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Primarie 19/2 e Pd aperto, la corsa di Bonaccini-Schlein

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Dopo giorni di scontro tra le correnti, l’assemblea del Pd dà il via libera alla proposta di mediazione di Enrico Letta: un congresso costituente che apra il partito anche ai non iscritti e primarie il 19 febbraio. Una data che anticipa di tre settimane quella inizialmente prevista, senza toccare i tempi del processo costituente, garantisce il segretario. Una soluzione che apre la strada alla candidatura di Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. Ma la soluzione, che comunque passa a grandissima maggioranza, lascia anche una scia di critiche e malumori. Prima tra tutte quella del vicesegretario dem, Peppe Provenzano, rappresentante dell’ala più a sinistra del partito: “Se l’unica cosa che conta in un pezzo del nostro partito è la resa dei conti tra i nomi valeva la pena farla subito. Così salviamo le date di questa costituente, ma non sono sicuro che abbiamo salvato questo processo”. Letta, deciso a portare a compimento il suo incarico, guarda al “nuovo Pd” e dà la carica: “Ora avanti con le idee e e le candidature” Ai candidati già in campo, tra poche ore, dovrebbe aggiungersi, a ore, il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che esorta: “E’ il momento di impegnarsi e dare il proprio contributo”.

All’imminente discesa in campo potrebbe far seguito, ma in tempi ancora da definire, quella della sua ormai ex vicepresidente, Elly Schlein, che parla di un “segnale inclusivo” da parte dell’assemblea del Pd e afferma: “Ora partecipiamo, con idee e proposte”. I dem, infatti, hanno approvato una modifica statutaria che scandisce tempi e modalità del congresso, consentendo anche a chi non è attualmente iscritto (come lei) di poterlo diventare e, quindi, correre per la segreteria. Il sindaco di Firenze Dario Nardella per ora temporeggia: “Ribadisco l’importanza di mettere al centro le idee, poi ci saranno anche i nomi”. La nuova fase inizierà con la direzione di giovedì prossimo che nominerà il comitato costituente nazionale. Entro il 22 gennaio dovrà essere approvato il “manifesto dei valori”; il 27 dello stesso mese sarà la deadline per presentare le candidature alla segreteria. Si arriverà, quindi, al 12 febbraio: il voto degli iscritti sulle candidature.

Una fase propedeutica alle primarie che si svolgeranno il 19 (compatibilmente con le elezioni regionali) tra i due candidati più votati. Dopo giorni di botta e risposta al vetriolo tra esponenti dem sui tempi e i modi del congresso, in apertura dell’assemblea Letta fa appello alla “responsabilità” di tutti: ora bisogna fare fronte comune e approvare la modifica dello statuto necessaria all’avvio dell’iter. “L’alternativa alla destra la facciamo noi. Altri sembrano più interessati a fare alternativa a noi”, punta il dito. Quindi promette che il progetto riformista delle destre, definito “il grande pasticcio istituzionale, la somma di di autonomia differenziata e presidenzialismo” non passerà. Ma le tensioni interne, anche in assemblea, deflagrano. Marianna Madia, Lia Quartapelle, Christian Di Sanzo e Tommaso Nannicini presentano un odg per “sciogliere” le correnti. E il tema tiene banco: “Evitiamo appelli a scioglierle da pulpiti di altre correnti”, punta il dito Gianni Cuperlo.

Letta garantisce l’impegno a non scegliere gli organismi della costituente in base ai bilancini correntizi, ma a suo avviso non è il momento dei processi. Intanto, l’assemblea regionale del Pd approva la candidatura senza primarie di Pierfrancesco Majorino a presidente della Lombardia. Il leader del partito plaude alla scelta definendo quelle di Majorino e di Alessio D’Amato “candidature ambiziose e credibili che possono vincere”. Soprattutto se riusciranno ad allargare il campo, magari anche al M5s, come auspica il responsabile enti locali Francesco Boccia. Il quale avverte: “Su welfare, Sud, autonomia e alleanze il Pd non dovrà mai più essere ambiguo”. Parole che appaiono come una piattaforma che tocca le corde del partito nel Mezzogiorno e che attende di essere recepita dai contendenti alla segreteria. In caso contrario non è escluso che possa nascere un’altra candidatura espressione proprio del meridione.

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Binaghi riapre al Coni: “È finita un’era, ora serve discontinuità. Ma Buonfiglio? No, grazie”

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Angelo Binaghi (foto Imagoeconomica in evidenza), presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel (Fitp), torna a parlare del Comitato Olimpico Nazionale Italiano e lo fa con la consueta schiettezza, in un’intervista al Corriere della Sera. Da anni in polemica con il Coni di Giovanni Malagò, Binaghi lascia intendere di essere pronto a tornare a occuparsi attivamente dell’istituzione sportiva nazionale: “Sto partecipando a tutte le riunioni. Voglio vedere se, finita un’era, si può costruire qualcosa di nuovo, completamente diverso rispetto al passato”.

ANGELO BINAGHI, PRESIDENTE FEDERAZIONE ITALIANA TENNIS E PADEL, JANNIK SINNER (Foto Imagoeconomica)

Binaghi non ha mai fatto mistero della sua visione riformista e anti-sistema: nel novembre 2024 aveva dichiarato al Corriere “Il Coni non serve, io lo salto”. Una posizione che gli costò un deferimento poi archiviato, con opposizione del Coni. Ora però, con l’uscita di scena di Malagò imposta dai limiti di mandato, il clima potrebbe cambiare.

Buonfiglio bocciato, Pancalli “ultimo in lista”

Nessuna apertura, invece, verso l’eventuale candidatura di Luciano Buonfiglio, presidente della Federcanoa: “È il peggior esponente del vecchio sistema. Una volta mi chiese di parlare, gli risposi: ‘Caro Luciano, io no’”, racconta Binaghi, ricordando il suo ruolo nella defenestrazione di Raffaele Pagnozzi e la successiva promozione da parte di Malagò.

Rispetto invece per Luca Pancalli, ma senza sostegno: “Candidato degnissimo, ma lo considero l’ultimo della lista”.

“La politica non è un nemico, la riforma Giorgetti è stata efficace”

Altro punto centrale della visione di Binaghi è il rapporto con la politica: “Non è possibile considerare i politici come nemici. La riforma Giorgetti ha funzionato molto meglio del Coni. Chi parla di invadenza politica racconta una bugia”.

Rivendica anche l’autonomia finanziaria degli Internazionali d’Italia (“l’unica manifestazione senza un euro di contributo pubblico”) e ricorda di aver cacciato i politici dalla tribuna del torneo.

Il futuro del Coni? Binaghi resta alla finestra, ma si prepara

Con gli Internazionali di Roma imminenti e il grande ritorno in campo di Jannik Sinner, “il vero Fenomeno”, Binaghi rivendica di essere “un uomo fortunato”. Ma tiene il piede dentro la porta del Coni, in attesa di vedere quale sarà la grande sorpresa che guiderà il nuovo corso dello sport italiano.

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Bisnonna inglese 115enne diventa la persona più anziana al mondo

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Una bisnonna britannica di ben 115 anni ha raccolto questa settimana la palma di persona più vecchia del mondo – stando alle statistiche internazionali censite – dopo l’annuncio della morte di uno suora 116enne in Brasile. Lo racconta oggi con dovizia di particolari il Daily Telegraph. La nuova titolare del record di longevità si chiama Ethel Caterham ed è nata il 21 agosto del lontano 1909 in un villaggio dell’Hampshire, in Inghilterra meridionale: prima del diluvio della Grande Guerra, mentre sul trono di quello che era ancora l’Impero britannico sedeva re Edoardo VII, figlio della regina Vittoria, bisnonno della defunta Elisabetta II e trisavolo dell’attuale monarca, il 76enne Carlo III.

Ultima di 8 figli, nonna Ethel vive attualmente in una residenza per anziani nella contea del Surrey, pure in Inghilterra del sud, dove – dopo l’ufficializzazione del suo primato – ha ricevuto una lettera personale di re Carlo: che si felicita per il “rimarchevole traguardo” da lei raggiunto. Tuttora lucida, Catheran è in grado di ricordare le tappe salienti della sua vita.

A 18 anni si trasferì nell’India coloniale, assunta come au pair nella famiglia di un ufficiale dell’esercito di Sua Maestà; poi, al ritorno in Gran Bretagna, conobbe a una festa il futuro marito Norman, sposato nel 1933 e col quale ha vissuto a Hong Kong e a Gibilterra prima di tornare in terra inglese. Rimasta vedova quasi mezzo secolo fa, nel 1976, Ethel ha smesso di guidare solo alla soglia dei 100 anni. Mentre a quasi 111 è riuscita a guarire pure da un contagio di Covid. Il segreto della sua longevità? “Non aver litigato con nessuno”, ha risposto a un giornalista.

Oltre alla scelta di dare priorità “alla famiglia, la cosa più importante dell’esistenza”, ai figli, ai nipoti e ai pronipoti. A una testata locale ha spiegato del resto di non avere rimpianti, di essere “felice d’aver girato il mondo” fino ad approdare in “questa bella casa” di riposo in patria: “Ho detto sì a ogni opportunità di vita, mantenendo un’attitudine mentale positiva e accogliendo ogni cosa con moderazione”. Giusto l’anno scorso il Regno Unito aveva celebrato la conquista del record di un altro suddito britannico come ‘uomo più anziano del pianeta’: record ereditato da un giapponese e detenuto per qualche mese nel 2024 dal veterano di guerra John Tinniswood, deceduto a novembre a 112 anni d’età.

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Esteri

Ivanka Trump News elogia Giorgia Meloni: “Donna pulita e leader più attraente dell’UE”

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Un post pubblicato su X dall’account Ivanka Trump 🇺🇲 🦅 News ha acceso i riflettori su Giorgia Meloni, definita “la leader più attraente dell’Unione Europea”. L’immagine allegata ritrae la presidente del Consiglio italiana sorridente su un lettino, con indosso un costume da bagno che richiama i colori della bandiera italiana.

Il messaggio che accompagna lo scatto recita: “Lascia un ❤️ per una donna pulita, fantastica e senza tatuaggi, la leader più attraente dell’UE 🇪🇺!!!”. Una dichiarazione che va oltre l’elogio estetico, sottolineando valori considerati simbolici dalla destra americana: ordine, sobrietà e conservatorismo nei costumi.

Il post è solo l’ultimo segnale dei rapporti calorosi tra la famiglia Trump e Giorgia Meloni, rafforzati da un’intesa ideologica su immigrazione, difesa dell’identità nazionale e visione tradizionale della società. Donald Trump, tornato presidente degli Stati Uniti, ha già espresso pubblicamente ammirazione per la premier italiana in più occasioni.

L’episodio conferma la crescente sintonia politica e mediatica tra due mondi che, seppur geograficamente lontani, condividono una visione del potere fondata su patriottismo, sovranismo e comunicazione diretta con il popolo.

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