unico imputato, per non aver commesso il fatto, un’espressione che sottolinea la mancanza di prove sufficienti per una condanna.

Il giudice Abbamonte, che ha letto il verdetto con visibile esitazione, ha respinto la richiesta di condanna a 22 anni, accogliendo invece le argomentazioni della difesa, rappresentata dagli avvocati Luigi Petrillo e Dario Vannetiello. Questa decisione non solo solleva Furlan da ogni colpa, ma intensifica il dolore di una famiglia che ancora cerca risposte. La famiglia di Cristofer, assistita dagli avvocati Valerio De Maio e Paolo Stravino, continua a chiedere che le indagini proseguano per rompere il “muro di silenzio, reticenza e omertà” che ha sempre circondato questo caso.

Il processo, che si è trascinato per anni tra Napoli e Roma, ha visto momenti di svolta significativi, incluso il ritorno degli atti a Napoli dalla Cassazione, prima per una carenza di gravi indizi e poi per garantire a Furlan la possibilità di difendersi adeguatamente. Nonostante l’assoluzione, Furlan è stato condannato a sei anni per reati legati alla droga, una pena minore rispetto alla possibile condanna a 22 anni per omicidio.

Il cuore del mistero risiede nel giorno della scomparsa di Cristofer, il 17 novembre 2009. L’ultima persona a invitarlo fu proprio Furlan, che usò una cabina telefonica per fissare l’appuntamento. Tuttavia, non ci sono prove concrete che i due si siano effettivamente incontrati quel pomeriggio. Circa un’ora e mezza dopo, Furlan è stato visto in pubblico con l’ex ragazza di Cristofer, suscitando sorpresa tra gli amici per l’apparente inopportunità dell’incontro.

Gli avvocati di Furlan hanno sottolineato l’improbabilità che un ragazzo di 19 anni potesse commettere un omicidio, far sparire il corpo, e poi presentarsi pulito e composto in così breve tempo. Questo punto, insieme ai motivi ipotizzati dell’omicidio – gestione di piantine di canapa e gelosia – rimangono deboli e non sufficienti per attribuire colpe.

Questo verdetto non solo lascia la famiglia Oliva senza giustizia, ma anche senza un luogo di sepoltura per Cristofer, privandoli del conforto di un addio. La loro speranza è che la verità emerga nonostante l’assoluzione, e che nuovi elementi possano finalmente fornire le risposte tanto attese. Mentre la giustizia sembra aver raggiunto un vicolo cieco, la ricerca della verità deve continuare, per Cristofer e per tutti coloro che ancora sperano nella giustizia.

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Berlinguer, atto ignobile sulla tomba di mio padre

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“Un atto vigliacco e ignobile”. Sono le parole della figlia, la giornalista Bianca Berlinguer che sul proprio profilo Instagram ha denunciato gli atti vandalici sulla tomba di suo padre Enrico Berlinguer, nel cimitero Flaminio di Roma. “Nei quarant’anni dalla morte di papà la sua tomba è sempre stata piena di fiori portati da tante persone che si sono fermate per un pensiero e un omaggio. E questo – scrive – sempre stato per noi figli un grande conforto. Nell’ultimo mese la tomba è stata per due volte vandalizzata da qualcuno (una o più persone): vasi distrutti, fiori buttati e aiuole calpestate. Un atto vigliacco e ignobile”.

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Prostituzione: adescavano minorenni, 10 arresti a Bari

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Avrebbero indotto, favorito, sfruttato, gestito ed organizzato la prostituzione di tre ragazze minori d’eta’. Per questo dieci persone – quattro donne e sei uomini, tutti finiti in carcere – sono stati arrestati dagli agenti della squadra mobile di Bari. Per due clienti, di anni 47 e 42 che, consapevoli della minore d’eta’ delle ragazze non hanno esitato a consumare rapporti sessuali con loro, in cambio di danaro, sono scattati gli arresti domiciliari.

Per un terzo cliente 55enne l’obbligo di dimora nel Comune di residenza. Medesima misura cautelare e’ stata disposta nei confronti di un 45enne barese, gestore di una struttura ricettiva nella quale tollerava l’esercizio abituale della prostituzione. Le indagini sono partite nel marzo 2022 a seguito della denuncia presentata dalla mamma di una 16enne, che ha notato comportamenti anomali nella figlia e riscontrato la sua frequentazione con una maggiorenne, descritta dalla voce pubblica come escort operativa nelle Marche.

I pedinamenti, gli appostamenti, le intercettazioni, una pluralita’ di audizioni, comprese quelle delle minori coinvolte nella prostituzione, eseguite con l’ausilio di psicologhe, hanno consentito di acquisire gli elementi investigativi. I fatti si sono consumati in alcune strutture ricettive, anche di lusso, delle province di Bari e BAT, a partire dal mese di ottobre del 2021.

Le minorenni, all’epoca 16enni, sono state adescate ed introdotte nel mondo della prostituzione con la promessa, riscontrata, di facili guadagni, ove si consideri che alcuni clienti hanno pagato anche centinaia di euro per singole prestazioni sessuali. Il danaro guadagnato con la prostituzione veniva utilizzato, dalle ragazze, per acquistare abiti, borse e cenare in ristoranti costosi, adottando le cautele utili a non far scoprire ai propri parenti le cospicue disponibilita’ economiche e gli acquisti eseguiti.

Per la gestione dell’attivita’, venivano utilizzate utenze telefoniche dedicate, inserite in appositi annunci on line; vi era chi provvedeva alla prenotazione delle strutture ricettive, chi accompagnava le ragazze nelle camere e chi riceveva le telefonate dei clienti, fissando gli appuntamenti. Le maggiorenni arrestate e il 29enne barese sfruttatore attendevano in stanze attigue che le minorenni terminassero le loro prestazioni, per ricevere personalmente il danaro dai clienti e corrispondere alla ragazze la quota loro spettante, corrispondente al 50% della somma ricevuta.

Tra gli indagati anche professionisti.

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