Sette membri dell’équipe medica che si occupò di Diego Armando Maradona prima della sua morte andranno a processo per omicidio colposo a partire da martedì a Buenos Aires. L’accusa sostiene che la negligenza dei sanitari abbia contribuito al decesso del campione argentino nel 2020, all’età di 60 anni. La morte di Maradona scatenò un’ondata di commozione in Argentina e nel mondo intero.
Il Pibe de Oro fu stroncato da un arresto cardiaco nella sua casa in affitto a Tigre, un quartiere benestante a nord della capitale argentina, dove si stava riprendendo da un intervento chirurgico per la rimozione di un ematoma subdurale al cervello, effettuato alcune settimane prima. I procuratori avviarono rapidamente un’inchiesta sulle cure mediche ricevute dall’ex fuoriclasse.
Chi è sotto processo?
Sette degli otto professionisti sanitari coinvolti sono imputati per omicidio colposo, un reato assimilabile al manslaughter statunitense, che prevede pene fino a 25 anni di reclusione. Tra loro ci sono:
- Leopoldo Luque, neurologo e medico personale di Maradona, colui che eseguì l’intervento chirurgico al cervello e gestì la sua dimissione dall’ospedale.
- Agustina Cosachov, psichiatra, che prescrisse i farmaci assunti dal campione.
- Carlos Díaz, specialista nelle dipendenze, che supervisionò il trattamento per l’alcolismo.
- Nancy Forlini, medico responsabile della gestione dell’assistenza domiciliare.
- Mariano Perroni, coordinatore degli infermieri.
- Ricardo Almirón e Pedro Pablo Di Spagna, infermieri che assistevano il campione nella sua residenza.
Un’ottava imputata, l’infermiera Gisela Dahiana Madrid, ha chiesto di essere giudicata separatamente da una giuria popolare.
Le accuse contro l’équipe medica
Una commissione medica di esperti, incaricata dalla procura, ha redatto un rapporto esplosivo nel 2021, accusando il team medico di aver agito in modo “inappropriato, carente e imprudente”. Secondo gli esperti, le cure ricevute da Maradona a domicilio non rispettavano protocolli e linee guida sanitarie.
Il report ha evidenziato che:
- Maradona fu dimesso troppo presto dall’ospedale, senza adeguate condizioni di sicurezza.
- Non aveva accesso a dispositivi salvavita fondamentali, come un defibrillatore o una bombola di ossigeno.
- Nessuno notò i segni di scompenso cardiaco, come il gonfiore anomalo del corpo.
- Per oltre 12 ore prima della morte, Maradona si trovò in agonia senza ricevere un monitoraggio medico adeguato.
- Nei 15 giorni precedenti alla sua morte, il campione non fu sottoposto a esami cardiologici o ematici.
Nonostante l’assenza di alcol o droghe illegali nell’autopsia, Maradona aveva nel sangue psicofarmaci per ansia e depressione, prescritti dalla sua psichiatra.
Le difese degli imputati
Gli imputati respingono ogni accusa, sostenendo che Maradona fosse un paziente difficile, poco incline a seguire cure mediche. Luque, il neurologo, ha dichiarato:
“La morte è avvenuta inaspettatamente, durante il sonno, senza lasciarci tempo di intervenire.”
La difesa ha commissionato una contro-perizia per dimostrare che la morte del campione fu improvvisa e senza agonia. Inoltre, Luque afferma che fu lo stesso Maradona a rifiutare il ricovero e a pretendere il trasferimento a casa.
Come si svolgerà il processo?
Il processo si terrà nella periferia di Buenos Aires, presso il tribunale di San Isidro, e potrebbe durare fino a luglio. Sono previste almeno tre udienze settimanali, con oltre 110 testimoni chiamati a deporre.
Il primo giorno di udienza sarà dedicato alla lettura del capo d’accusa, seguita dalle testimonianze. Alla fine del dibattimento, dopo più di tre mesi di processo, la corte stabilirà una data per la sentenza.