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Economia

Porsche e Byd in crisi: crollo in Borsa e strategie da ripensare

Giornata nera per Porsche (-7,2%) e Byd (-4%) in Borsa. La tedesca rinvia al 2030 il Suv elettrico K1, mentre l’uscita di Buffett da Byd pesa sul colosso cinese.

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Le piazze finanziarie hanno registrato un lunedì nero per il settore automobilistico: Porsche ha chiuso con un -7,2% e nel corso della giornata aveva toccato ribassi ancora più pesanti. Anche la cinese Byd ha perso oltre 4 punti percentuali, dopo l’annuncio che la holding di Warren Buffett, Berkshire Hathaway, ha venduto la partecipazione detenuta da oltre 15 anni.

Porsche frena sull’elettrico

La casa di Stoccarda paga la revisione della strategia sull’elettrico. Il Ceo Oliver Blume ha annunciato che Porsche continuerà a produrre motori a combustione almeno fino al 2030, a causa di una domanda “drammaticamente in calo” nel segmento del lusso. La decisione comporta il rinvio del lancio del Suv K1 interamente elettrico al 2030, tre anni dopo la data prevista, con un costo stimato di 1,8 miliardi di euro solo per il 2025.

Le nuove previsioni economiche sono al ribasso: rendimento operativo intorno al 2% (contro il 5-7% atteso) e margine operativo lordo tra 10,5 e 12,5%, molto distante dal precedente 14,5-16,5%. L’esclusione dal Dax a settembre e il tonfo azionario trascinano in basso anche Volkswagen, che ha perso oltre sette punti percentuali.

La sfida del mercato cinese

Porsche affronta anche una crisi legata al calo dei consumi del ceto medio cinese e al crescente interesse dei giovani per i marchi locali. Volkswagen cerca di rispondere con la strategia “in Cina per la Cina”, puntando su veicoli a guida autonoma, ma i risultati richiederanno tempo. Per Blume, che guida entrambe le aziende, si avvicina l’ora di una scelta.

Byd, il contraccolpo di Buffett

Per il colosso cinese Byd, l’uscita di Buffett rappresenta un segnale forte, nonostante l’azienda si prepari a entrare nel mercato europeo del lusso nel 2026 con il marchio Denza. Il titolo ha sofferto in un contesto già segnato da una corsa al ribasso del mercato cinese, che sta diventando un problema anche per i produttori locali.

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Economia

Orsini contro il Green Deal: “La più grande cavolata fatta dall’Europa”

Al Cersaie di Bologna il presidente di Confindustria, Orsini, attacca il Green Deal definendolo “una cavolata” e chiede un “Whatever it takes” per l’industria. Urso conferma il ritorno al nucleare.

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Il Green Deal è la più grande cavolata che abbiamo potuto fare”. Non usa mezzi termini il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, intervenuto al convegno inaugurale del Cersaie 2025 di Bologna. Secondo Orsini, in Europa è mancata un’analisi d’impatto sulle misure adottate e oggi si è costretti a “mettere a posto cose che sono già state fatte”.

L’appello è a un segnale forte dall’Europa, un “Whatever it takes” per l’industria europea, capace di garantire futuro e competitività, evitando il rischio della deindustrializzazione.

Patto sociale e rapporto con il Governo

Orsini ha chiesto a Bruxelles un patto di responsabilità sociale tra tutti i partiti e ha sottolineato il rapporto positivo con il governo italiano: “Il modello Zes ha funzionato – ha ricordato – con 4,8 miliardi abbiamo avuto 28 miliardi di investimenti al Sud e 35mila assunzioni”.

Il presidente di Confindustria ha però messo in guardia: senza una politica industriale chiara, l’Europa rischia di perdere terreno rispetto ai competitor globali.

Urso: “Italia verso il nucleare accanto alle rinnovabili”

Sul fronte energetico, il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha confermato che l’Italia ha ripreso la strada per tornare a produrre energia nucleare accanto alle rinnovabili. Ha annunciato inoltre che la prossima manovra economica sarà a sostegno delle famiglie, della natalità e delle imprese, con un nuovo strumento che sostituirà Transizione 5.0.

Ceramica italiana, eccellenza mondiale sotto pressione

Il settore della ceramica, ha ricordato Orsini, resta energivoro, nonostante 2 miliardi di investimenti in dieci anni sulla qualità dell’aria. Ma con l’attuale sistema di cessione del carbonio, “siamo fuori competizione”.

Il presidente di Ice Matteo Zoppas ha ribadito la leadership mondiale dell’Italia: 4,3 miliardi di export nel 2024 e 2,3 miliardi nei primi sei mesi del 2025. Ma i produttori italiani devono fare i conti con la concorrenza aggressiva di Paesi come India e altri competitor asiatici.

L’export italiano complessivo vale oggi oltre 623 miliardi di euro, circa un terzo del Pil – ha detto Zoppas –. L’obiettivo del governo è arrivare a 700 miliardi con un Piano d’azione per l’export nei mercati ad alto potenziale”.

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Economia

Pil in crescita, deficit stabile e debito in calo: il quadro Istat per la manovra 2025

L’Istat rivede i conti: Pil 2023 a +1%, deficit stabile e debito in lieve calo. Il governo prepara la manovra 2025 tra sanità, università e nodo rottamazione cartelle.

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La crescita del 2024 è confermata, così come il deficit, mentre il debito pubblico segna un aumento meno marcato del previsto. L’Istat ha rivisto al rialzo il Pil 2023, che si attesta a +1% rispetto allo 0,7% stimato in primavera, delineando un quadro più solido su cui il governo potrà costruire la manovra economica.

I conti certificano per il 2023 un indebitamento al -3,4%, mentre il debito 2024 è stimato al 134,9%, in calo rispetto al 135,3% indicato a marzo. In aumento invece la pressione fiscale, che passa dal 41,2% del 2023 al 42,5%, e la spesa per interessi (+10,1%).

Reazioni politiche e istituzionali

Il Ministero dell’Economia ha accolto con soddisfazione i dati: “Sono numeri positivi, la dimostrazione che prudenza e lavoro pagano”, ha commentato il viceministro Maurizio Leo. La maggioranza attribuisce i risultati alle politiche dell’esecutivo, mentre le opposizioni contestano la narrazione ottimistica, richiamando i problemi dei consumi interni e l’export in calo.

Intanto il ministro Giancarlo Giorgetti si prepara a riferire in Parlamento mercoledì, mentre l’Ufficio parlamentare di bilancio dovrà decidere se validare il quadro macroeconomico tendenziale.

Sanità e università chiedono più risorse

Dal fronte politico cresce la pressione sui fondi da destinare alla sanità e all’università. Il ministro Orazio Schillaci rivendica ulteriori risorse “oltre ai 4 miliardi già previsti” per assunzioni e stipendi nel settore sanitario. La ministra Anna Maria Bernini promette invece una programmazione triennale che dia stabilità ai fondi per università e ricerca.

Il nodo della rottamazione delle cartelle

Resta incerto il destino della nuova rottamazione delle cartelle proposta dalla Lega. Il ddl in Senato ha raccolto 114 emendamenti, ma dalla maggioranza ne è arrivato solo uno, a firma Forza Italia. Matteo Salvini punta a una maxi dilazione in 120 rate, ma il viceministro Leo frena: “Interventi sì, ma selettivi e compatibili con i numeri”.

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Economia

Sciopero generale per la Palestina: trasporti, scuole e sanità a rischio in tutta Italia

Sciopero generale lunedì 23 settembre: trasporti, scuole, porti e sanità a rischio in tutta Italia. Manifestazioni in 75 città da Roma a Milano e Napoli per la Palestina.

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Dai treni ai porti, dalle scuole alla sanità: lo sciopero generale indetto dalle sigle sindacali di base per lunedì rischia di paralizzare l’Italia. La protesta è stata organizzata in solidarietà con la popolazione palestinese della Striscia di Gaza e a sostegno della Global Sumud Flotilla, con cortei e sit-in previsti in almeno 75 città italiane, da Roma a Milano fino a Napoli.

Lo slogan scelto dai sindacati Usb e dalle altre sigle aderenti è chiaro: «Blocchiamo tutto con la Palestina nel cuore».

I settori coinvolti: dai treni ai taxi

Il comparto ferroviario sarà tra i più colpiti: personale di Trenitalia (esclusa la Calabria), Italo e Trenord incroceranno le braccia dalla mezzanotte fino alle 23 di lunedì. Previsti disagi per Frecce, Intercity e treni regionali, con fasce di garanzia dalle 6 alle 9 e dalle 18 alle 21.

Problemi anche su bus, metro e tram: a Roma i primi disagi potrebbero verificarsi già domenica sera sulle linee notturne, mentre lunedì il servizio sarà ridotto fuori dalle fasce di garanzia. A Milano Atm segnala possibili stop tra le 8:45 e le 15 e poi dalle 18 a fine servizio.

Disagi anche nei porti, soprattutto a Genova, Trieste, Ancona e Civitavecchia, e nel trasporto merci su rotaia, mentre i taxi aderiranno allo sciopero dalla mezzanotte.

Sanità e scuola

Nel comparto sanità, i lavoratori si asterranno dal primo turno della mattina. Scuole e università saranno coinvolte con scioperi di docenti e personale Ata, mentre le associazioni studentesche hanno annunciato la loro presenza in piazza. Possibili sospensioni anche di lezioni e laboratori.

Le manifestazioni nelle città

A Roma sono attese circa ottomila persone: il corteo partirà alle 11 da piazza dei Cinquecento, vicino alla stazione Termini, con la partecipazione degli studenti della Sapienza. A Milano il corteo è fissato alle 10 da Cadorna, mentre a Napoli sono previsti due appuntamenti: in mattinata da piazza Garibaldi e nel pomeriggio dall’ex base Nato di Bagnoli.

Eventi e sit-in sono programmati anche a Torino, Firenze, Bologna, Bari, Palermo e in decine di altre città. A Bologna, la Questura ha predisposto un piano di sicurezza con circa 200 agenti in campo e controlli rafforzati.

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